Questo pezzo si aggancia,
in parte, a quello riguardante i balli dei bambini di qualche giorno
fa.
Come spesso accade questo
Blog ospita pareri discordanti, e' giusto che ognuno abbia le proprie
opinioni e che tutte abbiano il meritato rispetto, quando espresse
con lo stile a cui siamo abituati.
Secondo me, pero', abbiamo
affrontato la discussione partendo, come e' forse logico che sia, dal
punto di vista italiano (occidentale), mentre il pezzo verteva su una
situazione che piu' cubana non poteva essere.
Paragoni si, paragoni
no....e' vero, a volte viene istintivo fare paragoni fra il nostro
modo di vivere e il loro, ma non si puo' sempre pensare che le regole
che ci facciamo andar bene a queste latitudini debbano essere
capovolte ogni volta che parliamo di Cuba.
E' indubbio che i sistemi
educativi, sia quelli scolastici che quelli famigliari, fra i due
paesi siano enormemente differenti.
Potrei fare centinaia di
esempi che escono dal campo prettamente didattico ed educativo.
Le madri cubane, a Cuba e
fuori, crescono i loro figli in modo differente rispetto a quelle
italiane.
Se un piccolo italiano
cade e batte una nasata con 2 gocce di sangue che escono e' una
tragedia per tutta la famiglia, la madre cubana lo rimette in piedi e
lo invita a piantarla di piangere e ricominciare a giocare.
A Cuba sono andato a cena
da un'amico con una fanciulla e il suo piccolo di 50 giorni....in
scooter.
Per una madre italiana, a
meno che non si tratti di quella di Valentino Rossi, si tratterebbe
di una follia.
I piccoli cubani, non
ancora rincoglioniti come i nostri (ma ci arriveranno...) dai
telefonini, i giochini elettronici e cose simili vivono la vita in
piena fisicita'.
Corrono, saltano, cadono,
si rialzano, si menano esattamente come facevamo noi quando eravamo
piccoli.
Probabilmente si ficcano
anche la lingua in bocca prima dei nostri.
Sicuramente prima di
quando l'ho fatto io per la prima volta.
Quando parlo di fisicita'
mi riferisco anche all'uso del proprio corpo.
I piccoli cubani imparano
a ballare presto, ma da chi imparano?
Dalle sorelle e i fratelli
piu' grandi, dai genitori, dalle cugine.
Ovviamente imparano
movenze che sono quelle di persone piu' grandi.
In fondo molti italiani
non hanno iniziato a fumare a 12 anni per far vedere al mondo di
essere piu' grandi rispetto alla loro eta'?
Se non vogliamo parlare di
cultura parliamo di predisposizione naturale, di assorbimento di un
contesto che e' tutto attorno a loro.
Cosi' come “non e' da
certi particolari che si giudica un giocatore” non e' da queste
cose che si giudica un bambino, arrivando a pensare che stia
ricevendo una cattiva educazione.
A Cuba i bambini sono
tirati su in modo diverso rispetto che da noi.
Questo e' un fatto, non
disquisibile, che ci piaccia o no.
Trovo infinitamente piu'
sano vedere quei bimbi ballare in quel modo, piuttosto che vedere i
nostri rincoglionirsi ore ed ore davanti ad un pc o menando i tasti
di un telefonino.
Andiamo a Cuba, amiamo
Cuba ma poi tendiamo a giudicare certe situazioni
decontestualizzandole, dimenticandoci dove siamo.
Il concetto stesso di
peccato e' totalmente differente fra i due paesi.
E' vero che il cubano e'
piu' formale rispetto a noi sotto certi aspetti, ad esempio se devo
scendere a prendere il latte ci posso andare in ciabatte e braghette,
un cubano invece si vestirebbe di tutto punto per evitare un certo
tipo di chisme.
Su altre cose le opinioni
divergono.
La prima volta che una
fanciulla ci ha ballato in reggaeton sulla patta siamo rimasti,
inizialmente, interdetti.
Non c'eravamo abituati,
non sono cose che le italiane fanno.
Per questa ragione le
cubane vanno giudicate in un certo modo?
Se una cubana balla cosi'
in una disco a Cuba e' normale, se lo fa in una disco
italiana...apriti cielo.
Meditate gente, meditate.
M&S CASA PARTICULAR HA AGGIUNTO UNA CASA
massimo gramellini
RispondiEliminaUna è nascere, un’altra morire. In mezzo, parecchie altre cose ti succedono una volta sola nella vita. Il viaggio avventuroso, la notte d’amore che non avevi nemmeno osato immaginare, l’occasione presa per i capelli o persa per un pelo. Emozioni uniche, della cui irripetibilità sei consapevole nel momento stesso in cui le provi. Noi del Leicester sappiamo fin troppo bene che la nostra squadra adottiva non vincerà mai più il campionato inglese. Sotto sotto lo speriamo persino, altrimenti l’eccezionalità di quanto sta per accadere perderebbe un po’ del suo fulgore. Soltanto i potenti non si annoiano mai di esserlo (e per questo lo sono, però che noia).
