giovedì 30 aprile 2015

BENVENUTO NEL CLUB

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Da parecchio tempo mi alleno e frequento la palestra di un'amico all'interno del palasport di Giaveno, a pochi km da dove vivo.
Ci vado al mattino, siamo piu' o meno sempre gli stessi, un giro di temba belli massicci e di gente che, sul lavoro, fa i turni.
Uno di loro, e' un rubicondo signore quasi settantenne, che non manca un giorno.
Il tipo ha tirato su, nei decenni e facendosi un mazzo cosi', la piu' grande impresa edile della zona, che alcuni anni fa ha lasciato al figlio, continuando a seguirla...in seconda battuta.
Visto che il lavoro qua' latita, ben prima della crisi, hanno iniziato a lavorare anche in Romania.
Il tipo economicamente sta' molto bene, il mese scorso ha preso l'ultimo modello di Mercedes, non me ne intendo ma credo che non sia ancora neanche in vendita, ufficialmente.
Quando va in Romania, a Bucarest pernotta in un hotel da 200 euro a notte, puteria e tutto quanto il resto.
Un paio di mesi fa mi chiedeva di Cuba e della possibilita' di lavorare, nel suo ambito, nell'isola.
Gli ho detto, intanto di farsi un giro per conoscerla, e poi che il momento non e' ancora propizio e che, forse, nel suo ambito, la concorrenza locale sarebbe stata difficilmente, per i costi, superabile.
Cosi' 3 settimane fa, col figlio, la moglie e la nuora si sono recati, per una vacanza nella maggiore delle Antille.
Prima di partire gli ho ricordato che, andare a Cuba con la moglie, e' molto ma molto peggio che andare all'Oktoberfest con la Peroni nel bagagliaio.
Ieri e' tornato in palestra, dopo la sua solita oretta di pilates e' piombato in sala corsi, mi ha visto e non mi ha mollato piu' per tutta la mattinata.
Solitamente, in palestra, fra una serie e l'altra, oltre che chiacchierare inserisco e rispondo ai commenti del blog.
Ieri mi seguiva praticamente da un'attrezzo all'altro raccontandomi per filo e per segno le avventure vissute nelle 3 settimane nella maggiore delle Antille.
Essendo una persona assolutamente piacevole e' stata una mattinata del tutto divertente.
Si sono fatti 10 giorni a Varadero, altri 10 all'Avana ovviamente in un hotel di livello.
A Varadero ha conosciuto la solita ballerina d'ordinanza, con cui e' riuscito a combinare qualcosa aggirando il bloqueo della moglie e il divieto per le fanciulle di empatarsi coi turisti.
Mi sono immaginato questo omino arrampicato su una negrona statuaria.
Poi ha fatto una serie di escursioni, alcune con le donne della famiglia, altre solo col figlio, dove sicuramente si e' divertito di piu'.
Gli ultimi 4 giorni la moglie, che nel frattempo non aveva mangiato solo la foglia ma tutto il fienile, non lo ha piu' mollato un'attimo impedendogli ulteriori momenti ludici.
Mentre mi raccontava, con persino un'eccessiva dovizia di particolari, le sue imprese, vedevo i suoi occhi accendersi.
Questo quasi settantenne, benestante uomo di mondo che il mondo lo ha girato tutto, parlava di Cuba come un bambino parla del suo vasetto di Nutella.
Ancora una volta, la milionesima, Cuba ha colpito nel segno.
Davvero sembrava un bambino perdutamente innamorato di qualcosa che ha appena sfiorato nel suo lato piu' turistico e se vogliamo meno popolare.
Cuba e' questo.
Mi parlava, esattamente come Alessandro spiegava in un post sul suo blog, che si fermava a guardare le cubane semplicemente camminare.
Non aveva mai visto donne, di tutte le eta', colore e tamagno camminare in quel modo.
Sta' gia' programmando un modo per poterci tornare, sicuramente inventando Dio solo sa quale balla per la moglie, allo scopo di ritagliarsi un paio di settimane per tornare laggiu'.
La prossima volta fanculo hotel e Varadero, solo La Habana con tutte le sue tentazioni.
Non e' che prima che partisse gli avessi detto molto, soltanto che, conoscendolo, avrebbe trovato aspetti dell'isola che....gli sarebbero piaciuti e da cui avrebbe fatto una certa fatica ad allontanarsi.
Ovviamente di lavoro, gru, muletti, cazzuole, cemento, pintura e cose simili non abbiamo neanche parlato....
Cuba non sbaglia un colpo ragazzi miei.
Benvenuto nel club...

