mercoledì 2 settembre 2015

CHIEDO TROPPO?

 Risultati immagini per guantanamo

Durante questa estate, Cuba e Usa hanno celebrato le riaperture delle rispettive ambasciate, come un buon viatico per la normalizzazione dei rapporti fra i due paesi, ufficialmente interrotti da 55 anni.
In realta' e' sempre esistito un esile filo di comunicazione fra le 2 cancellerie, filo che diventava piu' o meno sottile a seconda del momento storico che si stava attraversando.
Cuba avviso' il dipartimento di stato americano dell'imminente attentato a Reagan, giusto per fare un'esempio.
Ora che le sedi consiliari sono state riaperte si attende che il congresso americano, a maggioranza repubblicana, deliberi sul sollevamento del bloqueo ponendo, di fatto, fine alla guerra fredda con 25 anni di ritardo.
C'e' un argomento di cui si parla poco, o meglio se ne parla poco nei media, un silenzio non condiviso dal governo cubano che, ad ogni occasione, non manca giustamente di riportarlo sotto l'attenzione del mondo.
La restituzione alla madrepatria del lembo di terra dove sorge la base americana di Guantanamo.
Evitero' di tediarvi con discorsi storici che affondano le radici in un paio di secoli fa, non vi parlo di affitto per 99 anni e altre facezie simili, si tratta soltanto di una colossale presa per i fondelli nei confronti di Cuba.
Come si puo' parlare di normalizzazione di rapporti diplomatici quando una parte del tuo territorio e' in mano a quello che, volente o nolente, rimane il nemico di sempre?
Nemico che, nei decenni, oltre ad aver provato ad invadere l'isola ha cercato in ogni modo di mandare il leader dell'isola stessa a guardare le margherite dalla parte della radice.
In epoca di guerra fredda, mentre le navi da guerra sovietiche bivaccavano in zona, una base statunitense in territorio cubano poteva, al limite, avere un senso.
Nel mondo di oggi si tratta unicamente di un sopruso, un appropriazione indebita di una parte di territorio di un'altro stato sovrano.
Come ben sapete a Guantanamo, dopo l'11 settembre, e' stato istituito una sorta di campo di concentramento per terroristi islamici o presunti tali.
Perche' proprio a Guantanamo visto che gli Usa sono un paese immenso in cui le prigioni rappresentano un vero e proprio business per lo stato e i privati?
Molto semplice, Guantanamo dal punto di vista formale non e' territorio americano, su quel lembo di terra pur sventolando la bandiera a stelle e strisce non vale cio' che c'e' scritto sulla costituzione statunitense che, occorre dirlo, i padri fondatori avevano fatto piuttosto bene.
La tortura, ufficialmente, si pone al di fuori di quello che e' riportato in quella carte....se siamo in territorio americano, ma se siamo al di fuori allora....le cose cambiano.
Gli scandali che ne sono venuti fuori li ricorderete tutti con alcuni militari tuttora inquisiti, mentre per altri occorre cercare le imputazioni sotto metri e metri di sabbia.
Quindi Guantanamo e' servita e serve per le porcherie che in territorio americano non si possono o si potrebbero fare.
Obama ha promesso, in entrambe le sue campagne elettorali, di chiudere la prigione, promessa non ancora mantenuta anche se qualcosa e' stato fatto.
Pero' di restituire la scogliera a Cuba non si e' mai fatta la minima menzione.
Da anni sento parlare, nei confronti di Cuba, di una richiesta di democrazia, di libere elezioni, pluripartitismo e cose simili.
Va tutto bene, sono cose da paese normale, quindi e' il momento in cui Cuba torni ad essere un paese normale.
Via l'iniquo bloqueo e Guantanamo torni alla madrepatria, a quel punto possiamo fare tutti i discorsi che volete, popolo cubano permettendo.
Oggi che Cuba non e' piu' un nemico, almeno cosi' ci ha raccontato Kerry in giacca e cravatta sotto il sole sul Malecon avanero, che senso ha continuare indebitamente ad occuparne una parte del territorio?
Si parla tatto di diritti civili e cose simili, che titolo ha di farlo un paese occupante?
So che non sara' una cosa semplice ma, prima di andare a trovare i grandi spiriti, mi piacerebbe poter vedere una Cuba completamente sovrana, con tutto il territorio nazionale sotto la sua giurisdizione.
Chiedo troppo?

