martedì 13 settembre 2016

IL PRESENTE

Risultati immagini per vivere il presente

Non so se questo pezzo c'entri qualcosa con Cuba, forse si, visto che chi lo scrive ha decine di viaggi sull'isola, o forse Cuba e' solo un pretesto per dare un senso ad un certo tipo di vita.
La parabola di vita e professionale della maggior parte della gente e' piuttosto simile.
Parlo della gente normale, quella che ogni mattina si alza e si reca al lavoro, che con i frutti di quel lavoro realizza i suoi progetti e mantiene il suo vivere quotidiano.
Solitamente le cose, per tutti, viaggiano nella stessa maniera.
Si lavora per una vita, oggi si tratta proprio di una vita, visto che il paletto per il termine dell'avventura professionale viene continuamente spostato piu' in la'.
Si passano decenni a fare economie, risparmiare cio' che le tribolazioni quotidiane consentono, mettere da parte qualcosa perche' “non si sa mai cosa puo' succedere”.
Qualche viaggetto ogni tanto, facendo molta attenzione a non spendere troppo, questo fino al fatidico giorno in cui si va in pensione,
A quel punto, se non ci sono vincoli famigliari troppo stretti, si puo' scegliere di andare a vivere, parzialmente o totalmente, al caldo.
Andarsene in paesi in cui quella pensione ha una valenza maggiore rispetto a quello che accade da noi.
Cioe' si passano gli anni della gioventu' e della maturita', quando siamo pieni di forze e voglie, a risparmiare, mettere via qualcosa, fare sacrifici per poi, una volta finito il percorso professionale, a 65 anni suonati, iniziare a vivere.....
Sarebbe meglio il contrario, godersi la vita da giovani per poi lavorare quando certi pruriti si affievoliscono.
Un tempo era differente, molti degli italiani lungodegenti a Tunas sono andati in pensione ad un eta' inferiore alla mia attuale.
Uscire dal sistema lavorativo poco dopo i 50 per avere tutto il tempo che si vuole da dedicare a se stessi e' un conto, farlo dopo i 65 anni e' un'altro.
No.
Questo sistema, questo modo di vedere le cose non mi piace, infatti ho fatto scelte differenti.
Il tutto nasce vista l'esperienza vissuta con mio padre.
In pensione alla mia attuale eta' dopo una vita di lavoro, lavoro vero e duro, si compra una casetta in montagna, per coltivare l'insalata e i pomodori, vivere in santa pace.
Il destino ha stabilito pero' che quella casetta non aveva il diritto di godersela, tanto che dopo 3 anni la fiesta se acabo'.
Dopo una vita di lavoro disagiato, al freddo, poche soddisfazioni e senza mai avere messo piede su un'aereo.
A quel punto decisi che, nella mia vita, avrei agito diversamente.
Me la sono goduta e continuo a godermela mentre sono ancora in eta' in cui posso permettermi tutto, facendo le scelte giuste e senza lasciare il campo a nessun rimorso o rimpianto.
Non mi interessa mettere via soldi per quando...saro' vecchio, non mi voglio privare di cose oggi per poi concedermele domani.
La vita e' adesso diceva Baglioni una vita fa...e aveva ragione.
Non voglio trovarmi a iniziare a “vivere” ad un'eta' dove riabituarsi a un certo stile di vita diventa molto difficile.
Gli ultrasessantenni in disco a Cuba, li vedo...
Gente che, per 40 anni quelle cose aveva smesso di farle, quelle donne non le aveva mai frequentate, quei vestiti non se li era mai piu' messi.
Mettersi la braghetta se non te la sei mai tolta e' facile, difficile diventa se per per 40 anni ti sei vestito in modo differente....e il vestire e' solo una metafora.
Quindi il futuro ha si una sua valenza, ma non tale da fare in modo che sacrifichi il mio presente.
Se devo avere 40 domani e 0 oggi, preferisco 20 oggi e 20 domani.
Cuba, come lo sono stati i villaggi turistici e le palestre, e' solo un pretesto per poter fare la vita che mi sono scelto e che, tutto sommato, penso di meritarmi.
Nessuna nostalgia del passato, nessuna sindrome di Peter Pan, semplicemente la voglia di vivere il presente a pieni polmoni.
Il futuro arrivi pure.....lo sto' aspettando....da vivo.