mercoledì 29 aprile 2015

BRIGATE DI LAVORO VOLONTARIO

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Spesso mi capita, di fronte a determinate notizie e situazioni, di ricordare, sopratutto a me stesso, che se non ho colpe per essere nato nella parte “buona” del pianeta, non ho neanche dei meriti.
Credendo, probabilmente oggi piu' di ieri, nel sol dell'avvenire sarei anche un fautore della ridistribuzione delle risorse fra le varie parti del pianeta stesso che, come ricordo' Kennedy a Berlino, “e' anche il solo che ci e' stato dato”.
Allargando il campo ci sono situazioni che ci portano a riflettere sul cosa ognuno di noi, singolarmente, puo' e deve fare nei confronti di chi, senza nessuna colpa, e' nato in zone meno fortunate della nostra.
La solidarieta' va' fatta in silenzio, senza sbandierare il poco o tanto che ognuno di noi e' in grado di fare.
I benefattori “televisivi” francamente mi fanno abbastanza schifo.
Dare una mano, puo' anche voler dire, (ripeto, allargando il campo) essere fedele alle proprie idee; penso a chi collabora con Emargency, che resta una delle eccellenze del nostro paese.
Penso ai medici senza frontiere senza i quali milioni di bambini morirebbero subito dopo la nascita.
Penso a Greenpeace, di cui non condivido gli estremismi, ma che si batte perche' il nostro pianeta non si rovini ulteriormente.
Senza andare troppo lontano penso ai tanti volontari della Croce Rossa, della protezione civile, ai ragazzi che, vestiti da clown, aiutano i piccoli malati di cancro (Dio...dove pinga sei...?) negli ospedali, e a tante altre persone che dedicano un po' del loro tempo per gli altri.
In questo contesto rientrano le Brigate di lavoro Volontario a Cuba.
Parliamo di persone, di tutto il mondo, convinti che Cuba abbia intrapreso una strada al di fuori delle regole che governano gli altri paesi, che questa strada sia possibile, con l'aiuto di tutti.
In molti paesi, europei e non, ci sono associazioni di cooperazione con Cuba, i cui partecipanti si recano nell'isola, a loro spese, per trascorrere un periodo di lavoro aiutando, in maniera fattiva e pratica, la Rivoluzione a sopravvivere.
Solitamente si tratta di progetti mirati; ristrutturare una scuola, dipingere un'ospedale, aggiustare un teatro ecc.
La Brigata lascia il paese d'origine con tutto l'occorrente per il progetto, a Cuba trova soltanto l'alloggio e, a volte, il vitto.
Voglio accennare a una Brigata italiana che si occupa di questi progetti a Las Tunas; la Brigata Ardizzone.
Non si tratta di uno spot pubblicitario, non conosco personalmente nessuno di loro, o meglio ne conosco uno che, anni fa, ne fu allontanato che continua a frequentare, in privato, la citta' con danni, sopratutto a se stesso, inenarrabili.
Anni fa, una fanciulla, un'attrice che oggi presenta un programma per bambini su tunavision, mi porto' nel teatro dei bimbi.
Ebbi l'occasione di vedere questi italiani che stavano pitturando il locale.
Li salutai in modo abbastanza formale, fra i “brigatisti” e i turisti non c'e mai stato molto contatto; i primi considerano i secondi puttanieri mentre i secondi pensano che i primi siano semplicemente dei pazzi.
La Brigata Ardizzone nasce in Lombardia nel 1998 da Italia-Cuba, collabora con Las Tunas tramite l'ICAP (Istituto Cubano per l’Amicizia tra i Popoli), l’organismo cubano che intrattiene i rapporti con le associazioni di solidarietà di tutto il mondo.
La Brigata e' intitolata a un giovane studente; Giovanni Ardizzone, ucciso dalla nostra polizia durante una manifestazione, nel 1962, a favore di Cuba nel pieno periodo della crisi dei missili.
Dal 2002 esiste una targa a suo nome all'entrata delle facolta' di medicina della citta'.
L'associazione si pone come obiettivi cito testuale; un momento concreto di solidarietà, ma soprattutto rappresenta simbolicamente la solidarietà italiana con Cuba, la solidarietà di tutti quelli che, al di là delle diverse opinioni politiche, pensano che vada difeso e sostenuto il tentativo del popolo cubano di portare avanti un processo di emancipazione nella piena indipendenza.
Si tratta di persone che credono in un'idea, che giusta o sbagliata che sia, rappresenta una buona ragione per spingerli a fare qualcosa per il prossimo.
In un mondo in cui nessuno fa nulla per nessuno senza avere un tornaconto...e' tanta roba.
A volte e' piu' che quello che si riceve, in simili situazioni, rispetto a quello che si da'.
Avete conosciuto qualcuno di altre Brigate italiane e/o non, durante i vostri viaggi a Cuba?

P.S. Questa sera campionato....a Palermo, con meta' degli aiutini che riceve la squadra dell'indonesiano nessun traguardo ci e' precluso...Cairo permettendo.

martedì 28 aprile 2015

APRIRE E POI...?

