giovedì 28 maggio 2015

IL BAR MARIO



Sul blog ma anche con amici, parlando di persona e/o telefonicamente ci ritroviamo abbastanza di frequente a parlare della Cuba che vorremmo e di cosa dovrebbe esserci per rendere accettabile un nostro trasferimento in pianta stabile.
Cosi' com'e' ora, a detta di molti, puo 'andare bene per un certo periodo ma poi, essendo italiani, vengono a mancare molte cose che rendono unico lo stile di vita del nostro paese.
Questo anche in periodi sostanzialmente di merda, come quelli che stiamo vivendo.
Non si tratta, quasi mai, di cambiamenti epocali, ma di piccole cose che, qualora si rendessero reperibili, renderebbero piu' piacevole il nostro vivere da quel lato del Bloqueo.
Modo di dire, questo si, che spero presto di poter eliminare, congresso americano permettendo.
Una delle cose italiane di cui, a Cuba, sento la mancanza e' un bel Bar.
Un bar vero, il bar Mario di cui parla sempre il Liga oppure il bar Sport bolognese, cosi' ben raccontato in un film bellissimo di Pupi Avati.
Premetto che non sono un beone, nel mio bar preferito, da anni, a Giaveno faccio sempre colazione, 2/3 volte la settimana bevo l'aperitivo con gli amici.
E' diventato un punto di ritrovo di amici e conoscenti piu' o meno occasionali, gente con cui scambiare 2 parole sul tempo, il calcio o la figa.
Un paio d'anni fa cambio' gestione.
Mi ritrovai esattamente disorientato come il commissario Montalbano nell'episodio in cui il proprietario del suo ristorante preferito, gli annunciava che avrebbe chiuso l'attivita'.
Per fortuna, chi e' subentrato, ha mantenuto tutte le ragazze che nel bar ci lavoravano e il clima e' rimasto lo stesso.
Cuba ha cambiato, almeno nei primi anni, il nostro modo di fare colazione.
Non ditemi che in Italia vi stafocavate di frittate unte di prima mattina.
La nostra colazione cubana e' molto simile a quella americana o a quella che vedo fare dai tedeschi qua' in zona Jesolo.
Paninazzo con tutto dentro e spriz, il cappuccino viene intorno all'ora di pranzo, orario per noi italiani considerato sacrilego per bere una simile bevanda.
A Cuba tutto si giustifica col fatto di....tirare fino a sera.
In Italia opto per una via di mezzo, cappuccino e panino al prosciutto, a Cuba....lo stesso soltanto che al posto del cappuccio ci metto il batido.
Quindi gia' solo per queste ragioni, un bar come si deve servirebbe.
Ovviamente non parlo di un bar dello stato, ci vorrebbe un bel particular, gestito da un'italiano che abbia quella classica dose di ruffianeria che ogni proprietario di locali di successo ha insita nel proprio dna.
Al pomeriggio intorno alle 18.....aperitivo.
Vino o sprizzino o traco accompagnati dalle solite cagatine da mangiare.
Ovviamente ci sarebbero i soliti italiani pezzealculo, gli stessi che impestano il web con le loro padellate di guano sull'isola, che sparlerebbero nel parque sul fatto che 2 cuc per un bicchiere di vino sono una rapina, che con una bottiglia pagata 6 cuc l'oste tira fuori 10 aperitivi e via discorrendo.
Che vadano pure a cagare...
Alla fine mi ritroverei con 4 amici, al bar che come filosofia di vita non sarebbe da buttare via.
Un bel locale, magari un dehor, tavolini da sedere, musica giusta, un arredamento che richiama il nostro paese.
Al limite anche panini ma non i soliti con la carne de puerco....via...un po' di italica fantasia.
Caffe' all'italiana e ovviamente un buon cappuccino SENZA CANNELLA!
Certo col fatto degli stuzzichini occorrerebbe stare attenti coi cubani, che se non li controlli ti mangiano anche il bancone, ma questi sono altri discorsi.
Insomma se dobbiamo esportare qualcosa, che almeno siano le cose che sappiamo fare meglio e che rappresentano le nostre eccellenze.
Un baruccio...il tramonto tunero....uno sprizzino....una con la quinta di....ehm....andiamo oltre....

