lunedì 2 maggio 2016

CAMBIO A 18



La notizia e' di qualche giorno fa.
Potrebbe pero' raccontare di una situazione facilmente ripetibile in breve tempo.
Parliamo sopratutto di Cienfuegos, Sancti Spiritus e Santa Clara ma anche di Ciego de Avila.
Per chissa' quale misterioso tam tam della calle, si e' rapidamente sparsa la notizia che la riunificazione monetaria sarebbe stata questione di giorni e che il cambio fra Cuc e Mn si sarebbe effettuato a 18.
In un lampo, ma proprio un lampo si sono create lunghissime code davanti alle banche delle citta'.
Tutta la gente ha radunato alla bene e meglio tutti i cuc che aveva, per andare velocissimamente a cambiarli al banco dove il cambio continuava ad essere a 24.
I paladar hanno smesso di accettarli, cosi' come tutte le attivita' commerciali non statali.
Neanche i venditori di viandas davano la merce se in cambio ricevevano pesos convertibili.
C'era chi doveva pagare un debito in banca in Mn, le banche non accettavano il pagamento in cuc, non ha potuto farlo perche' le banche non avevano piu' denaro “cubano” disponibile.
Sono scomparsi tutti i cambiavaluta clandestini, quelli che ti cambiano per la calle, sempre a 24, evitandoti le code in banca, diciamo quelli che utilizzo sempre anche io.
Se apparivano era unicamente per opera di strozzinaggio, si narra che ci sia stato chi ha cambiato 10 cuc per 20 pesos.
Ovviamente sia lo stato che tutti gli organi provinciali si sono affrettati a smentire l'ipotesi del cambio a 18, ma la gente non si e' fidata.
Nessuno ha voluto...restare indietro...
In questo modo, ovviamente, a meta' mattinata le banche avevano esaurito le scorte di MN.
Tutto vero e documentato.
Ci sono voluti alcuni giorni perche' la situazione tornasse alla normalita, ma si ha avuto la dimostrazione che se questa unificazione monetaria non verra' fatta in modo intelligente, potrebbero scoppiare casini.
Si narra di gente che e' presentata in banca con i borsoni pieni di soldi, tanto che c'e' chi si e' domandato da dove arrivava tutto quell'efectivo.
Alla fine pare si sia trattata di una manovra....diciamo speculatoria.
In questo modo tanta gente, una volta constatato che in banca il denaro era finito, ha cambiato por la calle in modo estremamente svantaggioso.
In questo modo chi comprava cuc ha realizzato un guadagno da paura.
Questa faccenda del possibile cambio a 18 l'ho sentita gia' diverse volte non soltanto por la calle, ed e' possibile che non sia del tutto priva di fondamento.
Se cosi' sara' le cose dovrebbero andare come quando, nel 2004, dal dollaro si e' passati al cuc.
Almeno cosi' garantisce lo stato.
E' stato dato il tempo a tutti coloro che avevano i dollari di poterli cambiare in banca, al vecchio cambio, prima di fare entrare in vigore il nuovo.
Nel caso di questa probabile manovra speculativa si e' parlato di 72 ore, questo ha scatenato il panico sia nei cubani sull'isola sia in quelli fuori, quelli che finanziano ogni cosa accade nelle citta' cubane.
Quando sara', se sara' a 18, e' possibile che verra' dato alla gente il tempo di cambiare ancora a 24 fino ad una determinata data.
Questi episodi pero' faranno in modo che tutti cerchino gia' da subito di liberarsi dei cuc, rapidissimamente, per poi non ritrovarsi come dei pirla col cerino in mano.
Di questa moneta unica si parla oramai da anni, ci sono state molte difficolta' nella realizzazione di questo progetto, che pero' pare stia iniziando a vedere il rettilineo finale.
Speriamo facciano tutti tesoro di episodi simili cercando di fare le cose per bene, senza che la povera gente, quella che il cuc, il singolo cuc, se lo suda ogni giorno, debba ulteriormente rimetterci.