La storia di provincia che ha incendiato la curiosità del mondo intero è un attentato alla logica e un inno alla speranza. Una banda di scarti e di incompresi che l’anno prima ha rischiato la retrocessione viene affidata a un allenatore non più di primo pelo, Ranieri, considerato da sempre un magnifico perdente. I difensori centrali hanno la mobilità di un armadio e nei piedi la sensibilità dei ferri da stiro. Il centravanti per un certo periodo ha giocato col braccialetto elettronico alla caviglia, essendo in libertà vigilata per i postumi di una rissa da bar. I giocatori di maggior talento sono un francese del Mali e un algerino che nessuna delle Big si è degnata di ingaggiare.
Partita dopo partita, la banda diventa squadra e il sogno prende forma. Sembra uno scherzo a cui non crede ancora nessuno. Poi le corazzate di Londra e Manchester cominciano a sbandare e il Leicester si rivela a se stesso e agli altri con un gioco semplice e redditizio, uno spirito di gruppo unico e una concatenazione di coincidenze favorevoli che solo dei prosaici chiamerebbero botte di c.
L’incredibile diventa possibile, quindi probabile e infine inesorabile. Ah, che sensazione unica di pienezza regala il sentirsi spinti dal vento dell’inesorabile. Ogni partita è un calvario con inglobata la resurrezione e alla fine piangono sempre tutti: giovani e vecchi, in campo e sugli spalti. Piangono per gratitudine o perché faticano ancora a credere che la storia si sia capovolta, che la trama di un film sia diventata cronaca, che ciascun uomo abbia un Leicester potenziale nel suo destino. Invece può succedere, tanto è vero che succede. Ogni tanto. Diciamo, una volta nella vita.
Il governo del Venezuela ha imposto una settimana di lavoro di due giorni per i lavoratori del settore pubblico, come misura temporanea nel tentativo di superare la grave crisi energetica.
RispondiEliminaIl vicepresidente Aristobulo Isturiz ha annunciato che i funzionari dovranno andare a lavorare solo il lunedì e il martedì.
Il Venezuela si trova ad affrontare una grave siccità, che ha drasticamente ridotto i livelli di acqua nel Paese e lasciato a secco la principale risorsa idrica del Paese, la diga Guri nello stato di Bolivar. Il presidente Nicolas Maduro aveva già chiesto a più di 2,8 milioni di dipendenti statali di non andare a lavorare il venerdì per ridurre il consumo di energia elettrica. «Stiamo chiedendo aiuti internazionale - ha detto alla Cnn -, e stiamo gestendo la situazione nel miglior modo possibile, mentre aspettiamo che tornino le piogge». Diversi Paesi della regione sono stati colpite dalla siccità causata da El Nino. Ma il Venezuela ha il più alto consumo interno di energia.
Il governo ha già adottato una serie di altre misure per cercare di affrontare la crisi. Nel mese di febbraio, i centri commerciali sono stati obbligati a ridurre l’orario di apertura e all’inizio di questa settimana il governo ha spostato gli orologi in avanti di mezz’ora per ridurre la domanda di energia elettrica in prima serata.
Ma sta proprio nella merda sto paese per arrivare a questo punto.
EliminaA parte l'incapacità del chaffeur si pagano anche tanti errori di Chavez.
EliminaSi parla di mondi differenti con pochi punti in comune. Giuseppe
RispondiEliminaPer questa ragione non e' semplice parlare di Cuba con occhi....italiani.
EliminaMia figlia in 15 giorni di Cuba ha fatto più esperienze sociali con i suoi coetanei che in 3 anni in Italia. Vivendo nel campo era un piacere vederla corre dietro a galline e caprette, giocare con i conigli del nonno ed il cane dei vicini. Ballare con i parenti e ridere di gusto con gli amichetti.
RispondiEliminaTornata in Italia (asilo a parte dove ammetto stia assai bene) è ricominciato il gioco in solitaria fatto di tablet e dei milioni di giochi regalati.
Vero è anche che la scuola cubana, salvo poche eccezioni (istituti stranieri all'Havana), è di un livello bassissimo rispetto la nostra e non è possibile paragonare un ingegnere cubano ad uno italiano. Ma oggi diventare ingegnere è davvero la scelta giusta?
Simone
A Cuba puoi diventare ingegnere frequentando un fine settimana su die....
