giovedì 30 luglio 2015

SURROGATI

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La notizia e' di un paio di giorni fa.
Al Summer Village, la “fiesta” latina al Lingotto di Torino, un italiano di 42 anni e' stato ferito al collo da una coltellata.
Il tutto a seguito di una rissa allo stand cubano, rissa che ha coinvolto una quindicina di persone e per la quale e' stato arrestato un cubano di 44 anni che, pare, sia il tizio che ha vibrato la coltellata.
Il cubano e' stato arrestato dai carabinieri.
Erano da poco passate le 3 di notte.
Non e' la prima volta che a queste “feste” latine succedono cose simili, lo scorso anno, sempre al Lingotto ci scappo' il morto, un peruviano a seguito di una rissa fra connazionali.
Alla faccia di chi sostiene che i peruviani...non creano mai problemi...
In questi anni, in modo molto occasionale, ho frequentato queste “feste”, ricavandone immancabilmente una sensazione di immensa tristezza.
Dico questo col massimo rispetto per le fanciulle che lavorano negli stand e che, per un orario infinito, portano a casa 30/40 euro al giorno.
Ho passato serate con carissimi amici e conoscenti, abbiamo scelto quel tipo di soluzione nella pia illusione di ritrovarci a vivere almeno un surrogato della nostra amata isola.
In realta' queste feste, opinione personale, fanno abbastanza cagare.
Mi hanno parlato bene del forum di Assago ma non ci sono mai stato, anni fa, a Roma, passai una serata alle Capannelle con tanto di concerto del Califfo senza, neanche in quel caso, ricavarne una grande impressione.
I primi anni venivano cantanti e gruppi importanti, ora, probabilmente, per motivi di budget, neanche piu' quelli.
Si mangia malissimo, la solita grigliata grassa e unta, si spende la stessa cifra che pagheremo in un buon ristorante, per passare la serata a scacciare le zanzare.
Tolto chi ci lavora e le famiglie miste, anche loro alla ricerca di un minimo di cubania, sono luoghi frequentati dalla peggiore chuleria mai sbarcata da questo lato del bloqueo.
Fanciulle, danneggiate dalla legge Merlin, che a diverso titolo continuano anche da noi la pratica del piu' antico mestiere del mondo.
Delinquentelli di bassa risma che danno vita ad episodi come quello dell'altro giorno, magari a seguito di abbondanti bevute.
Non so sia una cosa che ho notato solo io, ma negli episodi di cronaca nera pubblicati dagli organi di informazione, vedo sempre piu' il coinvolgimento di cubani.
Dai fatti di Lignano in poi.
Un tempo non era cosi', era molto difficile, mi dicevano anche amici che ho nelle forze dell'ordine, vedere cubani coinvolti in fatti al di fuori della legge, oggi mi pare che le situazione sia cambiata.
Visto che per la maggioranza di quelli sbarcati in questo paese (non tutti...lo ricordo sempre...) di lavorare non se ne parla, se manca lo sponsor istituzionale, diventa, per poter vivere, indispensabile trovare un modo di tirare su del denaro.
Quindi li vediamo coinvolti in furti, omicidi, truffe e raggiri vari.
Probabilmente la percentuale, rispetto ad altri gruppi etnici, e' ancora inferiore ma oramai non si puo' piu' affermare che i cubani che vivono in Italia siano un'altra cosa.
Non ho mai amato i surrogati, ricordo che nei due anni in cui suonai come dj in un locale latino, facevamo del nostro meglio per creare un clima caraibico nel locale.
Poi, alle 4 del mattino, rientravo a casa nel freddo, nelle brume e nella nebbia classiche di questa parte del nostro paese, nel periodo invernale.
Cuba e' Cuba solo a Cuba.
Cercare di ricrearla, anche solo parzialmente, in altre parti del mondo e' un esercizio destinato a fallire sul nascere.
Per la stessa ragione posso tranquillamente affermare che, se la maggiore delle Antille, a causa o grazie al nuovo corso, si incamminasse a diventare un qualcosa di differente dal luogo tanto amato, non cercherei lo stesso clima, lo stesso ambiente in una S.Domingo qualunque.
Meglio un cambio di 360 gradi, cercando situazioni diverse sotto ogni punto di vista.

