giovedì 20 agosto 2015

MAGARI ANDRA' COSI'



L'altro giorno, al telefono, parlavo con un'amico del Vascello, il gruppo whatsapp del blog (chi vuol farne parte mi contatti orienteavana@libero.it), appena rientrato da Cuba.
Si commentavano i nuovi eventi che stanno attraversando l'isola, il nuovo corso con gli Usa e tutto cio' che, ipoteticamente, potra' accadere nel futuro prossimo.
Alla fine ci siamo trovati d'accordo sul fatto che non sbarcheranno i marziani, che i cosacchi, come temeva Montanelli, non abbevereranno i loro cavalli nella fontana di Trevi.
Simone di Cubacenter, l'agenzia di viaggi di riferimento del blog, mi racconta che c'e' stato un forte incremento di turismo verso Cuba da parte di chi non l'ha mai visitata.
Tutti, gli dicono, che vogliono visitarla ora, prima che arrivino gli statunitensi a cambiare ogni prospettiva.
Ho avuto la fortuna di poter girare un bel po' di mondo per lavoro, ho conosciuto molti americani.
Tanti hanno l'erronea convinzione che quel paese sia popolato unicamente da milionari, non e' cosi'.
Certo esiste un turismo d'elite ma quello, dopo un primo viaggio a Cuba, nei migliori hotel esistenti, deluso dalla qualita' del servizio, riprendera' a frequentare le lussuose location abituali delle Bahamas, Barbados, S.Lucia e Cayman.
Alcuni andranno ad investire, se sara' loro consentito, cercando di migliorare il servizio turistico e di portarlo ai livelli dei paesi che ho appena citato.
Mettiamoci pero' bene in testa una cosa; la maggior parte degli statunitensi e' gente come noi, con 4 soldi nel borsillo e molta attenzione a spenderli, se e' il caso, nel migliore dei modi.
Ricordo sempre che a Cuba, lo straniero non residente puo' intestarsi a suo nome una amata cippa.
Certo la vicinanza geografica ha il suo valore, ma non tutti gli statunitensi vivono a Miami, se parti da Anchorage le tue brave ore di volo te le devi fare.
Prendiamo come riferimento i canadesi.
I sudditi della foglia d'acero sono, di gran lunga, gli stranieri piu' presenti nell'isola.
Alcuni, come noi, sono gente di calle ma la stragrande maggioranza la si puo' trovare nei villaggi turistici della costa.
Il reddito medio del canadese e' superiore a quello dello statunitense, eppure mi pare che a Cuba non abbiano fatto sfaceli.
Conviviamo pacificamente con loro da lustri.
Fra loro si possono trovare persone facoltose, pensionati con un passato da paisa' e pezzealculo, questi ultimi in gran parte francofoni.
Certo i canadesi sono meno degli statunitensi, pero' non hanno di certo stravolto il tessuto sociale cubano.
Alla fine la stragrande maggioranza degli Yankee e dei Confederati che arriveranno faranno esattamente come abbiamo fatto noi.
Si troveranno il loro angolino preferito, cercheranno una femmina adeguata alle loro necessita', compreranno la loro brava casettina, se sono in pensione, si trasferiranno a Cuba altrimenti ci verranno ogni volta che potranno.
Magari vedremo spuntare qualche Mc. Donalds ma la cosa non mi creera' certo problemi.
Dopo aver visto, nei rapiditos attuali, i panini di plastica e gli spaghetti nel bicchiere...peggio non potra' certo andare.
I cubanoamericani faranno un po' piu' gli sboroni del solito, ma alla fine, anche loro, si adegueranno all'andazzo.
Aiuteranno cio' che resta della propria famiglia, andranno a rivedere i loro luoghi d'infanzia e magari si ricompreranno la casa dove sono nati.
Cuba vedra' piu' turismo, arriveranno piu' voli, sbarcheranno traghetti, le aziende americane organizzeranno voli premio per i loro dipendenti e nei supermercati troveremo uno zuccheratissimo succo di mirtillo in bottiglie da 5 litri.
Al cubano delle riforme politiche e del pluripartitismo non fotte nulla, l'importante e' che entrino un po' piu' di soldi e che la gozadera borrachosa sia sempre assicurata.
Noi continueremo a fare la nostra vita, chi avra' visto la gnocca solo a Cuba continuera' a vederla solo la', chi chedera' due cannucce per una sola tucola proseguira' su questa strada, chi sara' convinto di aver trovato la sola santa del Caribe vivra' felice con la sua convinzione.

