giovedì 8 ottobre 2015

FIDEL E ADIDAS

 

Dopo tanti argomenti che trattavano, a modo nostro e senza sventolare troppo le bandiere, il coinvolgimento di Papi, presidenti, embarghi, pene di morte ed altre cose simili, oggi vi propongo un argomento leggerino leggerino.
Ho letto un paio di articoli, successivi alla visita di Francesco da Fidel, che mettevano in risalto il fatto che il nostro Comandante en Jefe si presenti sempre davanti al proprio interlocutore con una fiammante tuta Adidas.
Oramai e' considerato il testimonial involontario (involontario?) piu' famoso del mondo.
La casa di abbigliamento sportivo tedesca e' stata sponsor ufficiale della rappresentativa cubana alle olimpiadi del 2004 e del 2008.
In effetti tutti i capi sportivi che ho acquistato a Cuba, da atleti di alto rendimento, sono griffati Adidas.
Nessun atleta cubano dell'epoca e' diventato testimonial della griffe anche perche', suppongo, all'epoca ma anche ora, la cosa non fosse consentita.
Durante la visita papale Fidel ha sfoggiato una bella tuta blu, quando si e' visto con Holland una nera, mentre nella celebre foto del 2006, subito dopo l'operazione quando in cielo svolazzavano in cerchio gli avvoltoi, una bianca, blu e rossa.
Ricorderete la foto col giornale del giorno stesso, tipo quelle che fanno i rapitori ai rapiti per dimostrare a chi deve pagare il riscatto che lo sventurato e' ancora in vita.
Visto che esiste un bloqueo, ed esisteva allora il New York Times chiese conto al responsabile delle relazione esterne di Adidas, Travis Gonzolez, dell’apparente endorsement del leader cubano per la casa tedesca: “Non facciamo particolare attenzione a queste cose” rispose allora stizzito “Non è un fatto positivo o negativo. Noi siamo una marchio sportivo. Facciamo prodotti per atleti, non per i leader”.
In tutta sincerita' in quegli anni non so quale ritorno di immagine l'Adidas potesse avere avuto da quella foto, oggi pero', con tutto cio' che sta' accadendo e con Cuba che e' diventata, almeno per ora, il centro del mondo e' possibile che le cose siano cambiate.
Come di consueto, di fronte ad eventi del genere, in molti ritirano fuori la storia del fondatore di Adidas, Adi (Adolf) Dassler che negli anni ’30 aderì al partito nazional-socialista. Peccato che allora gran parte dei tedeschi erano costretti a farlo.
Magari Fidel non lo sa o, se ne è a conoscenza, è consapevole che questo non è certo un tema forte per impedirgli di indossare quelle morbide tute in acetato così comode, molto più delle rigide uniformi militaresche di cui era fanatico in gioventù.
Detto questo, malgrado l'embargo e tutto il resto, nella sola Las Tunas, non esattamente una metropoli, esistono due tiend dell'Adidas.
Negli anni qualche paio di scarpe alla fidanzata di turno le ho comperare, visto che uso solo Adidas per correre sono un discreto conoscitore di scarpe, vi posso dire che quelle vendute in quelle tiendas sono autentiche porcherie.
Scarpe prodotte chissa' dove, magari proprio a Cuba, a cui viene appiccicato sopra il logo ma che con le Adidas vere e proprie non hanno nulla a che vedere.
Ben diverso e' il discorso riguardante le tute che indossa il Comandante en Jefe e anche quelle degli atleti cubani da cui ho acquistato i capi.
Belle maglie, morbide e perfettamente in linea con lo stile del marchio.
Anche in questo caso all'elite dello sport e al Jefe vanno le cose migliori, al popolino che paga (anzi nello specifico ha pagato il vostro umile scriba nonche' culo bianco) vengono rifilate le schifezze e i fondi di magazzino.
Ovunque si trovi quel maledetto magazzino...

24 commenti:

