giovedì 5 febbraio 2015

ITALIANI E CUCINA A CUBA

 

A completamento della chiacchierata di ieri, aggiungo alcuni particolari.
Come scrivevo giorni fa, durante il mio ultimo soggiorno a Cuba, ho fatto quello che chi ha studiato chiama “studio di fattibilita'”.
In realta' non ho fatto altro che guardarmi attorno con maggiore attenzione del solito.
Come scrivevo Las Tunas e' piena di paladar di cui 3 gestiti da italiani.
La citta', a gennaio, era strapiena di turisti italiani, le due cose dovrebbero combaciare in pieno, ma in realta' le cose vanno in modo differente.
Tolti alcuni affezionati italici la maggior parte dei clienti dei ristoranti italiani non e' italiana, mentre i nostri compatrioti, quelli che vanno ogni tanto a mangiare fuori, preferiscono ristoranti piu' “cubani”.
In citta' ci sono anche paladar di ottimo livello, che ti fanno una pasta decorosa senza essere comunque d'impronta tricolore.
La cosa ha una sua logica.
Sono alcuni anni che passo buona parte dell'estate in Veneto e Friuli.
Nei ristoranti di Cavallino e Jesolo il 90% della clientela e' tedesca mantre gli italiani, la comida italiana, se la fanno in casa.
A Cuba, il turista delle 2/3 settimane puo' andare una volta a mangiare italiano ma per il resto, venendo dal paese con la miglior cucina al mondo, si adatta a mangiare anche altre cose, tanto si tratta di pochi giorni.
Al limite, nella casa de renta, butta in acqua mezzo kg di spaghi e risolve l'eventuale crisi di astinenza da carboidrati.
Molti italiani non sono per nulla garanzia di funzionamento per un ristorante italiano, anzi spesso e' il contrario.
Il tedesco, il canadese, l'inglese, abituato a mangiare porcherie nel suo paese, scarso frequentatore ( visti anche i costi) dei ristoranti italiani dalle sue parti viene volentieri a mangiare tricolore in un locale italiano a Cuba.
In piu' c'e' anche il discorso che l'italiano, almeno quello che frequenta Tunas, ritiene pagare 4/5 cuc un piatto di pasta a Cuba una sorta di rapina a mano armata.
Appena uscira' dal locale iniziera' a lamentarsi dell'esosita' del conto con chiunque si imbatta per strada.
A quest'ultimo giro ho assistito personalmente alla buja messa in piedi da un romano in un ristorante italiano.
Aveva ordinato pizza con i funghi e si lamentava con la fanciulla perche' i funghi erano champignon d'allevamento.
Che cazzo pretendeva i porcini a Cuba?
Ecco di questa gente e' bene fare a meno.
Tutti gli italiani, sopratutto quelli di una certa eta', sono convinti di essere fenomeni di masterchef...
Camaguey mi e' sempre piaciuta, a differenza di Holguin che non ho mai amato.
Ci sono italiani ma non sono la maggioranza come accade a Tunas e a Santiago.
C'e' anche, consentitemi, una differente tipologia di turista rispetto al balcon sull'oriente cubano.
Meno disperati, meno pipistrelli notturni, molti meno italiani in generale e un'ambiente sicuramente piu' rilassato.
Poi la cosa e'....capitata, se il mio amico non comperava casa in terra Agramontina non staremo facendo questi discorsi.
Quindi, tutto considerato, meglio situazioni italiane dove gli italiani sono pochi, dove si puo' avere a che fare con una clientela piu' internazionale.
Quando l'Unno di turno ti arriva con la gnocca piu' o meno giusta e si ritrova sotto il naso un piatto di pasta ben fatto...beh non credo se ne vada deluso.
Poi sicuramente, come diceva Max ci sono anche locali da 3-4 cuc come ci sono anche a Tunas ed e' giusto che lavorino ampliando l'offerta che la citta' e' in grado di dare.
A noi bastano 30 persone al giorno e siamo a posto, in piu' essendo anche renta c'e' la possibilita' che i clienti della stessa possano mangiare, in dolce compagnia, a un prezzo diciamo....convenzionato.
Camaguey e' una citta' piu' moderna e con un turismo di passaggio maggiore rispetto a Tunas, dove molti stranieri sono in zona da decenni.
Il turista di passaggio, due giorni dopo sara' altrove e non guardera' troppo al cuc in piu' speso, fra l'altro, per mangiare italiano.
Non e' cosa da poco....
Ora lasciamo tranquilla la cosa...ne riparleremo a lavori iniziati.
Fatti e non pugnette, come sempre.

