venerdì 27 maggio 2016

IL SOFA'



Un sofá no es absurdo por sí mismo. Como todo en el mundo. Es absurdo o no según como sea visto por las personas, como sea utilizado (o no) por ellas.
Esperaba junto a una compañera de trabajo por el inicio de una reunión. La espera, como sucede con frecuencia, comenzaba a dilatarse más allá de la hora señalada. Estábamos de pie, así que decidimos sentarnos para no castigar las piernas innecesariamente. Y el sofá del lobby nos pareció sin lugar a dudas la mejor opción.
Ahí no se puede ―nos espetó la recepcionista de la institución a la que habíamos sido convocados.
¿Por qué? ―le pregunté sorprendido.
Esa es la indicación.
Pero si está vacío…
Precisamente por eso, porque no está permitido sentarse.
¿Pero no es un sofá? ―cada vez entendía menos a la recepcionista, que a su vez me miraba como a un bicho raro.
Sí, pero si dejamos que todo el mundo se siente en él, entonces se va a romper enseguida.
Para eso mejor lo quitan ―la cara me hervía de la incomodidad.
No se ponga así, compañero. Ya le digo: es lo que está indicado.
¿Y quién se lo indicó?
El director. Si de casualidad pasa por aquí y los ve sentados, seguro que después me regaña.
Pues lo voy a esperar entonces. O mejor, llámelo a su oficina y dígale que quiero hablar con él, para que me explique.
La recepcionista se demacró en un instante. Toda la beligerancia de su mirada se trocó repentinamente en una súplica.
Mira, Eric ―intervino entonces mi compañera― mejor nos vamos para fuera que te va a subir la presión. No vale la pena que nos fajemos por un sofá.
La preocupación de su voz me hizo reaccionar. Me paré de golpe, con el disgusto atravesado en la garganta. La recepcionista respiró aliviada, casi agradecida.
No, no vale la pena fajarse por un sofá―dije ya en la puerta―. Pero bien que debería, ¿no?
Desde su rincón del lobby, el sofá vacío me devolvió la silenciosa carcajada del absurdo.
Ho trovato questo divertente racconto su On Cuba, si tratta di un preciso spaccato di vita cubana.
In una sala c'e' un sofa', un sofa' solitamente serve perche' qualcuno ci si sieda sopra.
A meno che non si tratti di una Paolina o di un Luigi IV.
Che senso ha mettere un qualcosa su cui la gente si siede e poi impedire alla gente di sedersi?
Non ha senso, infatti parliamo di Cuba.
La signora di guardia, con ogni probabilita', esegue le precise indicazioni che ha ricevuto, indicazioni assurde da cui non prende neanche le distanze.
Un guardiano italiano probabilmente avrebbe prima chiesto ai suoi superiori perche' diavolo mettere un sofa' per poi non permettere di usarlo e poi, non avendo ricevuto le risposte adeguate, o avrebbe permesso alla gente di sedersi oppure avrebbe detto che l'indicazione era una cagata ma che.….era quella.
La guardia cubana probabilmente non si e' posta il problema, tanto lei “no teneva la culpa”.
Siamo cosi' giunti, partendo da un sofa', al solito paradosso cubano.
Nessuno e' responsabile di cio' che fa, ognuno esegue soltanto gli ordini che riceve, la colpa e' sempre di qualcun altro che a sua volta la dara' a chi e' sopra di lui, che a sua volta....
E' chiaro che in questo modo un paese, un azienda, una squadra di calcio....non possono funzionare.
La gente che fino ad ora accettava bovinamente tutte queste imposizioni forzate, sta' iniziando a rompersi le palle e, come nel caso di questo racconto, inizia a volerci vedere piu' chiaro.
Come darle torto?
Esattamente come il protagonista del racconto vuole parlare col superiore della guardia, per sapere perche' diavolo non ci si puo' sedere su un sofa' messo li' perche' la gente ci si sieda, anche in molti altri campi del vivere comune la gente non si accontenta piu' di risposte generiche del tipo “mi hanno detto di fare cosi'”, vuole vederci piu' chiaro.
Forse e' un passo avanti, magari tardivo ma...Cuba ha i suoi tempi.
P.S. Questa sera partita e poi cena per i 34 anni dell'Aston Villa, ne mancano 6 per arrivare ai 40, a quel punto appenderemo, forse, le scarpe al chiodo.

