lunedì 25 gennaio 2016

CUBA IERI E OGGI



Durante il mio ultimo soggiorno tunero, un amico che frequenta Cuba da pochi anni, mi diceva che era contento di aver conosciuto l'isola in questi anni e non in quelli precedenti.
Gli piaceva poter disfrutare di quel poco di modernita' ora disponibile sull'isola; movil, internet, wi fi e via discorrendo.
L'amico ha una ventina d'anni buoni in meno del vostro scriba, cresciuto in un'Italia e in un mondo differente rispetto a quello che ho conosciuto io.
Lui si e' trovato a vivere in modo naturale situazioni che, per quelli della mia generazione, sono state assolute novita', neanche semplicissime da apprendere.
Meglio la Cuba di oggi o meglio quella che ho conosciuto io da 16 anni indietro a salire?
Mah.....bel quesito.
Ricordo che quando nel dicembre del 2000 misi piede, per la prima volta a Tunas c'erano non moltissime case de renta, i turisti erano in numero limitato e c'era un solo ristorante decente dove mangiare, la Bodeguita.
Alla sera cenavamo in quel locale, con fuori decine di fanciulle che aspettavano che uscissimo.
Ricordo la prima mattina in giro per el parque, pieno zeppo di ragazze, ad ogni metro era un “oye”, “rubio” ecc.....
La disco, piu' o meno come oggi, era l'unico divertimento in citta', in mezzo alla puteria, era possibile trovare ragazze normali che, in una maniera o nell'altra, riuscivano ogni tanto a divertirsi per una sera.
Al matine' poi, visto il costo di un dollaro, c'era veramente di tutto.
Il sabato sera la calle era strapiena di gente che quasi non si riusciva a camminare, a fianco della disco dei grandi c'era quella dei ragazzini.
La gente raggiungeva il centro citta' da tutti i quartieri periferici, ogni fine settimana era un carnevale.
Oggi in disco trovi quasi soltanto piu' profesional che si pagano l'entrata come fosse un'investimento da cui dover rientrare ad ogni costo.
Altre invece non hanno questo problema, con le spalle coperte non ti cagano neanche se fossi Brad Pitt con una maleta di pikiklini.
Il matine' e' diventato la prima tappa di un trittico che comprende poi il Ranchon e il Tropical, la disco dell'hotel.
Un giro da 20/30 cuc che la gente ha regolarmente in saccoccia.
Por la calle tolte le 20 smadlappate che bivaccano davanti al Cadillac, quelle che se metti in fila i cefali che hanno preso vai da Piombino all'Elba senza bagnarti i piedi, con le altre fanciulle la pagnotta te la devi guadagnare.
Non dico come da noi ma...ci arriveremo se continua cosi'.
Un tempo entravi in disco, tutti i tavoli erano occupati e con 5 cuc alla persona giusta risolvevi, ora e' facile che siano i cubani ad offrirti denaro perche' lasci libero un tavolo.
Per carita'...conosci un dipendente e il tavolo comunque te lo ritrovi bello e pronto, ma no es lo mismo.
D'altro canto oggi alla sera hai piu' di 10 posti decorosi dove mangiare, perfino la pasta all'italiana.
Le case de renta si sono moltiplicate, una addirittura, GRANDE TORINO, dicono sia una figata galattica...
I movil risolvono molti problemi con le fanciulle, a patto di averne di buone in agenda conservate magari dai precedenti viaggi.
Un sms e la trovi al posto giusto al momento giusto.
Col wi fi, come dicevo ieri, puoi sapere cosa accade a casa, tranquillamente seduto sulle panchine dal parque a prendere il fresco o il caldo.
Le fanciulle....sono un'animatore, ci mancherebbe che avessi problemi ad instaurare rapporti interpersonali, certo le tecniche d'ingaggio sono cambiate, magari se una merita occorre non avere fretta.
Per non avere fretta pero' occorre avere giorni disponibili e questo non sempre accade, per questa ragione bisogna tenersi buone quelle che sirvono dei viaggi precedenti.
La noche de Cuba oramai e' un ricordo lontano, occorre muoversi di giorno.
Alcuni dicono che i cubani, anni indietro, erano piu' sinceri e spontanei....mah....secondo me e' non e' proprio cosi'.
Anzi la necessita' dell'epoca li rendeva piu' falsi e appiccicaticci.
Oggi nessuno, almeno a Tunas, viene a romperti i coglioni col “dame un dollar”.
La verita' e' che loro sono uno specchio che riflette il nostro approcciarsi.
Se trovano acqua bassa allora sono problemi, altrimenti non e' difficile instaurare buoni rapporti e, perche' no, amicizie che durano nel tempo.