34 commenti:

  1. FRATELLO MASSIMO GRAMELLINI

    In principio fu papa Urbano. Apparve sul balcone del Municipio il 2 settembre 2005, dieci anni fa, con in mano un pezzo di stoffa granata che non era ancora una bandiera, sulla coda di un’estate in cui il Toro era morto e risorto con le pezze al sedere, rischiando di finire nelle grinfie di un certo Giovannone, procuratore di infermiere e amico di Lotito che già pregustava di trasformarci nella sua succursale. Cairo era l’ex segretario di Berlusconi, l’editore dei giornali che si leggono dalle estetiste, il figlio di una formidabile tifosa di capitan Valentino che gli aveva trasmesso la passione per il calcio ma non quella per il Toro, se è vero che, nella prima intervista da candidato presidente, alla domanda «Dov’era lei il 16 maggio 1976?» mi rispose: «E chi se lo ricorda? È passato tanto tempo». Come se un tifoso granata nato dopo la guerra potesse dimenticare l’unico giorno della sua vita in cui ha vinto lo scudetto.
    Con i suoi modi azzimati e il suo eloquio da venditore di frigo agli esquimesi appariva lontanissimo dal cliché del presidente ruspante alla Pianelli, che incitava i giocatori a mangiare l’erba e dopo una vittoria rifiutava lo champagne: «Non bevo, sono analcolico». Ma era stata tale la paura di morire lotitiani che lo accogliemmo come un salvatore. Papa Urbano. Ricordo il suo ingresso all’Unione Industriale di Torino per la presentazione di un libro: solcava ali di folla osannante come Mosè le acque del Mar Rosso, però vestito meglio. Le modalità tumultuose della sua presa del Palazzo Granata, l’immediato ritorno in serie A e la contemporanea retrocessione della J... gli regalarono una mistica eroica di cui finì per essere la prima vittima. Suscitò aspettative che non era in grado di mantenere. Travolto dalla passione popolare e dalla facilità e felicità dei suoi primi passi nel mondo del calcio, papa Urbano si convinse di essere un genio circondato da allocchi. Così sfasciò la squadra della promozione e iniziò a inanellare una serie di errori che il Cairo imprenditore non avrebbe fatto mai. Come ingaggiare vecchie glorie alla Recoba. Come circondarsi di procuratori troppo astuti. Come chiedere pareri su tutto al primo che passava, persino a me. «Ma lei Di Michele lo prenderebbe?». «Per carità, no». «Neanch’io». E invece lo prese, lo spogliatoio si trasformò in un Vietnam, gli allenatori andavano e venivano come criceti sulla giostra, mentre la società era un guscio vuoto, il settore giovanile un’ipotesi e si procedeva all’impronta, facendo e disfacendo squadre fino all’ultima ora del calciomercato.
    Le prime contestazioni
    Papa Urbano divenne Cairo Vattene, come intimava la scritta in vernice granata sui muri di una strada di Forte dei Marmi, dove il pontefice in disgrazia aveva la casa delle vacanze. Un amico mi raccontò che Cairo, lungi dal cancellare la scritta, la utilizzava come indicazione stradale: «Arrivate fino a Cairo Vattene, poi girate a destra e…». Se fosse vero, sarebbe una prova del suo proverbiale sangue freddo, che non vacillò nemmeno dopo un’altra retrocessione, preceduta dall’azione di disturbo di un povero ereditiere, Ciuccariello, il fumoso Mister X che minacciava di comprarci e costruire uno stadio da 120mila posti per sessantamila spettatori «così si sta comodi»......