 

24 commenti:

  1. DAL BLOG DI MAURO BERRUTO

    C’era una volta una città alla quale un dittatore aveva imposto di voltare le spalle al mare. Era lì, il mare, a poche centinaia di metri, ma la Barcellona del caudillo Francisco Franco era stata privata di quel piacere primordiale di potersi riempire gli occhi del suo colore, le narici del suo profumo e la pelle con i brividi della brezza che sale al tramonto. Un giorno il dittatore se ne andò, ma la sua eredità, sopravvissuta al suo delirio, fu un dedalo di ferrovie, strade, fabbriche che impedivano l’accesso a un mare avvelenato da scarichi, rifiuti e scarti di presunta civiltà. Quella città, però, del mare aveva una nostalgia infinta. Così quando nel 1986 a Barcellona vennero assegnati i Giochi Olimpici che si sarebbero disputati sei anni dopo, quella nostalgia diventò energia. Un’energia inesauribile, infinita. C’è un modo di dire per identificare le imprese colossali, quelle che tutti ritengono impossibili: “spostare le montagne”. Beh, in questo caso ancora peggio, bisognava spostare il mare. Attraverso un lavoro gigantesco, fatto di visioni e di fatica, la più impossibile delle utopie diventò realtà, grazie alla forza, al coraggio, alla voglia di correre rischi, alla passione. I Giochi Olimpici di Barcellona restituirono il mare alla città, per sempre e, altrettanto per sempre, cancellarono come le onde fanno con le scritte sulla battigia, la memoria triste di un dittatore triste. Certo serviva coraggio. D’altronde se i grandi navigatori del XV secolo avessero navigato lungo la costa, non avrebbero mai scoperto l’America. O, meglio, l’avrebbe scoperta qualcun altro: il primo a puntare dritta la prua verso il mare aperto, capace di non guardare indietro e di non pensare alle proprie probabilità come sfavorevoli. Fortunati, allora, quegli atleti i cui allenatori credono che saranno in grado di far loro compiere imprese che essi stessi neppure riescono a sognare. Fortunati quegli studenti i cui maestri credono che saranno in grado di far loro raggiungere obiettivi che essi stessi neppure riescono a definire. Fortunati quei popoli i cui governanti credono che riusciranno a far loro vivere una vita che essi stessi neppure riescono a immaginare. Fortunati tutti coloro che credono che il mare si possa spostare e sono pronti a convincerti che succederà.
    Una delle più belle fotografie di tutta l’intera storia dello sport raffigura un esile soldato etiope che, nel 1960, taglia a piedi scalzi il traguardo di una maratona che termina sotto l’Arco di Costantino, a pochi passi dal Colosseo. In quello scatto ci sono millenni di storia colti tutti insieme. C’e Filippide e il suo Nenikèkamen urlato cinquecento anni prima di Cristo, c’è la grandezza di Roma imperiale, c’è la magia del presente, c’è il futuro che sta arrivando anche grazie a quella corsa di oltre quarantadue chilometri a piedi scalzi. C’è il mare in quella foto. Se guardate bene da qualche parte lo trovate. Ecco: a me non bastano i Giochi Olimpici del 2024 a Roma. No. Io desidero con tutte le forze quei Giochi, perché ho nostalgia e desiderio infinto di un mare pulito dove nuotare. Io, per Roma, desidero i Giochi e, insieme, il mare.

    RispondiElimina
  2. A chi dobbiamo lasciare quei 4 soldi? Anche io me la godo, finche' dura. Giuseppe

    RispondiElimina
  3. Infatti, mai rimpianti anche se fare lavori che ti piacciono e' fondamentale.
    Visto che i soldi vanno guadagnati tanto vale farlo divertendosi.