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Esattamente come e' successo nei miei precedenti soggiorni, anche nell'ultimo ho potuto notare attivita' commerciali, a Tunas, aprire ed altre chiudere nel giro di poche settimane.
Da quando, un paio d'anni fa, Raul ha permesso ai cubani di mettersi in affari, molti di loro hanno provato a diventare imprenditori di se stessi.
Ovviamente senza nessuna esperienza di nessun tipo alle spalle.
Esistono alcune regole per l'imprenditoria privata che valgono per ogni paese del mondo e che, se non rispettate, ad ogni latitudine, possono portare al peggiore “fracasso”.
Intanto occorre, od occorrerebbe conoscere il mestiere che si va a iniziare, “panate' fa el to meste'” e' un detto che, nella maggior parte delle situazioni, andrebbe preso come oro colato.
Bisogna poi appurare quante attivita' commerciali simili o uguali gia' esistano nel quartiere dove si pensa di iniziare a lavorare.
Verificare quanta richiesta e di che qualita' il prodotto che si vuole crare gode, nelle immediate vicinanze della bottega.
Se occorre del personale bisogna fare una sorta di casting (come fece un ristorante italiano aperto da poco, con decine di ragazze in coda fino sulla strada per poter sperare di fare le cameriere) o comunque essere in grado di individuare le persone con le competenze giuste che possano essere utili nel progetto.
Infine, oltre ad azzeccare la zona, occorre avere risorse economiche sufficienti, non solo per realizzare il progetto, ma anche per supportarlo nei primi periodi dove, sicuramente, le sole certezze saranno le spese.
Se viene meno anche solo uno di questi parametri l'epilogo e' gia' scritto nel prologo.
Il rischio maggiore lo si corre quando si tratta con prodotti deteriorabili nel tempo, come gli alimenti.
A gennaio ho visto chiudere due paladar “cubani” nel giro di una settimana, oggi c'era l'insegna, domani era sparita.
Quando parlo dell'eccellenza della nostra cucina, quella italiana, non lo faccio sicuramente a caso.
Se un cubano decide di andare a mangiare fuori, non si aspetta di avere nel piatto lo stesso cibo che consuma a casa.
Ma anche se fosse, a quel punto, perche' spendere il doppio in un paladar quando ci sono i ristoranti dello stato dove spendi pochissimo, ti riempiono il piatto e per la loro necessita' di “riempirsi” sono perfetti?
Il cubano che puo' permettersi di andare a mangiare fuori, vuole qualcosa di speciale, fosse anche una pizza fatta come u'signuruzzu comanda (Camilleri docet).
La cortesia del personale, la velocita' del servizio, il rapporto qualita'/prezzo, anche a Cuba iniziano ad essere indicatori della riuscita o meno di un progetto.
Diverso il discorso che riguarda altre attivita'; ci sono a Tunas alcuni negozi, di recente apertura, che vendono scarpe.
In realta' si tratta di garage “aperti” dove artigiani espongono i loro prodotti.
Giusto per capirci, un tacones puo' costare anche 30/40 cuc, si tratta pero' di un prodotto che non si deteriora, se non si vende oggi, resta esposto fino a quando non arriva il compratore giusto che, quasi sempre, si tratta di uno yuma con fanciulla d'ordinanza accanto.
L'altro parametro fondamentale, forse il piu' importante, consiste nell' avere un minimo di capitale alle spalle per supportare il negocio nel suo primo anno di vita.
Qua' cascano quasi tutti i cubani.
La maggior parte di loro, non so in base a quali cervellotici calcoli, e' convinta di iniziare a guadagnare 5 minuti dopo l'apertura dell'attivita'.
Chiunque conosce un po' come funziona il mondo, sa bene che le cose non vanno mai in questo modo.
Occorre che la voce si sparga, che la gente venga a vedere il prodotto, che essa stessa sia la migliore forma di pubblicita' mandando altri clienti.
Nel frattempo c'e' l'impuesta da pagare, la materia prima da comperare, il personale (eventuale) che deve portare a casa quanto concordato.
Questo a prescindere che si sia incassato o meno.
Il cubano investe tutto cio' che ha, anche quello che non ha, per l'apertura del meccanismo, ma poi gli manca l'ossigeno per mandare avanti positivamente il progetto.
Non sarebbe male poi, una volta visti i primi soldi, che il cubano di turno non se li sputtani alla velocita' della luce nelle solite cazzate che conosciamo bene
Noi, quando sara' il momento del paladar, abbiamo gia' messo in preventivo almeno un'anno di “integrazione” che non deve essere un bagno di sangue, ma che comunque deve indirizzare il negocio nella giusta direzione.
Fino a quando i cubani penseranno che domani non esista andranno incontro piu' a delusioni che successi

lunedì 27 aprile 2015

LE COSE CAMBIANO

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Come ho gia' avuto modo di raccontare, durante il mio ultimo soggiorno tunero, ho avuto, piu' volte, modo di frequentare quello che impropriamente viene definito “campo”.
E' accaduto per una delle due feste di compleanno che mi hanno organizzato gli amici, ma anche per alcune visite che ho fatto nei giorni successivi.
Dico impropriamente perche' non sto' parlando di una finca sperduta nell'ultima selva ai piedi dell'ultimo monte, ma bensi' di una cittadina, Vivienda, a 15 km dal capoluogo tunero.
Una cittadina con file di condomini bassi, decisamente piu' carini rispetto ai classici da Socialismo reale, abitati da tanta piu' o meno laboriosa gente.
Il campo, onestamente, e' un'altra cosa.
La location e' stata teatro, oramai una decina di anni fa, di un racconto che potete trovare sul blog ma anche nel mio primo libro; “Una giornata particolare”.
Il racconto narrava, senza voli pindarici, di una festa sempre nella stessa casa, quella di Orlandito, che mettemmo in piedi col Mago, un buon numero di anni fa.
Raccontavo delle difficolta' del vivere quotidiano, anche solo per trovare del ghiaccio.
Le ragazze le definivo del campo perche', a differenza di quelle della citta', vestivano con colorate bluse fuori moda, scarpe con la punta rotonda e usavano i profumi nazionali, quelli dove puo' cambiare la confezione ma il liquido e' sempre lo stesso.
Ragazze e ragazzi semplici, per cui una bottiglia di ron blanco, quello nelle bottiglie di plastica, era un lusso.
La cerveza era quella del pomo, Bucanero e Cristal erano una cosa rara e ricercata.
Ricordo, e lo scrissi, ragazze semplici, alla mano, allegre divertenti e divertite.
Las Tunas era la “citta'”, 15 km a Cuba, a quei tempi si trattava di una distanza importante, se non avevi mezzi per muoverti.
In questi anni spesso sono andato a trovare i miei amici in quella piccola ma graziosa cittadina.
Li ho visti cambiare, non nei miei confronti ma nei confronti del mondo che li circonda.
Il mio amico Orlandito ha oramai tutta la famiglia a Miami, l'ultima volta anche i genitori erano dagli altri figli negli Usa per 6 mesi.
Lui non pensa di andarsene, e' professore di scacchi, vive troppo bene a Cuba, non vuole rogne, al massimo sogna una missione.
Il ron blanco ha lasciato il posto all'Havana club 7 anni o, al massimo all' anejo especial, la birra dal pomo la lasciano bere ai vecchi, ora anche per lui e i suoi amici/che ci vuole la Bucanero o la Cristal.
Le fanciulle, un tempo spontanee e alla mano, oggi sono esattamente come le tunere; telefonini, sigaretta sempre in mano, prendas e buona disponibilita' ad andare con chiunque.
Sono amiche, spesso le vedevo girare per Tunas, non credo per fare una passeggiata di salute.
Al compleanno ero con un amico che, a un certo punto si apparto' con una di queste fanciulle, il giorno dopo mi chiamo' uno degli amici cubani che conosco da una vita presenti alla serata dicendomi che il mio amico....aveva dato troppo, e che in quel modo la fanciulla si abituava male.
Ovviamente la presi sul ridere, ho troppi anni di Cuba alle spalle, ma mi ritrovai a pensare come le cose, in un decennio fossero davvero cambiate.
Anni fa compravamo un puerco e lo facevamo asare, l'ultima volta abbiamo preso un pernil e lo abbiamo mandato a cuocere.
Certo e' venuto buonissimo, ma si e' perso il gusto di passare una giornata a girare lo spiedo, bere e parlare di cazzate.
Alla cubana.
Sia chiaro tutto cambia e tutto si evolve, non voglio certo dire che dovevano continuare a bere birra schifosa o ron trivellastomaco, semplicemente mi sono reso conto che, oggi, le cose sono davvero cambiate.
E' giusto cosi', e' normale che chiunque voglia migliorare la propria situazione, ma oggi credo che le differenze fra vivere a Las Tunas oppure pochi km fuori siano minime, rispetto all'abisso che esisteva negli anni di quel mio racconto.
Non voglio dire che in quegli anni fosse tutto disinteressato e oggi no, anche allora uno straniero era un'occasione per una buona serata e per...altro, pero' oggi danno per scontato che la buona serata ci debba comunque essere.
Ovviamente sono i miei amici, da oltre 10 anni, stiamo invecchiando insieme, li rispetto e ho voglia di rivederli ad ogni viaggio.
Consapevole pero', che molte cose sono davvero cambiate.

