giovedì 17 settembre 2015

LIBERI?

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Non so perchè, ma Cuba è uno di quei posti tornato dai quali non riesci a parlarne senza tirare in ballo paragoni.
Cuba ti costringe a parlare del resto del mondo, almeno di quello che conosci, che io conosco.
Vai a Cuba è dopo qualche giorno dimentichi internet, dimentichi le pubblicità ad ogni angolo di strada, dimentichi i negozi, le vetrine, lo shopping.
E fai incetta di pensieri banali, del tipo “hanno vinto loro”; “hanno scuola, sanità e pane”.
Un attimo dopo vedi gli sguardi della nuova generazione, assomigliano a quelli dei ghetti di New York, o dei quartieri spagnoli a Napoli.
Per ora solo lo sguardo, perchè restano gentili, ti tengono aperto il portone e ti salutano se li guardi, senza chiederti “a stai avenn cu mme?” o l’equivalente spagnolo, pronti a darti una capata o una coltellata.
L’apertura dell’ambasciata americana, che altro non è che una mera modifica formale della rappresentanza diplomatica Usa già presente da anni a Cuba, non cambierà nulla, lo dicono in molti, anche il Sig. Raul, non Castro, ma Raul il proprietario dell’ultima casa che ci ha ospitato.
Dice anche che non può avere un indirizzo email, anzi non potrebbe. Ma un suo amico dottore, (lui si che può averlo per la legge cubana), gliene ha dato uno suo e così può comunicare con il mondo, se non altro per affittare la sua bellissima casa coloniale dai soffitti alti 6-7 metri.
Ed ogni istante che passa capovolgo la mia idea su Cuba, ma più ancora sul resto del mondo.
Penso però che con il nostro sistema siamo ipercritici eppure ce lo teniamo, anche se ogni giorno viene via un pezzo, anche di umanità.
Pensò che con il loro sistema invece si fa presto a giudicare: non sono liberi. Punto. Fine della valutazione. Come fosse un’eccezione preliminare ed assorbente tale da non permettere di entrare nel merito.
Noi siamo liberi vero?
Liberi di far cosa? Di scorazzare nelle gabbie dorate?
L’attimo dopo sono di nuovo convinto che Cuba resti un posto fuori dal mondo, anacronistico e sbagliato.
Poi un secondo ancora, e mi viene in mente New York, che ho visto due volte, per pochi giorni e che mi fa pensare ad una donna ricca e alla moda, giudicata bella perchè ricca, e alla moda, appunto, ma in fondo abbastanza cessa e del tutto autoreferenziale specie nel compiacimento. Ma nessuno ha il coraggio di dirglielo, un po’ come la storia del re è nudo.
Invece Cuba non si racconta né come bella, né come alla moda. Si racconta come è al mattino. Struccata, spettinata, stropicciata, ma con carne e muscoli sodi e questa non è questione di libertà conquistata o negata.