P.S. Baby K.....fa un sangue...ma un sangue....

26 commenti:

  1. DAL BLOG DI REPUBBLICA PULICICLONE

    Io ero il genio, il talento, la fantasia. Io ero il mago, la pulce, il prodigio. Io ero l’ingegno, l’estro, il fenomeno. Io ero il capriccio, il miracolo, il sogno. Io ero l’Erede. Ora non più. Ora per tutti sono un pecho frío. Un cuore freddo. Sono senz’anima.
    Adesso sono uno che camminava per il campo. Sono l’indolente, lo svogliato, il pigro. Sono il fannullone, il viziato, l’oltraggio al popolo. Sono l’inerte, l’apatico, l’ignavo dello Stato. Sono quello che non canta l’inno. Sono il disertore, il renitente, sono contumace. Se l’Argentina vince, l’Argentina non è solo Messi. Se l’Argentina perde, io sono la bandiera del disastro. Il calcio non ha equilibrio. O sono iddio o sono il diavolo. La passione è una condanna. Questa maglia è una condanna. Spunta sempre qualcuno con il dito alzato, a rimproverarmi per non aver segnato neppure uno dei sei gol fatti al Paraguay. A Carlos Reutemann dicevano che non rischiava, che era prudente, aveva paura. Ma se hai paura non ti chiama la Ferrari, non arrivi 45 volte fra i primi tre in un gran premio di Formula uno, e non ne vinci dodici. La verità è che a Reutemann rimproveravano di non essere Fangio. E di Juan Del Potro non dicono forse che gli manchi il fuoco dentro? Eppure, se dentro il fuoco non ce l’hai, non vinci diciotto tornei, tra cui di fila i primi quattro che ti capita di giocare; non diventi il quarto tennista del mondo nell’era in cui ci sono Djokovic Federer e Nadal, non batti Federer in una finale di New York. Anche per lui, uguale, gli rimproverano di non essere Vilas. L'Argentina è la terra dove le cose migliori sono già passate.
    Ora l’ha detto anche Diego. Il Mito. L’Eroe. Il Totem. Dice che vado trattato come gli altri. Ma Diego sbaglia. Sbaglia perché crede ch’io voglia essere speciale. Mi confonde con se stesso. Quello che Diego chiede al mondo, al mondo lo sto chiedendo anch’io. Essere considerato uguale agli altri, essere uno degli undici. Come dice Menotti, una sinfonia non si fa solo con un bel pianoforte. Servono i violini e i fiati. Ma il calcio è perverso. Ho vinto la Liga, la Coppa, la Champions. Potevo andare al mare con Antonella e con il bimbo. Iniesta è al mare. Busquets è al mare. Piqué è al mare. Suarez è al mare. Io invece sono venuto a giocare la Coppa America......