domenica 26 aprile 2015

DERBY



La settimana che si va a concludere, ha sancito la partecipazione di 3 squadre italiane nelle semifinale delle coppe europee.
Puo' essere anche un bene per il nostro calcio, se fossero davvero squadre “italiane”.
Mentre la squadra di Mughini schiera sempre almeno meta' formazione di italiani, il Napoli e la Fiorentina, in media, se va bene, su 11 di italiani ne schierano 1.
Questo spiega perche' in attacco la nazionale e' costretta a schierare Eder e Pelle' oppure Immobile e Zaza.
Il Napoli pare che, nella prossima stagione, sara' allenato da Sinisa, terzo nella mia speciale classifica di allenatori che vorrei al Toro, dopo Mou e Zeman.
Il boemo ha fatto una cosa che, in questo paese, a nessun livello, viene messa in pratica.
Si e' dimesso, lasciando sul tavolo diversi quattrini.
Questa sciagurata dirigenza nuova ha fatto piu' danni che la grandine, la B puo' essere un toccasana anche per liberarsi di vecchi calciatori che oramai fanno piu' i capoccia piuttosto che pensare a giocare.
Oggi Derby
Non faccio parte di quella nutrita schiera di Fratelli che ritengono questa partita piu' importante di tutte le altre.
Per me era molto piu' utile vincere col Sassuolo ma, e non sono il solo, ho avuto l'impressione che l'indicazione partita dall'alto....non sia stata in quella direzione.
Maxi Lopez e Bruno Perez in panca, a 15 minuti dalla fine, in una partita che devi vincere, il Vate mette Basha, un mediano, e non Amauri....
Andare ai preliminari di Europa League vuol dire un'altra stagione lunghissima e sopratutto una rosa da rinforzare rispetto a quella risicata all'osso di quest'anno.
Il Mandrogno braccino ha richieste per Darmian, Bruno Perez, Glik e Maksimovic.
Mal contanti e' un colpo da 50 milioni di euro, non credo proprio che Cairo ci voglia rinunciare.
Certo che se li vende tutti poi deve emigrare all'estero....
Dal punto di vista prettamente agonistico vorrei, per una volta, un derby in cui si parta dallo 0-0.
So, visto l'avversario, di sognare ad occhi aperti, pero' almeno per una volta vorrei che ci dessero un rigore quando c'e', che non lo regalassero a loro, vorrei non vedere gol in fuorigioco di 5 metri, insomma una partita regolare.
Sono consapevole che usare “regolare” e “squadra di Giletti” nella stessa frase sia una forzatura sintassica.
Il derby a Torino e' sentito, ma non ricordo atti di fanatismo particolari a parte quei 5 idioti con la sciarpa granata che aggredirono, vigliaccamente, un povero signore con la sciarpa bianconera...come se la vita non lo avesse gia' bastonato abbastanza...
So che sono stati condannati, ma l'indignazione maggiore e' stata dei Fratelli per un gesto tanto vile.
A Torino i calciatori possono andare in giro indisturbati per la citta', senza che nessuno ci faccia caso.
Quando avevo una palestra in pieno centro, a pochi metri c'era il negozio della moglie di Del Piero, lo vedevo tutti i giorni in giro per il centro senza che nessuno ci facesse caso.
Se Totti va in giro a piedi per il centro di Roma si blocca il traffico.
Modi diversi di vedere il calcio.
Forse anche per questa ragione, qua' sopra, parliamo di questo sport, e di altri, in modo civile e intelligente, fra gufi e sfotto'.
Prendersela e insultare il prossimo per 11 pirla milionari che corrono dietro ad un pallone, e' sinonimo di una vita con una scala di valori non propriamente...equilibrata.
La Salernitana torna in serie B, il presidente e' Lotito che sara' anche quello che sara', ma non si puo' dire che di calcio non ci capisca.
Fognini batte per la seconda volta consecutiva, sotto gli occhi della Pennetta (che gli Orishas la conservino) a Barcellona l'ombra di Nadal, per poi perdere contro un mezzo pippone al turno successivo.
Avesse un decimo del cervello della morosa che giocatore....e che uomo sarebbe....
Buona domenica a tutti.
 