22 commenti:

  1. QUESTO E' UN'UOMO!

    Oggi ho comunicato al Presidente Carlo Magri la decisione di rimettere il mio mandato di Commissario Tecnico della Squadra Nazionale di pallavolo nelle mani Sue e del Consiglio Federale.
    Il clima generatosi intorno alla squadra, in relazione al provvedimento disciplinare nei confronti di quattro atleti da me deciso in occasione della Final Six di World League a Rio de Janeiro, mi ha reso consapevole di non sentire più quella fiducia completa nel mio operato che sempre ho sentito e che è condizione necessaria per poter svolgere questo straordinario compito.
    Il dolore di rinunciare al mio ruolo di CT a un mese dell’obiettivo verso il quale tutto il mio lavoro era stato indirizzato nel quadriennio olimpico, non è negoziabile rispetto alla difesa di valori che ritengo fondamentali quali il rispetto delle regole e della maglia azzurra. Valori che ritengo altresì fondamentali nella mia visione di sport.
    La commovente risposta della squadra successiva alla mia decisione (la vittoria contro la Serbia e, ancora di più, la coraggiosa sconfitta contro la Polonia campione del mondo) mi restituisce la certezza che sui valori tutto si fonda.
    Tengo tuttavia, amaramente, questa certezza solo per me, ringraziando di cuore i 13 protagonisti di quelle due partite, perché il coro di chi ha letto nella mia decisione incapacità di gestione, inadeguatezza al ruolo, danno economico o addirittura causa scatenante di una brutta immagine per il nostro movimento mi fa pensare che il rispetto delle regole sia diventato merce negoziabile davvero. Se così è il mio passo indietro è dovuto, perché non è e non può essere questo il mio modo di intendere lo sport e fare il Commissario Tecnico.
    Ringrazio tutti coloro che hanno lavorato con me in questi anni, atleti e membri dello staff, perché tutti mi hanno insegnato delle cose. Un pensiero particolare va ai 30 atleti che in questi quattro anni e poco più hanno esordito con la maglia azzurra. È un record di cui vado molto fiero perché regalare questa gioia non ha davvero prezzo.
    Ringrazio tutti gli staff delle Squadre Nazionali giovanili e in particolare Mario Barbiero, motore inesauribile della nostra pallavolo maschile giovanile. Fin dal primo minuto ho voluto dimostrare come la nazionale Seniores fosse parte di un progetto comune che incomincia a quattordici anni con i Regional Days. Le nostre squadre giovanili stanno da qualche tempo brillando in Europa e nel mondo e considero questo fatto, insieme alla riforma dell’Under 13, un’ulteriore medaglia di cui andare fiero.
    Ringrazio il Presidente Magri per aver realizzato, il 17 dicembre del 2010, il mio più gigantesco sogno di bambino. Sono passati da quel giorno anni, medaglie, vittorie, sconfitte. 134 volte ho sentito suonare l’inno di Mameli con il cuore che scoppiava di orgoglio e di rispetto per quella bandiera distesa davanti a me.
    Tengo tutti questi ricordi ma ne scelgo uno: la fotografia scattata sul podio olimpico di Londra. L’onore più grande che potesse immaginare un ragazzo che aveva incominciato ad allenare in un oratorio della sua città.
    Ho un ultimo desiderio che devo soprattutto ai miei figli Francesco e Beatrice: vorrei spiegare loro che il nuovo modo di comunicare fondato sulle opinioni espresse sulle pubbliche piazze virtuali dei social network, ha fatto sì che siano state di me scritte cose che spero loro non leggeranno mai. Dietro ai ruoli ci sono persone e il principio del rispetto della persona dovrebbe guidare anche questo nuovo modo di comunicare. Mi piacerebbe che Francesco e Beatrice crescessero con l’idea che rispettare le regole e le persone è talmente bello da essere rilassante. Mi piacerebbe che andassero orgogliosi del fatto che il loro papà, partendo dal nulla, abbia avuto l’onore infinito di rappresentare il nostro Paese. Mi piacerebbe fossero orgogliosi del fatto che, al di là di 7 medaglie vinte, il loro papà possa essere ricordato per averlo fatto sempre e comunque con onestà. Con fatica, con onestà e con la schiena dritta.

