venerdì 25 settembre 2015

YANKEE A CUBA

 Risultati immagini per turisti americani a cuba

Papa Francisco si e' spostato negli Usa, dove davanti al congresso, ha perorato la causa avversa alla pena di morte.
In materia ho idee piuttosto confuse, probabilmente bisognerebbe trovarsi dentro determinate situazioni per poter dare un giudizio probante.
Ha lasciato Cuba consentendo a Raul di tirare un sospiro di sollievo dopo essersi sorbito, con tutto il suo stato maggiore, ben 2 interminabili messe.
La visita papale e' stata importante e foriera di nuovi sviluppi politici, Francisco ha, per l'ennesima volta, affermato che el bloqueo deve finire mentre su altri argomenti, saggiamente, si e' mantenuto piu' cauto.
Una damas en blanco, non so se quella che si e' imboscata il grano o l'altra che coi soldi del dipartimento di stato americano si e' costruita, a Cuba, 4 case, si e' lamentata che la policia non gli ha permesso di vedere e parlare col pontefice.
Nel mondo ci saranno alcune centinaia di milioni di persone, me compreso, che col Papa vorrebbero fare 4 parole, ma chissa' come mai c'e' sempre la polizia, di qualunque paese, che glielo impedisce......
La copertura dei media e' stata massiccia, per la prima volta mi pare che Cuba sia stata trattata col giusto riguardo.
Sopratutto Rai news 24, oltre che Tv2000 (la tv dei baciapile), ha dato molto risalto all'evento.
I giornalisti hanno potuto, con le loro telecamere, girare liberamente (almeno cosi' e' sembrato) per i luoghi in cui il Papa diceva le sue omelie, intervistare cubani che a loro volta hanno potuto dire liberamente quello che volevano, senza filtri e/o censure.
In tutto il mondo si sono potute vedere le immagini di un paese festante, ordinato, multietnico, pieno di gente in carne (che di conseguenza non stava morendo di fame...) che festeggiava l'arrivo di un amico argentino, che celebrava messa sotto il ritratto stilizzato di un'altro ben piu' importante e famoso argentino.
La cosa interessante e' stato il vedere intervistati molti statunitensi, in questo caso ho conosciuto una realta' nuova di cui ero all'oscuro.
Anche negli anni piu' bui delle relazioni fra i due paesi piu' di 50 mila americani, ogni 12 mesi, visitavano Cuba.
Lo facevano passando da un paese terzo, quasi sempre il Canada o il Messico.
Le duenas delle case de renta li ospitavano con una certa riluttanza, non tanto per loro, ma per la poco gradita presenza sotto casa 24 ore al giorno de la seguridad, dello stato, intenta a smascherare chissa' quale complotto.
Ora vedevo le interviste di coppie di temba yankee che raccontavano di aver potuto raggiungere Cuba, direttamente dagli States, compilando un questionario.
Avevano 6 opzioni per indicare la motivazione del loro viaggio a Cuba, la maggior parte di loro aveva indicato il “voler aiutare il popolo cubano” che rappresentava proprio una delle 6 opzioni possibili.
Quindi oggi e' consentito, all'americano medio, raggiungere direttamente Cuba.
Mi pare un modo elegante di aggirare l'embargo ideato dagli americani stessi, in attesa che il congresso ratifichi definitivamente la fine di 55 anni di cazzate immani.
Sia chiaro che non si e' mai trattato di un problema di popoli, il cittadino cubano e quello l'americano non hanno alcun conto in sospeso, soltanto che i politici di entrambe le parti, ma sopratutto quelli yankee, hanno deciso che la guerra fredda doveva continuare ad oltranza.
Questi americani intervistati per le vie de La Habana affermavano tutti che era il momento di voltare pagina, che i cubani erano i loro vicini e che era giunto il tempo di avere con loro dei buoni rapporti di vicinato, come capita con tanti altri paesi.
Oramai tolti alcuni gusanos di vecchia data anche i cubano americani vogliono la normalizzazione dei rapporti.
Tutti hanno parenti sull'isola, molti vorrebbero tornarci una volta finito il loro percorso lavorativo, non e' piu' il tempo di inutili scontri.
Mentre Il Papa volava verso Cuba, Obama ha ulteriormente alleggerito il bloqueo sopratutto per quanto riguarda la possibilita' di inviare rimesse e di viaggiare da parte dei cubano americani ma anche di chi cubano non lo e' mai stato.
Oramai manca soltanto un'atto formale che, ritengo, non manchera' molto ad arrivare.