21 commenti:

  1. Gestito da un italiano sarebbe un'altra cosa. Stefano

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  2. DA PENSIERI AVANERI

    Dopo 50 anni ed un lungo restauro, ha riaperto le porte all'Avana lo "Sloppy Joe's Bar". Lo storico locale, situato all'angolo tra Anima e Zulueta, all'Avana Vecchia, era apprezzato non solo per i suoi drink, ben 169 cocktail, o i famosi panini con “ropa vieja”, ma anche per l’elegante atmosfera che vi si respirava.
    Il vero vanto del locale era il bancone di legno in caoba nera, che con i suoi 18 metri era, senza dubbi, il più lungo di tutta Cuba.
    Il bar era frequentato dallo scrittore Ernest Hemingway e da personaggi famosi come Ramon Jacinto Herrera "Ray Tico", John Wayne, Spencer Tracy, Clark Gable, Ignacio Jacinto Villa y Fernandez "Bola de Nieve", Mario Moreno "Cantinflas", Jose Antonio Mendez "The King".

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  3. Veramente una cosa che mi manca da morire la mattina pasta e cappuccio al bar,per noi italo difficile rinunciarci.....Paolino.

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  4. Nella capitale qualche posto si trova

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  5. Guarda io non sono un gran avventore di bar,solo il sabato quando accompagno il pargolo a scuola.A cuba men che meno.Quando mi sveglio la mattina per andare a lavorare devo tassativamente mangiare "dolce" (torta,frutta o yogurt) ma se per caso la colazione slitta dopo le 9 va bene anche il salato.Ragion per cui a cuba mangiare un pan con prochuto o frittata non mi sconvolge.Il tutto ovviamente accompagnato da un ottimo batido di piña o altro.

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  6. Si ma vai di frittata 12 mesi poi mi dici il colesterolo. ...

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    1. Santa Fè- Non sparatemi ma.....mi è "capitato" alle 10 del mattino di mangiar chicharrones con una Bucanero ghiacciata, so di urtare qualche stomaco suscettibile ma ve lo dovevo confessare!
      Ovviamente parlo di occasioni sporadiche, come quelle colazioni con un caffè di chicharo con tartaletas di coco fatta dal vicino pasticcere..

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    2. Capita,capita....e non mi sono mai tirato indietro

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  7. Ho visitato lo Sloppy durante le ultime due visite a Cuba.
    Molto bello, molto europeo. Più che un bar sembra un pub con le pareti tappezzate di vetrine cariche di liquori da ogni parte del mondo (martini, pernod, campari ecc. c'è anche una bottiglia di Santiago extra 50 anos da 10000 cuc!!!).
    Cocktail internazionali, personale di livello e prezzi adeguati al servizio. Ordini una bucanero e ti portano stuzzichini e olive fresche e, chiaramente, la paghi 4 cuc.

    Ci sono anche altre realtà nella capitale molto vicine ai nostri canoni di bar. Appena esci da centro Havana si torna alla solita solfa del locale che vende birre e refrescos frequentato da connazionali con le due cannucce in tasca.

    Simone

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  8. Anche a Tunas ne hanno aperto uno. Un tagliere di formaggi e salumi a 10 cuc

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    1. Alla fine è la soluzione migliore. Ordini da bere e ti porto al tavolo i tuoi stuzzichini. Niente bancone e happy hour. A Cuba spazzolerebbero tutto a fronte di una malta acquistata.
      Simone

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  9. Figurati....chiamerebbero pure i parenti....

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  10. Ricordo alla Guinera, non solo mancava un bar all'italiana, ma non c'era ombra di locale pubblico. Così pure per bere un semplice jugo bisognava spostarsi con l'almandron verso la Vibora dove potevo sedermi al tavolino su un terrazza con cafeteria. Esta es Cuba.
    P.S. Non sono un frequentatore di bar, la colazione sempre a casa e l'aperitivo ogni "morte di papa", solo che a Cuba, quasi tutti i giorni tra quattro mura, altro che nidito de amor, alla fine dovevo stare attento a non schiacciare i coglioni con i piedi. P68

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  11. hahahahahhah anche le cose belle....alla lunga stufano...

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  12. DA SCAPPO.IT

    Precisamente a: Avana

    Perchè sono scappato: Sto valutando di scappare dall'Italia; tutto costa caro e la gente è sempre stressata. Tasse che aumentano. Mi vendo la casa e con 200.000 euro cash e qualche altro piccolo risparmio vivo senza problemi li all'Avana. Magari mi apro un ristorante paladar o un bar su una bella spiaggia. Mi piace Cuba per la semplicità della vita.

