martedì 3 febbraio 2015

CUBA-USA 2

 

La seconda giornata di colloqui svolti a La Habana fra la delegazione cubana e quella americana, e' stata decisamente piu' interessante rispetto alla prima.
Si sono discussi argomenti piu' attuali e importanti rispetto a quelli migratori del primo giorno.
Argomenti che potrebbero, una volta risolti, portare davvero ad una normalizzazione delle relazioni fra i due paesi.
Inutile dire l'enorme interesse suscitato fra i cubani per i risultati dei colloqui di questa seconda giornata.
La rappresentante del governo cubano ha esordito chiedendo a quella americana come fosse possibile una normalizzazione dei rapporti fino a quando Cuba restera' inserita nella lista dei paesi canaglia, promotori del terrorismo.
Una lista unicamente americana, sappiamo bene che, nei decenni, Cuba e' stata piu' volte vittima del terrorismo e non certo promotrice.
L'aereo di Barbados, Di Celmo e tanti altri episodi stanno a raccontare una storia completamente diversa rispetto a quanto sempre affermato dal dipartimento di stato americano.
La rappresentante Usa ha ammesso che l'argomento e' in discussione e che Obama, presto potrebbe togliere Cuba da quella odiosa lista.
Un primo passo concreto, dovuto, di buona volonta'.
Poi si e' parlato di aprire rispettive ambasciate nelle due capitali al posto delle attuali officine di interessi che operano, vista l'assenza di rapporti diplomatici, sotto la supervisione della Svizzera.
Obama puo' farlo ma poi il tutto dovra' essere confermato dal congresso americano, anche se ritengo che se il Presidente si e' cosi' tanto sbilanciato e' perche' i numeri per poterlo fare ritiene di averceli.
In piu' c'e' anche da risolvere la delicata situazione bancaria dell'officina di interessi cubana a Washington, praticamente impossibilitata a muoversi a causa del bloqueo.
La discussione e' andata avanti su altri argomenti con la constatazione delle diversita' che i due paesi hanno manifestato fin dalle prime battute.
Cuba ha chiesto il sollevamento del bloqueo, il rispetto della propria sovranita'.
Il tutto in un contesto di rispetto e accettazione del sistema economico e sociale di entrambi i paesi.
Cuba ha affermato forte e chiaro che non rinuncera' mai ai suoi principi e al suo sistema politico Socialista.
Il fatto che gli Usa siano giunti fino a La Habana per discutere e' significativo del fatto che accettano questo stato di cose....dopo 56 anni di insuccessi e fallimenti, come ha sostenuto opportunamente il Presidente Obama.
Sui diritti umani la discussione....e' girata larga, gli Stati Uniti non hanno certo i titoli per poter fare paternali, a chicchessia, riguardanti questo argomento.
L'impressione e' che agli americani di questo problema, nei futuri rapporti con Cuba, non possa fregargliene di meno.
Alla fine si risolvera' tutto col classico “sono problemi interni di quel paese”.
Grossi passi avanti sono stati fatti nel campo della sicurezza aerea, della lotta al narcotraffico e al terrorismo internazionale.
Si sono trovati molti punti in comune su argomenti importanti come la lotta all'Ebola dove la delegazione americana ha riconosciuto il grande merito di Cuba e dei suoi medici in prima linea nella lotta contro questa terribile infermita'.
Si sono poste le basi per collaborazioni scientifiche a diversi livelli, si e' parlato di tutela del medio ambiente, si e' affrontato il problema dei soldi che gli Usa devono a Cuba per il discorso delle telefonate fra i due paesi.
Cuba ha affermato che non avrebbe nulla in contrario all'arrivo sull'isola di compagnie di telecomunicazioni statunitensi.
Nel frattempo il 16 gennaio Obama ha messo in piedi una serie di iniziative atte a rendere piu' leggero il bloqueo e questo ha sicuramente inciso sul buon clima con cui si sono svolti i lavori a La Habana.
Come dicevo ieri un primo passo e' stato fatto, ora e' il momento di accellerare.

