venerdì 26 agosto 2016

LA BANDIERA SBAGLIATA


Ortega en Río.

El tiempo pasa, cambian las formas, pero no el contenido. Por ejemplo, durante los últimos días hemos visto cómo, en las redes sociales, se azuza el “linchamiento mediático” del periodista cubano Randy Alonso Falcón, director de la publicación digital Cubadebate y del programa televisivo Mesa Redonda. ¿El motivo?, traducir en palabras lo que, con una muy cuestionable actitud, claramente expresó el deportista de origen cubano Orlando Ortega —quien competía por España en los recién finalizados Juegos Olímpicos de Río— tras alcanzar la medalla de plata en el evento de los 110 metros con vallas.
Alguien del público le lanzó a Ortega una bandera cubana, pero este volteó su espalda y la dejó abandonada en el piso. Luego relató a la prensa: “Me dieron la de Cuba, pero estaba buscando la de España como un loco (…). “Estoy muy orgulloso de haber puesto el nombre de España bien alto”.
Su mensaje también sonó bien alto: se estaba excusando porque alguien le dio la bandera “equivocada”, la que “no era suya”. Quería poner el nombre de Cuba por lo bajo. Verum ipsum factum, solía decir Giambattista Vico ante casos semejantes. O sea, los hechos son los que cuentan.
Si Ortega hubiese tomado las dos banderas: la cubana y la española, yo lo hubiera entendido. Más aún, lo hubiera considerado un gesto elegante; pero, al rechazar la nuestra, no estaba protestando contra el Inder ni contra el sistema político cubano; estaba rechazando su cultura, su identidad, su nación.
Randy Alonso lo llamó “excubano” en su programa Mesa Redonda, y entonces en las redes sociales se desató la tormenta. No seamos ingenuos: bien se sabe de dónde parten determinadas “corrientes de opinión”. Vienen de los mismos que reciben millones de dólares para subvertir el orden constitucional en Cuba; dinero que es entregado por la nación que sueña vernos rendidos a sus pies y cuyo presidente hace poco conminó a que olvidáramos nuestra historia.
Así las cosas, empezó el intento de “lapidación mediática”. De pronto lo importante no era que alguien hubiese ofendido un emblema de la Patria y que, con tal acción, insultara a millones de cubanos para quienes la bandera simboliza orgullo por su cultura, su identidad y su historia. Tal detalle fue ocultado de manera alevosa, en tanto el verdadero propósito no era defender sentimientos de cubanidad, sino utilizar lo dicho por Randy para manipular pasiones entre los cubanos residentes en el exterior.
Mediante determinadas argucias propias de la desinformación, pretendían mostrarlo no como el periodista que ejerce su libre derecho a opinar, sino como una personificación del Consejo de Estado y la Asamblea Nacional, que prácticamente daba orientaciones a la Dirección Nacional de Inmigración y Extranjería. Pero no la orden de despojar de su nacionalidad a una persona en particular, sino a todos los ciudadanos cubanos residentes en el exterior. La intención era clara: lesionar determinados vínculos afectivos de los emigrados con su nación de origen.
Pero en las redes sociales también hay personas que no se prestan a manipulaciones y suelen colocar en un altar la verdad y la justicia. Tomados en falta, algunos de estos “neolinchadores” de pronto titubearon, y sus argumentos comenzaron a sonar ridículos.
Yo me acordaba de una frase acuñada dos siglos atrás por el pintor español Francisco de Goya: “Los sueños de la razón producen monstruos”. Atrapados en una lógica perversa, ni siquiera se daban cuenta de que, contradictoriamente, habían empezado a defender los valores de la Revolución.
Puestos a la defensiva, a uno se le ocurrió justificar la actitud de Ortega con el argumento de que la bandera, el himno y demás símbolos patrios hubieran identificado al deportista con el proceso político cubano. Luego, tras esa misma idea, llegaron otros.
¡Qué cosa…! Pero todavía faltaba lo más grotesco. Por ese mismo despeñadero, hubo quien empezó a esgrimir que la bandera era una simple “telita”, “un trapo coloreado”, “un instrumento de dominación”. O sea, la negación total de Maceo y Martí, detestable pretensión de prostituir su propia historia, los fundamentos sensibles de la nación.
Dejo al lector las múltiples valoraciones que se desprenden del caso. Solo acotaré una última paradoja: ¿Cómo alguien puede vociferar ofendido ante el término empleado por Randy, y al mismo tiempo callar impasible ante el ultraje de lo que dice defender? ¡Cosas veredes, Sancho!, diría Cervantes.
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L'articolo odierno e' uscito su Cubadebate, parla di un'altro pezzo, scritto da Randy, il conduttore della Mesa Redonda....e non solo, riguardo al risultato finale di Cuba alle Olimpiadi di Rio.