Eliminahola! quanti ricordi una cubanita que perrea...la prima vacanza la passai tra la casa particular del vedado ed il salon rojo - dos gardenias, puteria descarada para yumas ja ja ja
RispondiEliminacmq in nessun campo non è possibile paragonare i due mondi e stili di vita. Sulle nuove generazioni cubane sono molto negativo sono esempi de hombre nuevo usciti molto male e non mi riferisco al jineterismo, i bambini è bello vederli giocare alla pelota un pò meno in certi barrios de la capital dove in moto si attaccano alle macchine in transito in corsa. Una cosa che avrai notato sicuramente è la diffusione del futbol cosa anomala per un pais caribeño. chao Enrico
La tv ha portato allo sviluppo del calcio...sopratutto grazie alla Liga
EliminaCuba è il paese perfetto per i bambini,per divertimento e clima,crescendo cambia la faccenda,per i punti di vista sì confermo quello che dici che siamo due mondi totalmente diversi,e noi sposati penso lo sappiamo bene,ed è la vera difficoltà per la convivenza e al tempo stesso un arricchimento per la coppia.
RispondiEliminaA patto che si metta in comune il meglio e non il peggio dei due mondi....
RispondiEliminaMilco in quel video non si deve giudicare il genitore, o il bambino, ma il sistema scuola, perchè quel video è stato girato dentro una scuola, che dovrebbe "tutelare e proteggere" i bambini, insegnandogli cose sane....Se quel ballo fosse stato fatto in una casa privata, al di fuori dell'orario scolastico nessuno avrebbe avuto da ridire secondo me...Quello che si giudica è il sistema scuola rapportato alla sua missione di insegnare e proteggere, non il ballo in se per se.
RispondiEliminaFidati....il gusaname avrebbe avuto comunque da dire....
RispondiEliminaAoooó Milco che te devo dí...in linea generale, parlando di massimi sistemi, perché non essere ď accordo con quanto scrivi oggi...dopo tutto ognuno di noi é un mondo differente dalľ altro...
RispondiEliminaCapisco che vuoi contestualizzare lo pseudo ballo delľ altro giorno...ma occorre rimanere nello specifico per una sana valutazione...
In primis sarebbe utile aver visto il video...ormai rimosso...
Ne abbiamo parlato in famiglia, con il familion, con qualche conoscenza...una sorta di sondaggio...visto quanto discusso sul blog...
Responso alľ unanimitá:
Hasta siempre galleta!
Ripeto...guardatevi il video...c'é veramente ben poco da meditare...
Freccia
Come ti ho detto giorni fa la mia è solo un'opinione.
RispondiEliminaNon avrai mica preso questo Blog per una cosa seria vero....?
Amico mio anche la mia è solo un opinione...con il ragionevole dubbio che non sempre sia corretta...per questo mi confronto con gli altri, soprattutto su alcuni argomenti...
RispondiEliminaIl blog è un momento da vivere con quella "serietà" che si metteva nel gioco da bambini...tutto qui...
Freccia
Diciamo che sono 10 minuti....contro il logorio della vita moderna ecc ecc...
RispondiEliminaIo trovo molto più occidentale e stereotipata questa visione idilliaca della vita cubana soprattutto per quanto riguarda i bambini che non sono altro che esseri puri nelle mani dei loro genitori.
RispondiEliminaCorrere dietro alle caprette e alle galline nel campo a Cuba non è una scelta ma un modo di vivere obbligato e a volte necessario per la sopravvivenza.
Così come certi comportamenti come portare in moto un neonato non sono necessariamente migliori o più responsabili di metterlo davanti a una televisione,cosa che si fa molto volentieri anche a Cuba.
Forse sottovalutiamo la libertà di scegliere che abbiamo noi in occidente e la barattiamo per questo mondo irreale che non ci appartiene e che non possiamo vivere se non da turisti o semi residenti che arrivano sull'isola col borsillo pieno.
Questo post era partito dicendo che non si possono paragonare le due realtà e sono molto d'accordo,poi è finito per farlo nel peggiore dei modi,con i soliti buonismi e i discorsi fatti. Pablo
Come sempre ti capita finisci per pontificare su ciò che scrivono altri mantenendo a zero il tuo reale contributo alla discussione.
RispondiEliminaEssere un uomo limitato in un blog non conta nulla, nella vita reale è un altro discorso.
Auguri sinceri.
Io ho un bimbo di 5 anni,non ha mai toccato un tablet,anche perche'non ne ho uno,ne'un telefono.Quando sono a casa ogni minuto lo dedico a lui.Questo significa giocare con lui e non guardare la tv o il cellulare.A volte ho l'impressione che per noi genitori e'piu'facile piantare un figlio davanti al tablet che giocare con lui.
RispondiEliminaÈ sicuramente...più semplice
RispondiEliminaCiao,
RispondiEliminaguarda per curiosita ho fatto vedere il video del twerking a mia moglie e ad altre due sue amiche e ti garantisco che non ne sono rimaste proprio entusiaste.....
Tutte cubane?
RispondiEliminasi,precisamete una capitolina,una di artemisa e una di santiago.
RispondiEliminaAllora sono io troppo....liberal...
RispondiElimina