13 commenti:

  1. Di fronte al mondo dilaniato dai conflitti e dal fondamentalismo non bisogna fare l’errore di semplificare la realtà vedendo solo buoni o cattivi. La politica non può essere sottomessa al servizio dell’economia e della finanza. Non dobbiamo lasciarci spaventare dal numero di immigrati ma guardare i loro volti. La vita umana va difesa «in ogni fase del suo sviluppo», la pena di morte abolita. Bisogna far di più per combattere la povertà nel mondo, senza dimenticare quei poveri che vivono sotto casa nostra. Va continuato il cammino di riconciliazione iniziato con il disgelo tra Stati Uniti e Cuba, dialogando e costruendo ponti. Per mettere fine ai conflitti bisogna fermare il commercio delle armi. È necessario aiutare la famiglia «minacciata, forse come mai in precedenza».
    È un’agenda che riecheggia i valori dei padri fondatori della nazione quella che i membri del Congresso si sono sentiti proporre da Francesco questa mattina a Washington in un lungo e appassionato discorso. Il primo Papa invitato a parlare a Capitol Hill ha cercato di parlare al cuore dell’America, proponendo i modelli di quattro grandi suoi figli: «Una nazione può essere considerata grande quando difende la libertà», come ha fatto il presidente Abraham Lincoln; «quando promuove una cultura che consenta alla gente di “sognare” pieni diritti per tutti i propri fratelli e sorelle, come Martin Luther King ha cercato di fare»; quando «lotta per la giustizia e la causa degli oppressi, come Dorothy Day ha fatto con il suo instancabile lavoro», frutto di una fede che «diventa dialogo e semina pace nello stile contemplativo» di padre Thomas Merton.
    Tra i leader
    Secondo la tradizione, Francesco è stato accompagnato nell’emiciclo dallo speaker del Congresso, John Andrew Boehner. Prendendo la parola, ha detto di essere anche lui «un figlio di questo grande continente, da cui tutti noi abbiamo ricevuto tanto e verso il quale condividiamo una comune responsabilità». Ha ricordato che «l’attività legislativa è sempre basata sulla cura delle persone», specialmente le più vulnerabili. «Attraverso di voi vorrei rivolgermi - ha continuato - all’intero popolo degli Stati Uniti» per dialogare con tutti gli americani.
    Non dividere il mondo in buoni e cattivi Il mondo è «sempre più luogo di violenti conflitti, odi e brutali atrocità, commesse perfino in nome di Dio e della religione». Nessuna religione, aggiunge, «è immune da forme di inganno individuale o estremismo ideologico. Questo significa che dobbiamo essere particolarmente attenti ad ogni forma di fondamentalismo, tanto religioso come di ogni altro genere». Ma allo stesso tempo, dice Francesco, bisogna guardasi anche da un’altra tentazione: «il semplicistico riduzionismo che vede solo bene o male, o, se preferite, giusti peccatori». È quella semplificazione che invece di leggere la complessità della realtà, sbrigativamente divide il mondo in bianco e nero: «Il mondo contemporaneo, con le sue ferite aperte che toccano tanti dei nostri fratelli e sorelle, richiede che affrontiamo ogni forma di polarizzazione che potrebbe dividerlo tra questi due campi. Sappiamo che nel tentativo di essere liberati dal nemico esterno, possiamo essere tentati di alimentare il nemico interno. Imitare l’odio e la violenza dei tiranni e degli assassini è il modo migliore di prendere il loro posto. Questo è qualcosa che voi, come popolo, rifiutate».
    La risposta giusta per risolvere le molte «crisi economiche e geopolitiche di oggi» è invece quella di «restaurare la pace, rimediare agli errori, mantenere gli impegni, e così promuovere il benessere degli individui e dei popoli». Anche negli Usa è «importante che la voce della fede continui ad essere ascoltata», perché «potente risorsa» nella lotta contro «le nuove forme globali di schiavitù» e le «nuove ingiustizie».