L'episodio di Ortega che non raccoglie la bandera cubana per avvolgersi in quella spagnola e' un fatto mille miglia lontano dalla tradizione culturale degli abitanti dell'isola, per questa ragione ha fatto parecchio scalpore.

Il cubano puo' essere pro o contro il governo, vivere nell'isola o mancarci da decenni, avere progetti futuri a Cuba o essersi integrato perfettamente nel suo nuovo paese ma resta sempre...un cubano.

Un cubano, ovunque si trovi (chiedetelo alle vostre mogli o compagne) si ciba quotidianamente dei simboli del proprio paese; la lingua, l'inno, la bandera, nessun popolo al mondo, con ogni probabilita' ha cosi' forte il senso di appartenenza del proprio paese come il cubano.

Fra l'altro Ortega non e' ancora spagnolo, ha potuto gareggiare a Rio sotto la bandiera ex franchista grazie all'ennesima buffonata del Cio, fino a novembre e' ancora cubano.

Ricordo che il tipo e' fuggito dal ritiro cubano durante i mondiali di atletica a Mosca.

C'e modo e modo di fare le cose.

Osmani Juantorena, come ha sempre dichiarato, conosce perfettamente l'inno di Mameli, visto che e' da noi da oltre un decennio, ma non lo canta non per mancanza di rispetto nei nostri confronti ma, da cubano di pura cepa, per il rispetto che deve a quello che e' sempre il suo paese; Cuba.

Ma Osmany e' un “Hombre Vertical”, Ortega e' in altro tipo di abitante del pianeta....diciamo uno di quelli piu' vicini al suolo.

Randy nel suo articolo, andate a rileggerlo nei commenti al pezzo di lunedi, afferma un paio di cose interessanti.

La prima e' una mentira....consapevole.

Lui parla di atleti ex cubani, ma questo e' uno status non riconosciuto dalla Repubblica di Cuba.

Sappiamo bene che l'isola non riconosce la doppia cittadinanza, un cubano puo' vivere all'exterior da 30 anni, avere 8 passaporti differenti, ma se vuole rientrare a Cuba, deve farlo con quello cubano.

Questo non certo perche' Cuba abbia particolarmente a cuore chi se ne e' andato, ma semplicemente perche' in questo modo tutti i cubani devono avere il passaporto rinnovato ed in ordine, portando in questo modo denaro fresco alle ambasciate e ai consolati di Cuba in giro per il mondo.

Ortega, se fra qualche anno, avra' la possibilita' di strisciare di nuovo fino a Cuba, dovra' farlo con il passaporto cubano e non con quello iberico.

Quindi la parola EX e quella CUBANO nella stessa frase sono incompatibili.

Pero' Randy dice anche un'altra cosa.

Ha ventilato la possibilita' che l'Inder, nella sua nuova e si spera piu' oculata gestione, possa permettere ad atleti cubani che hanno lasciato LEGALMENTE il paese e che non abbiano gareggiato per altri paesi, di tornare a vestire la divisa delle varie nazionali cubane.

Se seguite il blog, sapete bene che e' cio che l'umile sciba auspica da tempo.

Quindi si spera che si sia giunti finalmente ad un punto tale che certe scelte diventino obbligate e che si esca da questa autarchia autolesionista che ha portato soltanto danni allo sport cubano.