    RispondiElimina
  4. massimo gramellini

    Una scuola media di Bergamo impone ai genitori l’obbligo di ritirare i figli all’uscita e scoppia un putiferio retorico. I nostalgici rimpiangono i bei tempi andati in cui, a sentire loro, finanche i bimbi delle elementari tornavano a casa da soli danzando e fischiettando. Tromboni e trombette soffiano cattiverie gratuite sugli adolescenti: smettiamola di proteggerli e consegniamoli alla vita vera! I genitori in compenso sono furenti perché non hanno né tempo né voglia di andare a prendere dei ragazzini che si vergognano di loro, come loro si vergognavano dei genitori a quell’età. Persi tutti nei luoghi comuni, nessuno affronta il cuore della faccenda: per le leggi nostrane gli insegnanti sono responsabili di ciò che capita agli alunni lungo il tragitto fra scuola e casa, mentre in un mondo governato dal buon senso il loro ruolo dovrebbe cominciare quando si varca la soglia dell’istituto e finire quando la si oltrepassa in senso inverso. Il trasferimento va messo in carico alle famiglie, libere di dare o meno fiducia ai figli, ma senza più la possibilità di intentare causa ai professori, se lungo la strada il pupo si sbuccia un ginocchio.
    La provocazione della preside di Bergamo sarebbe da applaudire, se non fosse che anche lei si è ricordata di essere italiana, stabilendo una deroga alla sua stessa circolare che ne subordina l’applicazione a un «confronto con i genitori». Buonanotte. Considerata l’ottima salute di cui godono le deroghe in Italia, c’è da supporre che questa risulterà ancora in vigore quando i ragazzini della scuola media di Bergamo non andranno a prendere all’uscita i figli loro.

    RispondiElimina
  5. Con figli piccoli il discorso è un po' diverso. Cmq, in linea di massima la penso come te e cerco di godermi il presente. Infatti, ad ottobre ho già preso un volo per un weekend lungo in Moldova a Chisinau. Fidati che c'è di peggio... :)

    Simone M&S

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sicuramente e' meglio di clacio nelle palle dato con lo stivaletto a punta... :-)

      Elimina
    2. Simone, se vuoi las blanquitas estilo europa del este vieni a playa del este a novembre che facciamo qualche giro ad Alamar li i vecchi alleati del blocco sovietico hanno lasciato delle vere perle rubias naturales, piel color leche, ojos azules non sembra nemmeno di stare ai caraibi ja ja ja chao Enrico

      Elimina
  6. Condivido ogni singola palabra...i soldi in primis vanno rispettati perché per ganarli ci rompiamo il culo (concetto molto difficile da far capire ai cubani), poi vanni goduti...con equilibrio, ma vanno goduti...cosa me ne faccio di un bel bottino da parte il giorno che non ci sarò più? Ovvio che qualcosa da parte per emergenze e imprevisti va sempre tenuto...per il resto vamos a gozar :-)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Chi vuol essere lieto sia, del doman non ve' certezza.
      LORENZO IL MAGNIFICO

      Elimina
  7. io la penso uguale io diciamo ho avuto parecchi casini ma finora ho goduto parecchio valter va gozar havana buon viagje ci vediamo a rimini ciccio simone il roamagnolo

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Solo chi non rischia nulla, si prende gli anni sabbatici e nella vita non ha mai fatto (e non fara') un cazzo di importante, non ha casini....
      Se vivi...rischi.

      Elimina
    2. Piu che gozar vado a gastar dinero, in perfetta sintonia col post di oggi del blog :-) Grazie mille Simone ci vediamo i primi di ottobre!

      Elimina
  8. hola! anche io la penso così, non si può aspettare troppo per fare esperienze se no non di godono come si dovrebbero. Risparmiare qui con il costo della vita ed il livello dei salari è molto difficile ti togli spazio non solo per la gozadera ma anche per una vita decorosa, quindi soprattutto i giovani non hanno scelta. L'importante è cercare di divertirsi. Personalmente fino ad oggi Cuba mi offre quello che cerco e ci torno volentieri godendomela e non facendo solo presenza come fanno in molti. chao Enrico

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sicuramente, in questi anni, i parametri economici italiani sono cambiati, di conseguenza anche quelli cubani....ma ancora la si sfanga.

      Elimina
  9. Andrò via certamente se arriverò mai alla pensione, forse a Cuba o più probabilmente alle Canarie o a Barcellona, certo che ho una figlia attualmente 13enne che è la mia vita e la priorità è lei,ma i soldi che non dedico a lei sono solo un mezzo per divertirmi e non un fine, la vita è una e non torna...mi piace atmosfera del blog..siamo un bel gruppo di goderecci ma mantenendo testa sulle spalle...io parto 18settembre, manca poco poco...
    Andrea M.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. L'atmosfera e' quella che tutti noi abbiamo saputo creare.
      Ovviamente, tenendo la merda fuori,...non puzza :-)

      Elimina
  10. DALLA PAGINA FB DEL BLOG

    Valenti Rodolfo
    La prossima volta che andrò a Cuba devo asdolutamente alloggiare da te e conoscerti! Ciao

    RispondiElimina
  11. La vita è adesso , approvo totalmente . Anche se con moglie e figli non sei totalmemte libero come puoi essere tu Biondo.

