venerdì 29 aprile 2016

IL COMMIATO



Avrete visto il video, che ho postato anche sul blog qualche giorno fa, riguardante il breve, ultimo discorso del Comandante en Jefe al settimo congresso del Partido.
Un discorso di commiato, quasi di addio.
Non soltanto di suo addio personale, un saluto da parte di una generazione storica ed eroica che ha fatto una Rivoluzione, in un epoca dove ne sono riuscite poche, e poi gestito il potere fino ad oggi.
Non so come funzioni, ma qualche cosa ho visto, e' possibile che, a 90 anni, un essere umano si renda conto dell'avvicinarsi del momento finale della propria esistenza.
Il corpo oramai risponde poco e male alle sollecitazioni della mente, tutto diventa piu' lento e complicato e, ovviamente i ricordi sommergono i progetti.
Quest'ultimo fattore e' il vero segnale di invecchiamento, a prescindere dall'eta' reale.
Fidel ha salutato la politica, il mondo, gli avversari, i cubani, tutti noi con un breve discorso che, come accennavo l'altro giorno, ha toccato i temi fondamentali della sopravvivenza del pianeta.
Praticamente, come fanno i vecchi elefanti o facevano i vecchi eschimesi quando la caduta dei denti non consentiva loro di continuare a nutrirsi, ha idealmente abbandonato la scena per potersene andare in santa pace.
La cosa fantastica e' che il momento in cui abbandonare il proscenio, privilegio dei piu' grandi attori della storia, lo ha scelto lui senza condizionamenti esterni.
Hanno cercato centinaia di volte di fargli la pelle, hanno tentato di invadere la sua isola, gli hanno fatto un blocco navale a poche miglia dalle coste, hanno messo bombe nella sua capitale, in una parte del territorio illegalmente al di fuori dal suo controllo gli hanno aperto un carcere-lager, hanno tentato di sputtanarlo in tutti i modi, la malattia ha cercato di mandarlo a vedere i gerani dalla parte della radice, gli e' crollato il blocco socialista sulla testa, e' sopravvissuto a una doppia cifra di presidenti americani....e tante altre cose....
Ma lui e' ancora li'.
Ha deciso di uscire di scena, a suo modo, coi suoi tempi e decidendo lui il momento giusto.
Se, come pare, nel 2018 anche il fratello si mettera' a giocare a domino sara' veramente la fine di un'epoca.
Cosa accadra' dopo lo sanno solo gli Orishas, certo conosceremo una Cuba differente rispetto a quella che ci ha fatto innamorare.
Gia' oggi, ogni giorno, ci sono pezzi di quella Cuba che se ne vanno, devo dire in alcuni casi anche giustamente...
Ogni giorno leggiamo di divieti che cadono, leggi che perdono efficacia, muri che si abbattono.
La Cuba di Fidel, gia' oggi, e' sulla via del tramonto, non rimane molto di tante situazioni che erano figlie di un momento storico finito e che, speriamo, non torni mai piu'.
La fine della guerra fredda, Cuba che ha resistito, Obama presidente americano, i paesi latino americani con governi amici hanno rovesciato un sistema di cose che spingono gli attuali governati di Cuba a dover cambiare rotta.
Fidel ha fatto quello che ha potuto, in un mondo dove le cose, per l'isola, erano infinitamente piu' complicate, magari in condizioni differenti avrebbe agito in altra maniera ma...se mia nonna avesse avuto le ruote, forse, io ero un tram.
L'immagine delle delegate che, durante il discorso del Comandante en Jefe, piangevano rappresenta l'immagine precisa dei sentimenti che un buon 90% dei cubani nutre nei confronti di chi, per 50 anni, hanno visto a capo del proprio paese.
Orgogliosamente.
Da nessuna parte e' scritto che la Cuba che verra' sara' migliore di quella che stiamo lasciando, solitamente questi cambi avvantaggiano una minoranza per danneggiare la maggior parte del popolo, esattamente come e' avvenuto nei paesi ex socialisti.
Fidel abbandona la scena a testa alta, lasciando un paese che, con la schiena dritta, ha attraversato difficolta' che poche altre nazioni avrebbero saputo affrontare.
A lunedi
M&S CASA PARTICULAR HA AGGIUNTO UNA CASA

29 commenti:

  1. Non lo avrei mai detto che arrivasse ai 90. Giuseppe

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    1. Anche perche' lo hanno dato per defunto cosi' tante volte....