22 commenti:

  1. Non sono un assenteista. Penso di essere un capro espiatorio, e non soltanto io. Ho timbrato in mutande, ma nei giorni festivi, dovendo stringere i tempi per la rimozione di veicoli in divieto di sosta. E, comunque, quando i locali erano chiusi al pubblico. Mi dispiace che le mie giustificazioni non siano state recepite».
    Alberto Muraglia, cinquantatré anni, è diventato (suo malgrado) il simbolo dell’inchiesta sui «furbetti del cartellino» a Sanremo. È lui quello che una telecamera spia piazzata dalla Guardia di Finanza ha più volte sorpreso a strisciare il badge nella macchinetta come se fosse in camera da letto o sprofondato sul divano, si difende dalle accuse che lo hanno portato dritto sulla strada del licenziamento. È uno degli otto dipendenti comunali di Sanremo già «spediti» a casa dall’Ufficio per i procedimenti disciplinari, senza attendere gli esiti penali dell’operazione «Stakanov», che ha alzato il velo su un radicato malcostume in Municipio dove, per molti, era diventata la normalità farsi gli affari propri durante l’orario di lavoro. Ma il vigile-custode, che abita con la famiglia in un appartamento all’interno del mercato annonario, non ci sta a passare per l’emblema dei menefreghisti, pur ammettendo di aver sbagliato. Si sente vittima dell’immagine che gli hanno affibbiato, esposto a una gogna mediatica senza confini.
    LA DIFESA
    «Il mio alloggio, l’ufficio e la timbratrice sono contigui - spiega - Ho timbrato in mutande in sei occasioni, tutte festive, quindi a mercato chiuso. Dovendo stringere i tempi per la rimozione di veicoli che ostacolavano il posizionamento dei banchi del mercatino dell’antiquariato o tornando dal servizio sotto la pioggia legato alla Milano–Sanremo 2014, per non attraversare casa bagnato fradicio».
    Ma a timbrare ci mandava anche la moglie e la figlia, pure loro immortalate dalle microspie: almeno una ventina di volte. «Sono stato superficiale e in questo ho sbagliato - ammette - Ma ero presente in servizio. In queste circostanze, poiché mi ero attardato a chiudere pratiche d’ufficio, ho chiesto a mia moglie o a mia figlia, che venivano a chiamarmi per andare a tavola, di timbrare al mio posto. Ma ero lì. Ho chiesto che l’Amministrazione, nel corso del procedimento disciplinare, ascoltasse il direttore del mercato, spesso presente, a conferma di quanto sostengo. Risulta che non sia stato sentito e mi chiedo il perché. Sono certo che il giudice, sia penale sia del lavoro, prima di decidere della mia vita ascolterà tutti i testimoni che indicherò».
    CAPRO ESPIATORIO
    Muraglia sa di essere diventato un esempio negativo, un modello da evitare, l’emblema di un’inchiesta che non smette di far rumore. Le immagini di lui in ciabatte, maglietta e mutande mentre striscia il «badge», hanno fatto il giro del mondo e scatenato una valanga di reazioni, dal premier Matteo Renzi alle chiacchiere da bar. Lo inseguono telecamere e taccuini. Ieri ha lasciato che a difenderlo in tv, nell’Arena di Massimo Giletti, fossero la moglie Adriana Silingardi («non è un assenteista...») e l’avvocato civilista Luigi Alberto Zoboli, che lo tutela assieme al collega penalista Alessandro Moroni. «Una volta, in mutande, ha pure sventato una rapina, precipitandosi in strada con la pistola in pugno e arrestando il malvivente», ha sottolineato il legale. 
    «Io un capro espiatorio? Lo ha scritto pure chi mi ha licenziato - evidenzia - La verità è che quando ho timbrato in abiti succinti ero certo di non esporre né me né il Comune a un danno d’immagine, considerato che in quei giorni e in quelle ore i locali erano chiusi ai cittadini. Il mio comportamento non era oggettivamente idoneo a manifestarsi pubblicamente. Vorrei, però, sapere come sia stato possibile che le immagini dell’inchiesta siano giunte prima ai media che ai miei avvocati».

