giovedì 29 settembre 2016

BENE O NIENTE

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Come ho avuto modo di dire, altre volte, quello che volevo e dovevo fare a Cuba in questi anni l'ho fatto.
Al massimo, forse, potremo decidere di aprire il secondo cuarto se mai affitteremo tutta la casa.
E' gia' fatto e arredato, sara' sufficiente mettere un aire e aprire una porta sul bagno e sara' pronto.
Una casa de renta, come molti hanno potuto verificare di persona, una volta finita non ha ulteriori balzelli economici, non si e' neanche obbligati a gestirla in prima persona, non c'e' da fare magazzino o pagare personale, funziona cosi'.
Ho pero' un paio di amici che potrebbero, a presto, aver terminato una parte del loro “percorso cubano”.
Fra l'altro con loro sono gia' in affari.
Uno e' il marito, finanziatore, della socia cubana della Fly Gym, l'altro e' Simone, il mio socio in M&S CASA PARTICULAR.
Il primo ha acquistato una casa a Camaguey, sta' portando avanti i lavori, ne parlavo un paio di anni fa, quando saranno terminati, nella zona patio ci sara' lo spazio per un bel paladar.
Simone e' in procinto di prendere casa a La Habana o a Guanabo, sta' vagliando proposte, a presto andra' giu' per....concludere.
Anche in questo caso si potrebbe poi fare qualcosa, non e' detto che le due situazioni siano disgiunte.
Gente da fatti e non da pugnette, come piace a me.
Siamo alla fase degli intenti, di cio' che ci piacerebbe fare una volta finiti i lavori.
Ovviamente io non ho alcun controllo su queste situazioni, sono cose loro che loro devono portare avanti.
Eventualmente potrei intervenire in seconda battuta, a bocce ferme come diciamo in Piemonte.
A quel punto occorrera' sederci attorno ad un tavolo e fare discorsi seri, molto seri.
Io denaro da buttare non ne ho, le cose andranno o andrebbero fatte in un certo modo altrimenti molto meglio lasciare perdere.....e restare amici.
Loro, tutti e due, queste cose le sanno molto bene.
Quando ci sederemo attorno a quel famoso tavolo la mia domanda sara' una e una sola, anche se articolata.
Come, quando e in che modo si mandera' avanti l'attivita?
Ci sono regole del commercio che sono universali e valgono per ogni latitudine al mondo.
Una di queste e' “l'occhio del padrone ingrassa il cavallo”.
Quindi, quando e se le cose si concretizzeranno dovremo tutti, se lo vogliamo fare, cambiare completamente le nostre vite.
Non un solo giorno el negocio dovra' essere lasciato in mano a cubani; madri, padri, fratelli, cugini o nonni che siano.
Quanti mesi all'anno potremo ciascuno di noi passare a Cuba per seguire il negocio?
Un negocio che perlomeno deve funzionare 11 mesi ogni anno, che dovra' sempre avere uno di noi presente, in cucina, in sala a coordinare e sopratutto, alla cassa.
Si tratta di un cambiamento copernichiano delle nostre vite, io 6 mesi li posso dare, magari divisi in 2 periodi di 3 mesi ciascuno, il resto del mio tempo sara' dedicato esclusivamente alle mie attivita' in Italia, che non voglio per nulla lasciare ne tantomeno trascurare, visto che il farle girare bene mi e' costata fatica.
Quindi o anche i miei amici ridurranno il loro giro d'affari italiano passando almeno sei mesi a Cuba, oppure io mi tirero' fuori ancora prima di iniziare.
Senza la nostra presenza costante, per i 3 mesi canonici che Cuba permette al turista, io non vedo alcuna possibilita' di mettere in piedi nulla.
A quel punto potrei anche prendere in considerazione il discorso della Residenza Permanente, perche' no?
Mi rendo conto che ci sono figli di mezzo, anche questo avra' il suo bel peso nei confronti della decisione che, in quel momento, si andra' a prendere.
Se lasciassimo la Fly Gym in mano agli istruttori, dopo 2 mesi andrebbe dal culo, non perche' loro non siano validi ma perche', alla fine restano degli stipendiati a cui non tocca e non deve toccare la gestione commerciale dell'attivita'.
Quindi o ci si mette in gioco a tutto campo oppure, restiamo amici, ma lasciamo perdere il voler fare qualcosa insieme.
Non siamo obbligati a farlo, mangiamo lo stesso, viviamo lo stesso, la nostra vita e' piena di belle cose comunque, di questo siamo tutti 3 assolutamente consapevoli.
O lo facciamo bene oppure lasciamo perdere.

