giovedì 4 giugno 2015

LE DONNE E IL BERE

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Gli scritti mattutini del vostro umile scriba, nonche' cadetto di Guascogna, hanno una loro sorta di programmazione che pero', molto spesso, viene modificata da piccoli particolari in cui mi capita di imbattermi nel mio vivere quotidiano.
Ieri sera, ad esempio, nella struttura maggiore dove opero, abbiamo programmato il cinema, un film in tedesco proiettato sul maxi schermo del palco.
Finita la Pentecoste e con le scuole da noi ancora aperte, abbiamo davanti un paio di settimane di morta.
Comunque, i ragazzi mettono il film e io esco per farmi un giretto, a piedi.
Accanto a noi c'e' un grosso albergo dove, ieri sera, un ragazzotto faceva pianobar e balli di gruppo per un plotone di tardone, alcune delle quali, probabilmente danneggiate professionalmente dalla legge Merlin.
Tutto nella norma in estate, probabilmente, dall'accento mi sembravano australiane, alcune di loro ubriache marce.
Piu' che mbriaghe direi proprio sverse come aquile.
Una donna ubriaca e' una cosa non bella da vedere, almeno a mio modesto parere.
Dicono che l'alcool abbatta i freni inibitori, a parte che a Cuba non mi pare ce ne siano molti, pero' resto dell'idea che sesso e alcool non vadano molto d'accordo.
A Cuba ero al secondo o terzo viaggio, quindi un era geologica fa, una sera dalla disco mi porto nel cuarto una poppona che gia' durante il tragitto ondeggiava pericolosamente.
Arrivata in casa la prima cosa che ha fatto e' stata di vomitare direttamente sul letto.
La seconda di “svenire” letteralmente sopra il vomito....
Dovetti chiamare la duena che mi regalo' un'occhiata tipo quella che la pattinatrice sul ghiaccio italiana, alle olimpiadi invernali di Torino, regalo' al suo partner che non l'aveva ripresa dopo un salto giocandosi cosi' la medaglia d'oro.
Oggi che ho, a mia volta, una casa de renta mi immagino la faccia che farebbe mia suegra....
A Cuba buona parte delle fanciulle bevono, e non poco, anche se occorre fare dei distinguo.
C'e' lo zoccolame che frequenta la disco e che ogni sera puo' permettersi di bere quello che vuole potendosi pagare la cerveza piuttosto che il ron, oppure scroccandolo al culo bianco di turno.
Poi ci sono le fanciulle normali.
Nel familion, oltre alla mia giovanotta ci sono altre 4/5 cugine, sono cresciute insieme e vanno, stranamente, d'accordo.
Quando sono giu' mi piace organizzare feste per tutto il familion.
Solitamente vorrei occuparmi, in solido, di tutto ma finisce poi che al mangiare ci pensano loro mentre io mi occupo del bere.
Una ragazza normale, che lavora o studia, e' difficile che possa permettersi una cerveza, normalmente.
Parlo della Cuba reale, non della chuleria che bazzica nei parchi cittadini o nelle zone centrali.
Una Bucanero costa un cuc, a Oriente, vuol dire 25 pesos, una libbra di carne.
Quindi le occasioni per bere sono poche, nello specifico un paio di volte all'anno, oltre a quando ci sono io.
Pero' in quelle feste sono capaci di trangugiare 10 e piu' cervezas a cranio, la mia fanciulla compresa.
E' un po' la teoria del cammello; “bevi oggi tutto quello che puoi perche' non saprai mai quanto e' lontana la prossima pozza d'acqua”.
Anche perche' prima di poter di nuovo gozar possono passare dei mesi.
Quello che mi chiedo e' come possano mandare giu' tutta quella birra....io dopo una lattina, che spesso non riesco a finire, sono gia' gonfio come un'otre.
Quando invece vado fuori a cena con la fanciulla, la cerveza e' una e solo una...al limite finisce la mia.
Malgrado questo non si ubriacano...al limite sono un po' in “nota” ma sempre lucide e tranquille.
E' vero che sono feste in presenza della famiglia quindi c'e' chi cuida la cosa....diversa e' la borrachera che vedo all'uscita della disco di notte.
Dopo aver bevuto di tutto vanno ancora al ranchon per finire la dose, sempre a patto che, in zona, ci sia il culo bianco di turno che prima paghi e poi...le riporti a casa.