11 commenti:

  1. Di assurdita' simili e' piena anche l'Italia. Giuseppe

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    1. Vero, basta vedere i regolamenti estivi delle localita' balneari per farsi delle grasse risate.

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  2. vorrei comprare una casa all'Avana, posso intestarmela dopo essermi sposata con un cubano? Sono italiana, come posso tutelarmi ?

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    1. Ciao anonima
      Chiedi la residenza permanente, dopo esserti sposata.
      Quindi, se vuoi, ti comperi una casa di cui sarai legalmente proprietaria...al 50%

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  3. Ci tengo ad informarvi circa una truffa, magari conoscendone il meccanismo riuscirete ad evitarla. La settimana scorsa sono andato a fare la spesa alla CONAD. Terminati gli acquisti, quando sono andato al parcheggio per caricare la spesa nell’auto, sono stato avvicinato da 2 ragazze molto belle e appariscenti (probabilmente russe o dell’est) vestite succintamente, in minigonna e top molto scollato. Una bionda ed una mora, veramente molto carine e provocanti. Le due truffatrici si avvicinano offrendo di lavare il parabrezza dell’auto e ovviamente lo fanno in modo sensuale e provocante, poggiando i seni sul vetro e cose simili. Quando offrite loro una mancia rifiutano e chiedono invece, il favore essere accompagnate in un altro centro commerciale. Se accettate si siedono dietro e mentre guidate iniziano a giocare tra loro toccandosi e baciandosi dappertutto. Questo ovviamente vi distrae dalla guida. All’improvviso la mora passa sul sedile del passeggero ed inizia a toccarvi. Se non la respingete inizia a spogliarvi del tutto. Poiché è impossibile guidare in tale situazione, vi fermate in un posto un po’ appartato… A quel punto, sempre la mora vi sale sopra e, prendendo l’iniziativa, vi coinvolge in un rapporto sessuale. Approfittando della vostra distrazione la bionda scende dalla macchina, apre il portabagagli, vi ruba tutta la spesa e scappa. Sono molto brave e pericolose. Io stesso sono caduto in trappola. Lunedì mattina m’hanno rubato una cassetta di Ferrarelle, lunedì sera un litro d’olio d’oliva. Martedì un pacco di biscotti. Mercoledì uno spazzolino da denti. Giovedì mattina sei uova e la sera un pacchetto di fazzolettini di carta. Venerdì all’ora di pranzo una scatoletta di tonno e nel pomeriggio un ovetto Kinder. Sabato in tarda mattinata un pettine, dopo pranzo un tubetto di maionese e la sera una scatoletta di Ciappi. Suggerisco molta cautela!!! Ora scusate ma devo andare a fare la spesa che mi è finito il sale grosso…

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  4. hola! ay mi cuba linda.....anche per questo l'isola è unica al mondo. chao Enrico
    a proposito dove è la conad ?
    a me piacciono blanquitas gallegas ja ja ja

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  5. Nibali....con l'aiuto di Scarponi mostruoso al Giro....

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  6. hola! ay mi cuba linda.......
    ma la isla è anche questo ed è per questo essere fuori dal mondo che ci piace tanto
    chao Enrico

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  7. Hola Enrico

    Oggi sei stranamente...criptico...