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  2. ......Cairo Vattene mi diede un’intervista nella quale si diceva pronto a vendere il Toro a persone serie. Ho sempre sospettato che bluffasse. Anche perché le persone serie nel calcio non entrano, tranne rare eccezioni e una, in fondo, è proprio lui. Le critiche rimbalzavano sul suo sorriso stereotipato, ma dentro gli facevano male, specie quando venivano da giornalisti tifosi: ci considerava, a ragione, troppo coinvolti. Il fatto che lui lo fosse solo fino a un certo punto mi appariva un suo limite e invece, adesso lo posso dire, è stata la nostra fortuna. Un tifoso del Toro, al suo posto, avrebbe perso la testa. Un tifoso di Cairo, cioè lui, imparò a farla funzionare, dismettendo i panni funesti dell’accentratore per applicare anche al calcio lo schema che aveva fatto la sua fortuna nell’editoria: un direttore anziano ed esperto al comando, in sintonia con un manager giovane e ambizioso. E così, nell’ora più buia della notte granata, l’ennesimo campionato di B seguito all’ennesima retrocessione, Cairo Vattene affiancò Ventura a Petrachi. La leggenda narra che dopo poche ore di ritiro Ventura avesse già preparato le valigie. A fargli cambiare idea, cambiando la storia del Toro, sarebbe stato un colloquio notturno in cui l’ex Papa neanche troppo emerito accettò di fidarsi e affidarsi a chi masticava calcio da una vita.
    La ciliegina del Filadelfia
    Dopo quella di Cairo Vattene cominciò l’era di Braccino, il presidente tirchio o avveduto, dipende dai punti di vista, più abile nel vendere che nel comprare. Raggiunse il culmine giusto un anno fa, quando cedette Cerci all’ultimo giorno di mercato e ingaggiò un altro Recoba, Amauri. Ci sentimmo traditi un’altra volta. Braccino sembrava divertirsi a suscitare aspettative per poi affossarle con scelte vagamente autolesioniste. E invece stavolta aveva ragione lui. Arrivarono le vittorie di Bilbao e nel derby, lo scudetto della Primavera, la certezza (si spera) della riedificazione del Tempio: il Filadelfia. «Sta imparando, sta imparando», mi diceva don Aldo.
    Ha imparato, don. Quest’estate Braccino è diventato Mani di Velluto. Con un mercato perfetto, un progetto vero, una squadra giovane e al tempo stesso esperta. A dieci anni da quell’esordio avventuroso sul balcone del Municipio con in mano un pezzo di stoffa granata che non era ancora una bandiera, Cairo ha realizzato la missione che un milione di malati inguaribili gli aveva affidato: riportare il Toro dove lo collocano la storia del calcio e il numero dei suoi tifosi: tra le prime otto società italiane. «Siamo da Europa. Ma quale Europa?» mi ha scritto un fratello di virus dopo il golazo di Baselli alla Fiorentina. Stringo i bulloni del cuore e mi limito a rispondergli: siamo da Toro, fratello. Di nuovo, e finalmente. Il resto, se Mani di Velluto non perde il tocco, seguirà.

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  3. Temo che tu e i grandi spiriti dovrete aspettare ancora a lungo. Ste1

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    1. Spero che i grandi spiriti abbiano voglia di aspettare...SGRAT.

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  4. Guantanamo anche per me è un'assurdità che non ha proprio senso di esistere, ma credo avrà vita breve. Scommetterei su una chiusura entro 2-3anni. Mat

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  5. Chiusura forse ma restituzuone a Cuba.....mah....

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  6. Aston credo tu stia chiedendo troppo...quel lembo di terra temo farà sempre comodo agli Usa...