    Mauro

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    1. Grande uomo Mauro che non ha accettato le bizze delle prime donne ... la federazione volley ha fatto una gran figura di xerda.
      Secondo me non si qualificano per Rio

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  2. Ho frequentato la festa latina di Milano i primi anni e sto parlando dei primi 2000 era una bella festa dove in certi posti su mangiava pure bene col passare degli anni si è smerdata semp te e do più arrivando a costare uno sproposito tipo 20 euro ingresso e 8 dico 8 euro a mojito.ora so che non la fanno più mi viene da dire grazie al .....per passare una serata per me che venivo da fuori non ti bastavano 100 euro soprattutto se è una di quelle sere in cui si ha la gola secca.dado


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    1. Forse e dico forse, agli inizi era un'altra cosa, diversi erano anche gli imprenditori che si cimentavano nel business.
      Ora mi pare che siano rimasti solo 4 cazzari.
      Se devo scegliere, meglio ma molto meglio la sagra del peperone a Carmagnola.
      Magari ascolti il liscio ma mangi da Dio....

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    2. Confermo il post di Dado...l' ultima volta che ho avuto la sciagurata idea di passare una serata al Forum credo fosse il 2000/2001...naaa tristezza immane!

      eee non dimentichiamo il costo del parcheggio...claramente incustodito eee dell' autan...jajaja...

      Probabilmente su questo forum ci siam proprio trovati...perché mas o meno pare proprio che la vediamo allo stesso modo...

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    3. Assago, 26 marzo 2015 - Chiude la creatura di «Pepe» Fabiani: addio al Festival Latinoamericando. Da quest’anno non riaprirà più la «porta do sol» che aveva caratterizzato l’estate milanese per anni, dando vita a una sorta di gemellaggio musicale e culturale fra Milano e l’America Latina. Oltrepassando quel portone, come d’incanto si lasciava Milano e si sbarcava in America Latina. L’edizione in programma per quest’estate avrebbe dovuto essere la venticinquesima, quella di Expo, a cui la kermesse da anni si era legata, assumendo la denominazione di Latinoamericando Expo.

      La motivazione ufficiale dell’addio è che Franca De Gaspari, direttore generale del festival, ha deciso di dedicarsi completamente al suo incarico di ambasciatrice «Women for Expo». «Seguire sia l’impegno preso con Expo che il festival Latinoamericando poteva risultare molto gravoso e avremmo rischiato di non lavorare bene, per questo ho preferito dedicarmi solo ad Expo». Ma le voci sulla chiusura definitiva del Festival Latinoamericando circolavano da alcune settimane e fra i motivi ci sarebbe anche la crisi economica. Nell’area Festival si disputeranno altre due manifestazioni. La prima fra giugno e luglio, nei fine settimana. Con il titolo “Assago Summer Arena”, ha in programma una serie di concerti all’aperto. La seconda è il “Milano Latin Festival”, gestito da una nuova società, la Faro Srl, prevista dal 13 agosto al 27 settembre. «Siamo stati lieti di ospitare per tanti anni il festival latinoamericano – commenta il sindaco di Assago Graziano Musella –: un triste addio. Però sarà sostituito da queste due manifestazione che terranno compagnia ai milanesi per tutta l’estate».

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    4. Anche a Torino altre feste latine sono saltate in aria tipo alla Pellerina

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    5. Freccia oggi è molto meglio una bella sagra paesana....