21 commenti:

  1. Aston...la foto non si puo' guardare. Giuseppe

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    1. Ahahahahahah vero. E' la piu' brutta che ho trovato ma rende l'idea.

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  2. Santa Fè- Milco oggi sei partito "bene" con il nord- coreano..prosegui con le bellezze alticce e temo che la giornata non ci concederà un lieto fine..!
    Tornando al discorso cerveza-ron ho constatato che ultimamente il tasso di coloro che non possono più fare a meno di un traguito mattutino sono tanti, soprattutto chi ha superato i 50, la recessione degli ultimi anni ha peggiorato la cosa, i giovani poi son giovani..quella è questione di fortuna, posso educare mia figlia alle buone maniere ma se poi ha la sfortuna di incappare in una cerchia di amiche e amici dediti alla "farandula", a quel punto spero abbia la forza di tirarsene fuori.

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  3. Anche fra i giovani da noi il bere prende piede. Con una disoccupazione giovanile vicino al 50% queati non hanno una mazza da fare tutto il giorno.....

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  4. Santa Fè- La colpa è nostra, vogliamo far denaro alle loro spalle, e poco importa se vendiamo alcolici e tabacco a minorenni, loro purtroppo son fragili e noi affondiamo la lama come nel burro, questo vale per slot-machine, per le red-bull, e per tutto ciò che fa cassa e deteriora i nervi.
    Personalmente provo pena a vedere questa gioventù cosi fragile e abbandonata senza punti di riferimento, genitori e stato quasi completamente assenti.

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    1. Io so solo che mio padre dopo una settimana a casa mi portò a cercare lavoro. Altri tempi ma anche altri genitori

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  5. Comunque tutte le ragazze cubane conosciute sia le studentesse che le bandolere reggevano alla grandissima il bere..al massimo diventano allegra ma ciucche quasi mai...ricordo una tal Neovis (detta Naomi causa spiccata somiglianza alla Campbell) mandare quasi in bancarotta il bar apierto Chevere salvo poi redarguire sui danni del troppo bere una canadese che vomitava in piscina..scena da morire dal ridere...comunque io che sono 2mt per 120kg alla prima bucanero fuerte sono ko
    buona giornata, stefano

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    1. È che la birra gonfia. ...vedo i sassoni qua'in veneto....

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  6. Non ho mai capito come facciano a bere tanto! Ma in generale non riesco a concepire come fanno certe persone e bere tanta birra che a me dopo 2 lattine vado subito al bagno ad orinare e comunque al massimo riesco a bere 3 pinte ma poi sono strapieno e gonfio. Ubriacarmi di birra non ci riuscirò mai oltre al fatto che non mi piace ubriacarmi perchè divento depresso, mentre un po alticcio è più divertente...

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    1. Tieni conto che non parlo di gente abituata a bere.....bevono una volta ogni tanto...quando e' possibile e non si ubriacano...mah....

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  7. Io sono come te Milco, una cerveza non riesco a finirla, mi gonfia....mentre il ron me gusta, e anche tanto....quando è caldo caldo una bella cerveza fria è il top, a differenza del ron che non riesco a berlo...Le donne ubriache in genere sono quelle delle discoteche, bevono come spugne tanto c'è lo yuma che striscia il portafoglio al bancone....Io sono fortunatissimo, la mia novia non fuma e non beve alcolici, però ha altri difetti, è gelosa come una perra, che tra le due forse è meglio se era alcolizzata ahahahah scherzo ovviamente..