Questo post l'ho trovato su un Blog che tratta, fra le altre cose, molto 
di Thai.
In alcune considerazioni rispecchia abbastanza il mio modo di pensare, riguardo a questo particolare momento che Cuba sta' vivendo.
Una delle “Grandi Bellezze” di Cuba e' proprio il dimenticarsi di internet, whatsapp, le mail, la pubblicita', i centri commerciali e tutte le menate di cui, qua', pare non riusciamo a fare a meno.
Non mi sono mai posto il problema se “abbiano vinto loro”, forse regalo questo pensiero alla lunga querelle con gli Usa, riflettendo al tanto che si e' perso per strada e sui molti errori che potevano essere evitati.
Le nuove generazioni, e qua' condivido, sono esattamente come le nostre, magari proprio quelle di Napoli o di alcuni ghetti di luoghi non propriamente invidiabili del pianeta.
Quando sono a Cuba non penso al fatto che debba o possa diventare come il resto del mondo, ma vorrei che il resto del mondo fosse come Cuba.
Certo lo dico col dinero nel borsillo, un biglietto di regreso, un passaporto e bla bla bla.
I cubani non sono liberi? Cos'e' la liberta'?
Forse questa merda in cui siamo immersi dove la sola liberta' che abbiamo e' quella di giocarci il fegato o/e il sistema nervoso?
Gaber diceva che liberta' non e' star sopra un'albero, neanche il volo di un piccione, non e' uno spazio libero ma bensi' partecipazione.
Oggi, nel nostro paese, dove tutti se ne fottono di tutti e lo scopo di ognuno e' di sopravvivere nel suo cantuccio con meno noie possibili, dov'e la partecipazione?
Li prendiamo per il culo per i loro CDR ma siete mai stati a una riunione di condominio?
Il fascino di Cuba e' sempre stato l'essere fuori dal mondo, lo scrittore Manera, nelle sue “Cronache dell'altra Cuba” affermava che poche cose su questo pianeta valgono una notte all'Avana, ma poi si chiedeva se l'Avana sia davvero su questo pianeta.
Quando si racconta Cuba la si racconta davvero nella sua assoluta crudita', mentre quando si parla di altre citta' si cerca di tirarne fuori le valenze positive, spingendo sempre la rumenta sotto il tappeto.
A Cuba non si perdona nulla, non viene fatto passare niente.
Cuba e' tutto o nulla, e' un luogo da sogno a una latrina fatiscente, e' una bellissima donna che ci sorride oppure una troia che andrebbe presa a calci in culo.
Quando i nostri progetti falliscono non siamo mai noi ad essere stati incauti, quando non degli idioti veri e propri, ma e' Cuba che e' un posto di ladri e puttane, di policia e dittatori.
Forse per queste ragioni il post di questo ragazzo mi e' piaciuto cosi' tanto.

10 commenti:

  1. Clamoroso, o quasi, all’Olimpico: la Roma supera indenne il passaggio del carrarmato Barcellona. E questo, già di per se, è un successo: finisce 1-1, con le firme in calce di Suarez e quella d’autore di Florenzi, e i fantasmi di sbandate formato Bayern Monaco o Manchester United sono un po’ più lontani. Miglior debutto in Champions, insomma, non ci poteva essere. Merito di una Roma ritornata squadra, capace di saper lottare, soffrire e anche di saper contenere le sfuriate di un Barça più pigro del solito, e della prodezza da metà campo, modello Maradona o Recoba che dir si voglia, di Florenzi.
    Niente monologhi. Al festival dell’Olimpico, nonostante i più che giustificati timori della vigilia, non cantano solo i tenori e l’orchestra del Barça, ma c’è spazio anche per il coro della Roma. Cinque minuti a testa: parte il complesso blaugrana (acuto con una sventagliata di Messi alta sopra la traversa), risponde quello giallorosso con un paio di scatti di Salah e l’altruismo di Dzeko che non fa sfruttare a dovere una sbandata della difesa di Luis Enrique. La ragnatela del Barcellona, tenuta a bada da Garcia con un pressing molto alto abbinato a una squadra incredibilmente corta, inizia ad allargarsi e sono dolori: al 21’ contatto fortunoso tra Messi-Digne, il francese stramazza a terra, Rakitic crossa per Suarez (in posizione al limite) che fa centro di testa. La Roma protesta, ma deve rincorrere. E per dieci minuti anche abbozzare e limitare i danni: ci riesce in qualche modo, anche grazie all’arbitro Kuipers che non vede un rigoretto di Szczesny su Suarez. La resistenza, comunque, frutta il pareggio nel miglior momento del Barça. Per fare gol a grande squadra, facendo il verso un vecchio carosello pubblicitario sui pennelli, ci vuole grande gol: ci pensa Florenzi da metà campo, vedendo Ter Stegen fuori dai pali, a fare centro da una cinquantina di metri e a far impazzire l’Olimpico. Che, nel finale del primo tempo, resta pure con l’urlo strozzato in gola per una rasoiata di Nainggolan respinta da Ter Stegen e un’ altra fuga di Salah che avrebbe meritato una sorte migliore. Mezzo miracolo all’intervallo: 1-1 anche se il 71% - 29% in favore del Barça, alla voce possesso palla, non faceva presagire un secondo tempo spensierato.
    Detto, fatto: palla al centro, respinta di pugno di Szczesny su Messi e Suarez si impappina da pochi passi. Le brutte notizie per la Roma non finiscono qui: Szczesny rimedia un pestone a un dito dall’uruguaiano e deve alzare bandiera bianca. Il ritorno in porta di De Sanctis, però, scorre tranquillo fino al finale. Poi, sul gong, un po’ di paura: un’invenzione di Neymar respinta in angolo da Manolas, una traversa di Messi, un salvataggio di piede dello stesso De Sanctis su un’incursione di Iniesta e un salvataggio di Manolas su Jordi Alba a portiere battuto. Il fortino della Roma non crolla, il magno Barcellona si ferma all’Olimpico.