  1. Il sindaco Marino prova a uscire dall’ennesimo affaire che lo vede sempre più solo e accerchiato. Con un gesto a sorpresa annuncia che pagherà di tasca sua tutte le spese sostenute con la carta di credito del Comune di Roma. Spese che hanno creato un vespaio e si sono trascinate anche una serie di smentite su commensali e circostanze.
    Una exit strategy messa in campo per respingere un attacco intenso e anche per cercare una sponda nel suo partito, il Pd, sempre più in fibrillazione. Ormai l’affaire Marino preoccupa i livelli nazionali, tanto che il deputato Pd Michele Anzaldi, in un’intervista all’Huffington post, rompe gli indugi e spara a zero: «Roma merita questo stillicidio? E tutto questo quanto danneggia i dem nazionali?». Due domande che potrebbero farsi in molti e non solo in Campidoglio. I bene informati dicono che a breve arriverà la linea dai vertici nazionali del Partito. Intanto le opposizioni vanno all’attacco e invocano le dimissioni. «Marino deve lasciare e Roma deve tornare al voto», ha tuonato oggi Beppe Grillo. Ma il sindaco tira dritto: «pago di tasca mia i 20 mila euro spesi nell’interesse di Roma -spiega- e guardo avanti, guardo al Giubileo». Poi la stoccata: «da due anni c’è il tentativo di sovvertire la scelta democratica dei cittadini, io continuerò sulla strada del cambiamento e gli stessi cittadini giudicheranno».
    Insomma ancora una volta Marino trova il modo di uscire dalla strettoia proprio come avvenne per il “Panda gate”, quando pagò di tasca sua le multe prese perché aveva il permesso Ztl scaduto. Così pagherà anche le spese di rappresentanza, per dire «basta alle polemiche». «In questi due anni - fa sapere Marino nella sua apologia - ho speso con la carta di credito messa a mia disposizione dal Comune meno di 20.000 euro per rappresentanza, e li ho spesi nell’interesse della città. È di questo che mi si accusa? Bene, ho deciso di regalarli tutti di tasca mia a Roma e di non avere più una carta di credito del Comune a mio nome».
    Intanto la Procura, che da ieri ha aperto un fascicolo sulle spese dopo gli esposti di M5S, Fdi e Lista Marchini, acquisirà gli atti sulla carta di credito del sindaco anche per capire perché il plafond fu portato da 10 mila a 50 mila euro. Oggi i Cinque Stelle, in una conferenza che ha visto insieme a Montecitorio gli esponenti nazionali e quelli locali, ha nuovamente attaccato Marino: «Non è più una questione di legittimità - dice il deputato Alessandro Di Battista - ora è diventata una questione morale per questo Marino si deve dimettere». Non è da meno la collega Roberta Lombardi: «Oggi cade il mito dell’onestà di Marino, perché il sindaco ha mentito per iscritto rispetto all’uso che fa delle risorse pubbliche».
    Ma il sindaco, fanno sapere dal suo entourage, «non ci pensa proprio alle dimissioni», come si evince dall’ennesimo colpo di teatro comunicato in serata durante una giunta politica. Il Pd parla poco e se lo fa sceglie toni più che tiepidi. «Noi preferiamo parlare dei problemi della città - chiosa il capogruppo dem in Campidoglio Fabrizio Panecaldo - abbiamo delle scadenze come il Giubileo e un impegno sul decoro e sui trasporti e come Pd vogliamo occuparci di questo». Sulla scia di Orfini che ieri aveva detto: «noi parliamo di politica no di scontrini». Insomma la parola d’ordine è cautela. Anche perché si attende il segnale dall’alto. Solo da lì può arrivare il rompete le righe.

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    1. Dai Milco no scrivere più di Marino che questo spazio e' per me uno dei pochi momenti di realax e piacere...lasciarlo al suo posto è diventato qualcosa di simile a quello che si dice in medicina accanimento terapeutico. .deve dimettersi e stop , la cosa più triste è che il pd lo tiene a galla solo perché se si va a votare perdono Roma , stiamo offrendo all'estero uno spettacolo penoso..e ripeto io che sia onesto guarda metto sul fuoco entrambe le mani e i piedi ma che è incompetente, inadeguato è sicuro
      Stefano

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  2. Air France, in questi giorni si parla dei guai di Air France e si cita solo questa compagnia. Ma Air France non si era fusa con Klm? E la crisi della compagnia francese coinvolge sì o no la sorella olandese? Secondo dubbio: tagliando le rotte intercontinentali, Air France reagisce alla crisi nella stessa maniera perdente che ha portato al fallimento della vecchia Alitalia (la nuova infatti sta facendo tutto il contrario, cioè punta a espandersi nel mondo)?
    Giriamo le domande agli analisti del settore. Antonio Bordoni, docente di trasporto aereo alla Luiss, segnala che «la struttura di Af-Klm è “un gruppo, due aviolinee” del tutto autonome. E lo si vede dai bilanci. Il gruppo nel 2014 dichiara congiuntamente una perdita di 198 milioni di euro, mentre la Klm da sola mostra un profitto di 340 milioni». Due storie diversissime. Come mai? Gregory Alegi, docente alla Luiss Business School (e nel comitato di direzione di Air Press), vede due differenze: «La Klm opera in un Paese piccolo, l’Olanda, senza voli interni e con una rete tutta di voli a medio e lungo raggio, che rendono mediamente di più. Questo non è vero per Air France. Inoltre la Klm ha la struttura di una vera azienda privata, mentre Air France è rimasta una compagnia di Stato, ha una struttura rigida, e in questo ricorda un po’ la vecchia Alitalia».
    Per caso ricorda la vecchia Alitalia anche nella maniera sbagliata di affrontare la crisi, cioè con il taglio delle rotte intercontinentali, che sono le più remunerative? Non necessariamente. Bordoni: «Se Air France faceva (poniamo) cento collegamenti a lungo raggio e adesso ne taglia dieci, continua a essere un signor vettore intercontinentale. Mentre se Alitalia ne aveva venticinque e ne tagliava dieci, distruggeva la sua rete». Alegi: «Bisogna vedere a quali rotte rinuncerà Air France. Ha molti collegamenti con le ex colonie africane che pur essendo a lungo raggio rendono poco. Servono alla “grandeur”, non ai bilanci aziendali. Se taglierà alcune di queste rotte l’operazione avrà un senso economico. Se invece conserverà queste per ragioni politiche e di prestigio e toglierà aerei da rotte aeree remunerative, l’operazione sarà un disastro».
    Alegi aggiunge una considerazione sulla fusione, abortita, fra Air France e Alitalia: «Per molto tempo se ne è parlato come di un’occasione perduta. Ma visto quello che succede adesso, c’è da chiedersi dove avrebbe tagliato i posti di lavoro Air France di fronte alla crisi, in Italia o in Francia?». Per fortuna l’accordo non si è fatto e ora Alitalia ri-decolla con Etihad.