    Cosa ho trovato: Sono stato in viaggio a Cuba e precisamente all'Avana. Uscivo da una storia di matrimonio fallito qui in Italia ed ho avuto la fortuna di conoscere una brava ragazza cubana. Io ho 52 anni, lei 30. Adesso sto meditando di vendere tutto e andare a vivere li con lei; con appena 40.000 euro ti compri una casa da sogno e si vive con poco a Cuba. Vi consiglio però prima di farvi un viaggio li e vedere se vi stuzzica la cosa. Potete rivolgervi a questo sito http://www.cubalowcost.altervista.org/ per trovare una camera con bagno privato in una casa particular cubana a contatto diretto con una splendida famiglia cubana. Il prezzo è irrisorio, appena 25 cuc(20 euro) al giorno. La mail è cubalowcost@hotmail.com . Io sono stato da dio, coccolato dalla proprietaria di casa che mi preparava splendide colazioni e cene; ho ritrovato la vita! A Cuba si vive la vita che forse c'era una volta in Italia, basata su cose semplici, senza stress. Provateci anche voi. Buena suerte.

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  13. penso sia la decimillesima volta che leggo la stessa storia ...

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  14. REPUBBLICA, OGGI

    OMERO CIAI

    L’AVANA. Alle sette di sera, la grande hall del Melià Cohiba, uno dei pochi alberghi cinque stelle dell’Avana, è in ebollizione. Frusciano gli abiti di lino e seta indossati per sopportare il calore umido e afoso dei Caraibi. Via vai di ricchi mercanti d’arte, esperti, professori, artisti. Moltissimi americani, qualche tedesco, alcuni francesi che, dopo aver visitato le sale della Biennale d’arte sul Morro della Cabaña, ora sciamano verso i Paladar (i ristoranti gestiti dai privati) della città.
    Da “Santi”, sempre pieno, il miglior pesce fresco dell’Avana, o da “Starbien”, oppure all’”Idillio”. Gazpacho e aragostine. Se qualcosa per ora ha ottenuto l’avvio della pace con Obama è il boom del turismo statunitense. Sono tornati i “gringos” che fremono per salire sulle “oldsmobile” scappottate, surgelate dagli anni Cinquanta, ora riverniciate e splendenti, e scivolare sudaticci lungo il Malecón, il leggendario lungomare della capitale cubana, con un mojito tra le mani ascoltando il rituale “chan chan” di Compay Segundo. Un selfie e via nel rosa caldo del tramonto, tutti pazzi per l’Avana: sigari, mulatte e rum.
    Alla vigilia della riapertura delle ambasciate, nei primi quattro mesi dell’anno più di 50mila americani sono arrivati a Cuba grazie alle nuove regole di Washington sui permessi per visitare l’isola, il 36% in più del 2014. Ma è raddoppiato anche il numero di quelli che vengono senza chiederlo il permesso, evitando i voli diretti con uno scalo, in Messico o a Panama, prima di raggiungere il miraggio proibito. Come Marianna che ha “triangolato” su Cancun per arrivare qui a fare le linguacce davanti a una parete colma di foto del líder máximo e comprare quadri di artisti cubani che spera di rivendere nelle gallerie di New York. Così l’Avana all’improvviso parla inglese negli ascensori, sui taxi, ai tavoli dei ristoranti e lungo le viuzze sconnesse del centro coloniale. Ad annusare il cambiamento arrivano deputati del Congresso Usa, società d’import export, organizzazioni caritatevoli, e perfino due nipoti di Hemingway, John e Patrick, che hanno ottenuto il via libera per partecipare con le loro barche a una gara di pesca e che, per la prima volta, hanno potuto fare lo stesso viaggio del nonno Ernest: via mare da Key West, ultimo lembo degli States, fino a un porticciolo dell’Avana che si chiama, appunto, Marina Hemingway. Le 90 miglia dello Stretto finora proibite da decenni d’embargo.
    Gli alberghi sono pieni così come le centinaia di stanze delle piccole locande a conduzione familiare aperte dai cosiddetti “cuentapropistas”, i lavoratori in proprio, embrione del nuovo modello economico post socialista. Così Cuba è work in progress anche se nessuno può dire dove andrà. Alessandro, un imprenditore italiano che lavora qui da vent’anni, conferma che il mercato s’è messo in moto. «Dall’estero le banche mi offrono credito per investire qui, cosa mai successa prima ». Una società canadese vuole iniettare milioni di dollari nella produzione di biogas e per la zona franca del porto di Mariel ci sono progetti da 300 imprese straniere. Agroalimentare, elettronica, chimica e industria leggera. Fino a oggi il governo ne ha ap- provati soltanto cinque, il più consistente con Hotelsa, una azienda alimentare spagnola. I bocconi pregiati però stanno nell’immobiliare: terreni per costruire intorno alla capitale o i palazzetti sudici del lungomare da ristrutturare e che oggi si possono ancora comprare con cifre irrisorie — meno di 100 mila dollari — anche se per gli stranieri la procedura resta complessa. E poi i nuovi alberghi e le infrastrutture per far fronte, se finalmente cade “el bloqueo” americano, al turismo stelle e strisce che oggi è poco più di un gocciolio ma presto potrebbe diventare un’invasione.

