Ieri e' stato inaugurato l'Expo di Milano.
Per un paese normale, un
paese che funziona, si tratterebbe di un'enorme occasione per vedere
crescere il proprio prestigio di fronte al mondo.
L'Italia attuale riesce
persino nel non facile compito di dequalificare ogni cosa che tenta,
a fatica, di mettere in piedi.
Invece di remare tutti
nella stessa direzione, il fuoco amico sta' gia' mettendo in forte
dubbio il successo di questa importante feria.
Infiniti problemi in fase
di realizzazione, scandali, ruberie, incapacita' gestionale, mazzette
varie hanno ritardato in modo inqualificabile i lavori di
allestimento della manifestazione.
Ieri avrete visto i casini
con quella sorta di guerriglia civile che ha devastato il capoluogo
lombardo.
Non ho capito quali
rivendicazioni venivano messe in atto da parte dei dimostranti nei
confronti dell'Expo, come se una fiera fosse foriera di mali peggiori
rispetto a quelli che stanno affliggendo il paese.
Eppure, quando vogliamo,
sappiamo organizzare le cose per bene, mi vengono in mente le
Olimpiadi invernali di Torino.
Certo, in quel caso, si
fecero le cose per bene, con le ruberie ridotte al minimo e un gran
remare tutti verso la sponda opposta.
A seguito del derby di
Torino si e' aperta la solita ridda di discussioni, fra piu' o meno
addetti ai lavori, sul come risolvere un problema che non e' del
calcio ma di tutta la nostra societa'.
Le immagini dei Granata
che prendono a calci il bus della squadra di Mughini e del lancio
della bomba carta hanno sollevato la questione sul dove nasca tanto
odio.
Le risposte non sono cosi'
complicate.
Provate a fare un salto in
un campetto di periferia dove giocano dei bambini.
Mettetevi in tribuna o
dove assistono i genitori, avrete la prima risposta.
Insulti nei confronti
dell'arbitro, dei bambini avversari, del proprio allenatore, risse
coi genitori dei bambini della altre squadre.
Il tutto mentre agli
infanti in campo la sola cosa importante sarebbe quella di
correre, divertendosi, dietro ad un pallone.
Al mattino, appena
sveglio, mentre sistemo casa e scrivo il pezzo del blog, accendo la
tv su Top Calcio 24, su una rete collegata a Telelombardia guidata
dall'ottimo Ravezzani.
Alle 7.30 del mattino c'e'
sempre un giovane giornalista che aggiorna sulle novita' calcistiche
e risponde alle telefonate della gente.
E' incredibile, come a
quell'ora, ci sia gia' tanta gente che telefona, con la bava alla
bocca, per insultare i giornalisti, chi ha telefonato prima e le
squadre avversarie.
Esattamente come i
poveracci che bivaccano sulla rete, anche al nostro uscio, schiumando
rabbia su tutto e tutti.
Il calcio e la rete
(vissuti entrambi come fossero linfa vitale) sono il rifugio di chi
ha poca vita e pure di merda, una sorta di triste e presunta rivincita del nick e di
chi tira le bombe carta o devasta le citta' col passamontagna in
faccia nei confronti del mondo.
Il tutto potendo godere della vigliacca protezione fornita dall'anonimato.
Il tutto potendo godere della vigliacca protezione fornita dall'anonimato.
Altri dotti cronisti hanno
affermato che bisogna fare come la vecchia Margaret in
Inghilterra, dimostrando una totale ignoranza sul come funzionano e
sono governati i vari stati.
La lady di ferro ha potuto
fare quello che ha fatto, in quanto a capo di un paese che funziona
e non una barzelletta come il nostro.
Semplicemente ha diviso le
situazioni in quelle dentro e quelle fuori dallo stadio.
Nel primo caso ha elevato
il proprietario del club ospitante come responsabile PENALE di tutto
cio' che succede durante una partita, ha potuto farlo perche' gli
stadi in Inghilterra sono TUTTI di proprieta' dei club (in Italia
sono, se non erro, 2).