M&S. CASA PARTICULAR HA AGGIUNTO UNA CASA

19 commenti:

  1. Bisognerà aspettare lunedì sera, Chelsea-Tottenham, per sapere se Old Trafford è stato «il teatro dei sogni» anche per Claudio Ranieri e il suo Leicester City: con il Manchester United è infatti finita 1-1 (gol di Martial e Morgan, entrambi nel primo tempo), per il più otto in classifica sul Tottenham, che ha ora tre partite per recuperare. Dunque, nel Monday Night di Stamford Bridge sarà obbligato a vincere, altrimenti il Leicester sarà campione d’Inghilterra. Per l’impresa, la sua prima Premier dopo 132 anni di storia, sarà insomma necessario aspettare poco più di 24 ore. Nonostante la festa mancata (per ora), lo spicchio di tifosi del Leicester non ha mancato di rendere omaggio al proprio allenatore: «Ranieri oh oh, Ranieri oh oh oh», hanno nuovamente cantato, sulle note di «Volare». E se pure il Tottenham vincesse, e facesse en-plein da qui alla fine, al Leicester mancherebbe comunque appena una vittoria, tra Everton (sabato in casa) e Chelsea, a Londra. Ovvero, sogno sempre più vicino.
    AI BLU MANCA UN RIGORE E UN ROSSO
    Parte meglio il Manchester, che sequestra il pallone (73% di possesso palla all’intervallo) e passa in vantaggio dopo appena otto minuti: Valencia, con un cross dalla destra, pesca sul secondo palo Martial, liberissimo. Elegante volée di destro, e 1-0 per lo United. Ripiegamento difensivo del Leicester, per una volta imbarazzante, e Simpson, di più. Ranieri applaude e incoraggia i suoi, che non ci mettono molto per rimettere le cose in pari: punizione dalla tre quarti di Drinkwater, e zuccata di Morgan, che era uscito vincitore dall’incontro di lotta libera con Smalling. 1-1 dopo 17 minuti.
    Il Manchester comanda, e sfiora il raddoppio con un rasoterra di Lingard (paratona di Schmeichel), ma il Leicester corre il doppio e avrebbe pure qualche occasione in contropiede. Soprattutto, alla squadra di Ranieri manca un “rigorino”, Rojo taglia la strada a Mahrez, e un cartellino rosso a Fellaini, per gomitata e manata in faccia a Huth, con palla lontanissima. Se l’arbitro avesse visto, sarebbe stata espulsione, pure perché il centrocampista con capelli alla Jackson Five, ormai gioca più con i gomiti che con i piedi.
    IL LEICESTER FINISCE IN DIECI
    Lo United continua a premere e, ogni tanto, s’affaccia in area, ma chi tira nello specchio è il Leicester, con Mahrez: solo sinistro magico, sul taglio da destra, però De Gea ci mette i pugni. Schmeichel deve invece volare sulla deviazione aerea di Smalling. Finale in apnea per gli Incredibili di Ranieri, rimasti in dieci a tre minuti dal ’90 (più quattro di recupero) per l’espulsione di Drinkwater (somma di ammonizioni): ma con grinta, corsa e due uscite di Schmeichel, sono usciti imbattuti anche stavolta. Ora, non resta loro che mettersi sul divano e guardare la tv.

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    1. A Leicester tra i nuovi nati impazza giá il nome Claudio...

      eee poi dicevano degli scugnizzi chiamati Diego...

      Freccia

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    2. Il calcio tira piu' della gnocca che tira più di un carro di buoi