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  2. ......Per sentirmi dare dello svedese. Immagino che per Diego sia un insulto. Ha frullato un luogo comune e me l’ha tirato addosso. Non sa che gli svedesi io li ho conosciuti. Li ho visti sparire dal campo nelle sere che contano, come capita a tutti. Agli italiani, agli spagnoli, agli inglesi. Ma li ho visti anche combattere, sputare e friggere: come capita a tutti. Sempre che sudore e impeto siano davvero indispensabili a un trionfo, o non siano forse la sua scenografia più facile. La fatica è una narrazione. Una delle tante possibili. Ho visto svedesi vincere senza scomporsi il ciuffo di un capello. Davano l’impressione di poter ricominciare a giocare un’altra partita dopo averne appena dominata una. L’aggressività è solo un titolo che paga dividendi. Se non avessi giocato alla Messi, non avremmo passato il girone al Mondiale. Se non avessi giocato alla Messi, per il Mondiale neppure ci saremmo qualificati. Io, il pecho frío.
    Il pecho frío a undici anni aveva imparato a farsi le iniezioni da solo, il dolore della siringa certe sere lo sento ancora. Non si può essere un coniglio bagnato se da bambino ti ficchi un ago grosso così sotto la pelle perché speri di diventare grande, di non restare incastrato dentro un corpo che comincia a starti stretto. Il pecho frío a undici anni è partito per l’altra parte del mondo, l’Europa, mettendosi sulle spalle il peso e il futuro della famiglia intera. Il pecho frío un giorno ha detto no grazie mi dispiace alla Spagna e alla sua maglia, al Paese che gli aveva dato tutto, la salute, la gloria, il denaro. Il pecho frío ha scelto di rappresentare la terra che non gli ha dato niente, accettando di giocare ogni partita da quindici anni sotto una cappa, l'ombra pesante del miglior giocatore della storia sopra la testa. L’Argentina pretende da me la perfezione, l’infallibilità, l’eccellenza. L’Argentina pretende da un suo piccolo figlio tutto quello che da se stessa non esige. Non è Leo Messi che volete vedere in campo. Voi volete l’impossibile, volete il Messi con cui giocate alla playstation, voi volete una finzione. Sognate di riportare in vita un ricordo, un pezzo della vostra memoria parziale, quella che oggi dimentica i giorni in cui finanche a Maradona rinfacciavate le stesse cose: bravino, sì, ma cos’ha vinto? Trattatemi come gli altri, allora, vi scongiuro. E se non volete ascoltare me, ascoltate il vostro Diego.

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    1. Io non credo vogliano il Messi della play station...vogliono qualcosa di forse ancora più impossibile , vogliono che Messi sia Diego, sia l'uomo che vinceva da solo un mondiale con Batista, Pumpido, Ruggeri...che sfatto dalla coca portava in finale sua squadra in quello successivo e dava dei figli di p. in mondovisione a chi fiachiava inno, che ai mondiali Usa dopo un goal gridava al mondo sono tornato...ma Messi non sarà mai Diego.....poi anche la storia di Leo ai mondiali e in coppa America sarebbe cambiato se Higuain , cagasotto vero, non si fosse in entrambe le competizioni mangiato goal clamorosi...ma questa è altra storia. ..pecho frio non è ma non è Diego e io sono certo che al di là dei miliardi che ha Leo lo sappia e ne soffra
      stefano

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    2. A 11 anni lascio' l'Argentina, ci gioca piu' per un obbligo che per altro, in realta' si sente catalano...
      Diego era ed e' L'Argentina.

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  3. Bisognerà vedere se non ci saranno cambi politici. Giuseppe

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  4. Ciao. D accordo con Milco sui camvi politici.
    E vedrete che gli americani, conosciuto il bendidio che dopotutto c e' a Cuba, verranno a piu' miti consigli con le loro aspettative circa i servizi.

    Alessandro.

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  5. Chissa' perche' a me e' venuta in mente la stessa cosa...

    Ale.