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  3. Nonostante le bellezze dell'isola, l'industria del turismo è in crisi. Diversi i punti deboli: costi elevati per l'elettricità e per costruire, un elevato costo del lavoro dovuto anche alle gratifiche obbligatorie per i lavoratori dell'industria del turismo. La bolletta elettrica di Porto Rico è una delle più alte degli Stati Uniti a causa della dipendenza dell'isola dal petrolio importato e dunque dalla fluttuazione del prezzo del greggio. Infine il macigno del debito pubblico, che potrebbe essere ripianato con nuove tasse a carico del settore turistico.
    La crisi del settore appare evidente anche dal numero degli arrivi: da 20 anni è stabile sui 3,2 milioni annui, mentre sia Cuba che la Repubblica Dominicana hanno visto crescere i flussi turistici. Più che raddoppiati gli arrivi annui a Santo Domingo (5,1 milioni), triplicati fino a 3 milioni all'anno per Cuba, che quest'anno, forse complice anche il disgelo con Washington, ha visto crescere la domanda di un ulteriore 15%.
    Diverse aziende turistiche, come AmResorts, hanno scelto 4 o 5 anni fa di non investire più a Porto Rico a causa degli alti costi del lavoro e dell'elevato prezzo medio delle camere. Il costo totale per creare una stanza a Porto Rico è del 30% più alto rispetto ai costi che AMResort sostiene in altre parti dei Caraibi. Nell'isola i datori di lavoro sono anche obbligati a pagare ai lavoratori degli extra obbligatori per il Natale fino ad un massimo di 600 dollari, mentre non possono chiedere agli addetti di lavorare dividendo l'orario giornaliero in due o più parti, un tipo di flessbilità molto richiesta nel settore della ristorazione e del turismo. Secondo un report del Fondo Monetario Internazionale le norme sul lavoro dell'isola sono il principale ostacolo allo sviluppo economico dell'isola.
    Il problema è anche la competitività rispetto agli ingombranti vicini che in quanto a spiagge e a bellezze naturali non hanno nulla da invidiare a Porto Rico. In base alle leggi federali americane il costo del lavoro a Porto Rico è di 7,25 dollari all'ora (290 dollari a settimana) mentre un lavoratore della Repubblica Dominicana viene pagato 60 dollari a settimana. A Cuba addirittura si arriva a 4 dollari all'ora.
    La crisi del settore si legge anche sull'incidenza dell'industria turistica sul Prodotto interno lordo: il turismo a Porto Rico oggi vale circa il 6% del Pil (ma il governo dell'isola punta a portarlo almeno all'8%). Molto diverse le percentuali negli altri Paesi caraibici: in Giamaica il turismo vale il 27% del Pil, nella Repubblica Domenicana il 16%.
    I dati della Banca Mondiale sono ancora più eloquenti: negli anni '70 Porto Rico aveva 9mila stanze di hotel, la Giamaica 6mila e 600 e la Repubblica Dominicana 1600. Oggi Santo Domingo conta circa 60mila stanze d'hotel, la Giamaica 20mila mentre Porto Rico 15mila.
    Tuttavia qualche segnale di speranza c'è: la campagna di promozione turistica lanciata nel 2013 che descriveva Porto Rico come "La All-Star Island" ha mostrato qualche segno di successo e la Puerto Rico Tourism Company sta cercando di reagire con un piano per la costruzione di 5mila nuove stanze di hotel. Anche importanti Hedge Fund hanno deciso di investire nell'isola. Crescono anche i visitatori che scendono dalle navi da crociera: nell'ultimo anno sono stati 1,5 milioni, in crescita dagli 1,2 milioni dell'anno precedente.

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  4. EL LOCO Anche io ci andavo alcuni anni fa,oggi evito per tante ragioni

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  5. Io evito semplicemente perche' non mi diverto e riesco pure a mangiare male.