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  2. «Il Torino non c’è più. Scomparso, bruciato, polverizzato …». Sono le prime parole scritte da Vittorio Pozzo su La Stampa del 5 maggio 1949, il breve commento di un uomo schiantato dal dolore. Pozzo nel calcio era stato tutto, allenatore, poi commissario tecnico della Nazionale due volte campione del mondo, da sempre padre putativo della squadra granata e autorevole opinionista della pagina sportiva del quotidiano. «È il solo impavido che ha cuore di prendersi il compito pietoso e orrendo di riconoscere le salme …», scrive Gianni Brera.
    Per descrivere i funerali basta citare poche righe di Carlin, Carlo Bergoglio, grande firma del giornalismo sportivo torinese: «Li abbiamo visti venir giù dallo scalone del Juvarra nell’atrio di Palazzo Madama. E come non mai abbiamo avuto contezza dell’immensità della catastrofe. Interminabile ci è parsa a un certo momento la fila. Davanti veniva Vittorio Pozzo che era il padre di tutti. Dall’alto dello scalone tutti ci segnammo per trenta e una volta. Trentuno anni ci parve quella mezzora». Più di 500mila persone erano schiacciate in piazza Castello, piazza San Carlo, via Roma…
    La tragedia si consuma nel tardo pomeriggio di mercoledì 4 maggio, alle 17,05. L’aereo che riporta a Torino il gruppo dei granata, giocatori, tecnici, giornalisti (Renato Casalbore fondatore di Tuttosport, Renato Tosatti responsabile sport alla Gazzetta del Popolo, Luigi Cavallero de La Stampa) dopo la partita amichevole giocata a Lisbona si schianta contro il terrapieno della Basilica di Superga. Il G212 è cieco, ingannato dall’altimetro in un giorno di tempesta, il cielo nero come l’inchiostro, il vento a raffiche, l’uragano. È proprio La Stampa a diffondere per prima la notizia, quando non esiste ancora la tivù e i giornali radio arrivano solo di sera. In Galleria San Federico, dal lato che si affaccia su via Bertola, le telescriventi de La Stampa facevano scorrere le notizie più importanti della giornata. Lì appare la parola terribile, tragedia, lì comincia a radunarsi una folla che moltiplica l’urlo per la città.
    Una sola firma
    Per giorni e giorni la vicenda occupa la prima pagina, la seconda, la cronaca sportiva. Articoli rigorosi che non indugiano sul colore, sul superfluo. Articoli tutti anonimi, salvo l’eccezione concessa a Vittorio Pozzo, data la statura del personaggio. La Stampa da un anno ha un nuovo direttore, Giulio De Benedetti, che consente a pochi l’onore della firma. Mai comunque nelle pagine di cronaca o di sport, dove si raccontano i fatti e non esistono le interviste. Nel caso del Grande Torino nemmeno la dolce storia di Carla e Virgilio trova posto sulle pagine del giornale. Una bella giovinetta, Carla Bombelli. A 18 anni incontra Virgilio Maroso, lui ne ha 22, è un terzino arrivato in granata dal Veneto, ha il tocco vellutato, l’amore sboccia, a 19 si sposano, a 20 lei è già vedova. «Arrivarono persino due giornalisti da Londra, dalla Bbc, per raccontare la nostra storia, ma sulla Stampa nemmeno la foto delle nozze …», ci disse lei un giorno.
    La pagina sportiva nel dopoguerra si saziava di Coppi e Bartali re del ciclismo, di Ascari e Farina assi della nascente Formula 1, del Toro che mandava 10 giocatori in Nazionale, della J... che stava alzando la testa grazie a un centravanti sedicenne scovato nel Novarese, Giampiero Boniperti. Ma questa è un’altra storia...

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  3. Il cambio a 18 sarebbe un'altra fregatura. Giuseppe

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    1. Per il momento e' un'ipotesi molto accrediatata...vedremo.

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  4. Maaa certi amici assidui frequentatori del bar...come Stefano da Mpx o Santa Sardinnia...che fine hanno fatto? Tutto bene spero...

    Freccia

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  5. Non ho idea.
    Spero vada loro tutto bene.
    In fondo abbiamo sempre avuto un discreto via vai.
    Siamo qua'.

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  6. È sempre stato così.Per tanti anche Cuba va e viene

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    1. Io scrivo perché mi piace farlo le visite al blog crescono.
      Quando finirò le cose da dire...ci saluteremo
      Per il resto hai ragione a volte accadono cose che allontanano il prossimo viaggio
      Di conseguenza si allontana tutto ciò che parla di Cuba.

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  7. Hanno trovato finalmente il modo per far scendere i prezzi dell'agro.
    Ora tre cipolle costano 18 MN.

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  8. Gobierno desmiente rumores sobre nueva tasa de cambio de peso por CUC
    Se mantiene la tasa actual de 24 pesos CUP por 1 peso CUC

    sábado, abril 30, 2016 |


    LA HABANA, Cuba.- El Banco Central de Cuba (BCC) aclaró que se mantiene la misma tasa para las operaciones de cambio de pesos cubanos (CUP) por pesos convertibles (CUC, con paridad al dólar), ante una “falsa información” sobre una supuesta disminución que ha circulado estos días en la isla.

    El banco afirmó que la tasa de cambio actual se mantiene en 24 pesos cubanos (CUP, moneda nacional) por 1 peso convertible (CUC, equivalente al dólar), frente a los rumores de que el valor del CUC bajaría a 18 CUP.