P.S. Nel video....che derby.... 

sabato 25 aprile 2015

LA LIBERTA'



Da quando ho aperto il blog, ogni anno, il 25 aprile, cerco, nel mio piccolo, di mantenere accesa la memoria di un giorno cosi' importante per il nostro paese.
Quest'anno cerchero' di farlo evitando, per quanto possibile, la giusta retorica che questo giorno evoca.
Mi piacerebbe dire qualcosa sul concetto stesso di liberta'.
La Rai, finalmente assolvendo il suo ruolo di servizio pubblico, ha trasmesso, durante la settimana, molti film che raccontavano la Resistenza e quegli anni durissimi.
La liberta' ci e' stata consegnata dalle due generazioni che hanno preceduto la mia; i nostri padri e i nostri nonni.
I primi erano, all'epoca bambini ma ricordavano bene quegli anni, mentre i secondi ne sono stati protagonisti assoluti.
Settantanni di pace, o meglio di guerre combattute da altri in altri luoghi, ci hanno fatto credere che il fatto di essere nati in un paese libero sia un diritto divino, una cosa da dare per scontato.
Non e' cosi' amici miei.
La liberta' e' un bene assoluto, un qualcosa che non e' mai scontato, un diritto che non ci siamo guadagnati perche' altri, prima di noi, lo hanno fatto
Noi ne abbiamo soltanto beneficiato.
In questi ultimi anni, ai nostri confini, sono accadute cose che dovrebbero farci fortemente riflettere.
Prima nella ex Jugoslavia e ora in nord Africa milioni di persone sono state, dall'oggi al domani, private di questo bene unico e irrinunciabile.
Puo' accadere anche a noi?
Possiamo pensare che certe cose, certe situazioni, non possano mai succedere all'interno dei nostri confini?
Non ne sarei cosi' sicuro.
Con la loro naturale estinzione si sta' perdendo la memoria di cio' che fecero i protagonisti di quegli anni.
Le loro lotte per poterci regalare un presente che, con tutti i suoi limiti, e' comunque fatto di giorni liberi.
Oggi, nelle varie televisioni, vedremo quei vecchi uomini e donne, coi loro fazzoletti tricolori ( o rossi...) al collo presenziare alle sempre piu' sparute manifestazioni dedicate a questo giorno.
A loro, solo a loro, dobbiamo la nostra liberta'.
I giovani cosa ne sanno della Resistenza a cui aderirono i loro coetanei in quegli anni?
Non ci fu nessuna guerra civile come vogliono oggi, Pansa e la sua combriccola di revisionisti, farci credere.
Ci fu solo chi, esattamente come gli 83 folli sul Granma, non accetto' di vivere in un paese soggiogato ad un branco di assassini, e decise che la libertà era un qualcosa per cui lottare e mettere a rischio la propria vita.
Noi saremo sempre grati agli alleati e al loro contributo per la liberazione del nostro paese, ma e' bene ricordare che il nord Italia, in gran parte, si libero' da solo.
Nella Torino liberata non entrarono gli alleati, ma bensi' le Brigate Partigiane Comuniste e non.
La Resistenza fu un fenomeno di popolo; nelle sue file (come il film Giovani Maestri racconta) militavano Comunisti, Socialisti, seguaci del Partito d'Azione, Cattolici, Monarchici e altri.
Tutti scelsero di lottare per la liberta', perché erano momenti in cui una scelta andava fatta.
Certo i renitenti di leva sotto Salo' rischiavano la fucilazione o la deportazione in Germania ma molti, moltissimi, scelsero di dire no, salendo in montagna e diventando, a loro volta, Partigiani.
Nessuno deve permettersi, parlando di “guerra civile”, di mettere sullo stesso piano chi decise di essere complice delle barbarie e chi invece lotto', mori' per consegnarci un'Italia libera e democratica.
Teniamoci stretta questa liberta' perche' non e' eterna, rendiamo oggi omaggio a quegli eroi civili che ce la consegnarono a prezzo della loro vita e di quella dei loro cari.
Non e' una questione di simboli e bandiere, anche se hanno avuto un loro valore.
Essere antifascisti non e' solo una scelta ma anche un dovere per un paese che il fascismo lo ha vissuto sulla propria pelle.
Sicuramente la canzone che ascoltate e' la piu' bella del nostro panorama popolare.
E' anche tanto tanto...italiana.
Va bene la Patria, la Bandiera, gli ideali ma quando il Partigiano italiano sente arrivare la fine, il suo pensiero corre alla madre, la sorella, la moglie, la compagna, la fidanzata.
Alla sua bella....Bella Ciao.
Ora e sempre Resistenza!