6 commenti:

  1. ...e intanto Fifo ricompare :-)

    RispondiElimina
  2. Milco una domanda:ma tu hai imparato fare giornalismo a Cuba? Perché il tuo articolo potrebbe essere tranquillamente tradotto in spagnolo e pubblicato sul Granma!
    Con sti toni non mi meraviglierebbe che domani mattina Obama inviasse le sue figlie a Cuba a fare le concubine all'intero clan Castro!
    Con simpatia,
    Giovanni Vecchi

    RispondiElimina
  3. Caro Giovanni ti ringrazio per la tua domanda che mi permettere di rispondere anche a Francesco, autore dell'intervista al sottoscritto pubblicata su Americano 43, che mi rimprovera; cito testuale "l'eccessiva morbidezza verso un'organizzazione sociale, ove è tuttora eccessiva la repressione del dissenso, non solo politico."

    Intanto io non faccio, in alcun modo giornalismo.
    Se avessi voluto prendere il tesserino di pubblicista lo avrei potuto fare, in decine di occasioni, tanti anni fa.
    Scrivo perche' mi piace, se mi pagassero, probabilmente smetterei.
    Questo e' un blog, non una testata giornalistica.
    Il pensiero di essere politicamente corretto non mi sfiora neppure.
    Nessuno paga per leggere, non faccio parte di nessun partito o movimento politico, non sono un servo di nessun padrone.
    Esprimo un'opinione opinabile come quella di chiunque altro.
    Un blog che non esprime l'opinione e il pensiero del suo autore no sirve a nada.
    Chiarito questo non ho mai fatto mistero della mia simpatia nei confronti della Rivoluzione cubana, e questo lo ribadisco dopo 15 anni e 34 viaggi a Cuba.
    I "buoni" per me restano i cubani e i "cattivi" gli americani.
    Poi dentro a questa affermazione ci metto mille distinguo, mille cose che a Cuba potevano andare in modo differente ma non mi dimentico che hanno fatto sempre quello che hanno potuto e mai quello che hanno voluto.
    Perfino Obama ha detto che se i Castro sono sopravvissuti a 12 presidenti americani allora vuol dire che qualche cosa nella politica americana nei confronti di Cuba non ha funzionato.
    L'America ha sognato il giorno in cui, morto Fidel, gli yatch salpavano da Miami per approdare in un delirio di folla fastante a La Habana.
    Beh....non e' successo e non succedera'.
    Cuba si e' seduta allo stesso tavolo degli Usa con pari dignita, la schiena dritta, il favore di tutto il mondo e con un sistema politico, quello Socialista, che nessun presidente americano porta' mettere in discussione.
    Se poi parliamo di diritti umani...beh....credo che gli americani siano gli ultimi al mondo a poter parlare.
    Chiudiamo quella porcheria di Guantanamo poi iniziamo a discutere.
    E magari restituiamola anche a Cuba visto che si trova sull'isola.
    Poi oggi che ho un'attivita' a Cuba e un'altra aprira' presto sono in attesa festante di milioni di turisti americani.
    Ma questa e' un'altra storia....

    RispondiElimina
    Risposte
    1. É vero,i Castro hanno resistito a 12 presidenti americani ma con una piccola differenza:negli USA ogni 4 anni la popolazione vota il suo presidente e lo vota davvero,a Cuba votano un governo che poi elegge all'unanimitá lo stesso presidente da decenni e quando un presidente riceve il 99,99 % di voti sappiamo cosa ci sia dietro (succedeva in Tunisia,Irak,in tutto il blocco sovietico e succede oggi in vari paesi come Bielorussia,Corea del nord ecc.)
      Sarebbe bene fare un distignuo fra governo e popolazione...direi che é molto importante!
      Simpaticamente,
      Giovanni Vecchi

      Elimina
  4. Gli americani votano...si ma quanti votano?
    L'affluenza alle urne e' intorno al 50%, vuol dire che chi vince governa poi col consenso di poco piu' del 20% degli americani.
    Gli altri...semplicemente se ne fottono.
    Comunque pensa che noia se tutti la vedessimo allo stersso modo.

    RispondiElimina