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  8. DAL BLOG IL BELLO DELL'AVANA DI ALESSANDRO ZARLATTI

    L'AMLETO CUBANO

    Tomas Milian
    Un paio di mesi fa sono stato invitato alla proiezione dell' "Amleto Cubano", un documentario sulla figura di Tomas Milian, attore cubano nato prima della Rivoluzione, che ha trovato fortuna fuori. In Italia è conosciuto prevalentemente per il personaggio popolare del "Monnezza" che ha spopolato negli anni 70/80 ma sono molti meno quelli che sanno che è stato il pupillo di registi del calibro di Antonioni, Visconti. Una proiezione ristretta alla cinemateca "Fresa y Chocolate" dalla quale mi aspettavo un percorso semplice lungo svolte note della storia dell'attore attraversando stagioni luminose di cinema internazionale. Per la verità a novembre avevo avuto il privilegio di sentire l'odore del back-stage. In occasione delle riprese, l'amico Marco Marini, grande professionista e grande anima dell'intero progetto, mi aveva invitato ad una cena con Tomas. Una tavolata piacevole all'Avana Vecchia con una decina di persone della troupe e con un Tomas un po' taciturno. Ho scambiato con lui frasi smozzicate, battute sulla Roma, scemenze. Era stanco e forse irritato come un vecchio lontano dalla sua casa.
    Quel giorno non mi fece una grande impressione. Era un monumento a se stesso, un uomo bello e poco altro. Un riferimento ininterrotto a pellicole, a nomi famosi, a pezzi dell'immaginario collettivo ma niente di maneggiabile, niente di autentico, all'apparenza. Bene, credo che fare un documentario non sia facile. Farlo bene intendo. Bisogna avere la capacità di far emergere cose importanti senza sceneggiarle, senza fabbricarle. Ecco, il documentario "L'Amleto cubano" è stato una scoperta in questo senso. Una sorpresa. Quell'anziano taciturno che avevo conosciuto mesi prima esce fuori con la forza di un leone, con la profondità evocativa delle rovine di una civiltà. Pagine alternate tra ironia e malinconia per un percorso inatteso, mai banale, mai stupido. Sincerità estrema, lealtà verso la vita, quella che auguri a te stesso il giorno che non sarà più importante votare l'anima all'apparenza. I pettegolezzi che sbiadiscono e perdono importanza, quasi disturbano un racconto che sembra un momento unico, il testamento di un uomo profondo. Esce e comanda la bellezza dei suoi vuoti di memoria, la disperazione di certi sguardi, l'irruzione di ricordi difficili come sassate che vengono da lontano. Il Monnezza lontanissimo davvero, ma anche quel tessuto pubblico cucito coi nomi di Visconti, Antonioni, di quell'attrice che per lui aveva perso la testa o di quell'altro che era antipatico davvero. Un uomo, gli spessori di un uomo, che per circostanze varie ha fatto l'attore. È proprio vero che l'arte non può essere copia della realtà. Deve riscriverla e renderla vera. Deve trovare le chiavi per smontarla e rimetterla in piedi, con nuovi piedi e nuovi orizzonti da guardare per la prima volta. Il documentario è di Rai Movie ed è già stato trasmesso in Italia. Se lo leggete in qualche palinsesto vi consiglio di non perdere l'occasione. Onore e merito a tutti coloro i quali hanno realizzato questo progetto.

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  9. Abbiamo intervistato Marco Marini (Produttore esecutivo di ISCO. Vicepresidente e fondatore) per saperne qualcosa di più.

    Ci puoi raccontare per sommi capi come nasce il progetto di questo documentario e da che nasce?