21 commenti:

  1. massimo gramellini

    Ma cosa c’entrano i migranti con il terremoto? C’entrano, c’entrano. Per parecchi nostri connazionali, teste sismiche e raffinatissime, lo scandalo dei disastri naturali in Italia non è rappresentato dalla mancanza di prevenzione e dall’eternità della ricostruzione. La vera vergogna è che gli sfollati dormono sotto le tende mentre i migranti pasteggiano a champagne, stravaccati nelle suite dei loro hotel a cinque stelle.
    Nella nobile arte della ricerca di un capro espiatorio ieri si sono esercitati in tanti: da Guido Bertolaso, noto esperto di prefabbricati abruzzesi scoperchiabili e di massaggi a pagamento altrui, fino a un parroco ligure, tale don Cesare, che ha spacciato la sua ricetta di mettere gli sfollati al posto dei migranti per «cristianesimo», contraddicendo il titolare del marchio ma ricevendo in compenso il plauso di Salvini. Il ruttodromo della Rete ha dilatato l’ideona ad argomento di dibattito, ostentando una fiera resistenza nei confronti della realtà: nessuno sfollato vorrebbe allontanarsi adesso dai luoghi del dramma, i migranti non stanno in alberghi di lusso ma nelle topaie, e dei 35 euro al giorno a loro destinati (soldi europei, peraltro) nelle tasche dei profughi ne entrano non più di due, per cui l’indignazione andrebbe semmai indirizzata agli italiani che ci lucrano sopra. Mi associo alla richiesta del signor Pierpaolo Ascari: issare fino al diploma di terza media certi pensatori del web (e pure certi parroci) è costato alla collettività 63.900 euro. Fanno circa 38 euro per ogni giorno di scuola. Si possono cortesemente riavere indietro? Questo sì sarebbe cristianesimo.

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  2. Ultimo giorno di orario...diciamo ridotto, da lunedi' la palestra riapre a orario pieno, sabati e domeniche comprese.
    Un estate senza mare e' una cosa rara per il sottoscritto ma devo dirvi che non me la sono passata per niente male.
    Dove vivo d'estate si sta' davvero bene, d'inverno....meno.
    Ora si riparte per una nuova stagione di lavoro, due mesi tosti e poi....via...vacanza!

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  3. Non ho mai capito perche' se un cubano esce legalmente dal paese poi non possa rappresentare Cuba nel mondo. Giuseppe

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    1. In effetti non l'ha capito nessuno...bisognerebbe chiederlo a quei fenomeni dell'Inder.

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  4. Mi ricorda il Balo ai tempi dell'Inter..evidentemente i neuroni sono gli stessi , in numero e qualità .

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  5. Una cittadinanza spagnola non si nega a nessuno....
    Per quel poco ancora che la Spagna esisterà in quanto tale.

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  6. sarebbe stato bel gesto raccogliere la bandiera cubana dal piso ,detto ciò Randy che è una delle persone meno simpatiche di Cuba stavolta mi è piaciuto!!
    ciao a tutti
    Andrea M.

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    1. Diciamo che da Randy non comprerei un'auto usata...
      Detto questo questa volta ci ha preso in pieno.

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  7. Arturo López-Levy

    La participación de más de una docena de deportistas cubanos compitiendo por otras naciones en las Olimpiadas de Río de Janeiro ha elevado en el debate público una de las carencias más importantes de la reforma migratoria cubana de 2013: la cuestión de la doble nacionalidad.
    Aquellos cambios aportaron progresos sustanciales en el tratamiento del gobierno cubano a la migración de sus nacionales y su relación con su país de origen. Pero el alineamiento de la política cubana con los estándares internacionales de derechos de viaje recogidos en el sistema de derechos humanos de las Naciones Unidas fue insuficiente.
    La puesta en marcha de la reforma migratoria en 2013 puso en evidencia la necesidad de cambios ulteriores. Desde su concepción, mejoró los derechos de viaje de los cubanos residentes en la Isla sin desmontar el trato discriminatorio hacia los nacionales que habían emigrado antes de esa fecha.
    Ese tratamiento desigual, con impuestos abusivos escalados para gestiones de pasaporte y regulación del regreso a Cuba, como país de origen, está reñido no solo con los estándares internacionales de derechos humanos, sino también con importantes principios constitucionales del Estado cubano, que se proclama desde su nombre como una “República” y reconoce la igualdad de los ciudadanos ante la ley y el respeto a la dignidad plena del hombre como culto cívico.
    En un contexto en el que la población cubana tiende al envejecimiento y el decrecimiento y la sociedad cubana se hace más transnacional y plural, los avances efectuados expusieron aun más la contradicción entre la animosidad ideológica de los sectores más conservadores de la oficialidad hacia los que habían optado por su cuenta y riesgo emigrar, y el interés nacional cubano, que es mantener la relación más fluida posible con esa población.
    Para poner un ejemplo: es evidente que la participación cubana en los Juegos Olímpicos o en los campeonatos internacionales de béisbol, voleibol, atletismo, y otros deportes se beneficiaría de una política más abierta a la inclusión en los equipos nacionales de cubanos residentes en otros países o que hayan adoptado otra nacionalidad.
    Además del prestigio internacional y la alimentación del orgullo nacionalista –ganancias intangibles importantísimas–, habría también beneficios económicos directos de una política fiscal sensata hacia los ingresos alcanzados por los deportistas, como resultado de su esfuerzo personal y talento, así como de subsidios aportados por sus connacionales, y políticas dirigidas a promover el deporte en la Isla.
    Todas esas liebres saltaron a raíz de la hazaña deportiva del vallista Orlando Ortega, cubano que ganó medalla de plata en la carrera de 110 metros con vallas bajo la bandera española. Al terminar la carrera Ortega declaró entre llantos que le habían ofrecido la bandera cubana “pero estaba buscando la de España como loco”.
    A raíz de esto, algunos observadores trajeron a colación unas afirmaciones del periodista cubano Randy Alonso de la Mesa Redonda, voz cercana a la posición oficial, en las que calificaba a deportistas nacidos en Cuba que competían bajo otras banderas como “ex cubanos”.