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  7. Ciao,
    secondo me verrà chiuso il carcere ma sicuramente ci faranno qualcos'altro piuttosto che restituirla.Temono che una volta abbandonata il governo cubano la ceda a qualche nazione ostile,vedi russia.

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    1. Però visto che si blatera tanto sulla libertà mi chiedo se i diritti di una nazione siano poi così differenti rispetto a quelli del singolo cittadino che è parte della nazione stessa.

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  8. Secondo me, l'unica cosa giusta di tutta questa storia l'ha detta el viejuco:

    PAGATECI I DANNI!

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    1. Carlito premetto che mi occupo d' altro, ma ho letto delle tue interessanti prove con teamviewer e volevo chiederti se hai quantificato la latenza...

      Grazie 1000

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    2. Avevo risposto poco fa ma non so se poi mi sono scordato di inviare il commento oppure se l'ho inviato ed è morto.
      Riassunto:
      Non ho quantificato ma sappi che ho provato a stabilire la connessione facendo il minur uso di banda possibile. Sia con Team che con RDP (desktop remoto di windows).
      Troppo lenta, in ogni caso, specie a tutto schermo.

      A dicembre ho intenzione di andare più a fondo sulla questione.

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    3. Io nel breve vedrò Cuba con il cannocchiale (credo di aver sposato unica cubana che non sente nostalgia della sua famiglia/terra...poi ci sono anche dei miei motivi di lavoro...) vediamo prossima primavera/estate...quindi visto che sicuramente sarai sull' Isla prima del sottoscritto e indubbiamente sei più competente...se ti garba tienici informati e aggiornati...

      P.S.:
      per i commenti a volte capita anche me...soprattutto da smartphone...bohhh

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  9. .....e ha ragione ma....campa cavallo...

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  10. I dieci anni di presidenza del Torino, che festeggia oggi, Urbano Cairo li ha voluti rivivere nelle sale austere del Comune, in piazza Palazzo di Città, in un contesto capace di attribuire una certa importanza a una ricorrenza non proprio banale. Pochi il 2 settembre 2005 avrebbero scommesso un chewingum masticato sul fatto che dieci anni dopo Cairo medesimo sarebbe stato ancora dov’è adesso, con una squadra in testa alla classifica, con una progettualità da fare invidia a molti club italiani, con il medesimo entusiasmo del primo giorno. Per arrivarci, Cairo (che è stato Papa Urbano, poi Cairobraccino, poi di nuovo il Pres nella sinusoide del tifo granata), ha dovuto sbagliare, capire dove aveva sbagliato, abbassare il profilo, ricominciare da capo, scegliere due collaboratori fidati, il diesse Petrachi e l’allenatore Ventura, spendere finalmente bene i soldi. Sui giovani e per i giovani. Cairo, che si è dato almeno altri cinque anni di presidenza, coltiva un sogno: riconsegnare alla sua gente l’orgoglio, una cantera che produca campioni e il Filadelfia.

    Presidente Cairo, un aggettivo per i suoi primi dieci anni di Torino. «Emozionanti». Tutto qui? «Tutto qui? Le sono sincero, il Torino mi ha cambiato la vita. Fare il presidente ti stravolge i ritmi, ti assorbe, ti contamina l'esistenza».

    Ricorda il primo giorno da presidente, addì 2 settembre 2005? «Ricordo benissimo. Sono stato a Roma il 31 agosto, con Giovannone, per le firme, poi sono rientrato a Milano. Il 2 ero a Torino, da Peveraro, e staccavo assegni. Comunque, le svelo un segreto: mi appunto ogni giornata su un diario, che custodisco in un cassetto a casa mia. Andrò a rileggerlo, per rivivere ora per ora quel momento - mi consenta - storico».