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  6. Il problema degli americani è che pretendono di cambiare la mentalità della gente dei Paesi in cui vanno in massa e per la maggior parte dei casi ci riescono pure perché sono i dollari che comandano. Un esempio e'la lingua il cibo la cultura,non sono mai loro che si adeguano ma sono gli altri,a casa loro ,che si devono adeguare. Anche se sono spesso bonaccioni e socievoli hanno questa arroganza da colonizzatori nel DNA e la peggio cosa è che dove passano loro portano omologazione e consumismo. Speriamo che questo processo se mai dovesse avvenire,per Cuba sia il più lento e indolore possibile. Pablo

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  7. Io sono assolutamente d'accordo con te sull'analisi che avrà l'impatto del turismo Usa nell'isla, a differenza dei media che prospettano un malecon pieno di americani in camicia hawaiana (pezzi scritti da gente che di Cuba conosce al massimo un all inclusive di varadero), io credo che gli impatti saranno villaggi più pieni (e se non cambiano modo di fare dopo avergli dato il benvenuto gli diranno pure adios...) e i pochi gringos callejeri si troveranno il loro posto speciale e stop...quello che spaventa me non sono i made in Usa persone fisiche ma gli investimenti che trasformeranno Cuba..i panini del Mac sono assolutamente meglio di quelli plastificati del rapido ma anche quelli fanno atmosfera o alma de cuba e onestamente di trovare il Mac o lo Starbucks anche a 10.000km da casa non mi piacerà. .lo ripeto per ennesima volta...io egoista in questo ma per troppo amore della 'mia' Cuba....ciao a tutti
    stefano

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    1. A parte che ho visto anche bergamaschi con la camicia hawaiana....
      Per il resto dici cose facilmente condivisibili.

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  8. Milco una curiosità personale ma Cuba tassa i proventi delle attività? O paghi solo le varie imposte indipendentemente dal fatto che ci sia in utile? Stefano

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    1. Suppongo proprio di si.
      Suppongo perche' devo aspettare un'anno di attivita' per essere piu' preciso.
      Con la renta paghiamo il 10% del dichiarato ogni mese, piu' 35 cuc di fisso.
      A fine anno c'e' una sorta di conguaglio da pagare ma ora non posso essere piu' preciso.

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    2. io pensavo erroneamente che Cuba avesse solo imposte fisse e problemi tuoi se sei in perdita e meglio per te se sei in guadagno,sbagliavo,ciao Milco grazie
      stefano

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  9. Milco ho appena parlato con amici rientrati da Cuba, e con amici che sono ancora a Cuba, e mi dicono che solo in Italia si parla di questo disgelo Usa-Cuba, nella maggiore delle Antille il tempo scorre come sempre, e forse molti neanche si sono accorti di questo riavvicinamento (eufemismo).
    Ci stiamo facendo troppe pippe mentali secondo me, per nulla.

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    1. secondo me più che non essersene accorti vivono la cosa col loro solito spirito(tradotto se ne fottono)il cielo mi cade sulla testa?mi sposto più in la e con calma....ma se ne accorgeranno temo...ciao valter
      stefano

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    2. Forse perche' di vantaggi pratici nella vita di tutti i giorni per ora non se ne vedono

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  10. Non avevo dubbi.....ma di qualcosa dovremo pur parlare....ogni giorno....

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  11. Poi penso anche un altra cosa, gli americani adesso hanno tutti la curiosità della prima volta, ma una volta che verranno e si renderanno conto che le spiagge cubane non sono attrezzate come quelle di Miami ad esempio, siete così sicuri che torneranno? Vi ricordo che gli Usa che sono a uno sputo da Cuba, oltre ad avere l'imbarazzo della scelta delle loro spiagge, hanno l'imbarazzo della scelta di isole caraibiche dove andare.....Io penso che gli unici che torneranno alla fine saranno solo quelli cui piacciono le fanciulle cubane, ma chi viene per le spiagge non tornerà.

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    1. scrivevo la stessa cosa ,se non cambiano (e lo sappiamo non cambiano)il turismo di massa USA se lo sognano,se torneranno quelli a cui piacciono le fanciulle cubane puo essere ma leggevo forse su Venerdì di Repubblica,ma non ne sono certo,che meta preferita da turisti Usa non all inclusive sia Thai e Cambogia
      stefano

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    2. In genere la cultura anglosassone porta a pagare tutto prima per poi non cacciare più un cent.

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