mercoledì 24 febbraio 2016

ITALIANI CON LA VALIGIA

 Risultati immagini per italiani con la valigia severgnini

Sabato, visto che per una serie di coincidenze cosmiche, non lavoravo, al mattino ho fatto un giro al mercato di Giaveno.
In una bancarella di libri ho trovato un vecchio libro di Severgnini “Italiani con la valigia”.
Si tratta di un testo datato (1993) dove pero' l'autore, con la sua consueta leggerezza, descrive il mammifero italico in giro per il mondo, con la valigia.
Avendo lavorato a lungo in giro per il globo, ho riconosciuto nelle sue divertenti descrizioni il modo di vivere la vacanza dei nostri connazionali.
A differenza di chi, italiano, parlando degli italiani si...tira fuori io sento di appartenere in tutto e per tutto a questo popolo.
La differenza e' tutta nell'aver viaggiato tanto e di conseguenza aver imparato a....viaggiare.
L'italiano rispetto ad altri europei ha iniziato dopo a viaggiare, per ragioni economiche.
In piu', visto che nel paese dei limoni, tutto sommato male non si campa, le motivazioni a muoversi possono essere minori rispetto a quelle dei viaggiatori di altri paesi.
Gli inglesi ad esempio, da secoli, hanno fatto a gara per riuscire a fuggire....dall'Inghilterra.
L'italiano e' chiassoso, 50 bergamaschi producono decibel come 100 tedeschi e 200 giapponesi.
A dicembre, con un amico, vado per passare un giorno alla playa Herradura di Puerto Padre anche per divorare pescado y mariscos.
Gia' da lontano mentre arrivavamo col carro era facile, senza sentirli parlare, identificare una nutrita compagnia di compatrioti fra la vita e la morte che facevano casino in spiaggia.
L'italiano lo senti da lontano.
In piu' era facile riconoscerli perche' nessun popolo al mondo, mentre parla, gesticola come gli italiani.
L'italiano e' un trafficone, compra cazzate dopo estenuanti trattative, vantandosi poi dell'affare fatto portando a casa un ricordino porcheria fatto in serie.
L'italiano (il turista non il residente) e' sostanzialmente generoso, infatti e' l'idolo di ogni cameriere.
L'Italiano anche se ha pagato tutto il soggiorno alla fonte, se deve andare a mangiare fuori in un ristorante tipico non ha problemi, in piu' non controlla quasi mai il conto (quante piccole mecaniche a Cuba...) mentre il tedesco o l'austriaco una volta pagato alla fonte non caccia piu' un pikiklino.
Se va a mangiare fuori passa un ora poi a controllare ogni singola voce del...conticino.
A Cuba il turista italiano standard non e' certo il residente tunero o di altre citta'.
Gente che in 3 mesi sull'isola non va un giorno al mare (a meno di non combinare in 10 per spendere un cazzo di viaggio) o non mette piede in un ristorante.
Il turista italiano vero anche a Cuba mantiene le sue caratteristiche.
Un inglese, un tedesco, un canadese restano tali trattando i cubani con algida superiorita'.
L'italiano dopo 3 giorni e' gia' ospite a cena a casa di un cubano oppure invita lui e tutta la famiglia al risotrante.
Questo i cubani lo sanno e...ci marciano.
L'italiano veste meglio della maggioranza degli stranieri e non si toglie il telefonino di mano neanche se il piu' vicino punto wi fi e' a 300 km.
Solo i giapu fanno piu' foto degli italiani.
Solitamente e' anche piu' generoso con le fanciulle, a parte i casi dei caimani nelle saccocce.
Le fa volentieri il regalino, se per caso si passa davanti a una tienda dove c'e' quel tal tipo di tacones....
I residenti sono un'altro discorso; qualcuno sta' bene di famiglia o ha rendite importanti, altri hanno 600 cuc al mese per campare compreso il pagamento della casa de renta.
E' chiaro che in quelle condizioni ci sia poco da scialare, io non mi ci metterei neppure, ma ogni testa e' sempre e solo un piccolo mondo.
Tutto sommato non siamo peggiori di altri, nella media, potremo essere migliori ma ci portiamo dietro il bagaglio culturale che abbiamo.
Non sempre degno di essere trasmesso ai posteri.