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  2. La politica non sia al servizio dell’economia e della finanza
    Dopo aver citato la Dichiarazione di Indipendenza, Francesco osserva: «Se la politica dev’essere veramente al servizio della persona umana, ne consegue che non può essere sottomessa al servizio dell’economia e della finanza. Politica è, invece, espressione del nostro insopprimibile bisogno di vivere insieme in unità, per poter costruire uniti il più grande bene comune: quello di una comunità che sacrifichi gli interessi particolari per poter condividere, nella giustizia e nella pace, i suoi benefici, i suoi interessi, la sua vita sociale».
    Pensando a Martin Luther King e al suo «sogno» di pieni diritti civili e politici per gli Afro-Americani, il Papa aggiunge: «Negli ultimi secoli, milioni di persone sono giunte in questa terra per rincorrere il proprio sogno di costruire un futuro in libertà. Noi, gente di questo continente, non abbiamo paura degli stranieri, perché molti di noi una volta eravamo stranieri. Vi dico questo come figlio di immigrati, sapendo che anche tanti di voi sono discendenti di immigrati». Francesco ricorda che «tragicamente, i diritti di quelli che erano qui molto prima di noi non sono stati sempre rispettati», riaffermando la sua «più profonda stima e considerazione» per i nativi americani. «Quei primi contatti sono stati spesso turbolenti e violenti», tuttavia, quando lo straniero in mezzo a noi ci interpella, non dobbiamo ripetere i peccati e gli errori del passato.
    Forte è all’accenno agli immigrati che premono sulla frontiera con il Messico. «Anche in questo continente, migliaia di persone sono spinte a viaggiare verso il Nord in cerca di migliori opportunità. Non è ciò che volevamo per i nostri figli? Non dobbiamo lasciarci spaventare dal loro numero, ma piuttosto vederle come persone, guardando i loro volti e ascoltando le loro storie, tentando di rispondere meglio che possiamo alle loro situazioni. Rispondere in un modo che sia sempre umano, giusto e fraterno. Dobbiamo evitare una tentazione oggi comune: scartare chiunque si dimostri problematico».
    Proteggere la vita, abolire la pena di morte
    Il Papa richiama «la Regola d’Oro» evangelica: «Fai agli altri ciò che vorresti che gli altri facessero a te». Una norma che ci indica una chiara direzione. Trattiamo gli altri con la medesima passione e compassione con cui vorremmo essere trattati. Cerchiamo per gli altri le stesse possibilità che cerchiamo per noi stessi. Aiutiamo gli altri a crescere, come vorremmo essere aiutati noi stessi. In una parola, se vogliamo sicurezza, diamo sicurezza; se vogliamo vita, diamo vita; se vogliamo opportunità, provvediamo opportunità». E qui Francesco parla della «responsabilità di proteggere e difendere la vita umana in ogni fase del suo sviluppo» e all’impegno per abolire la pena di morte, come chiesto anche dai vescovi del Paese. In serata il portavoce di Obama riferisce che il presidente è rimasto «colpito» dalle parole del Pontefice, ma aggiunge che, al momento, non sono previsti cambiamenti.

