In questa giornata
primaverile prefestiva vi parlo di una argomento “leggero”, che
incarna il concetto stesso di democrazia.
Il Gelato.
Parlo di democrazia
perche' il gelato, democraticamente, piace a tutti.
Vecchi, giovani e bambini,
uomini, donne e vie di mezzo, ricchi poveri ed evasori fiscali.
A chi non piace il gelato?
Spesso a Cuba, e' la sola cosa che metto nello stomaco fra desajuno e comida.
Dal punto di vista
imprenditoriale e' uno degli alimenti che permette un ricarico
importante.
Produrlo costa poco,
sopratutto quello alla frutta, viene venduto a oltre 10 volte il suo
reale costo.
Certo, c'e' il discorso
del macchinario che incide.
Il cubano e'
particolarmente goloso di questo fresco alimento.
Anche nei piu cupi tempi
del periodo especial, di fronte a la Copelia di calle 23, nella
capitale, c'era una coda de madre.
A Las Tunas ci sono alcune
gelaterie di discreto livello; due in particolare nella zona
centrale.
Una, piu' popolare,
proprio sul parque; se non hanno aumentato i prezzi una pallina di
gelato costa un peso.
Ad ogni ora del giorno
c'e' una coda da paura, la gente aspetta anche piu' di un ora, sotto
il sole, per potersi sedere ad ordinare.
Non ci sono mai stato ma
mi dicono che il gelato faccia schifo, in pratica ghiaccio con un
minimo di gusto.
A un peso non e' che si
possa pretendere...
L'altra gelateria e' a la
Fuente, avevo una morosa, anni fa che ci lavorava come cameriera.
La pallina costa 3 pesos,
e' il locale frequentato da chi puo' spendere, per una coppetta,
anche 10 pesos a testa, cifra non accessibile, per un gelato, a tutte
le tasche.
Un bel locale, al fresco e
vicino ad una grande fontana di una scultrice famosa.
Non a caso Las Tunas e' la
capitale della scultura cubana.
All'epoca la fanciulla mi
raccontava che chi ci lavorava, non le cameriere ma chi si occupava
di fare il gelato, rubava a tutto spiano.
Per una vaschetta di
gelato venduta al pubblico almeno due venivano vendute, sotto banco e
sotto costo.
Ovviamente el dinero
finiva nel loro borsillo.
A seconda di quanto
rubavano il gelato venduto al pubblico aveva piu' gusto e meno
ghiaccio.
In giro per la citta',
questa gelateria ha dei punti di vendita dove, sempre per 3 pesos si
puo' comperare un cono di un'unico gusto.
Anche in queste piccole
cose si denota come la capacita' imprenditoriale in quel paese sia
tutta da creare.
Esiste un solo tipo di
cono, che tiene una sola pallina, se ne vuoi due devi andare in giro
con due coni...
Non e' che ci voglia
Zichichi per capire che se fai un cono piu' grande, vendi piu'
prodotto e guadagni di piu'.
Dobbiamo arrivare noi culi
bianchi a spiegarlo?
Completano il quadro quei
chioschietti che vendono i coni con una pallina a un peso, il gelato
esce da una misteriosa macchinetta, viene fatto al momento....una
roba colorata....non so...preferisco vivere.
Parallelamente a questi
gelati c'e un'offerta di prodotto in divisa, della Nestle', di
livello appena inferiore a quello che abbiamo qua'.
Un gelato, mediamente,
costa 1,50/2 cuc e vi posso assicurare che malgrado il costo elevato
vanno via rapidi.
Il discorso di mettere in
piedi una gelateria a Cuba lo abbiamo gia' affrontato.
Da un lato c'e' la
necessita' di essere concorrenziali con prezzi cosi' bassi, ma
dall'altro bisogna tenere in considerazione che quelli confezionati
della Nestle' vanno, anche loro, via come il pane.
Chiaro che una gelateria
come le nostre con 20/30 gusti avrebbe successo, bisogna vedere
quanto ci costerebbe importare il macchinario e sopratutto, se ce lo
permetterebbero.
Chiudo con una
segnalazione.
