martedì 11 agosto 2015

"TENGO CUORE ITALIANO"



Come scrivevo giorni fa, la casa de renta Grande Torino sta' funzionando abbastanza bene, tenuto conto che e' attiva da poco piu' di 6 mesi.
Dalla prossima settimana, fino a quasi fine settembre siamo pieni con 3 clienti che occuperanno, a turno, l'unico cuarto esistente.
Tio Gigi, quando trova il tempo in un estate passata a guadagnare piu' di Bill Gates, mi ricorda spesso di essere, a volte, meno border line perche' il blog e' letto a Cuba (e non solo) in un certo tipo di ambienti.
A proposito di questo, ieri mi e' arrivata una richiesta per la casa; 5 giorni a dicembre.
La mail arrivava da Cuba, ma non da un correo cubano, una fanciulla, agente di viaggi, mi chiedeva la disponibilita' della casa per lei e il suo novio italiano specificando, in maiuscolo, che era lei a pagare.
Chi lavora col turismo ha una certa disponibilita' economica, evidentemente.
Una frase in particolare mi ha colpito.
Recientemente he encontrado su dirección e-mail para rentar casa en Las Tunas, me interesaría la suya porque siendo italiano de seguro ha tomado todas las previsiones en los preparativos de una placentera permanencia.
Le advierto, soy guia de turismo con bastante experiencia en el sector y lo que pretendo es sentirme a casa.
Conociendo cada rincón de Cuba y aburrida del servicio en hoteles me gustaría una buena casa gobernada con mano hábil y ojo de Alcón ( sabe a lo q me refiero) el calor de un hogar le haría muy bien a mis vacaciones“
La fanciulla ha specificato che il fatto che io sia italiano e' garanzia di qualita' e di buon servizio.
E' proprio questo di cui parlo quando mi riferisco alle eccellenze italiane in giro per il mondo.
Probabilmente la fanciulla avra' visto il sito della casa, i bagni, il cuarto, la cucina ecc....costruiti da un'italiano (non io) con gusto italiano e italiano saper vivere.
Il fatto che lei sia guida turistica l'avra' messa in contatto con molti compatrioti, gente di hotel e villaggio e non i 4 rastraciacleta che vedo in giro per Cuba.
Quindi sa che quando ci siamo noi di mezzo, coatti a parte, c'e' sempre la qualita' che aleggia a pochi metri di distanza.
Ho girato parecchio mondo, quando in un posto sperduto nel nulla vedevo un ristorante con un tricolore fuori, allora ero sicuro che, se il cuoco era dei nostri, avrei mangiato bene.
Allo stesso modo a Cuba, pur con tutti i limiti imposti dalla scarsita' di prodotti, quando c'e' un ristorante italiano la garanzia di poter fare un pasto perlomeno decente e' quasi sicura.
I cubani questo lo sanno bene, la mia famiglia non vede l'ora che mi metta ai fornelli (sono un cuoco men che mediocre) per preparare una carbonara, uno spaghetto allo scoglio, anche solo un aglio, olio e peperoncino.
Sanno che se cucina un'italiano allora si mangia sicuramente bene.
Lo stesso discorso per le case de renta, noi curiamo particolari che per loro sono superflui, utilizziamo tutti gli spazi senza sprecarne e cerchiamo di piazzare qualita' in ogni cosa che facciamo costruire.
Se siamo una barzelletta di paese lo dobbiamo a quelle merde di politici ( che abbiamo scelto noi ma...c'era poco da scegliere) ma il popolo, la gente italiana ha quella fantasia e anche quella voglia di renderla pratica che fa di noi un popolo unico al mondo.
Quando nessuno a Tunas mi conosceva, o giravo in altre citta' dell'isola spesso mi sentivo chiamare “Italia!” e questo semplicemente per il modo di vestire, fosse anche in pieno giorno ed io avessi addosso solo un bermuda, una maglietta e un paio di scarpe da ginnastica.
Bastava quello per identificarmi come italiano.
Il cibo, il vestire, il buon gusto nel fare le cose, il piacere di vivere ci rendono speciali agli occhi degli stranieri.
Vai in un ristorante a Cuba e un buon 80% dei clienti stranieri sono italiani.
Scrivo da Cavallino, vicino a Jesolo, pieno di stranieri di ogni tipo che vengono in questa terra infestata dalle zanzare e con un mare che non e' certo quello delle Maldive, soltanto perche' sanno che verranno accolti bene, mangeranno da Dio e potranno dire, una volta tornati nel profondo e freddo nord “Sono stato in Italia!”