M&S Casa Particular ha aggiunto una nuova casa

28 commenti:

  1. DAL BLOG DI LINUS

    Per scelta, nel blog non parlo quasi mai di attualità. Non ho voglia di fare il trombone, c’è gente più preparata di me, e forse in fondo è proprio per questo starne lontano che ancora mi piace scriverci.
    Però questa cosa di Totti e Spalletti mi intriga, perché mi sento sia l’uno che l’altro.
    In fondo, un calciatore è come un artista, e l’allenatore è come il suo direttore.
    Tanto per cominciare, se a tutte o quasi le bandiere del nostro calcio è capitato di finire in maniera così poco romantica qualche motivo ci sarà. E capirlo serve anche a noi, stagionate stelle della radio.
    Il primo, fatevene una ragione, è che il calcio (ma anche la radio) non è un gioco di squadra. Lo è in campo (o in onda), certamente. Quando gli atleti e l’allenatore riescono a trovare quel magico equilibrio che rende ognuno più forte il gioco diventa una coreografia perfetta. Ma appena il singolo concretizza il lavoro dei compagni ecco che diventa una piccola impresa individuale, da vendere ed esibire sotto la curva.
    Questa centratura su se stessi, di solito rafforzata da una vita in cui il giocatore (o l’artista) è il sole del proprio universo privato, fa sì che il percepito sia spesso distorto. Quando tutti (i soliti) ti dicono che sei sempre il numero uno è difficile essere obiettivi. Specie quando l’alternativa ci spaventa. In più, onestamente, parlare di rispetto e gratitudine quando si è stati abbondantemente gratificati per anni suona un filo ipocrita. Mai visto un giocatore (o un artista) che a un certo punto abbia detto gioco gratis.
    Fare l’allenatore (o il direttore artistico) è altrettanto complicato. Devi far convergere gli interessi e il rendimento di tutti. Devi accontentare i tifosi (ascoltatori) che hanno bisogno di certezze ma anche di novità. La proprietà, che non è un ente di beneficenza. Il marketing, che vuole i nomi per vendere le magliette.
    E magari vorresti anche metterci del tuo, sai com’è.
    È difficile, per tutti e due.
    Per gli artisti (pardon, i calciatori) capire quando è ora.
    Per gli allenatori (pardon, i direttori artistici) come i calciatori vadano trattati.
    Detto questo, io Totti non lo butterei ancora via.

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    1. poteva gestirla meglio Spalletti la situazione,alla fine Totti faceva panca pure con Garcia e non ha mai detto niente,la verità è che l'allenatore toscano è da sempre un po arrogante e si crede genio sceso sulla terra(e no può permetterselo perché no mi risulta abbia palmares di Mou o altri),anche la società americana mi lascia perplesso...mah..
      stefano

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    2. "Bisogna saper scegliere in tempo non arrivarci per possibilita'...tu giri adesso con le tette al vento, io ci giravo gia' 20 anni fa"

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    3. sai che non ho capito tua risposta?mi sforzo ma non ci riesco!!!ah ah sarà l'ora tarda(spero)ciao ciao,notte
      stefano

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    4. Aston,

      A proposito di eskimo e scarpe a punta, pubblicami qui il mio intervento di ieri sul sessantotto visto da destra, se non è troppo orticante per te, che oggi voglio superare il record dei 54 interventi dell' altro ieri.

      CELESTE HENRY

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    5. Non era orticante ma cosi infarcito di cazzate che ho preferito sollevarne gli amici dalla lettura.