17 commenti:

  1. Vero. Mai visto un cinese nei loro ristoranti. Giuseppe

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  2. Perche a pensarci bene camaguey e' in posizione ottima perche tappa di riposo per quelli che fanno havana-santiago quindi perfetta,io mi fermavo sempre a camaguey anche a dormire per partire il giorno dopo e devo dire che una cittadina che mi piace.paolino.

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  3. Infatti una delle cose più interessanti è che si tratta anche di una meta di passaggio

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  4. DA NEWSFOOD.COM

    A Cuba, è in atto una resurrezione alimentare: la pizza sta trainando l’intera cucina italiana, che sta vivendo uno dei momenti più positivi.

    Sicuramente, spiegano gli addetti ai lavori, uno dei fattori favorevoli è il periodo di relativo benessere unito all’apertura del capitalismo delle autorità. Questo ha creato una
    classe d’imprenditori della ristorazione, che offre i piatti Made in Italy ad un pubblico dalle buone possibilità economiche.

    Tuttavia, dietro la nuova vita della cucina tricolore vi è in primis la capacità di dare vita una tradizione antica. Sull’isola, la cucina italiana arriva negli Anni Cinquanta,
    portata con sé dagli italoamericani degli USA durante i loro viaggi. E’ il tempo di locali come “Montecattini” e “La Romanità”, sia portatori di cibo che luoghi di lusso e
    spettacolo.

    Poi, nel 1959, la vittoria della rivoluzione socialista, con il Che, Fidel Castro ed i barbudos che cambiano l’intera vita.

    La nuova Cuba tocca anche il mondo alimentare: i nuovi governanti sono favorevoli alla comida rapida, versione locale del fast food, con ingredienti economici e ricette veloci. Nascono
    così diversi stabilimenti statali, la cui anima italiana è evidente già dal nome: “Sorrento”, “Vita Nuova”, “Venecia” e “Florencia”. Insieme ai piatti cinesi e francesi,
    spaghetti e pasta diventano così diffusi da rendere molto rara la cucina tradizionale cubana.

    Gli Anni Novanta sono l’inizio della decandenza: la crisi economica ed i problemi delle finanze pubbliche si riflettono sui locali statali di cucina italiana, in primis le pizzerie.
    Così, i più fortunati riducono l’attività, molti altri chiudono del tutto.

    Il nuovo inizio nel 2008, col miglioramento delle condizioni di vita e l’azione di Raul Castro. La sua apertura all’iniziativa privata è stato corridoi previdenziale per i paladares, tra
    cui molti italiani. Ecco allora “Pizza Nova”, “La Pergola” e “La Scala” che si dividono la scena con i vecchi statali, “Don Giovanni” e “Dona Rossina: i loro clienti, i turisti ma anche un
    crescente numero di benestanti locali.

    Matteo Clerici

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  5. Hai chiesto consulenza a Farinetti ! P68

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  6. Chi, questo?
    Natale Farinetti, conosciuto come Oscar (Alba, 24 settembre 1954), è un imprenditore e dirigente d'azienda italiano, figlio del partigiano, imprenditore e politico Paolo Farinetti, fondatore della catena Eataly ed ex proprietario della catena di grande distribuzione UniEuro.

    Beh...e' di Alba...zona di trifola...

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  7. Quanta neve!
    Sono in giro con la pala in auto. Chissà se riuscirò a rientrare nella mia loma?

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  8. Ti posso dire che se cucini bene (e ritengo che per questo ti starai attrezzando) gli italiani mangiano e pagano anche in ristoranti tricolori a Cuba.
    Il "piccolo" a Guanabo è una sorta di istituzione. Pizze e primi piatti decisamente buoni. Prezzi allineati (20 cucchini a testa se non ti porti due cannucce).

    C'è sempre gente. Certificato di Eccellenza 2014 su TripAdvisor.

    Non so come faccia ad avere prosciutto crudo, mozzarella et simili (anche se un idea me la sono fatta...). Anche per questo sono sicuro ti starai attrezzando

    Simone

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    1. Credo che escano por l'izquierda dai club di varadero.

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  9. Ne ho sentito parlare. Alla fine ognuno deve fare le scelte che crede per trovare la propria strada amico mio

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    1. Condivido.
      Anche nel mio settore è sempre difficile capire se conviene prendere 1 euro a mille clienti oppure 1000 a uno solo.
      Chiaramente il massimo sarebbe prenderne 20 a 100!

      Simone

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  10. A Tunas un buon pasto in un discreto ristorante si attesta sui dieci cuc.
    Vino escluso
    Credo ci andremo a posizionare da quelle parti. Non si può piacere a tutti.

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  11. Milco secondo me la qualità paga sempre, e tu che sei imprenditore ce lo insegni.

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  12. Non cerchiamo i grandi numeri ma quelli giusti

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