23 commenti:

  1. Soprattutto a Cuba le società necessitano monitoraggio continuo sia per i dipendenti che per eventuali soci cubani. Se non puoi farlo la società ha già il destino segnato .

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    1. Una renta non mangia e non beve ma un'attivita' gastronomica e' a rischio sprechi, prodotti che vanno a male e arraffamenti continui se non c'e' un controllo quotidiano su tutto.

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    2. Ricordati Mauro.....un pensierino c'è lo farei

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    3. A un grande Chef come te come dire di no?
      Ma....l'angoletto?

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    4. Ok vediamo cosa riserverà il futuro...

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  2. DAL BLOG MINUTO SETTANTOTTO

    L'IMPORTANZA DI CHIAMARSI ERNESTO
    Nonostante in molti lo ignorino, Ernesto è un nome di origine tedesca. Deriva dall’antico Arnust, che vuol dire valoroso e combattente, ma secondo alcune accezioni il significato è simile a onesto e fedele. La storia ha insegnato che Ernesto è effettivamente un nome da valoroso e combattente: lo ha fatto negli anni Cinquanta in Centro America, dove un rivoluzionario fedele ha scolpito il nome e il volto nel corso degli eventi e ancora oggi la sua effigie – purtroppo o per fortuna – è un marchio assai più riconoscibile di un logo politico o pubblicitario, per dire.
    Cinquanta anni più tardi in Salento, quella faccia ha fatto capolino sotto una maglietta della salute, a sua volta sotto un’altra maglia a righe gialle e rosse. Succede su un campo di calcio, dopo un’esultanza qualsiasi. Qualsiasi però non è il giocatore che esulta. Il destino vuole che anche lui sia valoroso, combattente e onesto e, guarda caso, anche lui si chiama Ernesto. Ernesto Javier Chevanton Espinosa. Oscar Wilde, che a suo modo quasi centodieci anni prima era stato profetico, sorriderebbe di fronte a questa coincidenza.
    Si può essere politici con le dichiarazioni, e quindi con una presa di posizione netta, oppure con i gesti. Ernesto Chevanton appartiene a questa seconda categoria: il suo amore verso Lecce, il suo attaccamento ai giallorossi va oltre il semplice affetto, diventa un’ideale e una fede. Come il suo omonimo cinquant’anni prima a Cuba, Chevanton diventa il vero ribelle del Salento, tanto da tornarci due volte e rimanere sempre attaccato a una terra bellissima.
    Ernesto Javier Chevanton prima di essere un calciatore è una sorta di rivoluzionario. Si dirà che forse ci sono giocatori che sono saliti alla ribalta più di lui, ma sposare una causa e sostenerla anche negli anni più bui della storia del Lecce è a tutti gli effetti un gesto di rottura verso l’aberrante monotonia del calcio moderno.
    C’è una tipica canzone salentina che si chiama Lu rusciu te lu mare, la cui traduzione è all’incirca Il rumore del mare. Come tutte le canzoni tipiche il testo, passato di bocca in bocca, cambia a seconda del cantante o della zona in cui viene cantata. Il significato in questo caso rimane sempre lo stesso: un amore impossibile tra una donna e un soldato, valoroso e fedele. In pratica l’amore impossibile tra Chevanton e il Lecce. Impossibile perché l’attaccante uruguaiano, portato in giallorosso da Pantaleo Corvino, esplode al Via del Mare e mostra sprazzi di calcio che in Salento non vedevano da quando quel terreno era calpestato da un certo Pasculli, un altro su cui varrebbe la pena aprire mille parentesi......