venerdì 24 aprile 2015

IL GELATO

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In questa giornata primaverile prefestiva vi parlo di una argomento “leggero”, che incarna il concetto stesso di democrazia.
Il Gelato.
Parlo di democrazia perche' il gelato, democraticamente, piace a tutti.
Vecchi, giovani e bambini, uomini, donne e vie di mezzo, ricchi poveri ed evasori fiscali.
A chi non piace il gelato?
Spesso a Cuba, e' la sola cosa che metto nello stomaco fra desajuno e comida.
Dal punto di vista imprenditoriale e' uno degli alimenti che permette un ricarico importante.
Produrlo costa poco, sopratutto quello alla frutta, viene venduto a oltre 10 volte il suo reale costo.
Certo, c'e' il discorso del macchinario che incide.
Il cubano e' particolarmente goloso di questo fresco alimento.
Anche nei piu cupi tempi del periodo especial, di fronte a la Copelia di calle 23, nella capitale, c'era una coda de madre.
A Las Tunas ci sono alcune gelaterie di discreto livello; due in particolare nella zona centrale.
Una, piu' popolare, proprio sul parque; se non hanno aumentato i prezzi una pallina di gelato costa un peso.
Ad ogni ora del giorno c'e' una coda da paura, la gente aspetta anche piu' di un ora, sotto il sole, per potersi sedere ad ordinare.
Non ci sono mai stato ma mi dicono che il gelato faccia schifo, in pratica ghiaccio con un minimo di gusto.
A un peso non e' che si possa pretendere...
L'altra gelateria e' a la Fuente, avevo una morosa, anni fa che ci lavorava come cameriera.
La pallina costa 3 pesos, e' il locale frequentato da chi puo' spendere, per una coppetta, anche 10 pesos a testa, cifra non accessibile, per un gelato, a tutte le tasche.
Un bel locale, al fresco e vicino ad una grande fontana di una scultrice famosa.
Non a caso Las Tunas e' la capitale della scultura cubana.
All'epoca la fanciulla mi raccontava che chi ci lavorava, non le cameriere ma chi si occupava di fare il gelato, rubava a tutto spiano.
Per una vaschetta di gelato venduta al pubblico almeno due venivano vendute, sotto banco e sotto costo.
Ovviamente el dinero finiva nel loro borsillo.
A seconda di quanto rubavano il gelato venduto al pubblico aveva piu' gusto e meno ghiaccio.
In giro per la citta', questa gelateria ha dei punti di vendita dove, sempre per 3 pesos si puo' comperare un cono di un'unico gusto.
Anche in queste piccole cose si denota come la capacita' imprenditoriale in quel paese sia tutta da creare.
Esiste un solo tipo di cono, che tiene una sola pallina, se ne vuoi due devi andare in giro con due coni...
Non e' che ci voglia Zichichi per capire che se fai un cono piu' grande, vendi piu' prodotto e guadagni di piu'.
Dobbiamo arrivare noi culi bianchi a spiegarlo?
Completano il quadro quei chioschietti che vendono i coni con una pallina a un peso, il gelato esce da una misteriosa macchinetta, viene fatto al momento....una roba colorata....non so...preferisco vivere.
Parallelamente a questi gelati c'e un'offerta di prodotto in divisa, della Nestle', di livello appena inferiore a quello che abbiamo qua'.
Un gelato, mediamente, costa 1,50/2 cuc e vi posso assicurare che malgrado il costo elevato vanno via rapidi.
Il discorso di mettere in piedi una gelateria a Cuba lo abbiamo gia' affrontato.
Da un lato c'e' la necessita' di essere concorrenziali con prezzi cosi' bassi, ma dall'altro bisogna tenere in considerazione che quelli confezionati della Nestle' vanno, anche loro, via come il pane.
Chiaro che una gelateria come le nostre con 20/30 gusti avrebbe successo, bisogna vedere quanto ci costerebbe importare il macchinario e sopratutto, se ce lo permetterebbero.
Chiudo con una segnalazione.
Chi segue il blog sa perfettamente che dell'esclusiva non mi e' mai fottuto nulla, se trovo qualcosa di interessante mi piace segnalarvelo.
Ieri, mentre sul web cercavo altro, ho trovato questo blog.
Si tratta di un romano che vive a La Habana e insegna italiano.
Scrive molto bene, cosa rarissima nel semianalfabetismo acidoso imperante nella rete.
La presentazione al blog, che posto a seguire, recita maomeno testuale; “non amo un blog democratico”
Questo ha capito tutto.
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Questo blog poteva chiamarsi "Quello che piace a me, punto e basta" e forse avrebbe dichiarato con maggior forza lo spirito che lo fonda e che mi anima: quello di disegnare un percorso altamente soggettivo di ciò che piace a me a L'Avana. D'altro canto, dalla "Critica del giudizio" di Kant in poi, siamo stati liberati da un concetto di bello "a priori" e quindi, in poche parole, faccio come mi pare. L'Avana è la città che ho scelto per vivere e per scrivere. Secondo me (quante volte ripeterò secondo me nei mesi a seguire?) è la città più bella del mondo e non cerco un contraddittorio. Secondo me. E mi basta. L'Avana è una città (città? Non ne sono sicuro, meglio chiamarla mondo) con una vita culturale incredibile, talenti veri in ogni campo dell'arte, della cultura in generale, della musica. Ha un fermento creativo che non ho mai intercettato in tanti paesi del primo mondo. E accanto a questo, L'Avana possiede un bello, direi, involontario. Quello che non ti aspetti. Quello che ti prende i sensi con la guardia bassa. Getti un'occhiata per sbaglio sulla tua destra e vedi un pavimento perfetto, uno sguardo che ti lascia senza respiro, gli occhi di un bambino che non sapresti descrivere. Ci vivo. E quindi cercherò di non scimmiottare quei turisti su cui amo ironizzare, quelli che vedo per strada armati di macchina fotografica digitale e che credono di aver trovato una chiave narrativa originale, un punto di vista rivoluzionario: la Cuba dei vicoli! Ve la risparmio. Ma non vi risparmio una scelta di campo: vedere il bello. Se non fossi moderatamente modesto direi: una scelta di vita. È semplice, sono istruzioni che diamo al nostro cervello: vedi quello che non va. E il nostro cervello è bravo, allenatissimo, nello scovare rughe e magagne del mondo. Per una volta: vedi quello va. Vedi quello che è bello. Vedi quello che faticosamente ci avvicina a dio. Pardon, al sacro. Che poi è quello che m'interessa. Tanto è pieno di gente che adora fare le pulci alla bruttezza e se fai un fischio ne trovi a vagoni di brutti panorami e dei loro cantori. Quindi il bello. Quello che ci rimette a posto. Come l'alcol in certe notti di tempesta. Come le chiacchiere con un amico. Come i baci. Come le carezze ad un figlio. Come guarire.
Non ho nessun piano. Ho una serie di idee che abbracciano il mondo intero. Certi film, certe opere teatrali, certi piatti, certi locali, certi libri, certe persone, certe donne, certe occasioni perdute, certi punti di vista, certe parole, certi arrivi, certe partenze, certe birre. Nessuna aspirazione ad essere una guida, ma tuttavia il desiderio di raccontare quello che posso condividere, oggi, qui. Sarebbe operazione troppo crudele quella di scrivere: "un anno fa ho visto questo e quest'altro, voi non c'eravate... Impiccatevi!". Cercherò di muovermi nelle strane pieghe dell'attualità in modo che questo blog possa, per lo meno, essere una specie di appoggio, un incipit, un punto di partenza per qualche tipo di viaggio. Non sono un marchettaro. Non in questa sede almeno. Niente contro, ma considero questo spazio che nasce come una nicchia al riparo da certe logiche. Per intenderci: sarà difficile che parlerò bene di un'opera o di un ristorante per soldi. Quindi, ristoratori e teatranti, non ci provate! Ovviamente dipende dalla quantità di soldi (ognuno di noi ha una prostituta che si nasconde dietro alle sue migliori intenzioni) ma cercherò di resistere o per lo meno di alzare la mia soglia di corruttibilità sopra i cinque dollari. Scherzo, si è capito?Probabilmente esprimerò opinioni e preferenze discutibili e confutabili. Spesso il mio gradimento per certi locali dipende da dettagli minuscoli: l'assenza di camerieri leccaculo, un'acconciatura, non cadere in espressioni tipo: "...su un letto di patate" nel menu. Sai che? Non me ne importa nulla. Non amo i blog democratici e questo mi convince a procedere proprio per la sua unilateralità programmatica. Si perde molto tempo a discutere ed io ho poco tempo.
Sono belli gli alberi di L'Avana. Come quelli che vedo adesso dal portale della mia casa. Grondano rami discendenti come tendini di un corpo che lotta nel fango. Rami e radici si confondono e mi sembrano la metafora di qualcosa che ora mi sfugge. Li guardo spesso mentre vado a correre in Quinta e vinco ogni volta la tentazione di sdraiarmi là sotto a proteggermi dal tempo che passa. Sono belli e saggi. E come i saggi creano un cono d'ombra nel quale è bello riposare e ripararsi dalle strade in fiamme.
Per quello che conta: buona lettura.