    “En los últimos días ha aumentado la presencia de personas en las oficinas de los bancos y Casas de Cambio (Cadeca) para realizar cambios de pesos convertibles (CUC) por pesos cubanos (CUP). Este hecho se fundamenta en la falsa información de disminución de la tasa de cambio que se aplica en la actualidad”, señala el desmentido del Banco Central divulgado por medios estatales.

    El comunicado recuerda que en el VII Congreso del Partido Comunista de Cuba (PCC), celebrado hace una semana, se ratificó “una vez más la decisión de garantizar los depósitos en cuentas bancarias en divisas extranjeras, pesos cubanos convertibles (CUC) y pesos cubanos (CUP), así como también el dinero efectivo en poder de la población”.

    La eliminación de la doble moneda en Cuba es considerado el reto más complejo de las reformas económicas emprendidas por Raúl Castro, y uno de los “ejes” de la “actualización” sistema económico socialista de la isla.

    Las autoridades cubanas han explicado que el principal objetivo de la unificación es restablecer el “valor” del peso cubano (CUP) como moneda nacional y sus funciones como dinero.

    La mayor parte de los cubanos cobra sus salarios y paga servicios básicos con la moneda nacional CUP y el sueldo medio es de unos 584 pesos cubanos (equivalentes a unos 23 dólares).

    Aunque el proceso para llegar a la prevista unificación monetaria en el país caribeño comenzó en 2013 con la entrada en vigor de un cronograma de medidas, hasta ahora se desconoce cuándo llegará el llamado “día cero”, el momento en que solo quedará en circulación una moneda. (EFE)

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  9. Hubo susto, hubo compras y ventas compulsivas de pesos cubanos (CUP) con sus “hermanos” los pesos cubanos convertibles (CUC). Nadie sabe quién activó el rumor y ningún medio de comunicación le dio alas. Durante casi toda la semana anterior, en la región central de Cuba se creyó que ocurriría la esperada devaluación de la moneda nacional “fuerte”. Al final, el Banco Central desmintió todo y ratificó que, pase lo que pase, se respetará el valor de los ahorros y el efectivo en manos de la gente.
    La devaluación del CUC en el mercado de CADECA, pero sobre todo la devaluación del CUP en el sector empresarial, son dos de los pasos que deberán ocurrir inevitablemente en el proceso del fin de la dualidad monetaria y cambiaria existente en Cuba, aunque no se sepa todavía cuándo.
    La decisión no podrá ser tomada en el futuro inmediato, cree el economista cubano Juan Triana Cordoví, profesor de la Universidad de La Habana y columnista de OnCuba.
    “Les adelanto que mis conocimientos de este asunto son muy elementales, existen otras personas en Cuba con profundos conocimientos en el tema, de hecho en breve habrá un panel en un evento de la Asociación Nacional de Economistas y Contadores de Cuba donde varios de esos expertos expondrán sus ideas”, nos dijo.
    “Todo lo que se puede hacer en Cuba hoy es una devaluación. Una devaluación real de la moneda en la que se llevan las cuentas del país, que es el CUP, generará inevitablemente un proceso de inflación, aunque nos esforcemos en amarrarla. Gobiernos que tienen un compromiso, un pacto con la población, como el de Cuba hoy, intentan reducir a la mínima expresión los impactos de la devaluación y por eso demora la promulgación de la medida”, señala el académico en uno de los puntos de una extensa conversación.

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  10. 1- ¿Cuánto demora la unificación monetaria en Cuba?

    Yo pienso que va a demorar. Para resolver la dualidad monetaria en un país que solo tiene su capacidad interna para enfrentar ese proceso, porque no puede ir a bancos ni al Fondo Monetario Internacional, la única alternativa es acumular reservas.
    La demora tiene que ver, a mi juicio, con la posibilidad real que tiene el país de poder enfrentar ese proceso reduciendo los costos sociales. Por suerte ahora, con una mejor situación en el tema de la deuda externa (lo cual es un gran éxito del cual se dice poco) el país está en mejores condiciones para recibir líneas de crédito que ayuden a producir y a generar esas reservas externas suficientes.

    2- ¿Cuál será la tasa final?

