venerdì 9 dicembre 2016

IL MIO FIDEL



ALESSANDRO ZARLATTI-BLOG IL BELLO DELL'AVANA
Pioveva. Per meglio dire: piovigginava ieri sera. Nonostante questo, con Emanuele avevamo deciso di andare a bere qualcosa in un locale vicino a Linea. Chiacchiere tranquille. Birra. Cicartici. Perché intorno ai cinquant'anni parli di cicatrici e dei cerotti che metti. Poco altro. La mattina ero andato con Yeislany a ritirare la nostra sentenza di divorzio. Due amici io e lei. Poi le avevo detto di tenere lei quei fogli perchè il mio zaino era pieno di olio. I miei soliti casini. Moto mezza rotta, lasciamo perdere. Lei mi aveva detto che se per Natale non avevo programmi potevo passare la vigilia da loro. Io non avevo programmi. Neanche per il pomeriggio, figurati. Pioveva. A tratti. Io ed Emanuele bevevamo in una giornata così. Poi una ragazza è scoppiata a piangere. L'ho seguita con lo sguardo e si è nascosta nel retro. Hanno abbassato la musica e ci hanno detto di pagare in fretta perchè era morto Fidel. Dovevo immaginarlo. Pioveva. Ed era finito qualcosa di privato e qualcosa di pubblico insieme. Per me. Per Cuba. Allora io ed Emanuele abbiamo preso la mia moto e siamo andati a vedere L'Avana. Era notte. Il Malecòn, poi calle 23, La rampa. Abbiamo deciso di lasciare la moto e di andare a piedi. Non sapevamo bene cosa stessimo cercando. Forse anche soltanto qualcuno che condividesse con noi quella nuova cicatrice. L'Avana mi ha dato una nuova lezione di eleganza. I locali hanno chiuso uno ad uno, lentamente, in silenzio. Si sono spente le luci e la gente ha bevuto l'ultima birra chiacchierando a voce bassa. Ho pensato che la notizia era quella. Un'epoca che si chiudeva nel silenzio, fuori e dentro di me. Poche parole da dire. Poca voglia di dirle. Pochi slogan. Passare e ripassare sul palato il sapore delle cose che vanno come devono andare e poca voglia di ricamarci sopra. Nel 1995 ho incontrato per la prima volta quest'isola. Nel 1995 ho incontrato per la prima volta questa Rivoluzione e una donna incredibile. Le due cose non si sono mai separate. Fino a ieri. Cuba che era Fidel e Fidel che era Cuba. Un altro legame inseparabile. Credo che sia stato un genio. Uno dei pochi. Con lui ho imparato un comunismo virile, incredibilmente lontano dai salotti italiani che mi davano la nausea. Da lui, dal suo popolo (è una ridondanza) ho imparato che il comunismo è coraggio e cultura, è forza e riflessione, è schiena dritta e amore. Questo mi ha insegnato Fidel, questo ha insegnato al suo popolo. Questo mi hanno insegnato le mie donne cubane. Yeislany, e poi Dalia e poi Mabel. Da sempre non riesco a separare il privato dal pubblico e da sempre questa continua sovrapposizione mi ha fatto amare in modo viscerale questo luogo e queste donne. Le riflessioni strettamente politiche mi interessano il giusto, oggi. Oggi andiamo avanti con le ossa rotte, ossa rotte pubbliche e private. Vorrei passarlo con loro, tutte loro, questo capitolo che si chiude. Pioveva. Piovigginava. Io ed Emanuele siamo tornati a casa tardi. Un'altra birra e poi un 'altra. L'imbarazzo di dire cose scontate. Era nell'aria, certo. Ma poi le cose nell'aria fanno male come quelle inattese.
Alzo un pugno forte dentro di me per salutare il mio Fidel e insieme a lui gli amori che hanno dato un senso alla mia vita. Muoiono insieme. Ma gli amori non muoiono mai.
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Ancora una volta Alessandro coglie nel segno, davvero peccato che scriva poco perche' e' sempre un grande piacere leggerlo.
Ho incontrato Cuba, la sua Rivoluzione ed una donna incredibile alla fine del 2000, anche per me le due cose; la Rivoluzione e le donne non si sono mai separate.
Stufo di cio' che era rimansto del Comunismo italiano ho incontrato quello cubano.
Austero, a volte brusco ma solidale nel suo tentativo, non sempre riuscito di non lasciare nessuno indietro, di aiutare anche quei popoli che di Fidel e del Comunismo non avevano mai sentito parlare.
Ho conosciuto la Cuba di Fidel e di quelle donne, sara' duro tornarci senza il Comandante.
Come Alessandro ho alzato anche io, dentro e fuori di me, il pugno chiuso in un antico gesto, in onore di un Gigante della storia.
Domani blog attivo. 

M&S CASA PARTICULAR HA AGGIUNTO UNA CASA

13 commenti:

  1. DEL PROSSIMO DERDY TORINESE DI DOMENICA PERLOMENO UNA CERTEZZA NON CI MANCA.
    L'ARBITRO LO PORTANO LORO.
    Rocchi
    Lo stesso del gol in fuorigioco di Trezeguet e del rigore su Glik.
    Uno peggiore non potevano mandare, oppure hanno mandato questo proprio perche' e' il peggiore.