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  2. «Sotto il diluvio, nel vento gelido che domenica 11 febbraio 1990 spazza lo stadio di Pescara, mentre il Toro soccombe trafitto da due gol di Rizzolo, la possente epopea granata comincia a manifestarsi. Sotto forma di una profezia serpeggiante in tribuna stampa: Mondonico. Emiliano Mondonico. Sarà lui l’allenatore del prossimo anno. Addio ad Eugenio Fascetti… Per la pattuglia di cronisti è come passare da un mare in burrasca a un lago placido, molto placido, almeno in superficie». Dallo stadio Adriatico dove nacquero i prodromi dell’ultimo grande Toro, alla pioggia di Londra che fece da contorno all’ultima esperienza europea di quella squadra (contro l’Arsenal); passando per la notte delle lacrime amare di Amsterdam a quella delle lacrime di gioia di Roma, l’ultimo successo granata in una competizione.
    Mettetevi comodi, come a teatro: è “La cavalcata del Mondo”, raccontata in due tomi suddivisi in quattro lunghi atti da Claudio Giacchino, per trentadue anni giornalista de La Stampa che, dopo aver scritto migliaia di articoli di cronaca nera e giudiziaria, dal 1989 al 2004 si è occupato di calcio masticando tutti i giorni ciò che è sempre stato la sua passione. Il Toro. Quel Toro soprattutto: passato in un lampo dai campi della serie B alla finale di Coppa Uefa, e l’anno dopo alla conquista della coppa Italia. Un’epopea, anzi una cavalcata di emozioni e successi che hanno fatto di quella squadra la più forte del “dopo scudetto” del 1976, e quegli anni i migliori e i più intensi della storia granata recente. Da raccontare, inquadrare e immortalare: Giacchino l’ha fatto con sapienti pennellate e gustosi retroscena in un crescendo di curiosità ed episodi, ma anche con fotografie originali ed inedite. Giornata dopo giornata, avversario dopo avversario, campione dopo campione, presidente dopo presidente.
    E non poteva che cominciare con il “deus ex machina” dell’orgoglio granata ritrovato: la prefazione è proprio del Mondo: «La Storia c’è chi la fa e chi la racconta… La leggenda Toro vive di alti e bassi, non è mai piatta, sempre ondulante: al Toro non piace vivere in gruppo o nel gregge. Soli contro tutti e tutto era, è e sarà l’urlo di battaglia di chi ama, in campo e fuori, i colori granata…».
    Furono anni incredibili in cui il Toro sembrò vivere un’unica favola: dallo stupefacente campionato che, da promosso in serie A, chiuse davanti alla J......., alle magiche notti di coppa illuminate dai tanti fuoriclasse che all’epoca vestivano granata: in ordine sparso Martin Vazquez, Lentini, Casagrande, Scifo, Marchigiani, Cravero, Aguilera… Un tuffo rigenerante nel passato, un percorso emozionale da leggere tutto d’un fiato.

    Edito dalla Graphot, il cofanetto costa 23 euro.

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    1. Milco se non ricordo male in quel Toro c'erano due centrocampisti che mi piacevano molto :Venturin e Sordo..soprattutto il secondo per me era fortissimo potenzialmente..una sorta di Lampard..non ebbe fortuna che suoi mezzi avrebbero meritato..correggimi per favore se ricordo male
      stefano

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    2. Nulla più che due onesti pedalatori...

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  3. sui residenti non mi va di commentare,commento la categoria alla quale(purtroppo)attualmente appartengo ,quella dei turisiti...mediamente siamo meglio vestiti,siamo meno taccagni rispetto a canadesi e Alemanni e la cosa viene fraintesa da alcune categorie di cubani che ci giudicano pirla mentre da altri cubani 'normali' viene apprezzata,non siamo ne' migliori ne' peggiori di altri..ma noto una cosa:il nostro comportamento in terra straniera varia poco rispetto a come ci comportiamo da noi(sia nel bene che nel male),noto che tedeschi ,canadesi e inglesi invece hanno atteggiamento che mediamente nel loro paese non avrebbero...abborro i connazionali troppo caciaroni ma essenzialmente è per mio carattere estremamente tranquillo e malinconico anche nel divertimento,se restano nei limiti dell'educazione facciano pure un po' di casino..purtroppo non sempre restano in quei limiti..ciao Milco e buona giornata a tutti
    Stefano

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    1. Tedeschi e nordeuropei si comportano nello stesso modo anche in Italia prendendosi liberta che nel loro paesi non possono permettersi

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  4. Sugli aerei che mi portano a Cuba vedo cose incredibili. Giuseppe

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    1. Giuseppe non si può valutare un turista per come si comporta in aereo....ci devono essere parità di condizioni (onestà, simpatia, generosità, ecc) per poter valutare, e in questo noi siamo i migliori....come siamo i peggiori nel fottere il prossimo, nell'essere furbi a discapito di altri, nel non rispettare le regole, nel non rispettare le donne, ecc.