    RispondiElimina
  2. Un missile che viene prestato dagli Stati Uniti alla Spagna, poi passa in Germania per tornare in America ma da qui, invece, misteriosamente viene trasportato a Parigi e quindi spedito a Cuba.
    Ha i contorni di un vero e proprio giallo quel che sta succedendo ad un missile Hellfire della Lockheed Martin. Errore umano o spionaggio? Nel primo caso, spiega il Wall Street Journal, la Lockheed si troverebbe a dover pagare una multa da milioni di dollari per aver esportato, di fatto, il missile in un Paese non alleato.
    Il timore maggiore non è che i cubani ne facciano un uso pericoloso: dopo il riavvicinamento promosso da Barack Obama il Paese comunista non è più nella lista nera americana. La paura di Washington è che l’Hellfire, con tutta la sua tecnologia, possa finire nelle mani di un vero rivale potente come la Russia, la Cina o l’Iran.
    Il viaggio del missile ha avuto inizio nei primi mesi del 2014, quando venne spedito dalla società di difesa Lockheed Martin dall’aeroporto internazionale di Orlando, in Florida, alla Spagna, per essere utilizzato durante gli addestramenti militari della Nato.
    Da Madrid l’ordigno ha intrapreso un viaggio che avrebbe dovuto riportarlo negli Stati Uniti, ma così non è stato. E’ stato trasferito da una società di spedizione all’altra e quando i militari hanno caricato l’aereo che avrebbe dovuto portare l’Hellfire si sono accorti che il missile era sparito.
    Era stato caricato su un camion operato da Air France, che l’ha poi portato all’aeroporto parigino Charles de Gaulle, dove è stato caricato su un aereo diretto a Cuba. Solo all’Avana è stato identificato da un ufficiale. Ma, nonostante il recente disgelo, l’isola caraibica non intende restituirlo ai suoi proprietari.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. comunque su questa storia peraltro vera ,la stampa ci ha un po' ricamato su ...nel senso che via aerea e via come si dice in gergo 'avio camionato'(cioè trasporto su gomma per imbarco successivo merce via aerea)non vengono mai e dico mai trasportate armi da guerra già assemblate ma solo 'not essential spare parts for weapons',cioè parti che servono ad assemblare l'arma dove il non essenziale sta per parte che non può recare offesa..quindi al massimo a Cuba avranno una parte del missile e niente di più..ciao Milco
      Stefano

      Elimina
    2. Può essere però la cosa è quantomeno strana

      Elimina
  3. Non voglio fare Ponzio Pilato ma per certe cose era meglio prima, per altre ora. Giuseppe

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Forse e' cosi' ma io non ho grossi rimpianti o nostalgie, nuoto bene anche adesso.
      Anzi forse meglio.

      Elimina
    2. Buongiorno....posso chiederti consigli in privato?
      Grazie
      Marco
      mar.tufano1968@gmail.com

      '

      Elimina
    3. Mi trovo d'accordo con Giuseppe solamente che a volte non condivido l'ordine cronologico degli eventi. Come dicevi tu Milco, ad esempio, nelle comunicazioni telefoniche hanno bruciato le tappe ed hanno sintetizzato 20 anni in 2! questo a lungo andare logora e non ti permette di attribuire il giusto significato alle cose ed agli eventi. Resta il fatto che anche da questo lato del bloqueo abbiamo... qualche problema con i valori della vita!