    Esa respuesta no la puedo dar. Pero sí explicar un poco la complejidad del fenómeno.
    En Cuba hay diferentes tasas de cambio. Todo el sector estatal opera con la tasa de 1 CUC (o USD) es igual a 1 CUP. Aquí el peso cubano está sobrepreciado y es una tasa dañina para la eficiencia del sector estatal, por eso hay que cambiarla, y así lo ha dicho el presidente Raúl Castro, que lo ha llamado “importante distorsión deberá ser solucionada a la mayor brevedad posible”.
    Pero dentro del sector estatal se manejan otros “convertidores”. Por ejemplo hay un convertidor para las operaciones de compraventa de alimentos entre los campesinos y los hoteles donde 1 CUC es igual a 11 CUP.
    Para el pago a los trabajadores de la zona del Mariel se usa otro convertidor: 1 USD es igual a 10 CUP, mientras que los restantes trabajadores asociados a la inversión extranjera cobran a razón de 1 USD=2 CUP.
    Todo esto termina en una gran confusión cambiaria, con espacios muy grises que atentan contra la eficiencia del sistema económico cubano y contra los precios relativos.
    A mi juicio lo más estratégico de todo sería unificar esas tasas y esos convertidores en el sector empresarial estatal. Este es el sector decisivo que emplea a más de 3 millones de trabajadores y genera el 85 por ciento de la economía nacional, o más, y hoy por la distorsión cambiaria no se puede saber quién opera con eficiencia y quién no.
    En todos los casos en las relaciones entre empresas el peso está sobrevalorado. Sin embargo cuando las empresas pagan en pesos cubanos a sus trabajadores y los trabajadores salen a la calle entonces se encuentran con un peso subvalorado, con poca capacidad adquisitiva.

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  11. Por tanto, el segundo paso sería buscar cuál es la tasa de cambio que realmente el mercado está poniendo en el segmento de esa otra economía (que opera a través de CADECA). Lo que pasó en estos días con el rumor es un síntoma. En la zona central el CUC se cotizó a 18 y a 20 pesos en algunos momentos.
    Cuba trabaja con una tasa de cambio fija desde hace varios años, pero cuando surgió CADECA la tasa de cambio operaba en una franja de flotación y se movía en función de la oferta y la demanda de las diferentes monedas.
    Ese régimen cambiario fue eliminado y se pasó a un régimen fijo. El problema de ese congelamiento es que no dice realmente cuál es la relación entre la oferta y la demanda de las divisas. Por eso creo que debería retomarse un régimen cambiario flotante en franjas, con un tope máximo y un tope mínimo, y darle a la empresa CADECA la potestad de mover la tasa en función del movimiento y de la relación entre las monedas.
    Hubo un momento en Cuba, cuando había flotabilidad regulada, que el cambio se puso 19 a 1, y después se adoptó ponerlo 24 a 1, aunque a veces estuvo 27 a 1. Ese movimiento se logró siguiendo la oferta y la demanda de monedas. Hoy para Cuba seguir ese movimiento es más importante porque cada vez tenemos relaciones económicas más fluidas con Estados Unidos, y hay más divisas en el mercado.
    A partir de que podamos tener claras señales, entonces podríamos poner una tasa adecuada en el mercado de CADECA. Luego con esa tasa del mercado y la tasa oficial establecida antes en el sector empresarial, podríamos dar pasos para intentar unificar ambas tasas.

    3- ¿Qué pasa cuando un país decreta una devaluación?

    Lo que va a pasar es que habrá un efecto sobre los costos de producción de las empresas y luego eso se transmitirá a los precios que paga la población. Querámoslo o no, haciendo inclusive el programa que el gobierno ha diseñado para amortiguarlo, habrá un efecto de inflación que podrá demorar algunos meses en aparecer, pero ocurrirá.
    Imagine una empresa que en su estructura de costos tenga un 20% de costos de importación. Hasta ahora en sus cuentas se ponía 1 dólar de importación como 1 peso cubano convertible. A partir de que ocurra la devaluación tendrá que poner 1 dólar de importación igual a un peso cubano convertible por la tasa de cambio que se establezca. Si la tasa es 10 por 1, entonces el costo no será de 20 pesos, sino de 200… ¿cómo enfrenta una empresa semejante subida de costos? Subiendo precios. ¿Quién paga los precios? La población.
    A mi juicio, una de las razones por las que el gobierno no ha ido más apurado en este punto es porque el efecto social puede ser muy duro, y hay que prepararse para ese momento.