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  2. Lo si rimpiangerà molto più di quanto è normale aspettarsi , indipendentemente dalle ideologie ... con i suoi difetti è riuscito a tenere a galla un'isola intera , contro tutto e contro tutti.
    Hasta siempre

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    1. trovando con abilità qualche "supporto"...qua e là...

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  3. Bello il pezzo di oggi e nostalgico...molto.

    Ho visto familiari e conoscenti criticare aspramente Fidel...ma poi commuoversi fino alle lacrime alla minima preoccupante notizia che lo riguardasse...

    Quasi come in un rapporto conflittuale figlio-padre severo, a volte scontroso...al quale però sei consapevole rimarrai legato per tutta la vita...
    non riesco a dire se sia amore...sicuramente considerazione e rispetto.

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  4. I cubani sanno che quando se ne andrà,con lui, sparirà anche una parte della loro vita

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  5. Solitamente questi cambi avvantaggiano una minoranza per danneggiare la maggior parte del popolo, esattamente come e' avvenuto nei paesi ex socialisti.
    PAROLE SANTE!!!! E indovinate chi sarebbe questa minoranza? Se andiamo per esclusione possiamo dire che il popolo de la calle costretto a vivere con 10 cuc di salario non è....chi lavora in proprio non è...e chi sarà mai questa minoranza? Per avere la risposta andate a vedere le mega ville con piscina degli alti papaveroni con le stellette sulle spalle, del governo cubano, lo stile di vita che conducono, rispetto al vero popolo, e avrete la risposta.

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  6. Il Socialismo, o meglio il revisionismo dello stesso, per poter sopravvivere non può permettersi di lasciare indietro nessuno.
    Magari male ma il minimo sindacale lo deve garantire a tutti.
    La libreta ne è l'esempio più evidente

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  7. Oggi manca il post di Enrico, dove ci ricorda quanto è camajan e di quanto va a mignotte, nelle varie ville che noleggia.

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  8. Carlito lasciamo che ognuno abbia la sua Cuba diversa dalla nostra.....se la pensassimo tutti allo stesso modo....sai che 2 palle!

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  9. Udinese (3-5-2): Karnezis; Heurtaux, Danilo, Felipe; Edenilson, Badu, Kuzmanovic, Adnan, Fernandes; Matos, Thereau. A disposizione: Meret, Wague, Domizzi, Armero, Perica, Guilherme, Lodi, Pasquale, Iniguez, Halfredsson, Piris, Balic. Allenatore: De Canio
    Torino (3-5-2): Padelli; Bovo, Jansson, Silva; Zappacosta, Acquah, Vives, Benassi, Peres; Belotti, Martinez. A disp.: Ichazo, Castellazzi, Molinaro, Maksimovic, Glik, Moretti, Gazzi, Baselli, Farnerud, Maxi Lopez, Edera. All.: Ventura.

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  10. Gol di Jansson....
    Via i pesi morti e due laterali veri in campo si gioca finalmente....

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  11. È andata bene....grazie anche ai friulani.
    Libidine convoca Edera, il migliore della primavera che perde una partita decisiva con la Samp, per farlo entrare 6 minuti sul 5-1......