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  8. «Arriva il vigile e ti fa la multa!»: una delle frasi preferite dai genitori per terrorizzare orde di piccoli scalmanati in strada è, da qualche giorno, un’ipotesi plausibile a Pescopagano, piccolo centro lucano in provincia di Potenza. Qui lunedì scorso il consiglio comunale ha approvato il nuovo regolamento di polizia urbana che, oltre a proibire il consumo di alcolici «nelle aree esterne ed immediatamente adiacenti agli esercizi commerciali, durante l’orario di apertura» (al di fuori di quell’orario è consentito?), vieta – prendete fiato – di «praticare giochi con il pallone o altri oggetti e l’uso della bici sul suolo pubblico o ad uso pubblico a ciò non espressamente destinati e qualora ciò possa arrecare intralcio o disturbo, procurare danni ovvero costituire pericolo per sé o per gli altri».
    Apriti cielo. Accanto a quella della minoranza in aula, sui social si è scatenata la polemica dei genitori che ne approfittano per denunciare l’assenza di strutture attrezzate e la lamentela degli stessi (pochi) ragazzi che ancora non hanno lasciato il paese, costretti a giocare a calcio in un campetto non a norma. Le piste ciclabili, poi, da queste parti sono una chimera.
    Più di uno ha minacciato di sconfinare nella vicina Conza, in Campania: sarebbe il primo caso di “emigrazione ludica”. Dopo la fuga dei cervelli, la fuga dei calzoncini.
    Tre precedenti e un divieto che fa bene
    Se il divieto di gioco in zone turistiche non è inusuale – casi simili da Venezia a Monte di Procida, con multe da 25 a 500 euro – suona strano nel paesino di 2000 anime condannato al binomio tutto meridionale invecchiamento-nuova emigrazione. C’è di più: a Pescopagano il divieto di giocare a palla o andare in bici è esteso su tutto il suolo pubblico e non, come accade altrove, a una o più aree in particolare.
    Per fortuna c’è anche chi il gioco in strada lo rivendica, con poca retorica per i “bei tempi andati” e un pragmatico spirito di protezione a tutela dei più piccoli: è il caso del segnale stradale “Attenzione, rallentare: in questo paese i bambini giocano ancora per strada” apparso qualche tempo fa a Tagliacozzo (L’Aquila).
    Pensando alle ordinanze anti-petardi o anti-prostituzione di molti Comuni, fa sorridere più che indignare questo no categorico a palloni e biciclette nel placido borgo a 1000 metri sul livello del mare. Tanto più se viene imposto nelle ore in cui a Bergamo scatta il divieto a un gioco ben più pericoloso: quello d’azzardo.

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  9. massimo gramellini

    Vorrei esprimere solidarietà umana alla signora Luana Velliscig, l’addetta al casting lapidata di insulti e costretta alle dimissioni per avere richiesto un figurante «nano o con altra disabilità che trasmetta tenerezza». La frase era e resta infelice, anche se per assurdo la sua gretta brutalità suona a garanzia della buona fede di chi l’ha scritta. Una cinica manipolatrice di sentimenti avrebbe usato espressioni più edulcorate. Ma senza volere minimizzare una gaffe provocata probabilmente dalla stanchezza, ciò che ho trovato davvero sconvolgente è stata la reazione violenta della Rete. Non alludo al video con cui Gianluca Nicoletti e il figlio (disabile) hanno ironizzato da par loro sulla vicenda. Semmai al flusso di commenti spietati che hanno alzato un’onda immensa di indignazione, trasformando l’errore di quella donna in un peccato mortale.
    In Rete succede ogni giorno e per le questioni più disparate. Aizzata dalle urla dei giustizieri, una folla di persone largamente imperfette si erge a giudice dell’imputato esposto al pubblico ludibrio, accusandolo di non essere perfetto. Difendersi è impossibile e le voci sottili della riflessione sono ridotte al silenzio dall’arroganza di chi cavalca l’opinione tranciante. La sentenza è immediatamente esecutiva: il plotone di esecuzione formato da milioni di tastiere reclama un capro espiatorio, il cui sacrificio placherà la furia popolare fino all’indignazione successiva. Come ogni altra massa anonima, anche la Rete non conosce pietà. E non trasmette tenerezza.

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