FLY GYM 

21 commenti:

  1. Non hanno avuto comitati d’accoglienza né telecamere o titoli in prima pagina al loro ritorno in Italia. È la legge non scritta degli sport minori: tutti i riflettori puntati sui Mondiali di tuffi e nuoto di Kazan e sui trionfi targati Pellegrini-Paltrinieri-Cagnotto, appena poche righe per raccontare l’impresa in corso contemporaneamente a Sarajevo, dove si svolgeva il Mondiale Cadetti di Judo e dove l’Italia ha concluso la sfida con una medaglia d’oro e due d’argento. Il giovane più forte al mondo nella categoria 66 chili si chiama Giovanni Esposito, ha 17 anni e la settimana prima di salire sul podio a Sarajevo aveva vinto la medaglia d’oro alle Olimpiadi Europee. E’ il secondo judoka italiano di sempre ad aver vinto un titolo mondiale. Il primo è stato il fratello Antonio, di due anni più grande.
    Giovanni e Antonio vivono a Melito, un paesone di 37mila abitanti in provincia di Napoli. Si allenano al Nippon Club di Ponticelli, periferia orientale del capoluogo campano, zona di baby-boss che ogni tanto finiscono accoltellati. Per ragazzi e ragazze le alternative restano due: la strada o lo sport.
    I fischi
    È la storia (vera) raccontata nel film «L’oro di Scampia» che si ripete ancora una volta. E nella palestra di Scampia diventata famosa con la pellicola si allena Biagio D’Angelo, 16 anni, una delle due medaglie d’argento ai mondiali di Sarajevo. È la storia di una generazione di adolescenti che ha trovato nel dojo la forza del proprio riscatto.
    «Quando andiamo a gareggiare, andiamo all’estero, abbiamo sempre tutti contro», racconta Giovanni Esposito. Gli bruciano ancora i fischi con cui è stata accompagnata la sua vittoria agli Europei di Tiblisi. «Erano in mille, tutti a fischiare anche se avevo vinto».
    Avranno anche fischiato ma la settimana seguente Giovanni è diventato campione del mondo nella categoria 66 chili. Ci vuole altro per fermare uno come lui e come tutti quelli che si allenano nella periferia napoletana. Giovanni ha iniziato ad allenarsi a 5 anni, da quando ne ha dieci vive tra scuola-dojo-casa. È un ritmo che non molti ragazzi della sua età sarebbero disposti a sostenere. A settembre frequenterà l’ultimo anno dell’istituto tecnico alberghiero. Le sue giornate iniziano con un allenamento di due ore, proseguono con la scuola, i compiti e due ore in palestra.
    Stessa vita senza tregua per Biagio: «Mi alzo ogni giorno alle sei e mezzo, sabato e domenica compresi se c’è da allenarsi». Divertimenti: il sabato sera una pizza con gli amici di dojo, tanta musica nel tempo libero per entrambi. «E’ l’unica cosa che mi rilassa», ammette Biagio. Libri o letture, in genere, nemmeno per idea. In questi giorni Giovanni è in vacanza vera: «L’allenatore mi ha detto di fermarmi per qualche giorno per ricaricarmi dopo tutte le gare a cui ho partecipato». Sta spettando un amico da Roma, andranno insieme al mare: Penisola Sorrentina, non molto più in là.
    Sacrifici
    È la loro vita, quella per cui stanno lottando da anni ogni giorno affrontando la fatica e anche le spese perché molte gare sono pagate dalle famiglie e costano almeno 3-400 euro ognuna, cifre che rischiano di diventare proibitive: il papà di Giovanni e Antonio è una guardia giurata, la mamma una casalinga. L’obiettivo? Continuare a vivere di judo e di sport in generale. Antonio ce l’ha fatta: ha più di 18 anni, è entrato nelle Fiamme Azzurre, ormai si allena e gareggia con uno stipendio. «Spero di riuscirci anch’io», si augura Giovanni e non nega che ci siano contatti in corso. Biagio D’Angelo è più giovane, deve aspettare ancora, sta per iniziare il quarto anno di ragioneria. «Ma non mi vedo in futuro se non nello sport».
    Il mondo fuori dal dojo è solo una parentesi fra una gara e un’altra. E non fa nulla se non ci sono i comitati d’accoglienza e i riflettori a festeggiare i loro trionfi.

    BELLISSIMO VEDERE COME IL JUDO, IL MIO SPORT, SIA UN MOMENTO DI RISCATTO NON SOLO SOCIALE PER QUESTI RAGAZZI!

    RispondiElimina
  2. domenica 26 luglio 2015
    EXPO Milano 2015 – Celebrato il National Day di Cuba
    Oggi a Expo Milano 2015 è stata celebrata la Giornata Nazionale di Cuba. I festeggiamenti sono iniziati con la cerimonia dell’alzabandiera davanti all’Expo Centre. Ad accogliere la delegazione del Paese caraibico, guidata dal Presidente della Camera di Commercio di Cuba Orlando Hernández Guillén, è stato il Commissario Generale di Expo 2015 Bruno Antonio Pasquino. Ospitato nel Cluster Cacao e Cioccolato, il Paese ha alle spalle una lunga storia di partecipazione alle Esposizioni Universali. “Nel padiglione, che è specchio del vostro Paese, siete riusciti a mescolare la magia caraibica e una scienza estremamente moderna e innovativa”, ha dichiarato il Commissario Pasquino, elogiando l’interpretazione del tema “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita” scelta “Cuba sulla strada per l’indipendenza alimentare”. “Il padiglione di Cuba – ha aggiunto Pasquino – propone la cucina come chiave dell’identità del Paese: rivela il modo cubano di vivere e intendere la vita e la convivenza con la natura”. Nel corso della cerimonia, Orlando Hernández Guillén ha posto l’accento sull’importanza dell’innovazione tecnologica e sui progressi raggiunti da Cuba nell’ambito della lotta alla malnutrizione e alla mortalità infantile: “Abbiamo l’occasione di dimostrare l’impegno e la volontà del nostro Paese non solo di garantire cibo per tutti i cubani, ma anche di contribuire ad eradicare la fame e la malnutrizione nel mondo. Per questo ci auguriamo che Expo Milano 2015 – ha concluso – diventi una pietra miliare nel dibattito globale su cibo e sostenibilità e una piattaforma di riflessione e iniziativa politica su questi temi”. Al termine, i ballerini dell’Accademia di balli latinoamericani di Teresa Castaneda, Ibu Akuaru, hanno danzato lungo il Decumano, accompagnando la delegazione al padiglione cubano, nel Cluster del Cacao e Cioccolato, dove sono proseguiti i festeggiamenti. Il Presidente della Camera di Commercio di Cuba Orlando Hernández Guillén ha infine visitato Palazzo Italia, dove ha sottoscritto la Carta di Milano