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  6. Ora ha chiuso la festa al forum di Assago e hanno fatto un surrogato del surrogato aprendone un brutta copia a Malpensa fiere nella città di Busto Arsizio,al forum di Assago i primi tempi un minimo di aria latina si respirava poi è andata via via scadendo(frequentazioni peraltro pessime e risse all'ordine del giorno),Busto onestamente di latino ha zero,manco ci sono,per ragioni di budget,cantanti famosi,se basta x riprodurre Cuba e Brazil quattro bancarelle e due stand.....sono manifestazioni che francamente mettono ancora più tristezza e nostalgia se conosci quei posti,sui peruiani senza generalizzare per carità dico che sono almeno qui quasi sempre di storie di risse e accoltellamenti..altro che non dare problemi..cubani e cubane a ruota..se perdono il benefattore di turno scrupoli se ne fanno pochi..mi permetto di dire che forse da Cuba a qui mediamente lo Yuma non porta la creme de la creme..e non è che uno diventa santo per il cambio d'aria...ciao Milco
    stefano

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  7. Di benefattori in giro se ne trovano sempre meno....

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  8. Off topic.
    Ieri a cannes davanti al hotel carlton ho visto 10 delle molte auto che il re arabo ha voluto portarsi dietro. Tra queste spiccava una mclaren placcata di platino. Porca paletta, che mondo. La mia cubanita non riesce a capire. E nemmeno io.

    Simone

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  9. Risposte
    1. Senza andare in Arabia a cercare il petrolio ho sentito a che prezzo l'industria italiana di cementi appartenente alla stessa famiglia bergamasca ha venduto ai tedeschi,altro che McLaren placcate platino e oro,e questa gente non si sa neanche chi siano e di sicuro non vanno in giro con la corte di supercar e bodyguards a fare gli sboroni. Pablo

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    2. Fare lo sborone o meno è una questione di cultura e tradizioni. A Giaveno (Giaveno non porto Cervo) conosco gente a cui non daresti ina lira eppure hanno capitali immensi da generazioni

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  10. Agli inizi del 2000 a Roma c'era il Fiesta, come a Milano il Latino americando, ricordo che anche Adalberto in una nota canzone citava questi eventi. Nonostante fossero già dei surrogati, al Fiesta ho potuto ascoltare gruppi storici: NG La Banda, Issac Delgado e una volta ci sono stato con la negrita a vedere Los Van Van. Sembra che questi gruppi in Italia non ci vengano più tanto spesso, sono cambiati i gusti, e con il passare delle mode la situazione, a mio avviso, è peggiorata oltre che dal punto di vista musicale anche per l'ambiente che si incontra che poco ha a che vedere con il folclore cubano. P68

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  11. Questi vanno dove pagano bene quindi non più da noi

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  12. Una delle cose più belle del lavoro che faccio è la possibilità che mi viene offerta di interagire con le eccellenze dello sport del nostro Paese. Nell'ultimo anno ho avuto l'onore e il piacere di parlare e di confrontare le mie idee sul tema della squadra a Coverciano, l'università del calcio, al convegno ATLETICAmente della Federazione di Atletica Leggera, alla coach convention di Baseball e Softball e, ieri sera, al raduno della Squadra Nazionale di ciclismo in occasione dell'esordio da CT dello straordinario Davide Cassani. La bellezza e la ricchezza di queste contaminazioni ha un valore inestimabile. Credo che in un mondo che ci insegna quotidianamente a diffidare, a considerare minaccioso o pericoloso tutto ciò che è diverso da noi, questa sia un'altra grande lezione che lo sport mette a disposizione. Guardare le cose da una angolazione diversa e lasciarsi contaminare: due presupposti per crescere, migliorare e guardare al futuro con curiosità. Nessun continente sarebbe mai stato scoperto senza il coraggio di perdere di vista la spiaggia o il porto da cui si era partiti.
    da mauro.berruto 28 febbraio 2014 21.48

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  13. Se i ciclisti di Genova giocano così Zenga non mangia neanche i funghi....

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