Chi segue il blog sa
perfettamente che dell'esclusiva non mi e' mai fottuto nulla, se
trovo qualcosa di interessante mi piace segnalarvelo.
Ieri, mentre sul web
cercavo altro, ho trovato questo blog.
Si tratta di un romano che
vive a La Habana e insegna italiano.
Scrive molto bene, cosa
rarissima nel semianalfabetismo acidoso imperante nella rete.
La presentazione
al blog, che posto a seguire, recita maomeno testuale; “non amo un blog democratico”
Questo ha capito tutto.
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Questo blog poteva chiamarsi "Quello che piace a me, punto e basta" e forse avrebbe dichiarato con maggior forza lo spirito che lo fonda e che mi anima: quello di disegnare un percorso altamente soggettivo di ciò che piace a me a L'Avana. D'altro canto, dalla "Critica del giudizio" di Kant in poi, siamo stati liberati da un concetto di bello "a priori" e quindi, in poche parole, faccio come mi pare. L'Avana è la città che ho scelto per vivere e per scrivere. Secondo me (quante volte ripeterò “secondo me” nei mesi a seguire?) è la città più bella del mondo e non cerco un contraddittorio. Secondo me. E mi basta. L'Avana è una città (città? Non ne sono sicuro, meglio chiamarla mondo) con una vita culturale incredibile, talenti veri in ogni campo dell'arte, della cultura in generale, della musica. Ha un fermento creativo che non ho mai intercettato in tanti paesi del primo mondo. E accanto a questo, L'Avana possiede un bello, direi, involontario. Quello che non ti aspetti. Quello che ti prende i sensi con la guardia bassa. Getti un'occhiata per sbaglio sulla tua destra e vedi un pavimento perfetto, uno sguardo che ti lascia senza respiro, gli occhi di un bambino che non sapresti descrivere. Ci vivo. E quindi cercherò di non scimmiottare quei turisti su cui amo ironizzare, quelli che vedo per strada armati di macchina fotografica digitale e che credono di aver trovato una chiave narrativa originale, un punto di vista rivoluzionario: la Cuba dei vicoli! Ve la risparmio. Ma non vi risparmio una scelta di campo: vedere il bello. Se non fossi moderatamente modesto direi: una scelta di vita. È semplice, sono istruzioni che diamo al nostro cervello: vedi quello che non va. E il nostro cervello è bravo, allenatissimo, nello scovare rughe e magagne del mondo. Per una volta: vedi quello va. Vedi quello che è bello. Vedi quello che faticosamente ci avvicina a dio. Pardon, al sacro. Che poi è quello che m'interessa. Tanto è pieno di gente che adora fare le pulci alla bruttezza e se fai un fischio ne trovi a vagoni di brutti panorami e dei loro cantori. Quindi il bello. Quello che ci rimette a posto. Come l'alcol in certe notti di tempesta. Come le chiacchiere con un amico. Come i baci. Come le carezze ad un figlio. Come guarire.