Quindi gli steward
svolgono funzioni di pubblico ufficiale, sono pagati adeguatamente,
spesso ex militari, grandi e grossi e durante la partita sono, per 90
minuti, voltati verso il pubblico.
Se qualcuno fa casino, lo
pinzano e lo portano FUORI DALLO STADIO dove c'e' la polizia a cui
il cretino viene consegnato.
Da noi sono ragazzetti
imbelli, amici di qualcuno in curva, prendono 3 euro al'ora, sono alla merce' della cooperativa di turno e vengono
pagati (succede a S.Siro) con 6 mesi di ritardo.
Fuori dalla stadio
tolleranza zero, chi tira un petardo va in galera, chi danneggia i
beni va in galera, chi pensa di essere nel far west va in galera.
Se la polizia deve
intervenire all'interno dello stadio la societa' paga l'intervento
perche', in quel momento, gli agenti stanno intervenendo in una
manifestazione “privata” sottraendo forze per il controllo del
territorio e quindi anche dei beni pubblici dei contribuenti.
Pensate che questo in
Italia, in QUESTA Italia, sia fattibile?
Provate a Cuba, a un'incontro di pelota, a fare casino.....cronometrate quanto ci mettono per venirvi a prendere....
P.S. Ho inserito, visto che molti sono interessati, l'archivio del blog, in modo che possiate leggere, sin pasar trabajo, i vecchi post.
Provate a Cuba, a un'incontro di pelota, a fare casino.....cronometrate quanto ci mettono per venirvi a prendere....
P.S. Ho inserito, visto che molti sono interessati, l'archivio del blog, in modo che possiate leggere, sin pasar trabajo, i vecchi post.
Ogni occasione e buona per spaccare tutto. Stefano
RispondiEliminaInvece di mettere in galera il vecchio che ruba la bistecca al supermercato perché non riesce a vivere iniziamo a fare piazza pulita di questi delinquenti
EliminaLATINOAMERICA
RispondiEliminaRicevo dagli amici di Quintavenida e pubblico molto ma molto volentieri e...speriamo bene...
Hola mis hermanos ,
l'articolo era doveroso considerata la posta in gioco :
So che , anche Voi , gli darete la maggior visibilità possibile.
Grazie anche da Gianni e sua moglie
" Un giorno di primavera di un un bel po’ di anni fa, in un tavolino di un bar di S. Maria in Trastevere, mi stavo lagnando con Marcia Scantlebury, giornalista cilena, compagna di lotte e di torture di Carmen Yanez, poetessa e moglie di Luis Sepúlveda, ma soprattutto amica mia, sulla difficoltà di mandare avanti questa rivista, presa in mano da Minà più per diletto che per bisogno, ma poi per sopravvivenza, non avendo più potuto, ad un certo punto della sua carriera, collaborare regolarmente per i quotidiani in cui era solito scrivere: Repubblica, Corriere della Sera, Unità…
Mi lamentavo sulla mancanza di libertà di stampa, sul fatto che nessun giornale mainstream avesse mai fatto una recensione sulla nostra fatica trimestrale, sulla rabbia delle notizie distorte che leggevo e che noi regolarmente denunciavamo su Latinoamerica ma che nessun giornalista riprendeva. Insomma una vera e propria ingiustizia. Mi pareva, in quel lontano 2003, 2004, che non si poteva assolutamente andare avanti. Marcia mi fece finire e poi con un sorriso beffardo e accattivante mi disse:“No, qui in Italia c’è una libertà pazzesca di dire, di scrivere quello che si vuole. Finchè non viene nessuno a bussarti a casa tua, a prenderti, a violentarti e a torturarti, a farti sparire per quello che scrivi, bè, allora c’è libertà”. (CONTINUA / SIGUE...)
Quel giorno me lo ricordo bene, perché ricollocò la mia insofferenza, ma anche la mia precoce rassegnazione in un alveo più produttivo. Mi dette la spinta per andare avanti. Fino ad ora.