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  3. Lotta alla povertà, difesa dell’ambiente
    Sulla lotta alla povertà estrema, il Papa riconosce che tanto è stato fatto, ma dice che «va fatto ancora molto di più», senza dimenticare «tutte quelle persone intorno a noi, intrappolate nel cerchio della povertà». E la lotta fa affrontata intervenendo specialmente nelle sue cause. Qui Bergoglio introduce un ampio paragrafo dedicato al «corretto uso delle risorse naturali», all’«appropriata applicazione della tecnologia» e alla «capacità di ben orientare lo spirito imprenditoriale», per costruire «un’economia che cerca di essere moderna, inclusiva e sostenibile». Serve uno sforzo «coraggioso e responsabile» per cambiare rotta ed evitare «gli effetti più seri del degrado ambientale causato dall’attività umana» Il Papa si dice fiducioso nel ruolo del Congresso e nel contributo delle istituzioni di ricerca e accademiche americane.
    Dialogo e riconciliazione
    Francesco, con un implicito riferimento al disgelo con Cuba applicabile anche al trattato sul nucleare dell’Iran, riconosce «gli sforzi fatti nei mesi recenti per cercare di superare le storiche differenze legate a dolorosi episodi del passato». Quando «nazioni che erano state in disaccordo riprendono la via del dialogo – un dialogo che potrebbe essere stato interrotto per le ragioni più valide – nuove opportunità si aprono per tutti. Questo ha richiesto, e richiede, coraggio e audacia, che non vuol dire irresponsabilità». Un buon leader politico, sottolinea, «è uno che, tenendo presenti gli interessi di tutti, coglie il momento con spirito di apertura e senso pratico».
    Basta guerre e commercio di armi
    Essere al servizio del dialogo e della pace «significa anche essere veramente determinati a ridurre e, nel lungo termine, a porre fine ai molti conflitti armati in tutto il mondo. Qui dobbiamo chiederci: perché armi mortali sono vendute a coloro che pianificano di infliggere indicibili sofferenze a individui e società? Purtroppo, la risposta, come tutti sappiamo, è semplicemente per denaro: denaro che è intriso di sangue, spesso del sangue innocente. Davanti a questo vergognoso e colpevole silenzio, è nostro dovere affrontare il problema e fermare il commercio di armi».
    Sostenere la famiglia minacciata
    Infine, la famiglia. «Quanto essenziale è stata la famiglia nella costruzione di questo Paese! - dice il Papa - E quanto merita ancora il nostro sostegno e il nostro incoraggiamento! Eppure non posso nascondere la mia preoccupazione per la famiglia, che è minacciata, forse come mai in precedenza, dall’interno e dall’esterno. Relazioni fondamentali sono state messe in discussione, come anche la base stessa del matrimonio e della famiglia. Io posso solo riproporre l’importanza e, soprattutto, la ricchezza e la bellezza della vita familiare».

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  4. Si si credo che la damas di cui parli era proprio lei la ladrona che si è intascata i bei dollaroni in arrivo da Washington. Dado.

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  5. Immagino che tu li starai aspettando caro Aston. Giuseppe

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    1. Santa Fè- L'unica certa è che fino ad ora Cuba non è stata invischiata nei vari conflitti mondiali, spero che in futuro tutto rimanga tale, l'embargo perlomeno garantiva che il transito di armi fosse ben sorvegliato da chi ora probabilmente fornira la stessa isla di armi. (incluse purtroppo quelle che arriveranno sottobanco per la delinquenza comune)

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    2. Il fatto di essere un isola da questo punto di vista ha aiutato molto

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  6. Milco spero le tue parole siano di buon auspicio, ma io invece, al contrario di te, continuo a pensarla all' opposto, cioè la vedo dura che i repubblicani tolgano il bloqueo, sono stati chiari, fin quando i Castro non cambiano registro sul discorso dei diritti umani, della libertà di stampa, d'informazione, della repressione di chi non la pensa come loro, sarà dura che il congresso toglie il bloqueo....Martedì in aeroporto all'Havana mentre facevo i controlli di sicurezza per tornare in Italia, c'era un giornalista della tv argentina, con tanto di telecamera al seguito, e di gilet con la scritta della tv di appartenenza, subito acciuffato dalla policia non appena si è presentato al banco per fare i controlli, ma non ho capito il motivo per cui lo hanno preso.

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  7. Tu credi che Obama si sarebbe sbilanciato così senza avere le spalle coperte?
    I politici sono così.....

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    1. Vero Milco, ma la maggioranza ce l'ha il partito opposto a Obama....io lo spero che tolgano il bloqueo, lo spero solo e soprattutto per il popolo cubano, quello più debole.

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  8. Fra Democratici e Repubblicani la differenza è davvero minima...

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