    RispondiElimina
  12. Se hai la moglie che ti gira ubriaca per casa non puoi svere anche la botte piena.
    La vita e' fatta di scelte.

    RispondiElimina
  13. Alcuni atleti di punta della squadra statunitense che ha partecipato alle ultime olimpiadi hanno gareggiato a Rio sotto l'effetto di sostanze dopanti. Lo sostiene - documenti alla mano - una crew di hacker, probabilmente russi, che ha bucato il server della Wada, l'agenzia mondiale antidoping, rendendo note alcune carte riservate che testimoniano analiticamente l'assunzione di sostanze proibite: nell'elenco ci sono i nomi più prestigiosi della spedizione Usa, tra questi quello delle sorelle Williams e della campionessa della ginnastica Simon Biles."Dopo aver studiato analiticamente i database - scrivono, allegando migliaia di documenti con la dicitura "confidential" - abbiamo capito che decine di atleti erano risultati positivi alla vigilia e durante i giochi. I medagliati olimpici di Rio hanno usato regolarmente sostanze illecite giustificate da certificati di approvazione per uso terapeutico. In altre parole, hanno ricevuto la licenza per il doping".
    Uno dei casi più eclatanti portati alla luce è quello di Simone Biles, quattro medaglie d'oro nella ginnastica, che - secondo i documenti - avrebbe assunto metilfenidato, uno psicostimolante, e anfetamine sotto ricetta medica. Più volte i controlli della Wada hanno rilevato la presenza di queste sostanze, anche durante la competizione, ma la positività non è mai stata comunicata perché l'atleta aveva un apposito Tue (therapy use exemption) autorizzato dalla federazione internazionale.

    "Se l'autenticità delle carte fosse confermata - spiega a Repubblica una fonte autorevole - non ci sarebbe alcun illecito. Certo risulta comunque quantomeno singolare che una atleta di quel livello abbia gareggiato alle olimpiadi sotto gli effetti di una terapia che di solito si prescrive ai narcolettici ".
    Dalle carte hackerate sarebbe risultata positiva alle anfetamine Elena Delle Donne, star del basket americano. Gli hacker russi che hanno firmato il blitz nei database della Wada sono gli stessi che hanno rivelato le mail di Hillary Clinton e che alcuni mesi fa ebbero accesso sempre al database dell'agenzia antidoping mondiale. Fonti di Repubblica confermano l'autenticità di una buona parte dei documenti.

    RispondiElimina
  14. Spesso,o per necessità o per scelta, non ci rendiamo conto di trascorrere l'intera vita aspettando di cominciare a vivere. E la vita, magari mi sbaglio ma per quel che ne so è solo una e una soltanto.
    Kiano

    RispondiElimina
  15. La vita non e' altro che quello che ti succede...mentre fai progetti.

    RispondiElimina
  16. «Il volo verso L’Avana rappresenta anche la conferma che la nostra strategia di rafforzamento dei voli intercontinentali prosegue come programmato». Lo afferma l’a.d. di Alitalia Cramer Ball in una nota in cui la compagnia annuncia lo sbarco della compagnia a Cuba.
    «Turismo e business a Cuba hanno ottime prospettive di sviluppo e non potevamo mancare l’opportunità di aprire un volo diretto con l’Italia che possa contribuire all’incremento dei flussi turistici e imprenditoriali verso questa meravigliosa isola», ha aggiunto Ball.
    Il primo volo diretto Roma-L’Avana decollerà il prossimo 29 novembre e sarà operato due volte alla settimana, il sabato e il martedì, con l’ammiraglia della flotta, il Boeing 777. Si tratta della quarta rotta di lungo raggio inaugurata da Alitalia nel 2016 - precisa la nota -, dopo Santiago del Cile, Città del Messico e Pechino.

    RispondiElimina