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  3. .....Chevanton nel pieno della sua carriera passa al Siviglia e al Monaco, assaggia il calcio che conta ma non è contento, ha il cuore nel sud della Puglia. E lì torna, quando ormai tutto sembrava perduto: dà una mano ai suoi a salvarsi grazie a un gol meraviglioso contro il Napoli, che ha reso ancor più famoso il coro Din don ha segnato Chevanton nato quel pomeriggio a Marassi.
    Poi riparte, va al Colon in Argentina. Ma anche laggiù, molto vicino al natio Uruguay, sente che non può lottare al fianco del suo Lecce. E quindi torna, alla presentazione è visibilmente commosso, dice di aver pianto quando gli hanno offerto il contratto (a tempo indeterminato, tra l’altro). E il rumore del mare torna a farsi sentire più vivo e potente che mai anche se quella sarà una delle tante annate sfortunate in Lega Pro per i leccesi. Finirà con una finale playoff persa, con gli ultras giallorossi che chiedono spiegazioni e il solo Chevanton – gli occhi roridi di lacrime – a scusarsi. Il rapporto passionale con la terra lo testimonia anche l’attaccamento ai tifosi.
    Nei giorni scorsi ha circolato molto sul web un’immagine di un abbonamento del Lecce alla stagione 2016-17: la foto in alto a destra è inconfondibile, il nome sulla tessera anche. Ernesto Javier Chevanton si è abbonato in curva nord, da attaccante popolare qual è non ha voluto staccarsi dall’essenza del suo calcio, e ogni domenica in cui il Lecce si esibisce al Via del Mare lui è lì. Gli infortuni e l’età non gli permettono di dare una mano in campo, quindi Cheva decide di farlo sugli spalti.
    Un altro gesto fuori dal coro di un attaccante fuori dal coro, irriducibile come l’altro Ernesto che porta impresso sulla pelle. Chevanton è l’attaccante più prolifico della storia del Lecce, ha superato Pasculli e un altro tipo niente male come Cristiano Lucarelli, evidentemente Lecce è terreno fertile per attaccanti in direzione ostinata e contraria. Chevanton vive in Salento, è il genero di Pasquale Bruno e ama con passione viscerale quella terra e questa squadra. Quando deve dire una cosa la dice, senza fronzoli.
    A maggio su Twitter si è scagliato contro i calciatori indagati e condannati per il calcioscommesse. “Serie A italiana, giocatori che si sono vendute le partite per anni ancora giocano. Tremendo, senza parole” ha scritto Chevanton. Ieri, domenica 11 settembre 2016, in Atalanta – Torino ha segnato Andrea Masiello. Chissà, forse se si fosse chiamato Ernesto avremmo raccontato una storia completamente diversa.

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  4. Caro Aston parole sante, vedo che molti, pur di mettere un piede a Cuba si lanciano in imprese impossibili. Giuseppe

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    1. Ovunque ci sia una cassa dove, ogni giorno e ogni ora entrano soldi, ci vuole uno o piu' boss che la presidino.
      Altrimenti chao pescao

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  5. hola! parole sensate da chi sa come funziona veramente, c'è anche da dire che il gioco deve valere la candela come si diceva in questi giorni tipo il ristorante d'eccellenza o la casa de renta da 100 cuc al giorno. In questo senso per la zona non ci sono dubbi su la provincia de la habana. Certo che oltre alla durata del soggiorno bisogna anche cambiare la mentalità no mas gozo sino trabajo. Comunque per fare le cose serie ci vogliono le palle che tutti in questo caso dimostrate di avere. Mi ricordo dei primi anni in capitale quante cazzate in quella famosa pasteleria en el parque central e sempre da persone con il ns disgraziato passaporto, mi ricordo di un tipo che vantava rapporti commerciali con la isla quando era un trapotraficannte che partiva con 3 valigie per durare il più possibile ma non da turista, insomma muchos comemierdas . chao Enrico

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    1. Infatti si tratta di scelte che modificano la vita.
      3 mesi a Cuba non li ho mai fatti e rabbrividisco al pensiero, certo se hai un lavoro la cosa puo' cambiare.
      Ci sono poi una serie di problemi pratici, ad esempio, da semplice turista, ufficialmente, io potrei fare ben poco.
      Pero' potrebbe essere una cosa davvero interessante....chissa', vedremo.