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  12. Può essere uno di quei giorni che finisce dritto negli annali, altro che segno sul calendario: Manchester United-Leicester, alle 14,05, orario British, un’ora dopo in Italia (e diretta Fox Sports). A Old Trafford, «Theatre of Dreams», il teatro dei sogni, mica uno stadio qualunque. Il sogno è quello del Leicester City di Claudio Ranieri: se vince, si prende la Premier League, prima volta nella storia, e il tecnico diventa un monumento, in senso letterale, della città. Altrimenti, lui, la squadra, tutta Leicester, si dovranno sedere sul divano a guardarsi Chelsea-Tottenham, domani sera. Al momento Ranieri ha sette punti di vantaggio sul Tottenham, con tre giornate da giocare: conti presto fatti. Che però il Leicester vorrebbe chiuderli oggi.
    A Leicester, 160 chilometri da Londra, hanno già tutti l’abito blu della festa, come da colore della maglia del cuore. Illuminati di blu i palazzi, verniciate le vetrine, ritoccare le finistre dei pub. Prima però bisogna fare risultato a Manchester: «Ed è per questo che dobbiamo lottare ancora», non smette di ricordare Ranieri ai suoi, e ai tifosi. La faccia dell’allenatore italiano è ovunque: foto giganti appese ai lampioni, murales, locandine di cartoon ritoccare con il suo volto.
    MIRACOLO FINANZIARIO
    Con l’impresa calcistica, a Ranieri è riuscito un miracolo finanziario, se è in cima alla Premier, il campionato dei nababbi, con una squadra costata la metà di un giocatore del Manchester United (Anthony Martial, 60 milioni più 20 di bonus) e con un quarto del fatturato (135 milioni contro 519). Per non parlare di quanto ha speso per ogni gol fatto: sugli 800.000 euro, contro i 4-5 milioni dei top club. Meglio di Robin Hood, la cui leggenda s’aggirava non troppo lontano da Leicester, a Nottingham, 40 chilometri a nord: «E prima o poi ci deve andare - scherza Ranieri - anche perché da piccolo Robin Hood mi piaceva molto». Prendere ai ricchi per dare ai poveri: sta succedendo davvero.

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  13. Il 20 dicembre scorso, il Torino ha salutato l’anno solare 2015 regalando di fatto tre punti all’Udinese. Reduci dalla scoppola del Derby di Coppa Italia, i granata dimostrarono di aver subito oltremodo quella partita e le polemiche che la seguirono: la prestazione peggiore dell’anno terminò con uno 0-1 a sfavore contro una squadra, quella friulana, che si è dimostrata poi tutt’altro che eccezionale. E dall’Olimpico piovvero fischi, pesanti, per la prima volta nella stagione: una situazione negativa che è rimasta a lungo nella mente dei granata.
    Con la partita di ieri, i granata hanno lavato quell’onta. Contro un’Udinese assolutamente inadeguata, va detto: ma la partita dei granata è stata ottima per gioco, spirito e concretezza. I granata, spinti da un Martinez finalmente freddo sottoporta e da un Belotti che non può non essere tenuto in considerazione dal CT Antonio Conte in vista di Euro 2016, hanno colto la seconda vittoria per 1-5 in trasferta nell’era Ventura, dopo quella in casa dell’Atalanta del 2012. Un risultato roboante, per certi versi clamoroso; una bella soddisfazione che, se vogliamo, rende però ancora più pungente il rammarico. Perchè questa è una stagione che avrebbe potuto vedere il Torino ritagliarsi uno spazio più importante, se solo non fossero vacillate la voglia e la convinzione di poter diventare protagonisti sul serio.
    Ad ogni modo, in casa granata pensare al futuro con un sorriso fiducioso non è eresia. Lo diciamo guardando la formazione scesa in campo alla Dacia Arena, contando i titolari ma anche coloro che sono subentrati. Ben dieci su quattordici dei giocatori utilizzati da Ventura sono nati negli Anni Novanta, con i soli Padelli, Bovo, Vives e Molinaro a fare da eccezione. Jansson, Zappacosta, Silva e Martinez erano gli osservati speciali del match e hanno dato tutti buone risposte. Non basta di certo ancora, ma tutti hanno esclamato, urlato a gran voce di voler diventare parte del Toro del futuro. Il materiale umano a disposizione del Torino è di buona prospettiva. Nel prossimo futuro il compito di questi giocatori sarà formare lo zoccolo duro di una squadra su cui innestare un paio di elementi affermati e in grado di alzare la qualità del gruppo. La manita di Udine fa piacere ma non basta: sarà nei prossimi mesi che club e squadra dovranno dimostrare di aver imparato la lezione di questa annata.

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  14. Vabbè che non si può più parlare di calcio, ma un in bocca al lupo a Ranieri lo vogliamo fare? Foxes never quit!!!! Simone

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  15. Certo che si puo' parlare di calcio...a patto di azionare, prima, TUTTI, el cerebro.
    Siamo tutti con Ranieri!

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  16. il calcio anche se non ci regala tanti campioni come i vecchi tempi,sa regalarci tante emozioni perché non è mai scontato e ci regala sempre nuove sorprese,grazie ranieri e forza Italia.

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  17. Due rigori al Milan....la solita storia....

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