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  2. Il cuore dell’Italbasket non è bastato in questa occasione. La classe dei big che giocano nel campionato Nba neppure. È affiorata la stanchezza e così è sfumato il sogno europeo della Nazionale guidata da Pianigiani, che si è arresa alla Lituania nei quarti di finale disputati a Lilla.
    Gli azzurri hanno ceduto per 95-85, dopo la disputa di un tempo supplementare, ma sono usciti dal campo a testa alta, consapevoli di avere dato tutto contro un avversario che sono stati costretti a inseguire fin dalle prime battute. La chiave del match nella prestazione di Valanciunas, che ha dominato in lungo e in largo, facendo la differenza e marcando la superiorità dei lituani nei confronti degli azzurri che hanno sfoggiato una grande Gallinari, sempre lucido e ispirato in ogni zona del campo.
    L’Italia ha sprecato il possesso palla della vittoria ed è crollato nell’over-time; la Lituania ha chiuso con un 11/18 da tre che è risultato decisivo e ha fatto pendere da una partenza anziché dall’altra l’ago della bilancia. Una serata comunque positiva, emozionante, per i colori azzurri e per tutto il basket italiano, dopo che la Nazionale ha incantato per tutto l’Europeo, offrendo prestazioni oltremodo convincenti e facendo presagire anche un futuro a breve termine ricco di soddisfazioni.
    L’Europeo dell’Italia, tuttavia, non è ancora finito. Gli azzurri di Pianigiani giocheranno domani contro la Repubblica Ceca (ore 18,30), che oggi è stata sconfitta dalla Serbia in un altro quarto. Proprio i serbi dovranno vedersela contro la Lituania, stasera avversaria dell’Italia. In palio, nella sfida di domani contro i cechi, c’è un posto nel preolimpico del prossimo anno. Con un successo gli azzurri sarebbero sicuri del posto, mentre un’eventuale sconfitta rimanderebbe ogni discorso alla finale che mette in palio il settimo posto.

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  3. Post assolutamente condivisibile. Ste1

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  4. Ho partecipato ad una riunione di condominio.
    I due funzionari statali, mio suocero (presidente del CDR) e gli altri condomini dell'edificio.
    Tutti a discutere animatamente in giardino con un refresco in mano. Fantastico!

    Simone

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  5. Bello anche vedere come a turno puliscono gli spazi comuni

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  6. Santa Fè- Abbiamo tanto da apprendere perchè apparteniamo all'era in cui viviamo, i nostri nonni erano esattamente come loro, una volta che verrà ristabilito il tempo e l'orologio verrà portato avanti tutto questo inevitabilmente cambierà e non in bene purtroppo.
    A N.York ho trovato persone umili e ambienti da ricordare (Harlem su tutti) e viceversa nelle movide cubane ho trovato e trovo una tristezza infinita nel vedere donne e uomini vendersi per un buon profumo.

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  7. Però perche questo non accada più non è necessario che diventino come noi

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  8. Santa Fè- Questa è la speranza di tutti noi che AMIAMO l'isola.

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  9. Nei prossimi anni avremo tutte le risposte....

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