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  2. Morto per aver sbagliato strada. Roberto Bardella, 52 anni, veneto, è stato ucciso da uno sparo alla testa a Rio de Janeiro nella favela di Morro dos Prazeres, vicino al quartiere di Santa Teresa, in cui era entrato per errore insieme a un altro amico italiano, che si è invece salvato. Secondo le indagini preliminari Bardella e il connazionale Rino Polato, 59 anni, dopo aver visitato il Cristo Redentor, si sono addentrati per errore nella favela.
    Roberto Bardella e l’amico erano partiti dall’aeroporto Marco Polo di Venezia il 29 novembre scorso per un lungo viaggio in moto in Sud America. «Previsti 35.000km», scrivevano sui social network dove hanno testimoniato con alcune foto le prime tappe del loro viaggio. Partiti da Asuncion e passati da Paraguay e Argentina, sono arrivati in Brasile: avevano in programma di continuare il tour attraverso Colombia, Perù, Cile e Bolivia. Questo è il terzo caso di italiani uccisi in Brasile in meno di un mese. Nella notte tra il 17 e il 18 novembre la ragusana Pamela Canzonieri è stata trovata strangolata in casa a Morro de Sao Paulo, un piccolo paradiso nel sud di Bahia. Mentre il 5 dicembre Alberto Baroli, 51enne milanese ma residente a Parigi, è stato accoltellato da un gruppo di malviventi durante una rapina a Beberibe, nello Stato del Cearà.
    Secondo quanto riportano i media locali, Bardella è morto sul colpo e il suo corpo è stato trovato in una delle strade della favela, mentre Polato è riuscito a fuggire illeso ed è stato salvato in uno degli ingressi alla zona da parte di agenti dell’unità di peacekeeping della polizia.
    Il dipartimento di Rio per gli omicidi riferisce in una nota che indagherà sul caso. La violenza nelle favelas di Rio è aumentata negli ultimi mesi a causa della guerra aperta fra bande per il controllo del narcotraffico e a causa della crisi economica che attraversa lo Stato, che si è tradotta anche in una minore presenza della polizia.
    Jesolo piange l’amico
    Bardella era proprietario a Jesolo di un’agenzia di affitti e di amministrazione condominiale che gestiva insieme alla moglie. Il loro unico figlio è una promessa del rugby italiano. Tra i suoi amici c’è disperazione e sconcerto: «Non riesco a capire come possano accadere queste cose - dice all’Ansa l’assessore comunale Ennio Valiante, che con Bardella giocava spesso a golf -. Era un bravissimo sportivo, che amava la sua moto». Proprio con la sua due ruota organizzava ogni anno un viaggio diverso, un’abitudine che lo aveva portato a girare tutto il mondo. «Eravamo amici dal ’94 - racconta l’assessore - lo avevo visto proprio il giorno prima della sua partenza. È sconvolgente quello che gli è successo perché era uno sportivo ed un uomo prudente. Ogni anno acquistava il biglietto aereo e poi si organizzava da solo l’intero viaggio».

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    1. Troppa gente viaggia senza prudenza. Giuseppe

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    2. Vabbe' questo alla fine ha sbagliato strada....pero' e' vero che c'e' troppa gente che le rogne se le cerca, anche a Cuba.

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    3. Mi tengo stretta Cuba. Ste

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  3. hola! bello scritto. Cuba es Fidel no cabe duda e sono anche convinto che il mito da morto vale più che da vivo. Sul fatto del tipo morto in quel di Rio, non so se dare credito a quello che viene scritto dalla stampa certo che una bala perdida che ti arriva alla testa è proprio sfiga oppure sei capitato in un posto in cui non dovevi andare comportandoti in un certo modo che diciamo ha "giustificato" la direzione de la bala perdida.... a Cuba molti itaglians visto come si comportano sfruttando l'impunità yuma (diminuita negli anni almeno in zona capitale) meriterebero non solo di non tornare. Stupendo il visto de la gallega en portada. chao Enrico

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    1. Una mia amica riferendosi al Comandante mi ha scritto; "Sapevamo che prima o poi sarebbe successo, ma nessuno si aspettava tutta questa tristezza..."

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  4. Dal 2004 fino al 2011 sono stato una decina di volte a Cuba, poi non sono più potuto andarci nonostante conservi dei bellissimi ricordi che spesso rivivono nella mia testa, sarà come diceva il titolo di un bellissimo fil intitolato Al centro scorre il fiume, che le cose belle passano, ma i ricordi restano indelebili. Certo se avessi scoperto Cuba oggi e non nei primi anni del 2000 forse la mia passione per questo posto nel mar dei Caraibi non sarebbe nata. Sono infatti sicuro che negli ultimi tempi, anche da quello che viene raccontatato su questo blog, Cuba sia molto cambiata e forse certe situazioni non è più possibile viverle, in primis penso agli incontri con le donne che hanno rappresentato una costante per tutti noi. Non dimentico le parole di un viaggiatore che all'epcoa scriveva sui forum: Cuba è un teatro a cielo aperto e, ancora: se Eduardo (de Filippo) fosse stato a Cuba chissà quante commedie avrebbe scritto. Sono infatti pochi coloro che hanno frequentato la maggiore delle Antille rimanendo indenne al fascino delle latine e ai loro occhi luminosi e agli sguardi sensuali, ma allo stesso tempo la passione era figlia anche delle situazioni che si venivano a creare con la complicità della magia dei luoghi che a seconda del proprio stato d'animo acquistavano una dimensione diversa. Non nascondo che mi piacerebbe tornarci, ma allo stesso tempo ho paura di rimanere deluso. Ho il rammarico per non averci rimesso il piede prima della dipartita del Comandante, la cui presenza austera faceva di Cuba un luogo di culto per gli idealisti e, allo stesso tempo, un' attrazione per i turisti di tutti i continenti.P68

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  5. Diciamo anche che molte "passioni" nascevano da uno stato di necessita'...
    Non dico che certi sguardi non esistano piu'....soltanto e' un po' piu' difficile che siano destinati a noi culi bianchi....

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  6. necessità: hambre per le cubane e pinga per noi. P68

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  7. mi fa piacere per loro. P68

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