giovedì 23 aprile 2015

NON SI CAMBIA, PER ORA

 Risultati immagini per elezioni cuba

Attenti come siete alle vicende cubane, sicuramente, avrete saputo che, alcuni giorni fa, si sono svolte le elezioni amministrative nel paese.
Quello che molti, forse, non sanno e' che, per la prima volta dal Triunfo de la Revolucion erano presenti nelle liste ufficiali dei candidati due esponenti della, diciamo, opposizione.
Due personaggi non solo non del Partido ma proprio di quella che a Cuba, por la calle, viene chiamata “contra”.
Potevano essere eletti dai cittadini per rappresentarli nelle istituzioni che si andavano a rinnovare.
Non solo i due non sono stati eletti ma, elettoralmente parlando, hanno preso schiaffoni belli grossi.
Hanno preso pochi voti restando molto ma molto al di sotto della soglia necessaria per essere eletti.
Qualche organo di stampa europeo ha parlato di possibili brogli, personalmente penso che dopo la porcheria Bush-Gore sarebbe bene che ogni paese, in materia, si occupasse dei propri affari.
I due si sono lamentati di non aver avuto la possibilita' di fare la campagna elettorale come avrebbero voluto, di essersi dovuti accontentare degli stessi “privilegi” toccati agli altri oltre 20 mila candidati.
Sarebbe bello sapere da dove sarebbero arrivati i soldi per una eventuale campagna elettorale...la risposta sarebbe scontata.
Partire tutti alla pari, e non dare vantaggi a chi ha piu' soldi da spendere, lo ritengo un bell'esercizio di democrazia
Il risultato negativo di questi due personaggi, per chi ha un minimo di conoscenza di Cuba, non solo non e' una sorpresa ma e' l'esatta dimostrazione che Cuba vuole cambiare ma tenendosi stretto il buono che ha.
Molti turisti, molti di noi vengono tratti in inganno, durante la loro permanenza a Cuba, dal fatto di frequentare quello 0,1% di cubani che, solitamente, si approcciano al turista.
Chulitos pronti a procurare viagra, sigari, fanciulle e quant'altro, che parlano un accettabile italiano e che sono pronti, per compiacerci, a manifestare il loro malcontento per la situazione del paese.
Ovviamente parliamo di 30/40 enni che mai hanno lavorato anche solo un giorno in vita loro.
Vivo in oriente e vi posso assicurare che pochi hanno voglia di rischiare quello che hanno, poco o tanto che sia, per lanciarsi in avventure pericolose.
Tutti si lamentano per l'economia (esattamente come facciamo noi qua') ma tutti sono consapevoli che sanita' e istruzione gratuita sono un bene da non perdere cosi' come la sicurezza di poter viaggiare per la strada senza pericolo di assalti.
Persino la libreta e' un piccolo bene che non vogliono perdere.
A Cuba di gente con l'anello al naso ne gira sempre di meno.
Tutti hanno parenti e amici fuori dal paese, non tutti possono accedere a internet ma tutti conoscono qualcuno che ci accede.
Le notizie girano.
Tutti sanno che siamo nella merda e che non sappiamo come uscirne.
I cubano americani, gli stessi che alcuni anni fa giravano col codazzo di scrocconi, si sedevano al tavolo di un locale ordinando 100 bucanero per tutta la corte dei miracoli, oggi viaggiano per strada con la loro birretta in mano, da soli, molto ma molto schisci.
Gente con la gioielleria rentata al collo non se ne vede piu'.
Tanti che vivono nell'exterior non rientrano nel paese per una visita a causa del fatto di non riuscire, da anni, a mettere insieme i soldi del boleto.
Una signora che conosco ha venduto casa, si e' comperata un appartamentino in doce planta, il resto del denaro lo ha mandato negli Stati Uniti alla figlia da un'anno disoccupata e in gravi situazioni economiche.
A Cuba un piatto di caldosa lo si rimedia sempre, qua' se non hai i mezzi vai a dormire sotto i ponti....in primavera.
Quindi una situazione migliore la vogliono tutti ma nessuno, Comunista o no, vuole lanciarsi in avventure senza un futuro ne' prospettive decenti.
Quello che hanno e' poco ma intanto ce l'hanno, Raul aveva promesso riforme e le riforme sono arrivate.
Ora, con la normalizzazione dei rapporti con gli americani potrebbero arrivare altre opportunita'.
La Rivoluzione, per ora, non e' messa in discussione.