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  15. Denaro da investire sul futuro dell’isola sembra essercene anche troppo. Una società inglese ha appena chiuso un accordo in joint-venture per costruire due centri residenziali, villette turistiche e campi da golf. Mentre si parla di demolire e rifare l’antico hotel Riviera, gioiellino d’architettura, famoso per aver ospitato i casinò di Lucky Luciano e della mafia americana prima del ‘59. Matteo però brontola e teme che tutto questo fervore sia soltanto «una bolla» politica. Esperto del business a Cuba rappresenta grandi ditte multinazionali che vogliono entrare nell’affare della ristrutturazione dei porti dell’isola e preparare il terreno all’arrivo degli yacht dalla Florida. Per ora fa soltanto molta anticamera: «Qui pianificano per il quinquennio dal 2030 — sbuffa — c’è una burocrazia di formazione sovietica che rappresenta una casta spaventata dalle novità, un muro di gomma contro il quale rimbalza chiunque viene a investire».
    In teoria le nuove regole sarebbero chiare. L’assemblea del Poder popular, il Parlamento che si riunisce due volte l’anno, ha stabilito per esempio che tutti i ristoranti di Stato, quelli di solito schivati dai turisti esperti perché si mangia malissimo, debbano essere dati in gestione a cooperative per migliorare il servizio e stimolare l’iniziativa privata. «Ma intanto — aggiunge Matteo — da sei mesi stanno facendo un censimento perché in realtà nessuno conosceva il numero dei ristoranti di Stato». Con la corruzione il governo è inflessibile. Tempo fa hanno decapitato tutta la struttura dirigenziale di Habaguanex, la piccola holding turistica inventata da Eusebio Leal, uno storico urbanista amico di Fidel, che ha rinnovato a partire dagli anni Novanta molti edifici del centro. Sono finiti in galera una cinquantina di manager locali, sostituiti da funzionari delle Forze armate, i tecnocrati di Raúl. Ora l’appuntamento politico a cui tutti guardano è l’anno prossimo con il Congresso del Partito comunista. Evento dal quale dovrebbero emergere segnali decisivi. A cominciare dalla successione a Raúl Castro, 84 anni, che ha promesso di lasciare il potere entro il 2018.
    Sul fronte dei diritti non è cambiato quasi niente. E qualche situazione è paradossale. Sono ancora vietatissime, per esempio, le parabole per la tv satellitare che qualcuno nasconde nei cassoni dell’acqua sui tetti dei condomini. Però c’è il “paquete”, una pen drive, che costa meno di due dollari e arriva nelle case illegalmente tutte le settimane, dove ci sono registrate centinaia di ore dai network americani: film, serie tv, telegiornali, baseball. C’è persino Kevin Spacey, altro che l’ingessatissima tv di Stato. Gli oppositori però sono mosche bianche. L’altro giorno, all’apertura della Biennale, un cantante rock iconoclasta, Gorky Aguila, è finito in carcere per qualche ora dopo aver cercato di esporre all’ingresso del Museo delle Belle Arti un drappo con sopra scritto: «Libertad». Mentre un noto vignettista, El Sexto, che ha appena ricevuto
    il premio Vaclav Havel alla libertà d’espressione, è in galera da Natale. Il cambiamento è destinato ad andare piano, anzi pianissimo, perché l’ultima cosa che desidera l’élite del partito comunista è rischiare di perderne il controllo.

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  16. Buongiorno Milco , eh si..il bar per me che sono napoletano è quasi un 'istituzione, colazione alla mattina con cappuccio e graffa (una specie di churros), caffè a tarda mattina, aperitivo al tramonto, il tutto condito da interminabili discussioni su calcio, donne e a seconda dei giorni sofisticati studi su lotto e scommesse calcistiche con gli amici di una vita, il barista che ti tratta da amico, non puoi proprio mancare senza giustificazione...a Napoli il bar è più di un bar...ma anche a Cuba me lo sono creato...a Holguin interminabili tardes a.sparare c.....e con variopinti personaggi nel bar Pliska..all'Havana il bar del Commodoro anche a notte tarda...mi fanno compagnia camerieri e sepsa e che discussioni!!!! Insomma mi trasferissi a Cuba avrei versioni differenti ma simili di bar...ultimamente ti dico che tra le piccole cose che mi mancherebbero a Cuba metto forse solo la facile connessione a internet...che sia buono o brutto segno che non mi mancherebbe nada dell 'italia non so dirti...scusa per le ore strampalate in cui scrivo ...qui con expo è un casino...faccio i turni più strani
    stefano

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  17. Internet sempre è una cosa di cui oramai difficilmente facciamo a meno. Non credo sia un bene.

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