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  8. La condición nacional no se pierde ni al emigrar de Cuba ni al adquirir otra ciudadanía, ni al desobedecer al gobierno comunista. Desde el punto de vista del sistema internacional de derechos humanos, existe un derecho inalienable de retornar al país de origen. El Comité de Derechos Humanos de la ONU, a cargo de manejar la implementación del Convenio Internacional de Derechos Civiles y Políticos ha establecido que “país de origen” no se limita a país de ciudadanía. Incluso en casos en que la adopción de otra ciudadanía implicase la pérdida de la de nacimiento, la nacionalidad de origen no se pierde, manteniéndose el derecho de “entrar y salir” del país de nacimiento sin limitaciones, acorde al artículo 12 de ese convenio.
    El propio gobierno cubano tiene un largo récord de tratar como ciudadanos propios a todos los nacidos en el país, cualquiera fuese su condición legal en el exterior. El gobierno cubano ha exigido pasaporte cubano para viajes a la Isla a todo cubano emigrado después de 1970. Incluso en esos casos, ha emitido ese documento a personas emigradas con anterioridad a esa fecha que así lo decidiesen, incluyendo aquellas envueltas en casos explícitos de hostilidad a la soberanía del país.
    En lugar de repartir descalificaciones de excubanidad hay asuntos más útiles al interés nacional: ¿Qué hacer para que menos cubanos emigren? ¿Qué hacer para que el capital humano desarrollado en las décadas revolucionarias de inversión en la educación y enriquecido por experiencias de vida en el exterior se revierta en oportunidades para Cuba? ¿Cómo dar continuidad real y sustantiva a los diálogos entre las partes de la nación cubana en la Isla y su diáspora patriótica para que la participación económica y política de los emigrados en el deporte, la cultura, el debate público y la vida de la nación sea canalizada de forma constructiva y armoniosa a la soberanía, el prestigio y los intereses nacionales?
    En relación a la doble ciudadanía, se impone una reflexión realista sin falso chovinismo ni doble moral. Hoy hay centenares de miles de cubanos que tienen además de la cubana, otra ciudadanía. A Cuba le conviene que sus emigrados adopten la ciudadanía de los países donde residen, sin perder la suya. Así, en plenitud de derechos pueden aportar más a la relación bilateral con su país de origen, sin quedar a merced de posturas anti-inmigrantes.
    ¿Por qué no reconocer la doble ciudadanía explícitamente, como apunta la tendencia en las naciones emisoras, tratando a los cubanos solo como tales para asuntos referentes a su patria de origen, sin descalificarlos de ningún derecho o tratamiento igualitario en razón de portar otra ciudadanía?
    Por su parte Orlando Ortega tuvo la oportunidad de ser un buen cubano, un buen español, un buen ciudadano del mundo en el siglo XXI, cuando millones de personas viven múltiples identidades al emigrar, y optó por rechazar la bandera de la estrella solitaria. Sus argumentos para rechazar la bandera cubana por agradecimiento a España carecen de asidero.