mercoledì 22 aprile 2015

METTI CHE...



Per il post di oggi prendo spunto da alcune cose che avete scritto ieri, come spesso capita.
In questi 15 anni poche fanciulle, a Cuba, hanno avuto la possibilita' (stavo per scrivere il privilegio, ma poi mi si sarebbe, inopinatamente, aperta la ruota del pavone) di dormire col vostro antico scriba.
Hechar un palito lo si puo' fare con qualunque fanciulla a qualunque ora ma, almeno per me, dormire insieme e' una cosa molto piu' intima, da evitare con una smandlappata raccattata alle 3 di notte, Dio solo sa dove.
Le poche con cui mi sono sono svegliato al mattino avevano con me una relazione, o qualcosa di simile.
Bene, tutte nessuna esclusa, al risveglio si mettevano a riassettare il cuarto, questo malgrado il fatto che dicessi loro che la duena era lautamente pagata per occuparsi di quel compito.
Probabilmente era anche un modo per dimostrare al sottoscritto, e anche alla duena, che anche se avevano passato la notte con uno straniero, non erano delle bigioie fruste qualsiasi.
Non so se e' capitato o capita anche a voi, ma le poche fanciulle con cui ho avuto una relazione si occupavano del sottoscritto a tutto tondo.
La cosa iniziava dal look mattiniero che, da sempre, consiste in una maglietta, un paio di bermuda e le scarpe da tennis.
La fanciulla si e' sempre occupata che tutto fosse in ordine, pulito, stirato, che nei calzini non ci fosse il classico buco da pollicione invadente.
La cosa un po' mi fa piacere ma, essendo un mammifero da prendere con le pinze, non bisogna neanche scassarmi i maroni oltre il limite.
Con la fanciulla in carica attualmente, ebbi una piccola discussione su una maglietta che misi a ottobre, una mattina.
Una maglietta un po' grunge che pero' a me piaceva, e piace.
La fanciulla mi guardo perplessa e contestando la mia scelta mi disse “metti che.....”.
Quel “metti che” mi ha riportato indietro di una quarantina d'anni nella Torino operaia della seconda meta' degli anni 70'.
Nelle calde giornate estive ero sempre nei campi, in strada o in oratorio a giocare a pallone.
Tornavo sporco e graffiato peggio che un maiale, mia nonna che mi ha cresciuto e che viveva con noi, guardandomi con aria disgustata mi diceva sempre, rigorosamente in piemontese; “metti che ti succeda qualcosa....cosa penseranno? Che vivi in una casa di zingari!”
Secondo mia nonna avrebbero dovuto accadere, in ordine le seguenti cose;
  • Dopo aver giocato al pallone tornavo a casa.
  • Mentre attraversavo il corso principale, una Fiat 850 guidata da Gennaro Imbruglia, operaio alla Fiat Mirafiori, meridionale arrivato a Torino a seguito di Italia 61', mi investiva.
  • Restavo spalmato sul selciato mentre l'Imbruglia, insieme ad altri passanti correva verso il primo negozio per telefonare a un'ambulanza.
  • Dopo una lunga attesa l'ambulanza arrivava e mi caricava.
  • Mi portava all'ospedale piu' vicino, probabilmente il Maria Vittoria, scaricandomi al pronto soccorso.
  • Dopo una discreta attesa il dottore di turno si occupava di me.
  • Lo stesso medico guardava con aria disgustata il mio calzino bucato sul pollice chiedendo, esterefatto, al paramedico di turno se vivevo in una casa di zingari.
  • Il paramendico di turno andava a telefonare al piu' vicino campo Rom cercando i miei genitori.
La preoccupazione di mia nonna era si per la mia salute, ma anche per la figura che la famiglia avrebbe fatto se fosse successo qualcosa.
La preoccupazione della fanciulla cubana ha la stessa matrice, quel “metti che...” si riferisce al fatto che todo el mundo sa che lei e' la mia novia.
Se dovessero vedermi in giro con quella maglietta grunge, anche se di italica moda, il vicinato si chiederebbe se e quanto la mia fanciulla si occupi di me.
Quindi non e' tanto l'attenzione per il mio abbigliamento ma quanto e come el comentario popolare possa coinvolgerla negativamente.
In certe situazioni, come questa, Cuba assomiglia esattamente all'Italia di 40 anni fa.
Visto che si eravamo in pieno miracolo economico non sarebbe un brutto assomigliare.

P.S. La canzone.....puo' servire...oggi.