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  12. 4- ¿Qué podría hacer el gobierno para asumir la devaluación sin shocks sociales?

    Lo primero que hay que tener es reservas internacionales suficientes en divisas, no solo para poder soportar un incremento de la demanda de productos de consumo, sino también para subsidiar a las empresas que sufrirán pérdidas con la devualuación del peso convertible.
    A mi juicio lo más importante es transparentar las relaciones entre las empresas cubanas, para saber cuáles son eficientes y cuáles no, y darle una solución de acuerdo a nuestras ideas y nuestros conceptos a las empresas que no serán eficientes, porque algunas tendrán que cerrar.
    Después que se produzca la devaluación, las empresas van a reaccionar y se volverán más eficientes y generarán empleo, pero eso toma tiempo y mientras tanto la gente seguirá viviendo y tendrá necesidades vitales que satisfacer.

    5- ¿Cómo podríamos ilustrar el efecto de la devaluación en este caso del CUC, cuando desaparezca o se ponga a un nuevo precio con respecto al CUP?

    Cuba tiene un grave problema de producción y productividad y una parte del incremento de la demanda debe ser cubierto con importaciones.
    El riesgo de no tener un sector productivo robustecido o suficientes reservas internacionales es que al devaluar el CUC en la tasa “extraoficial” (la de CADECA), cuando el precio del CUC cambie, digamos, de 24 a 15 CUP, es que en ese caso los 600 pesos del salario de los cubanos ya no serán 600, sino que adquirirán la capacidad de compra en el mercado (que funcionaba en CUC) de 1000 pesos; o sea, pagarán menos CUP para adquirir CUC o comprar directamente a los precios en CUC.
    Como las personas viven con niveles de consumo muy bajos, no van a ahorrar, sino que acudirán de inmediato a las tiendas para satisfacer sus necesidades contenidas. Y para tomar esa medida entonces habrá que tener capacidad para surtir los mercados, porque si no podría producirse un desabastecimiento inmediato, una especulación brutal y una inflación tremenda.

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  13. 6- ¿Qué ideas podrían ponerse en práctica para volver más eficiente la economía y llegar más pronto a un momento donde se pueda proceder a la unificación?

    En el segmento empresarial, por ejemplo, se pueden bajar costos de intermediación, porque el sector productivo cubano está muy mediado por otras empresas que no agregan valor a los productos o servicios.
    Se podría rescatar el sistema de consignaciones de mercancías extranjeras en Cuba: las empresas extranjeras pondría sus mercancías en puerto y el país solo las pagaría una vez que efectivamente las compre. En los últimos años se ha obligado a la empresa cubana a estar llenando constantemente sus almacenes de mercancías para poder producir, y eso significa traspasarle costos de almacenamiento a la empresa cubana. Una parte de ellos podrían reducirse.
    El Turismo no tendría, por ejemplo, por qué comprar determinada cantidad de contenedores de pollos para sus hoteles, si se dejara que una gran productora de pollos tuviera almacenes en Cuba. El costo del traslado al país correría por la empresa extranjera y la parte cubana solo tendría que comprar lo que realmente necesita.
    Otra medida podrían ser que se le permita a los campesinos comprar equipos con los dineros que tienen en pesos cubanos y que los compren de manera directa, contra una tasa de cambio que garantiza que el país no pierda pero que estímulo la producción agrícola vía incrementos de productividad; pero también se podrían crear grandes almacenes de comercio al por mayor, gestionados por empresas mixtas del estado cubano con cadenas extranjeras, donde la gente pueda ir a comprar a bajos precios.
    Son algunas de las medidas no monetarias que podrían ayudar a reducir los costos de todo el proceso de la unificación monetaria y cambiaria.
    Venta de autos en Cuba
    Foto: Roberto Ruiz.

    7- ¿Podrían darse los saltos productivos que necesita Cuba sin emplear créditos externos?