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Questo blog poteva chiamarsi "Quello che piace a me, punto e basta" e forse avrebbe dichiarato con maggior forza lo spirito che lo fonda e che mi anima: quello di disegnare un percorso altamente soggettivo di ciò che piace a me a L'Avana. D'altro canto, dalla "Critica del giudizio" di Kant in poi, siamo stati liberati da un concetto di bello "a priori" e quindi, in poche parole, faccio come mi pare. L'Avana è la città che ho scelto per vivere e per scrivere. Secondo me (quante volte ripeterò “secondo me” nei mesi a seguire?) è la città più bella del mondo e non cerco un contraddittorio. Secondo me. E mi basta. L'Avana è una città (città? Non ne sono sicuro, meglio chiamarla mondo) con una vita culturale incredibile, talenti veri in ogni campo dell'arte, della cultura in generale, della musica. Ha un fermento creativo che non ho mai intercettato in tanti paesi del primo mondo. E accanto a questo, L'Avana possiede un bello, direi, involontario. Quello che non ti aspetti. Quello che ti prende i sensi con la guardia bassa. Getti un'occhiata per sbaglio sulla tua destra e vedi un pavimento perfetto, uno sguardo che ti lascia senza respiro, gli occhi di un bambino che non sapresti descrivere. Ci vivo. E quindi cercherò di non scimmiottare quei turisti su cui amo ironizzare, quelli che vedo per strada armati di macchina fotografica digitale e che credono di aver trovato una chiave narrativa originale, un punto di vista rivoluzionario: la Cuba dei vicoli! Ve la risparmio. Ma non vi risparmio una scelta di campo: vedere il bello. Se non fossi moderatamente modesto direi: una scelta di vita. È semplice, sono istruzioni che diamo al nostro cervello: vedi quello che non va. E il nostro cervello è bravo, allenatissimo, nello scovare rughe e magagne del mondo. Per una volta: vedi quello va. Vedi quello che è bello. Vedi quello che faticosamente ci avvicina a dio. Pardon, al sacro. Che poi è quello che m'interessa. Tanto è pieno di gente che adora fare le pulci alla bruttezza e se fai un fischio ne trovi a vagoni di brutti panorami e dei loro cantori. Quindi il bello. Quello che ci rimette a posto. Come l'alcol in certe notti di tempesta. Come le chiacchiere con un amico. Come i baci. Come le carezze ad un figlio. Come guarire.
Non ho
nessun piano. Ho una serie di idee che abbracciano il mondo intero. Certi film,
certe opere teatrali, certi piatti, certi locali, certi libri, certe persone,
certe donne, certe occasioni perdute, certi punti di vista, certe parole, certi
arrivi, certe partenze, certe birre. Nessuna aspirazione ad essere una guida,
ma tuttavia il desiderio di raccontare quello che posso condividere, oggi, qui.
Sarebbe operazione troppo crudele quella di scrivere: "un anno fa ho visto
questo e quest'altro, voi non c'eravate... Impiccatevi!". Cercherò di muovermi nelle strane pieghe dell'attualità in modo che questo blog possa, per lo meno, essere una
specie di appoggio, un incipit, un punto di partenza per qualche tipo di
viaggio. Non sono un marchettaro. Non in questa sede almeno. Niente contro, ma
considero questo spazio che nasce come una nicchia al riparo da certe logiche.
Per intenderci: sarà difficile che parlerò bene di un'opera o di un ristorante per soldi. Quindi,
ristoratori e teatranti, non ci provate! Ovviamente dipende dalla quantità di soldi (ognuno di noi ha una prostituta che si nasconde
dietro alle sue migliori intenzioni) ma cercherò
di resistere o per lo meno di alzare la mia soglia di corruttibilità sopra i cinque dollari. Scherzo, si è capito?Probabilmente esprimerò opinioni e preferenze discutibili e confutabili. Spesso il
mio gradimento per certi locali dipende da dettagli minuscoli: l'assenza di
camerieri leccaculo, un'acconciatura, non cadere in espressioni tipo:
"...su un letto di patate" nel menu. Sai che? Non me ne importa
nulla. Non amo i blog democratici e questo mi convince a procedere proprio per
la sua unilateralità programmatica. Si perde molto
tempo a discutere ed io ho poco tempo.
Sono
belli gli alberi di L'Avana. Come quelli che vedo adesso dal portale della mia
casa. Grondano rami discendenti come tendini di un corpo che lotta nel fango.
Rami e radici si confondono e mi sembrano la metafora di qualcosa che ora mi
sfugge. Li guardo spesso mentre vado a correre in Quinta e vinco ogni volta la
tentazione di sdraiarmi là sotto a proteggermi dal tempo
che passa. Sono belli e saggi. E come i saggi creano un cono d'ombra nel quale è bello riposare e ripararsi dalle strade in fiamme.
Per
quello che conta: buona lettura.
El Loco il gelato la mia grande passione
RispondiEliminaNon solo la tua
EliminaBasta che rendano leggermente meno burocratico attrezzarsi e cuba sarà invasa di gelaterie, ci sono aziende italiane che ormai vendono chiavi in mano (macchinario, preparati, salse, corso di formazione) . Il costo e' accessibile anche al medio risparmiatore. Mat.