      Elimina
    4. Quoto Daniela su tutta la linea.

      Simone

      Elimina
    5. Il fatto e' che il denaro per telefono linea e ricarica arriva sempre da....altri.
      Per loro è sempre tutto dovuto

      Elimina
  4. hola! viaggio a cuba dal 7/2004 i cambiamenti sono postivi anche perchè è difficile stare anche per poco in un paese dove manca tutto in ogni campo ( eccetto el bollo ), poi ormai lo yuma non è più l'unica alternativa. è un dato di fatto che molti itaglioti preferiscano il passato infatti hanno virato ad oriente dove dicono che si respira ancora l'aria della vecchia cuba, una maniera elegante di sottolineare la povertà di quella zona rispetto alla capitale. cmq è vero fissare col movil è una figata così nessuno incappa in problemi e tutto fila liscio. Enrico

    RispondiElimina
    Risposte
    1. La merda che è arrivata a oriente in questi ultimi anni viaggiava con pezze al culo da tempo.

      Elimina
  5. Santa Fè- ...era meglio quando si stava peggio..caro Milco quando si inizia a vivere di ricordi vuol dire che l'equilibrio è planato sulle nostre esistenze, non si vive più alla giornata ma si guarda con malinconia al passato e con più stabilità al presente, la nostalgia non tanto per come era Cuba o i cubani ma per come eravamo noi, giovani sognatori e con tanto ancora da vedere.
    Qualcosa è comunque come 50 anni fa..due anni fà cercavo una finca in vendita poco dopo l'aereoporto militare di Baracoa (Municipio Playa-La Habana)incontrai una ragazza alla fermata del Bus che mi accompagno a piedi in un vero e proprio sentiero, incontrammo bambini felici e scalzi nelle pozzanghere (a mò di peppa pig) il barbiere che tagliava i capelli sotto un albero con una radiolina a batteria con il noticiero di Radio reloy, ho sempre pensato che fosse un buon posto per svernare senza stress..se uno si accontenta e vuol seriamente stare wild e fuori dal mondo i posti li trova, anche perchè i poveri e le loro realtà non cambiano rapidamente come quelle della classe più agiata..

    RispondiElimina
  6. Tutto vero ma forse a 20 anni non mi sarebbe poi così dispiaciuta la tecnologia di oggi....forse

    RispondiElimina
  7. mah ....io dico si stava meglio prima,più atmosfera,Cuba era unica ..oggi meno,forse e lo dico senza vergogna noi persone normali li ci sentivamo re per come ci guardavano..per come qualche dollaro apriva ogni porta..oggi siamo mediamente trattati da persone normali anche nell'isla...in oriente o comunque in provincia è scomparso il 'dame un dollar' ma nella capitale siamo a livelli di accattonaggio mai visti,in sostanza mi piaceva più prima l'isla ma il tempo e la storia fanno il loro corso..anche oggi non mi dispiace...buona settimana Milco
    Stefano

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Stefano,
      il mio papà nel suo peregrinare in giro per il mondo per lavoro ha trascorso circa 15 anni in Africa. Mi ha raccontato che il "mal d'Africa" è proprio la sensazione che descrivi tu all'inizio del tuo intervento. Forse potremo definirlo "mal di Cuba" o come direbbe qualcuno "cubanite"?

      Simone

      Elimina
    2. Hemingway nei suoi romanzi descrive molto bene il mal d'Africa.

      Elimina
    3. certamente Simone...Cuba come credo l'Africa sono quei posti particolari che ti entrano nell'anima,non necessariamente solo nell'accezione positiva del termine...posti che non lasciano indifferenti mai..non ne avremo mai la controprova ma io associo il suicidio di Hemingway anche al fatto di aver perso per sempre il suo mondo cubano...ciao Simone
      stefano

      Elimina
    4. Mah....come Monicelli Ernst aveva ben vissuto....e a lungo...

      Elimina
  8. Tieni conto che magari anche noi....prima eravamo diversi.

    RispondiElimina