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    1. Se ricordi Milco in tempi antichi lo dissi pure io della follia di scelta Alitalia di tagliare rotte (tra parentesi quelle a più alto coefficiente riempimento) e di eliminare voli cargo (voce in attivo e in crescita)..per Af invece scelta forse sarebbe giusta..per motivi 'politici' fa tratte poco remunerative soprattutto verso Africa, non sono d'accordo che la fusione abortita sia stata un bene e che Alitalia con Ey ri decolla è ancora da vedere,confermo sono non fuse, sono autonome, puoi usare attrezzature Klm su Af e viceversa ma niente di più. .p.s. Klm ha un gioiello che si chiama Martinair che raggiunge i posti più esotici
      stefano

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    2. Loro hanno il problema della geandeur....

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  3. Vecchio caballo immortale
    Giuseppe

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  4. Ciao Milco,
    ho avuto due esperienze con le adìdas (obbligatoriamente con l'accento sulla i).
    Sempre comprate per il suegro.
    La prima in una tienda a Guanabo. Gran porcheria, distrutte dopo un mese.
    La seconda nel negozio ufficiale che c'è a Carlo III. In questo caso la musica è cambiata ed il livello è del tutto simile al nostro. Il modello forse della stagione precedente.

    Simone

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    1. La Habana é tutto un altro discorso anche in queste piccole cose

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  5. Confermo che con klm sono due vettori separati, anche se sono in società....klm a mio modesto parere è il top in europa, non a caso è quinta nelle classifiche mondiali, ed ha davanti a se solo le compagnie arabe che sono il top. Licenziare 3000 persone, e avere il bilancio in rosso è sinonimo di compagnia malata, e la cosa che mi fa rodere il culo più di tutto è che la Francia (insieme alla Germania) è considerata un esempio in Europa, quando invece è messa male come l'Italia.
    A dicembre invece volerò per la prima volta con Iberia, anch'essa compagnia di bandiera, vamos a ver.

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    1. Vuoi mettere il piacere di fare un giro nell aeroporto di Amsterdam....?

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  6. Giusto per chi la fa facile.
    Ha chiuso i battenti il paladar Ai Sapori di Tunas aperto e gestito da un italiano.
    Non pagava l'affitto da 3 mesi.....

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    1. No es facile....lo dico da sempre....a Cuba o lavori col turismo e sei in grandi città, oppure chiudi dopo 2 secondi...i cubani non hanno un centavos per cavarsi gli occhi, la gente come può pensare di lavorare con loro?

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  7. Il più grande errore é il mischiare negocio e ormone......
    Poi la voglia finisce ed il figlio rimane diceva un grande poeta...

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  8. Però è strano...da uno come il Comandante en jefe io mi sarei aspettato indossasse tuta ma togliendo loghi..anche a Holguin tienda Adidas nel parque ed anche io vi ho lasciato bei soldi per scarpe non so se false ma vecchie di 15anni, pescate dall'ultimo fondo di magazzino che ovviamente costano quanto e più dell'ultimo modello fiammante appena uscito in Europa. ..bah...buona giornata dopo tempesta ieri oggi sole
    stefano

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  9. Magari anche al COMANDANTE piace especular...ahahah

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    1. Eh eh eh....è proprio cubano. ..Milco ricordo la sorpresa della mia ex moglie ancora ingenua nei suoi primi giorni italiani quando durante una spesa al Carrefour vide a 30euro i modelli più datati di Nike,Adidas e Fila chiedendo come pinga fosse possibile visto che im palestrina sarebbero costati almeno 200cuc..ciao (reminiscenze )
      Ciao Milco

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  10. In effetti la faccia di una cubana la prima volta che entra in un nostro market andrebbe fotografata...

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  11. Siamo in attesa dell'apertura di un nuovo locale nel boulevar tunero.....faccina che sorride...e aspetta...

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  12. OT

    Milco dopo il post sui Pooh posso chiamarti zio...???

    PS
    Gli ex Jaguars divenuti poi orsacchiotti stanno diventando il mio incubo...prima un mio collaboratore che vorrebbe portare tutti al concerto...poi mia madre e mia zia che mi chiedono di trovar i biglietti..infine il tuo post...nooo i Pooh nooo...

    Un pó come quando la Splendida mi dice di portarla all' Ikea...nooo l' Ikea nooo...

    Freccia

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  13. Anch'io non mi sono fatto mancare l'occasione di acquistare un paio di tute griffate quando stavo a Cojimar, vicino allo stadio panamericano frequentato da atleti cubani.P68

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