RispondiEliminaI problemi, infatti, vengono solo dalla loro burocrazia
EliminaAlt...ferma il tram!
RispondiEliminaCazzo ma questo Alessandro Zarlatti 1. è uomo colto 2. è uno scrittore.
Bel blog davvero...già inserito nei preferiti!
Grazie per la segnalazione.
P.S.: sono io una capra...oppure non si possono postare commenti?
Freccia
Comunque e' interessante e anche....gradevole vedere che appena posto qualche notizia qua'....la notizia stessa prende il volo verso....altri lidi ahahahaha.
EliminaSe posso dare una mano...perche' no....?
Scrive davvero bene
RispondiEliminaIl familion è gran consumatore di "gelato in nero"...sgraffignato per intenderci...un cubo de helado costa 5-7 cuc, dipende dal gusto, viene consegnato in un secchio tipo quelli della vernice e quando arriva inizia la spartizione tra i vari familiari, suegra, prima, tia...che prontamente corrono al refrigerador...
RispondiEliminasembra quasi...hai presente una scena da film sul narcotraffico???
eee invece è lo spaccio del gelato...
Certe cose si possono vedere solo a Cuba...
Freccia
Esattamente come per le bibite esiste anche per il gelato una ricca produzione. . . Sommersa e al di fuori dei canali statali
EliminaNon so se il "familion" lo prenda rubato. Ma quando arriva, nella bodega liberata, si vende sfuso e bisogna andare con un contenitore. Il costo per 10 libbre è circa di 60 pesos. Vera la scena, quando c'è il gelato sembra che sia arrivato l' oro. Beppe
EliminaAppunto. A chi non piace il gelato?
EliminaIl gelato a Cuba, da sempre è il grande sogno per un investimento. Non tutti sanno che circa 20 anni fa un Italiano ha aperto una catena di gelaterie e un po' di laboratori in tutta l' isola per la produzione; si chiamava Alondra. Aprì con Palmares ( Cubanacan). Il tutto funziò per 10 anni, con successo. Ancora adesso si vedono negozi con il marchio Alondra. Poi un giorno, lo Stato gli fece un offerta, e Lui accetò, in poco tempo lo Stato ha mandato tutto a donne di facili costumi. Ora chi produce il gelato sono le impresa del latte, o le micro industrie. Il problema per chiunque vuole produrre gelato è il latte, bene prezioso a Cuba. Il latte in polvere è praticamente un monopolio Nestlè, e chiunque conosce un po' Cuba, sa che toccare la Nestlè è come offendere la Rivoluzione. La Nestlè, ha il monopolio del gelato, delle bibite e molto altro. I lavoratori che producono gelato, non tanto rubano il gelato, cosa che porta poco guadagno, ma si rubano il latte in polvere che ha un valore enorme nel mercato nero cubano. Insomma veramente si può credere che sia convegnente a Cuba produrre gelato? Beppe
RispondiEliminaOvviamente il furto riguarda la materia prima ma anche i secchielli di gelato vanno via sotto banco che è un piacere.Mi auguro che l'offerta statale al tizio non sia stata ." Domani in aeroporto e lasci tutto qua'"
RispondiEliminaCiao Aston,
RispondiEliminanon è detto che l'offerta fosse quella.
Qualche anno fa al Banco Metropolitano che c'è al primer piso di Carlos Terzero ho conosciuto il proprietario dell'industria Papas & Co. Uomo distinto, brianzolo sulla 70ina. In banca era a casa sua.
Abbiamo parlato una decina di minuti. Nonostante fosse il più grande produttore di snack sull'isola non vedeva l'ora di disfarsi della baracca. A lui fosse arrivata una qualunque offerta dallo stato sono certo l'avrebbe accettata.
Simone
Ne sono certo, mi basavo solo sulla casistica....piu' frequente....