Non ci sono più soldi per continuare, anche se siamo stati toccati dalla generosità dei nostri abbonati che hanno rinnovato la loro fiducia nonostante tutto, nonostante i ritardi accumulati nella stampa degli ultimi numeri.
Molti mi chiedono: ma qual è la causa? Molte e nessuna: è tutto più difficile, da Poste Italiane che nelle loro scelte gestionali hanno tralasciato la consegna della posta (a molti non arriva mai e, ad esempio, c’è sempre bisogno del doppio invio) oppure il costo della carta e quindi della stampa veramente esorbitante. Questo particolare, insieme alla crisi economica che ha obbligato molti a rinunciare a comprare la rivista o a rinnovare il proprio abbonamento, a fare tagli sulla cultura piuttosto che sul pane quotidiano, ha fatto sì che moltissimi piccoli editori come noi, in poco tempo non hanno avuto più ossigeno per stampare. Curiosamente, le sovvenzioni per la carta, in questo nostro paese, ce l’hanno le grandi case editrici. Sicché i grandi diventano più grandi e i piccoli… scompaiono. Non oso pensare cosa succederà con l’inglobazione della RCS in Mondadori. un’unica grande casa editrice che sceglierà cosa pubblicare e cosa no, quale scrittore portare in auge, e quale affondare. e poi il mancato pagamento di molte librerie, soprattutto nel Sud, che mi hanno costretta ad abbandonarle per strada, ma soprattutto il ritardato pagamento di quasi tutti riguardo le fatture emesse, tanto che a volte ho pensato fosse una strategia.
RispondiEliminaIo non lo so, non credo che ci sia un colpevole in particolare, ma un giorno,quando sono stata cinque ore al telefono, a pregare per il pagamento di una copia, mi sono chiesta, onestamente, che senso aveva questo nostro impegno?
D’altro canto, a fronte di una effettiva stanchezza fisica che aumenta sempre di più con il passare del tempo, silenziare questa voce nel deserto culturale, mi pare proprio un peccato, anzi uno spreco. molti mi dicono: ma perché non cerchi sovvenzioni statali?
E’ vero, ma se dovessimo sperare nel fondo per le riviste di alto valore culturale, a cui Latinoamerica con onore appartiene, ci si spartisce tra gli altri briciole che non servono, francamente a nulla. nel 2009 è arrivata a 1314 euro l'anno : (http://www.librari.beniculturali.it/opencms/export/sites/dgbid/it/documenti/riviSte_beneficiarie_contributo_annata_2009.pdf ) , poi sempre meno.
Onestamente non segnalo sostanziali differenze nell’operato quotidiano con questo popò di cifra…
Quest’anno, l’Italia è scesa al 73° posto nella libertà di stampa, scivolando di ben 23 posizioni in un anno. Qualcosa quindi, di preoccupante sta succedendo.
Qualcosa di complesso. Non è solo una questione di scarsa preparazione di alcuni giornalisti, della loro scarsa cultura, di molti, di troppi legati ai poteri di turno; non è solo una questione di mezzi di comunicazione trasformati più o meno platealmente in mezzi di controllo, megafoni di potentati di turno; non è solo una questione di internet come unico vero mezzo di voce libera (sic). No. Non è tutto questo, ma è altro. E' difficile trovare il senso a questa questione. O meglio, è qualcosa di diverso: «Io ho un concetto etico del giornalismo. Ritengo infatti che in una società democratica e libera quale dovrebbe essere quella italiana, il giornalismo rappresenti la forza essenziale della società. Un giornalismo fatto di verità impedisce molte corruzioni, frena la violenza della criminalità, accelera le opere pubbliche indispensabili, pretende il funzionamento dei servizi sociali, tiene continuamente allerta le forze dell'ordine, sollecita la costante attenzione della giustizia, impone ai politici il buon governo » (Pippo Fava. "Lo spirito di un giornale", articolo dell'11 ottobre 1981).