    Giuseppe Sansonna, regista del documentario, ha conosciuto Tomas in un viaggio a Miami, e da lì e nata l’idea di farlo ritornare a Cuba, all’Avana, e documentare tutto questo. Non sapendo come fare perché non conosceva L’Avana, Giuseppe si è rivolto al CSC Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, collegato con la scuola di cinema di San Antonio de los Baños. Noi come ISCO ci conoscevamo già da prima, e con Stefano abbiamo deciso di andare in fondo al progetto. I soldi erano ovviamente pochi ma sufficienti per lavorare. Tomas non ha chiesto nulla, però abbiamo pagato tutte le spese del viaggio e addirittura abbiamo dovuto cambiare per tre volte la data del volo e quindi abbiamo dovuto pagare, in pratica, tre biglietti... A me piacciono le cose difficili, e questo progetto non è stato facile da portare a termine: ero io che stavo qua all’Avana e avevo i rapporti con le istituzioni locali ma anche Stefano (Stefano Donati, il mio alter-ego della ISCO) ha fatto tanto là in Italia. Da questa esperienza, se non altro, ho capito di essere un “tipo tosto”!

    Nel corso del documentario abbiamo visto emergere molte sfaccettature del carattere di Tomas Milian merito sicuramente degli autori? Quanto c’era di voluto in questo? Quanto è emerso spontaneamente?

    Tutto! Tomas non è un personaggio che puoi gestire dicendo quello che deve fare, ha litigato con grandissimi registi; se non lo convince qualcosa, non la fa. E’ un Pesci e come tutti i Pesci è duplice: può essere un santo o un diavolo, non può essere nel mezzo, e lo dimostra la sua vita, che non gli ha lasciato la possibilità di fare mai compromessi. Lui – Tomas – dice che è sempre, allo stesso tempo, un bandito e un santo. Non è un personaggio rude quando recita, lui è il personaggio che recita, ha mille facce, quelle che gli impone il personaggio. Nella vita quotidiana è una persona molto naturale ed istintiva. Riguardo al documentario, è stato lui a dare indicazioni sulle location e a partire da questo abbiamo deciso un itinerario preordinato. Prima non c’era nulla di stabilito, il bello è questo: Si vede lo scenario di una Avana molto tenera, che corrisponde a Tomas e al suo personaggio di un’intera carriera.

    Ci puoi raccontare qualche aneddoto relativo al periodo di riprese con Tomas all’Avana?

    Tutto è stato un aneddoto... la cosa più sorprendente è stata la scena con il bambino che si vede verso la metà del documentario. Da ragazzino Tomas voleva fare l’attore proprio come quel bambino che ha incontrato al cinema Riviera. Senza che noi lo sapessimo, si stava svolgendo una specie di attività competitiva tra bambini e la casualità ha voluto che proprio quel bambino, anche fisicamente somigliante al giovane Tomas, sia uscito ed abbia interagito con lui in quel modo tanto significativo. Al termine di quelle riprese è stato lo stesso Tomas a dirmi di assere emozionato per aver rivisto se stesso...

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  10. Tu hai avuto senz’altro una frequentazione di Tomas per tutta la durata del soggiorno. Ci sono aspetti del suo carattere che non hanno trovato spazio nel documentario?

    È difficile da dire... mi sembra che il documentario sia abbastanza esauriente, non appare molto quanto Tomas possa essere provocatore, a volte persino fastidioso, non appare molto ma si vede e lui stesso lo dichiara. Penso che sia una persona che ha molta paura, forse una persona non sicura di sè. Sembra essersi fatto trascinare dagli eventi: non era mai partito per rivivere il passato, nessun piano prestabilito, si è affidato alla vita e a ciò che essa gli riservava. Solo una volta ha detto a Giuseppe, di punto in bianco: “Voglio andare all’Avana” e da lì è partito tutto. Per altro verso è arrivato all’Avana solo con due camicie nello zainetto che non lasciava mai, con un dollaro dentro il portafoglio e sempre diceva: “Però stasera offro io...”. Non aveva nemmeno una carta di credito. Questo è Tomas.


    Oggi ci puoi dire che uomo hai conosciuto?

    Marco Marini
    Uno uomo che mi piace molto. Ho avuto il piacere di stargli accanto come amico e posso dire con certezza che ci siamo scambiati molto, soprattutto a livello di sentimenti ed emozioni, è un uomo ben diverso da quello che esce dai suoi film e credo che il documentario gli abbia reso merito. Fino al suo sbarco all’Avana non ci eravamo mai visti, avevamo solo parlato per telefono, ma ore e ore. Ne era nata un’amicizia telefonica molto carina, si parlava di tutto. La prima telefonata è durata 2 ore e mezza, senza conoscerci, alla fine lui mi dice: “Marco, sto piangendo, sono commosso per quello che mi stai dicendo”. Sono stati momenti di grande intimità, emozione.