RispondiEliminaDA IL FATTO QUOTIDIANO
RispondiEliminaÈ il 2005 e le code davanti alla più famosa gelateria de L’Havana sono due: una per i turisti e l’altra per i locali: la prima per chi ha i pesos convertibili, la seconda per chi ha quelli comuni. Sono a un bivio: alla mia sinistra ci sono un francese, due spagnoli, tre tedeschi. Tutti turisti, e per giunta europei. Nell’altra solo cubani. Un uomo mi fa un cenno, devo mettermi in fila dietro ai turisti. Ma io sono riuscita a cambiare i soldi e trionfante, mi posiziono dove voglio: insieme ai cittadini de L’Havana per prendere il gelato che comprano loro allo stesso prezzo al quale lo pagano loro. L’uomo mi fissa, sento un disagio lontano.
So di non essere in colpa eppure quegli occhi puntati addosso mi ci fanno sentire. Dopo di lui cominciano a guardarmi una donna, un ragazzo, due anziane, tre bambini. Alla fine la gelataia sembro io, perché sono tutti rivolti verso di me e mi fissano con un’espressione nauseata, tipica di chi pensa: “Vergognati”. Rosa, la guida che mi accompagna a conoscere Cuba, mi aspetta da parte, lei il gelato non lo prende. Anche lei mi guarda strana. Quando è il mio turno ordino in fretta, pago e mi allontano di corsa. La mia curiosità e la mia voglia di gelato sono soddisfatte.
Dieci anni dopo chiudo l’album. Di foto e di ricordi.
È il 2015 e mi ripeto le parole pronunciate dall’americana Roberta Jacobson – vicesegretaria di Stato per gli affari dell’emisfero occidentale: “Spetta ai cubani decidere del loro futuro”.
Decidere, penso, significa scegliere. E, ancor prima, poter scegliere. Mi chiedo se si può scegliere quando non si è mai stati abituati a farlo. Mi domando se si è in grado di valutare il giusto quando – anche avendolo davanti – non lo si sa individuare. E se si può andare verso il futuro senza nessuno che ci prende per mano e ci guida.
Ritorno al passato. Apro l’album, sfoglio. È il 2005. Ovunque è pieno di spie, c’è ancora l’embargo, i cubani le aragoste possono pescarle per i turisti ma non mangiarle, i bambini vanno a scuola ordinati, in fila per due con le loro divise bianche e blu.
Spetta ai cubani decidere del loro futuro.
È il 2015 e l’avvio delle negoziazioni a L’Avana, dopo il disgelo ufficializzato il 17 dicembre ha il suono deciso di un futuro raccontato come solo da vivere, da oggi in poi.
Mi ributto a capofitto sull’album, lo sfoglio e rivedo colori che non ricordavo. È il 2005 e la prostituzione si respira come l’aria. Il numero di suicidi è altissimo, soprattutto tra i giovani. Istruzione e salute garantite danno la forza – non solo morale – per capire che mondo c’è fuori, salvo però non poterlo sfiorare.
Spetta ai cubani decidere del loro futuro.
Oggi rivedo in quel gelato, il più economico della mia vita, il prezzo altissimo che mi è costato: il distacco sprezzante di quei cubani con i quali avevo condiviso – finta democratica – la fila ma non la possibilità di scegliere a quale coda appartenere. Io, sì, fisicamente vicina ai cubani in coda, ero lontana da loro un’infinità di mondi, di tempi, di libertà di scelta.
Roberta Jacobson, americana, sta lavorando con la cubana Josefina Vidal Ferreiro, alta funzionaria del Ministero degli affari esteri all’avvio del processo di normalizzazione dei rapporti tra i due paesi, geograficamente vicini, separati solo da un braccio di mare e da decenni di negazione di libertà di scelta.
Il loro obiettivo dovrà essere quello di permettere ai cubani di decidere del loro futuro. Un compito difficile: in ballo c’è una fila da condividere e la scelta di un gelato dai mille gusti. Che ha lo stesso prezzo – e lo stesso valore – di qua o di là dal mare.
per un certo verso art. carino...soprattutto il paragone scelta fila del gelato/vita e futuro...per l' altro il solito articolo con i soliti luoghi comuni...spie, aragoste, suicidi...dajjjeee...