    RispondiElimina
  3. Paga lei? Interessante prospettiva. Ste1

    RispondiElimina
  4. Certo l italia per il buon vivere è sempre il top,poi il cibo un altro pianeta.paolino...

    RispondiElimina
  5. Più che al nostro come paese mi riferivo proprio allo stile italiano

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Lo stile e l'eleganza, italiana non hanno rivali.

      Elimina
    2. Ne hanno uno.
      Lo stato e la burocrazia italiana.
      A Berlino per los papeles per aprie un negozio e' sufficente meno di una settimana....in Italia....

      Elimina
  6. Condivido ogni tua singola parola Milco, gli italiani sono il miglior popolo del mondo, con la più grande creatività, eleganza, manualità, inventiva, che altri si possono solo sognare, purtroppo quelle merde che sono al governo sono lo sputtanamento dell'Italia nel mondo.
    Anche a me capita spesse volte che mi chiamano "Italia" o "amico" a Cuba, solo per come sono vestito.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ricorda sempre che quei tizi al governo ce li abbiamo mandati noi, se passiamo da un comico all'altro e' perche', in quel campo,non sappiamo esprimere di meglio.

      Elimina
  7. Vero, per esempio ricordo a Pattaya nella main road tutte le gelaterie vuote, unica stracolma quella che aveva insegna italiana e scritta 'gelateria siciliana', il nostro marchio è sinonimo di qualità, a volte anche usurpato per lucro e questo conferma il tutto, a me Milco però sono sincero il sottolineare della cliente 'pago io' francamente non mi pare di buon gusto, ad occhio non deve essere simpaticissima...così impressione mia, ciao Milco (p.s. quando facevo io gli gnocchi alla sorrentina tutta la salida san andres de holguin era in fibrillazione. ..facevo da me pure la pasta visto che li quel tipo non si prova)
    Stefano

    RispondiElimina
  8. Spesso notavo anche un certo sarcasmo nel definire i turisti Yuma, salvo poi finire a letto o abbarbicarsi ad uno di questi pur di poter uscire dall'isola.P68

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Con Yuma non si intende soltanto lo straniero ma anche, nel parlato comune cubano una cosa bella.
      Un bel film e' Yuma, una bella maglietta e' Yuma, una serata passata bene e' stata Yuma...e via discorrendo

      Elimina
    2. Interessante ciò che dici Milco...anche io al termine yuma ho sempre e solo dato un significato spregiativo ed offensivo nei nostri riguardi
      stefano

      Elimina
    3. In ogni paese con tanto turismo agli stranieri viene affibiato un nomuncolo

      Elimina
  9. Ma sai Stefano, per una cubana poter dire "pago io" e' anche un modo per affrancarsi da un'immagine che conosciamo bene.
    La mail era ben scritta e non ho trovato fuori luogo la sua affermazione.
    Al final...come direbbe l'Albertone nazionale in un suo film tratto da Moliere..."L'importante e' che qualcuno paghi..."ehehehehe

    RispondiElimina
  10. Con i soldi in tasca l'Italia è il miglior Paese al mondo in cui vivere,soprattutto da aprile ad ottobre. Non basterebbero due vite per scoprire e godere di tutte le eccellenze in ogni campo che abbiamo e che spesso per esterofilia menefreghismo o semplicemente abitudine ignoriamo. Dove vivo e lavoro io,sul Lago di Como arriva gente da tutto e il Mondo e tutti ne rimangono incantati e di questo non posso che esserne orgoglioso,poi vagli a spiegare tutti i problemi che ci sono qui,ma fa niente,la gente in vacanza vuole stare bene e delle tasse e dei politici non gliene frega niente,sopratutto quando possono permettersi stanze da 400 euro al giorno. Pablo

    RispondiElimina
  11. Chiaro
    Quando puoi pagare quelle cifre di tutto il contorno non te ne puo' fregare di meno.
    Il lago poi ha sempre il suo fascino.

    RispondiElimina
  12. Alessio mica mi riesce quella roba 164....

    RispondiElimina