    Da Papa Urbano, alla contestazione, a un nuovo stato di... grazia. Condivide questa istantanea della sua presidenza? «Al di là dell'esagerazione, Papa Urbano ci sta. Nel senso che il Torino era appena fallito, arrivava una persona che piaceva per il modo di fare e di porsi, nell'immaginario collettivo è bastato poco per diventare il salvatore della patria. E’ la ragione per la quale, quando le cose non sono andate come la gente si aspettava, la delusione è stata più cocente. Insomma, l'atteggiamento diverso era umanissimo».

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  11. E dopo? «Dopo non ho condiviso il Cairo braccino. Quella definizione mi è rimasta lì, perché non corrispondeva alla verità. E' vero che avevo ceduto due giocatori importanti come Cerci e Immobile, ma è altrettanto vero che ne avevo comprati altri, cito Quagliarella e Bruno Peres, e che stavo cercando di agire con intelligenza. E' finita la stagione di Cairo che approdava disperato all'ultimo giorno di mercato e si riduceva a pagare caro ciò che non andava bene alla squadra. Cairo braccino no, non mi è piaciuto. E poi, facendo la differenza tra le ultime due campagne di trasferimento, ci avevo rimesso 10 milioni».

    Adesso, però... «Percepisco un atteggiamento molto caloroso nei miei confronti, è tornato l'entusiasmo e ne sono felice. Del resto ci siamo mossi per tempo, abbiamo impostato il mercato basandolo sui giovani. Lunedì, ultimo giorno di contrattazioni, non ho neppure messo piede all'Athahotel, l'acquisto di Prcic lo abbiamo effettuato via mail».

    Già, anche Prcic... «Me lo ha proposto Petrachi, è giovane, vedremo cosa saprà combinare».

    A proposito, e Jovic? «Un ragazzo interessante, lo stiamo tenendo d’occhio».

    Festeggiare i 10 anni al comando della classifica è un sogno. «Certo, sono felice, ma voglio parametrarmi su più partite, non solo su un paio, nonostante fosse da oltre vent'anni che il Torino non si assicurava le prime gare di campionato. L'aspetto molto positivo è che abbiamo sempre vinto in rimonta, compreso in Coppa Italia contro il Pescara, una prova di forza». Aperta parentesi: che effetto le suscita stare a + 6 sulla Juventus? «Un bell'effetto. Non era mai successo sotto la mia presidenza, spero che duri. E qui mi fermo».

    Diceva dell'ultima campagna acquisti... «Abbiamo compiuto investimenti importanti sui giovani, con orgoglio le dico che i nostri quattro meravigliosi ragazzi, Baselli, Zappacosta, Belotti e Benassi, rappresentavano l'ossatura della passata Under 21. E che altri tre, Aramu, Parigini e Barreca, sono stati chiamati da Di Biagio nella nuova Under».

    Il settore giovanile era solito sfornare campioni... «Il mio obiettivo è di riformare una cantera che produca giocatori per la prima squadra, proprio come una volta. Sono felicissimo per lo scudetto conquistato dalla Primavera, ma l'obiettivo deve essere sotto un certo aspetto superiore e più ambizioso».

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  12. Santa Fè- In Sardegna abbiamo atteso decenni che gli americani lasciassero l'isola della Maddalena (OT), non sono state le lotte indigene a far si che gli Usa andassero via ma piuttosto il fronte critico che si spostava dall'est europa all'area nord africana, per cui tornando a Guantanamo credo che quello che sta avvenendo al confine tra Venezuela e Colombia faccia supporre tempi lunghi..
    Per favore non parliamo di diritti umani parlando degli Usa, non è il demonio sulla terra come alcuni vogliono far intendere ma sicuramente quando devono fare del "lavoro sporco" non conoscono ne confini ne tantomeno hanno limiti per raggiungere i loro scopi, la storia insegna.

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  13. A Teulada, o da quelle parti non c'e' una base americana ancora attiva?

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  14. Santa Fè- Poligono Nato più attivo che mai.

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    1. Mi sembrava....
      Per anni ho avuto l'animazione a Portu Tramatzu.