Eliminadella serie pizza, mafia, mandolino...
Freccia
La storia delle due file e dei due prezzi però e vera.
Eliminaclaro que si...direi che è un "must" del Coppelia havanero...
Eliminal' ultima volta che son passato da quelle parti, due anni fa, però era chiuso per guasto elettrico (ufficialmente)...tu dimmi!?
Freccia
Ancora oggi le multe noi le paghiamo in divisa e loro no.
EliminaReal Madrid,allora c è qualcosa che non mi quadra nei sorteggi.paolino.
RispondiEliminaPalle calde e palle fredde.
EliminaE' una storia vecchia come il cucco.
Occhio a non far passare il Real come una squadra di pippe
EliminaNo aston assolutamente,io sono certo che passa il real,però mi da l impressione che può perdere con dignità invece i tedeschi ti umiliano.io dico finale Bayern real.paolino.
EliminaI tedeschi, come e' accaduto col Porto, nella serata sbaglata, ne possono prendere anche 3.....
EliminaDiciamo che fino a ora gli era andata bene, a questo punto una vale l'altra...comunque parliamo di Bonucci e Cristiano.....
RispondiEliminaCiao,
RispondiEliminaio tendo a non consumare gelato in giro da quelle parti,metti che mi venga a trovare Montezuma......Se l'ho mangiato era di sicuro del pote.
Forse saro' stato fortunato, ma non ho mai avuto problemi di quel tipo...o meglio mai a causa del gelato.
RispondiEliminaA Baracoa c'è una gelateria che vende in moneda national e ho mangiato là un gelato al cocco/vaniglia STREPITOSO!
RispondiEliminaP.
Oggi, in deroga al mio regime alimentare...cuidado, grazie anche a questo post, mi sono fatto un gelatino....
EliminaCiao Aston,
RispondiEliminaintanto grande rispetto per un tifoso del Toro. Io sono romanista "da far schifo" ma se c'è una squadra, una storia ed una tifoseria che ammiro è quella del Toro. Detto questo, ti ringrazio per aver condiviso il mio blog. Ha poco più di un mese ma per ora mi diverte e vado avanti. Vivendo qui a L'Avana è troppo forte la tentazione di scrivere di questo mondo incredibile che passa davanti alla mia finestra. A questo punto spero di poterti conoscere un giorno di persona. Se non ho capito male vivi in Italia, vero? Se è così, quando torni a Cuba? Un abbraccio.
Caro Alessandro intanto un benvenuto sul blog.
RispondiEliminaLa tifoseria granata e' tradizionalmente vicino a quella laziale ma, personalmente, amo le squadre che sono il cuore pulsante della citta', per questa ragione seguo sempre con affetto la Roma.
Il tuo blog e' molto interssante, sai scrivere ed e' bello condividere emozioni con chi e' sintonizzato sulla tua stessa lunghezza d'onda.
Sono sicuro che molti dei 1500 amici che, ogni giorno, passano qua' sopra ti verranno sicuramente a trovare sul blog.
Si, vivo in Italia, passo a Cuba in media 3 mesi ogni anno, da settembre saranno 4 o forse 5. Diciamo che tengo i piedi in due scarpe cercando di prendere il meglio, o il meno peggio, delle due culture.
Magari in autunno un salto nella capitale a trovare i molti amici che ho il privilegio di avere da quelle parti lo faccio.
Sara' un piacere conoscerti e ricorda che qua' sei sempre il benvenuto.
Da Charlierunk's Blog
RispondiEliminaLa domenica, a L’Avana, è giorno di gelato.
Me lo spiega un signore seduto accanto a me su una panchina, a rimirare lo spettacolo, le gelaterie sono semideserte durante la settimana, il sabato e la domenica vengono prese d’assalto.
Ero ignaro di questa usanza quando nel pomeriggio ho deciso di provare il gelato cubano, a detta delle guide, di ottimo livello, quello di Coppelia, la gelateria della capitale, proprio davanti all’Habana Libre, l’altissimo albergo simbolo della Rivoluzione, dove i barbudos di Fidel installarono il loro quartier generale, dopo l’ingresso trionfale nella capitale, il 1° gennaio del 1959.