    Algunas medidas no tendrían que esperar por créditos, pero tomaría mucho tiempo dar los saltos productivos que necesitamos con nuestras propias reservas. Necesitamos apoyo financiero externo. No es totalmente imprescindible, pero ayudaría de forma significativa. Cuba no tiene suficiente ahorro interno, una dinámica mayor de la economía requerirá nuevas líneas de crédito. De ahí la importancia de haber logrado una renegociación tan beneficiosos de las deuda externa.
    No obstante, aquí lo que hay que decir primero es que Cuba no ha podido entrar ni al Banco Mundial ni al Fondo Monetario Internacional por el bloqueo norteamericano. Para entrar a esas instituciones el país debe mostrar sus cuentas, porque esas instituciones las fiscalizan. Y es muy difícil para un país que está bloqueado, perseguido, mostrar sus cuentas.
    Un país como Cuba, que debe luchar contra las sanciones (extraterritoriales también) de la Oficina de Control de Activos Extranjeros (OFAC) del departamento del Tesoro norteamericano todo el tiempo; no puede ser tan inocente.
    No obstante, debido al éxito en la renegociación de la deuda externa el país está en mejores condiciones para recibir líneas de crédito y ya puede empezar a pensar en el asunto del fin de la dualidad y cambiaria de otra manera.

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  14. 8- ¿Y qué papel podrían jugar las remesas en ese salto productivo y financiero que necesita la Isla?

    Por concepto de remesas entran al país entre 2000 a 2500 millones de USD cada año, según estimaciones. Ningún sector de la economía cubana, excepto la exportación de servicios médicos, genera esa cantidad de divisas frescas, dinero neto, usable inmediatamente.

    Una parte de las remesas impacta de forma directa en la demanda de consumo, porque entra para satisfacer necesidades diarias de las personas. Esa parte de las remesas ayuda a la dinámica de la economía nacional pues permite que las empresas importen para producir y responder a la demanda interna. Con un sector productivo más eficiente, dinámico, complementario, este podría ser un factor más estimulante para incrementar la capacidad productiva en Cuba.

    Hoy lo nuevo que está ocurriendo es que las remesas van a inversión privada o a bienes de consumo directo. Si va a inversión privada, es el mismo proceso: quien quiera montar un restaurante deberá comprar materiales de construcción cubanos, contratará un albañil…etc.

    Si tuviéramos un buen sistema productivo, una parte importante de esas demandas que se satisfacen con las remesas serían cubiertas con productos y servicios cubanos, pero como no es, lo que ocurre es que gran parte de la demanda se convierte en importaciones y el dinero que entró a Cuba termina en China o en cualquier otro lugar.

    9- ¿En la eventual devaluación, serán afectados los receptores de remesas en Cuba?

    Quien hoy recibe remesas, digamos 100 CUC por mes, está recibiendo 2400 pesos cubanos (seis veces el salario promedio), una cantidad de dinero con la cual puede dialogar con el mercado agropecuario y con el marcado en divisas. Si la tasa baja a 20 pesos, habrá perdido 400 pesos.

    Desde una perspectiva general, las remesas hacia Cuba no deben verse muy afectadas. Quizás se verán afectadas las familias en Cuba que reciben remesas en un primer momento. Si después aparece un mecanismo de corrección de precios, la afectación podría ser menor.

    ¿Cuál sería un mecanismo de corrección de precios? La reciente rebaja de los precios en las tiendas recaudadoras de divisas es uno de ellos.

    Cuba puede seguir bajando los precios de las tiendas en divisas, porque el diferencial de precios con la región y con los costos de los artículos es muy grande todavía en algunos de esos renglones (de hecho, esa una de las razones objetivas que ha propiciado ese comercio informal basado en las llamadas “mulas”).

    Yo no creo que tengamos muchas potencialidades para evitar esa afectación. Eso va a ser un efecto negativo en el corto plazo, que se corregirá con la recuperación de la eficiencia y la productividad en el mediano en el largo plazo.

    10- ¿Qué le recomienda a las familias cubanas para que no sientan miedo de una repentina devaluación del peso?

    Lo primero es que tengan confianza en lo que ha dicho el presidente del país: se va a respetar la capacidad adquisitiva del CUC, en cuentas bancarias o en efectivo, porque hay antecedentes de que así se ha hecho

    Mi otra recomendación es que, si ya se ha dicho que el peso cubano será la moneda que quedará en circulación y usted genera cierta cantidad de dinero para ahorrar, ponga sus ahorros en CUP.

    Unificar las monedas no es lo más significativo, lo significativo será unificar las tasas de cambio. Será un proceso que generará tensiones, sin dudas, pero es necesario, inevitable, si queremos andar por una senda segura donde realmente se pueda saber quién es productivo y eficiente y quién no.
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