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  9. ¿Es que no tiene nada que agradecer a Cuba, el país donde nació y lo formaron como deportista, al punto que bajo esa bandera que rechazó fue a competir a las olimpiadas de Londres?
    No dudo que el gobierno cubano haya cometido injusticias con el vallista Ortega, como lo ha hecho la oficialidad cubana con muchos en múltiples ocasiones. La política deportiva cubana post-revolucionaria tiene también indiscutibles méritos, al convertir a la Isla en una potencia deportiva. En cualquier caso, Cuba es una nación, un país, una historia, un proyecto martiano-nacionalista, una cultura de la que –como dice la canción del grupo Buena Fe– “nunca te irás del todo”, o mejor dicho, nunca te irás. Porque el emigrado la lleva consigo, no importa lo que digan los que nos quieren descalificar. El INDER, el gobierno cubano, sus políticas y representantes son parte inseparable de Cuba, pero la nación cubana es mucho más que eso; y no responde a una sola manera de pensar ni a un espacio físico concreto.

    La bandera cubana, la adorada en los versos de Bonifacio Byrne y Enrique Hernández Mijares, representa a la nación toda; a los cubanos patriotas que viven dentro o fuera de la Isla y que en días de Olimpiadas celebran juntos cada medalla ganada por un cubano.

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  10. Da qui a mercoledì 31 agosto, la giornata di chiusura del mercato, il Toro cambierà ancora aspetto: arrivi e partenze ancora da registrare. Con la valigia da almeno due settimane c’è Nikola Maksimovic, che ha fatto in tutta fretta i bagagli fuggendo in Serbia prima del match di Coppa Italia. “Maksimovic? Può partire”. Così Cairo a La Stampa a margine della gara del Memorial Mamma Cairo, presente alla sfida (quella tra Torino e Milan) che ha aperto la quarta edizione del torneo in onore della mamma del patron. Parole che suonano in modo diverso rispetto a quelle di una settimana fa, quando a Radio Deejay il presidente Cairo aveva dichiarato che avrebbe potuto anche trattenere il difensore
    Maksimovic ma anche Kucka: Mihajlovic vorrebbe il centrocampista per dare qualità ad un reparto che a San Siro è apparso in sofferenza, ma Cairo chiude: “Kucka non ci interessa”. E, di conseguenza, anche il futuro di Baselli non è in discussione: “Baselli resta”. Niente Vida: “La Dinamo Kiev ha detto che è incedibile”.
    A meno di scossoni, dunque, è possibile che la già rinnovata difesa del Toro resterà così com’è.
    “Abbiamo già investito una cifra considerevole, 20 milioni – ha concluso Cairo – acquistando calciatori pronti subito e altri che adesso magari faranno un po’ di panchina, ma su cui crediamo molto”.

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  11. Torino (4-3-3): Padelli; De Silvestri, Bovo, Castan, Molinaro; Benassi, Vives, Baselli; Falque, Belotti, Ljajic. A disposizione: Ichazo, Gomis, Acquah, Zappacosta, Lopez, Rossettini, Martinez, Obi, Barreca, Moretti, Boyè, Tachtsidis. Allenatore: Mihajlovic.
    Bologna (4-3-3): Mirante;Kraft, Oikonomou, Gastaldello, Masina; Taider, Pulgar, Dzemaili; Rizzo, Destro, Verdi. A disposizione: Da Costa, Sarr, Morleo, Crisetig, Mounier, Krejci, Cherubin, Di Francesco, Mbaye, Nagy, Brienza. Allenatore: Donadoni.

    FORZA TORO!

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  12. GOL DEL GALLO!

    Liajic esce di nuovo per infortunio....uno buono ne abbiamo....

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  13. Pareggio del Bologna....come col Milan, ad ogni azione che fanno prendiamo la pera.
    Forse il 4-3-3 di Sinisa e' troppo spregiudicato.

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  14. 2-1 ANCORA IL GALLO!

    CAZZO ORA OCCHIO DIETRO....

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  15. PRIMO TEMPO 2-1
    Lo dico dopo un tempo e mezzo dove abbiamo preso 4 pere.
    Se i due esterni d'attacco non aiutano facendo diventare, in fase di non possesso, lo schema un 4-5-1 imbarcheremo una marea di acqua tutto il campionato.
    Prendiamo troppi gol e non e' cosa usuale per il Cetnico.

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  16. BELOTTI SBAGLIA IL SECONDO RIGORE DI FILA......COI RIGORI HA CHIUSO.....

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