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    2. Sapere rispettare una coda al check sarebbe un passo avanti. Giuseppe

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    3. Bisognerebbe spiegare ai ns. connazionali che un braccialetto Valtur al polso non è prezioso quanto un Daytona...gente che , solo perché ha l'All Inclusive , non necessariamente deve far chiamare l'ambulanza per la lavanda gastrica.
      Gente che vuol parlare con direttore solo perché lo spaghetto è scotto o nel buffet manca il parmigiano grattugiato.
      Il cubano lo scuso perché , solitamente , si abbuffa per l'atavica fame... l'italiano ( o meglio certi italiani ) lo fa per sentirsi importante , che pena

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    4. La cosa più divertente è vedere la gente il lunedi del rientro in ufficio girare col braccialetto del villaggio che ha....dimenticato di togliersi...

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  5. Tieni conto che molti che vanno a Cuba non sono non dico mai usciti dall'Italia ma neanche dalla loro regione...

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  6. hola! personalmente penso che essere italiano non sia un grande vanto come ci vogliono vendere, siamo come gli altri comunque se fossi nato 150 km più a nord sarei stato molto meglio e poi tentare di unire culturalmente un paese estramamente diviso anche tra province sotto ogni punto di vista è sbagliato, la mentalità itagliota è ristretta in tutto e c'è chi si sente superiore agli immigrati....comunque a cuba i turisti italiani così come i residenti non si comportano da veri turisti perchè non hanno il budget per farlo è semplice, negli anni '90 era differente mi dicevano, molti fanno il passo più lungo della gamba solo per dire ai 4 coglioni del bar che sono stati a cuba con relativi seghe mentali per diventare gli idoli della piazza. Purtroppo cuba è rimasta ( ancora per poco ) un luogo che permette a queste persone almeno di provare a fare i turisti ma i risultati sono scarsi. Non voglio fare il polemico ma sulla isla oltre alle solite 3 regole che tutti dovremmo sapere sto lontano da itagliani ed haitiani. chao Enrico

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  7. Attenzione a non confondere un certo tipo di turista italiano che si incontra a Cuba con il viaggiatore abituale.
    E' vero che il low cost ha permesso a tutti o quasi di viaggiare ma alcune distinzioni vanno fatte.
    Ai tempi della Milano da bere lavoravo come Capo Villaggio per il Club Vacanze.
    Alle Seychelles, Maldive ecc una settimana costava dai 3 ai 6 milioni a seconda della sistemazione.
    Era turismo di un certo tipo e ti posso assicurare che gli italiani facevano un figurone.
    Poi ci sono anche gli altri...certo

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  8. beh ora i tempi ed i budget sono cambiati, ora i villaggi sono accessibili vedi classico pacchetto todo incluido zona carieb ( cuba / rd ) da 1200 e 9g 7 notti in alta temporada. Comunque hai ragione io mi riferivo solo ai viaggiatori liberi, i nostri "colleghi" di vacanza a cuba e direi che la mia descrizione è veritiera. Gli anni 80-90 per la piccola imprenditoria del nord furono il massimo infatti in zone della rep dominicana tipo boca chica quelli che compravano il classico piccolo hotel o residence erano tutti italiani. Io viaggio dal 2004 i tempi d'oro non li ho goduti ma al giorno d'oggi mi sento fortunato per come gira in questa latrina. Enrico

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  9. Io credo sia una questione generazionale, il problema sono la mia generazione, una prima ed un paio dopo, gente che ha iniziato a viaggiare tardi, che non parla le lingue e che vuole il bucatino anche in Mongolia.
    Le nuove generazioni, i ragazzi ma anche i trentenni sono diversi, ma ne parlero' in un post della prox settimana

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  10. Una frase che ripeto spesso ai miei amici/e cuabani è che a parità di condizioni non cambierei mai un italiano con un americano, tedesco, inglese, ecc....noi italiani siamo il top,nella simpatia, nel vestire, nel socializzare, nella generosità,nell'eleganza, ecc... e lo dico con orgoglio....però leggete bene, a parità di condizioni con altri, lo sottolineo.

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  11. Abbiamo punti a favore e altri....contrari.
    Come tutti

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  12. Ramón Castro, hermano mayor de Fidel y Raúl, falleció en La Habana a los 91 años de edad....Alessio

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    1. Caro Alessio direi che la sua vita l'abbia ampiamente vissuta.

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    2. Certo Milco, credo che Ramòn se la sia goduta la sua lunga vita...essere il fratellone maggiore di un certo Fidel credo gli abbia riservato una serie di "benefici" invidiabili hehehe. Occupava anche lui alte cariche a Cuba oppure si dedicava ad altro? ne sai qualcosa Milco? Alessio

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  13. Pare che fosse un allevatore o qualcosa di simile

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