Coppelia assomiglia ad un palazzetto dello sport, un edificio circolare, all’interno di un ampio giardino che occupa un intero isolato, vialetti di accesso a svariate sale interne e dehor.
Alle tre del pomeriggio, con un caldo umido da più o meno 30 gradi, centinaia e centinaia di persone sono allineate disciplinatamente in file che si muovono lentissime, dato che il gelato non viene servito in coni, ma in coppe, ai tavoli dove ti devi sedere per consumare, gli accessi sono regolamentati da addetti alla sicurezza.
Sono donne, in stragrande maggioranza nelle file, ad essere particolarmente golose, di ogni età: purtroppo i risultati sono evidenti, il mito della bellezza delle donne cubane, qui, davanti ai gelati di Coppelia, svanisce come neve al sole.
Sulla panchina vicina, nei pressi dell’unico chiosco che vende gelati in coni dalla punta mozza, una giovane donna ne ha in mano quattro, penso siano per le bambine che ha con sé, invece se li divora tutti lei, senza sosta, col caldo che fa non ci vuole molto per sciogliersi, rivoli di latte scivolano verso le mani e poi a terra, lei procede imperturbabile.
E le bambine, loro non mangiano gelato? Altroché, se mangiano gelato: loro non hanno coni, un bicchierone a testa è la dose che si sorbiscono queste aspiranti “Maria la Gorda” (gorda si traduce con grassa).
Costa poco il gelato, con un peso cubano – circa quattro centesimi di euro – te ne danno una pallina, la razione standard è di due, se paghi in CUC, la moneta degli stranieri, non fai la fila e ti danno due palline per 2CUC.
Se 1CUC vale 24 pesos, con 2CUC di palline di gelato se ne possono comperare 48, a patto di fare la fila come i cubani.
Ho scelto di fare come un cubano, un po’ di attesa, due monetine più una di mancia alla cameriera, la mia coppa, o meglio il mio vassoietto in polistirolo, di gelato: alla fine, una buona dose di nostalgia per il gelato italiano.
quando si parla di gelato ... posso dire la mia.....
RispondiEliminaConosco gente a las tunas che oltre allo stipendietto che gli danno, ne guadagna circa due in piu'.
come???
dai ragazzi e' facile......
il gelato a las tunas lo sanno fare bene. Hanno avuto scuola italiana da anni. infatti come en dicevate Voi, molti italiani hanno intrapreso questa "carriera" a Cuba....
Poi come al solito, per varie vicissitudini hanno smesso o li hanno fatti smettere.......
La cosa e' molto semplice..... se "ALLUNGHI" tutti gli ingredienti per fare il gelato, ed invede di ricavare 100 porzioni ne ricavi 200...... il gioco e' fatto ed il gelato e' slavato ( sia questo alla fuente che a las copas che doe vogliate). Penso che questo si faccia in tutti i settori di somministrazione al pubblico;
hai voglia di inviare ispettori nei locali........ una mancetta e via... va tutto bene....
Garantito al limone!!!!!!!
saluti al blos
FabiodiBS
Sì impara sempre qualcosa di nuovo. . . .
RispondiEliminaChi sarebbero gli italiani che a Tunas avrebbero insegnato ai cubani a fare il gelato?
beh parliamo di una 15na di ani fa.
EliminaCarpigiani installo' negli hoteles "rinomati di Cuba" delle macchine del gelato e dei mantecatori.
Lo stato acconsentì gurda caso in cambio di lavoro per personale Cubano............che inizio' ad apprendere e quando il livello divento' accettabile......tanti saluti a tutti ; non necessitiamo piu' di nessuno, i ricambi per le mecchine li acquisteremo da Voi in italia ( e chi ci crede?!?!!?) arrivederci e Grazie...
di esempi così ovviamente ce ne sono 100000000000.
ma le cose come sai stanno cambiando.
domani parto.
visitiero' la tua casa de renta dato che mi resta a 100 mt.
cuidate
Allora buon viaggio e saluta Tunas.
RispondiElimina