    Durante la presentazione ci parlavi di un progetto di fiction sull’onda di questo documentario. Ce ne puoi parlare?

    Sì, vogliamo fare una proposta. Vorrei fare un secondo capitolo di Cuban Hamlet. E’ un personaggio dalla personalità molto complessa, doppia, difficile, e lo testimonia la vicenda del padre che credo sia stata ben raccontata nel documentario. L’idea è quella di fare un cofanetto con due dvd che includano anche il Making-off e la versione in diverse lingue da lui stesso doppiate.
    Lasciami ringraziare chi ha fatto in modo che questo progetto andasse in porto: primo fra tutti il Consigliere dell’Ambasciata italiana a Cuba Pietro De Martin che è andato in prima persona a Miami per incontrare Tomas e convincerlo. Poi ci sono gli sponsor: la compagnia aerea Blu Panorama e poi la Rai che ha finanziato parte del lavoro e il 16 e il 17 dicembre 2014 lo ha mandato in onda su Rai Movie. Vorrei aggiungere che il titolo dell’opera è stato scelto proprio da Tomas, evocativo delle sue suggestioni attoriali giovanili, di James Dean e dei suoi miti di allora.

    Marco ci puoi dire cos’è per te L’Avana?

    È un luogo dove ho trovato il modo di rigenerarmi, dove ho ricominciato, mi ha letteralmente rimesso al mondo. Per me L’Avana è stata tutto questo, e il merito è delle persone che trovo qui. L’Avana ha dato senso alla mia vita precedente, maggior senso.

    ALESSANDRO NON TI HO CHIESTO IL PERMESSO DI POSTARLO MA PENSO TU NON NE ABBIA A MALE
    UN ABBRACCIO E CI VEDREMO PRESTO A LA HABANA

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  11. Santa Fè- Ciao Milco, scusa la richiesta fuori tema, un mio conoscente trentenne vorrebbe tentare una strada alternativa alle solite, è un architetto con laurea specialistica a cui manca l'esame di stato, che tu sappia può ugualmente lavorare per qualche Agenzia? (per esempio immobiliare o che si occupa di ristrutturazioni) La sua grande passione è la pittura ma ovviamente da quello solamente sarà difficile campare, perlomeno inizialmente. Se hai, o avete, qualche consiglio da dargli per poter partire con il piede giusto siamo qui.

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    1. Non ne ho idea di sicuro di architetti ce ne sono oramai a bizzeffe e da pittore muore di fame....
      Credo, a naso direi di si....chi lavora nel mondo immobiliare non credo abbia chissa' quale titolo di studio....

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  12. E vedere alla playa quei cubani con la bottiglia di Ron,al pomeriggio carichi e poi rivederli la sera l ora del rientro che strisciano verso casa,che comiche.mah.....Paolino.

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  13. Vanno al mare una volta l'anno e....si ubriacano...mah...
    Paolino sul post di domani vorrei poi un commento di May.

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  14. se mi permettete aggiungo che a Santiago quando entri alla disco e guardi sui tavoli dopo un paio di orette..beh non vedi altro che lattine di kristall in quantità industriale...(vuote ovviamente) e come dice Milco non sò dove cavolo la mettono...però l'importante è berne di continuo come fosse ossigeno vitale...altro che Oktoberfest..sarebbe una bella gara.
    Personalmente dopo un pò la birra mi esce anche dalle orecchie, ma loro sono da guinnes....una dopo l'altra fino a cadere stesi....e condivido il pensiero di Milco..una donna ubriaca, come un uomo del resto, diventa ridicola e volgare e tutto il fascino scivola sotto "el tacon.."

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  15. Anche perche' dopo un po' perdi anche il gusto della birra.....

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