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  15. Santa Fè- Gli abitanti della Maddalena rimpiangono comunque i soldati e le famiglie Usa che spendevano nel territorio, io preferisco coloro che son tornati in vacanza o che una volta in pensione son rimasti, senza divisa, a vivere con noi.

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  16. OT
    A chi ieri chiedeva dell' app IMO:

    https://play.google.com/store/apps/details?id=com.imo.android.imoim&hl=it

    oppure

    https://itunes.apple.com/it/app/imo-video-chiamate-gratuite/id336435697?mt=8

    leggete anche
    http://oncubamagazine.com/sociedad/imo-en-cuba-mama-me-ves/
    e
    https://www.cibercuba.tv/noticias/2015/07/23/imo-la-nueva-moda-de-las-comunicaciones-en-cuba

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  17. Speriamo per il popolo cubano che tolgano il bloqueo, ma non credo lo faranno se vincono i repubblicani, visto che hanno la maggioranza al congresso, e sono avanti di molto anche nei sondaggi...i repubblicani sono disposti a togliere il bloqueo solo se i Castro rispettano i diritti umani, e lasciano libertà (e democrazia) di pensiero, di stampa, ecc....almeno questo è quello che si legge nei giornali americani. E poi parliamoci chiaro, se togliere il bloqueo, e il disgelo con gli Usa, serve solo a far arricchire di più chi già sta bene, lasciando il 90% del popolo nella miseria, che non sa come mettere insieme il pranzo con la cena, che senso avrebbe? Riflettiamoci..

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  18. Guarda che il voto del congresso è prima delle elezioni

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  19. Sensazione mia e' che nel giro di qualche anno chiudano Guantanamo come carcere ma di restituzione non se ne parla proprio temo, tra parentesi ogni anno gli Stati Uniti fanno pervenire al governo di Cuba un assegno con l'importo dell'affitto concordato nel 1903 e ogni anno il governo Cubano lo restituisce o meglio si narra che Fidel tenga tutti gli assegni in un cassetto del suo ufficio senza incassarli; una curiosità :Guantanamo non è il solo territorio conteso tra Usa e Cuba ma c'è anche l'
    l'Isola Navassa, uno scoglio disabitato di5km quadrati che i cubani considerano territorio nazionale occupato illegalmente da nazione straniera, qui gli Usa avevano un faro poi chiuso gestito dalla guardia costiera americana, ma per questo poco famoso scoglio(pare paradiso delle bio diversità) la questione sovranità è assai complessa..lo rivendica pure Haiti e un miliardario americano in base a una legge federale tal 'guano Islandas act' che invito a leggervi..resterete come me tra lo sconcertati e lo storditi...buona giornata a tutti
    Stefano

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  20. ciao.

    in questo sito:

    http://thecubaneconomy.com/

    è appena stato scritto un articolo relativo alla valutazione cha la Casa Bianca sta facendo per chiudere il carcere di Guantanamo; adesso lo leggo per capirese parlano anche delal restituzione del territorio a Cuba.

    Segnalo in generale questo sito in cui si trovano analisi socio - politico economiche su Cuba di ogni genere e tendenza.

    Alessandro.

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  21. Restituzione a cuba la vedo dura. Magari un centro di "ricerca" o cose simili. Mat

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  22. Restituzione della base di Guantanamo e risarcimento economico per 50 anni d'embargo criminale e terrorismo.....ma non succederà mai.....questi non hanno mai chiesto scusa per tutte le cose schifose che hanno fatto nella loro storia(Hiroshima,Nagasaki....Vietnam....Piano Condor....Afghanistan...Iraq....ecc,ecc...)...figuriamoci se concedono queste cose a Cuba.....e in più hanno anche il coraggio di parlare di Diritti Umani....! Ps: Un saluto a Giustino Di Celmo....padre di Fabio(morto nel 97,per l'attentato all'Hotel Copacabana...)......morto ieri all'Havana,all'età di 94 anni...blanco79

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