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  6. Ciao Milco
    La famiglia di mia moglie vive a Santa Clara, si vorrebbe acquistare una casa per affittare 2 camere ai turisti.
    Se posso permettermi, tu quanto hai speso e hai acquistato una casa gia' fatta o hai costruito?
    Paolo da Como

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    1. Ciao Paolo non ti ho dato il benvenuto l'altro giorno perche' ero di corsa.
      Allora, sono informazioni che ho gia' dato, non c'e' nulla di segreto.
      Ho comprato casa fatta e finita da un amico italiano pagandola 19 mila cuc, poi ne ho spesi altri 5 mila per arredarla.
      Ho solo dovuto farla ridipingere, il resto era....chiavi in mano.
      Chi ha venduto mi ha lasciato un aire, cisterna, turbina e altro.
      A quel tempo il cambio era a 1.35, oggi e' un'altra storia.
      Credo che nella tua provincia i costi siano piu' alti, sono passati 3 anni da allora e i prezzi sono un po' saliti, ma se arrivi col denaro in mano riesci a strappare un buon affare.
      Lascia stare la costruzione, vai in manicomio,sopratutto se in loco non hai nessuno, DI FIDATO, che se ne occupi.
      Prendi una casa fatta, al limite con qualche lavoro da fare, verifica solo che la placa sia a posto.
      Auguroni.

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  7. Grazie, sempre gentilissimo.
    Paolo

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  8. In quasi 10 anni di frequentazione dell'isola, parte dei quali dedicati ad alcune attività che porto avanti sull'isola, ho avuto modo di conoscere alcune persone che vivono più che dignitosamente (parlo di canoni occidentali) anche da quel lato del bloqueo.

    Li accomuna tutti la voglia di lavorare, l'intraprendenza e la passione per quello che si fa. Nessuna scorciatoia, un po' di sale in zucca e rispetto per il prossimo.

    Chi si illude ancora di aprire del chiosco sulla spiaggia e di vivere tutto l'anno in pantaloncini corti, continui pure a sognare.

    In tutti i paesi in via di sviluppo chi ha avuto successo o era in possesso di capitali e di un importante network di conoscenze, ho portava know how a chi ne aveva bisogno. Che senso ha aprire una renta se non ci mettiamo un po' della nostra esperienza ad accogliere i clienti. A che serve imbarcarsi in un paladar criollo quando ce ne sono mille altri che vendono le stesse cose a meno?

    E come se partissi dalle brume sabaude per inaugurare una piadineria a Cesenatico.

    Simone M&S

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    1. Chiaro come il sole ma non solo...
      Il chioschetto sulla spiaggia ci puo' anche stare ma a patto che sia un....passatempo.
      Spalle coperte, RP e a quel punto puoi anche giocare a spinare cerveza....ripeto con le spalle coperte.
      Come ben sai le case de renta con cui collaboriamo appena adesso iniziano a fidarsi di noi, perche' in 8 mesi non abbiamo "bucato" un cliente che sia uno.
      Tutte le prenotazioni da noi fatte sono andate a buon fine col cliente nella casa.
      Come ben sai altri agiscono in modo differente...da qua' la diffidenza delle case.
      Ribadisco o le cose si fanno bene o e' meglio non farle.

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  9. Patti chiari...amicizia lunga!

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  10. Non ci si gioca un'amicizia per un negocio. Mai!

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    1. ...infatti ľ Amicizia é una responsabilità...non un' opportunità.

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  11. In base alle due lauree e agli sudi che stò portando avanti dovrei approfondire questo argomento e chissà che magari trovare una collocazione in qualche organizzazione per gli aiuti umanitari. Anche se credo che il tornaconto economico sarebeb davvero irrisorio.P68
    https://www.ecured.cu/Programa_de_Trabajadores_Sociales

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    1. Ci sarebbero altri vantaggi ma il mettere insieme pranzo con cena deve sempre restare una priorita' amico mio.

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