Questo pezzo ha come riferimento l'articolo su This is Cuba che trovate come primo commento.
Un articolo che ha un fondo di verita', ma che arriva a conclusioni che non condivido del tutto.
Che l'Italia sia un paese
dalla storia e dalla cultura millenaria e' fuori discussione, che sia
abitato, nella maggior parte dei casi, da brava e laboriosa gente,
pure.
E' anche fuori dubbio che,
in linea teorica, il nostro paese sia il piu' vivibile e attrattivo
del mondo occidentale.
Il problema e' che una
classe politica degna del Sud Sudan ha polverizzato quanto di buono
la gente ha messo in piedi dal dopoguerra ad oggi.
Quindi non si tratta di
denigrare, ma di prendere atto che le cose oggi sono cambiate, e di
molto, rispetto anche solo ad un decennio fa.
Welfare
gratuito...mah...parliamone.
Sono concorde sul fatto
che, certi luoghi alternativi alla vita che facciamo, siano
idealizzati rispetto a quello che in realta' sono in grado di
offrire.
Dipende pero' se parliamo
di un luogo in cui abbiamo fatto una vacanza, oppure di uno che
frequentiamo da anni in tutte le sue latitudini.
Alla suggestione del
baruccio sulla spiaggia credo che nessuno di noi creda piu', siamo
consapevoli che, oggi, Cuba richieda o investimenti importanti o
un'idea che faccia la differenza, quando non entrambe le cose.
E' anche vero che
situazioni che, in una vacanza, non attirano la nostra attenzione piu'
di tanto rischiano, nel momento in cui il luogo di vacanza si
trasforma in quello della vita, di diventare balzelli che possono
modificare l'opinione sul luogo dove abbiamo scelto di andare a
vivere.
Non trovare la carta
igienica per 15 giorni e' una cosa che si puo' bypassare, se siamo
consapevoli che un'aereo dopo ci aspetta una vita diversa, ma se questa situazione
diventa la normalita' la cosa potrebbe rivelarsi poco piacevole.
Su questo chi pensa di
...svoltare...riflette poco.
Tornando all'articolo, se
il prezzo del progresso, o presunto tale, e' quello di fare una vita
di merda allora di che razza di progresso si tratta?
Nessuno di noi, almeno
credo, sogna un ritorno ad una vita agreste, che quasi mai ci 'e
appartenuta, ma semplicemente vorrebbe non doversi svegliare la
mattino gia' coi coglioni girati o avere un sacro timore ogni volta
che apre la cassetta delle lettere.
Non sarebbe male vivere in
un paese in cui, se dai tanto ricevi tanto, dove le cose funzionano,
lo stato non si trasformi in un bieco usuraio e la gente non sia
costretta ad ammazzarsi per il NO di uno direttore di banca.
E chiedere tanto?
La societa' multietnica
affascina solo se accompagnata dal rispetto delle regole, delle leggi
che la societa' stessa si e' data per una civile convivenza dei suoi
cittadini, in caso contrario e' il casino in cui stiamo tutti
vivendo.
Sicuramente integrarsi in
un nuovo contesto richiede pazienza, un vissuto adeguato e magari
anche esperienza nel settore in cui si vuole andare ad investire.
Anche un baruccio sulla
spiaggia bisogna sapere come mandarlo avanti, essendo a conoscenza
che i numeri devono sempre quagliare e che solo i Baroni non tornano
mai ma i conti devono tornare sempre.
Il finale dell'articolo e'
una vera cazzata, sopratutto se consideriamo il fenomeno della fuga dei cervelli che si sta'
verificando nel nostro paese.
Chi rimane, quasi sempre,
lo fa perche' non ha la possibiltia' di andarsene, non certo perche'
e' il migliore.