Ecco, è per questo che siamo costretti ad andare avanti. anche solamente on line, se non troviamo i mezzi finanziari per stampare le copie che possiamo vendere. Anche se continuiamo, dopo 15 anni, a sentirci in mezzo al deserto e chiediamo se davvero vale ancora la pena. Forse si, forse no… forse."
Fateci sapere cosa ne pensate: segreteria@giannimina.it.
Questo è l'accorato appello rivolto a tutti noi , amici ed estimatori di una rivista che non può chiudere.
RispondiEliminaDiamo il nostro contributo , sottoscrivendo un abbonamento, e permetteremo la sopravvivenza della libertà di stampa e di opinione: http://www.5av.it/notizie/41-news-attualita/3689-avviso-importante.html
In questo momento mi sento un po' come Mister Bee... il gatto ancora non e' nel sacco....pero'.....
RispondiEliminagrazie per l'appello rivolto a tutti coloro i quali hanno l'America Latina nel cuore....non siate mandrogni dal braccini corto :-)
RispondiEliminahttps://www.youtube.com/watch?v=e5068dtAdIk
RispondiEliminaEcco, io sono d'accordo con tutto quello che dice questo signore qui.
La gnocca mette...quasi tutti d'accordo
RispondiEliminaMi tocca tifare per i gobbi che sono in campo per vincere il loro 31esimo scudetto, nonche' primo passo verso il triplete.
RispondiEliminaTemo un biscottone.
Gol dei gobbi (cosa mi tocca scrivere....) sarebbe bene mantenere i ciclisti dove sono....anche se temo il biscottone.
RispondiEliminaDA FB
RispondiEliminaSacrosanta verità Milco. Rodolfo
Finita. I ciclisti rimangono a 51 punti.
RispondiEliminaTrentunesimo scudetto degli zebrati, onesta' intellettuale mi spinge a dire.... meritato come i 3 precedenti
Sono contento per Allegri, ottimo allenatore e persona perbene e per Tevez, grande campione e uomo di popolo che non dimentica da dove arriva.
Gia' immagino la citta' invasa per i festeggiamenti dai soliti 20 tifosi bianconeri che ammanteranno di bandiere Piazza Castello.
33 amico mio. 33...
RispondiEliminaDai che martedi godrete voi per la nostra sconfitta... Un po' triste ma compensibile x chi non vince nulla da 30 anni...
Simone
Se contiamo anche i revocati....noi ne abbiamo otto, quindi ne abbiamo vinto uno anche noi.
RispondiEliminaIl sito della Lega parla di 33....ma sono dettagli, le leggi.
Un sabato sera a casa, girando un po' di canali, vedo con piacere che sul carro di Allegri sono saliti in tanti, siamo un paese fantastico....
Bene cosi' comunque ripeto, scudetto meritato.
Hai ragione milcone. A luglio tiravano le uova. Oggi lo portano in trionfo. Io sono uno che sostiene che passano i giocatori, gli allenatori e resta la società.
RispondiEliminaSimone.
Cmq mai visto uno scudetto festeggiato cosi poco
Conte ha detto una cazzata parlando di gruppo alla frutta.
RispondiEliminaAllegri ha capito che doveva togliere pressione e che i soli avversari erano gli 11 di turno in campo e non tutto il mondo.
Poi e' entrato in punta di piedi, gioca cambiando lo schema in corso (ahi Ventura...) lascia ad altri l'inutile possesso palla e alterna i giocatori per non spremerli troppo.
In piu' e' pure simpatico, cosa fra i vostri dirigenti rara come trovare una figa in minigonna nel centro di Riad.
Ahahahahah.
EliminaVedere una città come Taormina festeggiare il 33esimo é una sensazione che solo noi possiamo provare...
RispondiEliminaSimone
Anche perche' i 20 scesi in piazza a Torino al massimo hanno riempito piazza CLN.
RispondiEliminaPer quanto riguarda il numero di scudetti e' una questione di scelte.
Fra il Commissario Montalbano e le famiglie Cuffaro e Sinagra preferisco sempre il primo.
La Legge.