giovedì 12 gennaio 2017

FIDEL E GLI EBREI



 
Bell'articolo inviatomi da Tio Gigi.
Strano rapporto quello fra Israele e Cuba che da un lato si ignorano ma dall'altro si assomigliano.
Las Tunas e' piena di israeliani che arrivano via Mexico, buoni clienti, gente che si fa i cazzi suoi e per questa ragione da apprezzare.
Mai visto uno di loro ciondolare in giro per il parque a fare un cazzo e anche la storia del braccino e' una leggenda metropolitana, ne conosco alcuni e sono persone con cui e' piacevole avere a che fare.

Ebrei cubani in fuga dal regime castrista per capre israeliane. A trattare l’incredibile scambio con lo stato ebraico, all’inizio del 1960, furono direttamente Fidel e il primo, ed unico, ambasciatore dell’isola caraibica in Israele, Ricardo Wolf (Ricardo Subirana y Lobo in spagnolo), un milionario finanziatore della lotta dei ‘barbudos’ contro Fulgencio Batista.
La storia è stata raccontata da Clarita Malhi che all’epoca – prima che la Guerra di Kippur del 1973 interrompesse le relazioni diplomatiche tra i due paesi – lavorava nell’ambasciata cubana in Israele. Lo strano accordo – ripreso da Haaretz – è stato confermato con prove fotografiche da Yitzhak Zilber (89 anni), ebreo cubano e membro del kibbutz ‘Gaash’ che allora fu scelto per portare a termine lo scambio e soprattutto le capre a Cuba.
“Fidel Castro – ha spiegato Malhi – pensava che in Israele ci fossero capre che producevano latte come mucche. Era innamorato dei progressi tecnici che Israele aveva fatto nel campo dell’agricoltura”. E così si fece avanti: a perfezionare l’accordo fu l’ambasciatore – a cui Castro doveva molto – che girò la richiesta al ministero competente israeliano.
Ma – ha spiegato ancora Malhi – non “fu semplice ottenere le capre: ci furono trattative con il ministero ed occorse un certificato per ogni animale e per ogni tipo di altre cose”. Fatto sta che alla fine le capre salirono sull’aereo con destinazione Cuba, ma solo dopo che in Israele erano già arrivati gli ebrei esuli.
“Loro portarono gli immigranti e noi – ha spiegato Malhi – andammo all’aeroporto per riceverli”. La signora Malhi ha narrato la sua storia poco prima che morisse al regista Shlomo Slutzky, autore di un film su Wolf, l’ambasciatore che realizzò il sogno di Castro.
Wolf – che era nato in Germania ed era emigrato sull’isola negli anni ’20 facendovi fortuna – non tornò però più a Cuba: quando si ruppero le relazioni tra i due paesi scelse di restare in Israele. Nel 1976 creò la Fondazione Wolf assicurandole una dotazione di 10 milioni di dollari.
Da allora, ogni anno, la Fondazione assegna un Premio (tra i più importanti di Israele) ai migliori scienziati e artisti del mondo. Il primo ed unico ambasciatore cubano in Israele morì nel 1981, ma i discendenti delle capre giunte dalla Terra Santa forse ancora si aggirano tra i prati dell’isola.


8 commenti:

  1. Tobias Gamper, biondo e spilungone, ha 20 anni. Ian Gerstgrasser ne ha appena 18 anni, anche se ne dimostra di più. Sono amici per la pelle: dalle colline del Sudtirolo di lingua tedesca sono sbarcati nella turistica Krabi, in Thailandia, senza sapere che il loro viaggio sarebbe finito in una cella, col pavimento per letto e una sollevazione sui social media contro di loro, da Roma a Bangkok. Non solo hanno staccato e gettato a terra cinque bandiere della Thailandia mentre le telecamere riprendevano tutto, ma per scusarsi hanno spiegato che "erano ubriachi" e comunque non sapevano quanto i thai ci tenessero al vessillo nazionale, perché in Italia non è così grave maltrattare il tricolore.
    Li incontriamo, impauriti e storditi dal clamore sollevato, di fronte alla grata della cella provvisoria nella principale caserma di polizia a Krabi, 800 chilometri da Bangkok. La pena inflitta dal giudice lunedì scorso è stata di 7 mesi di carcere, ma commutabili in una cauzione di 100 euro a testa già pagati. Nei prossimi giorni saranno consegnati alla polizia dell'Immigrazione e trasferiti nella capitale, dove rimaranno in cella fino al momento dell'espulsione dal Paese.
    È soprattutto Tobias a rispondere perché parla un po' meglio di Ian l'italiano.
    Krabi è stata la vostra prima destinazione?
    "Dopo una notte a Bangkok siamo arrivati in bus, contavamo di starci 4-5 giorni prima di andare a Koh Pangan e Koh Samui".
    Cosa è successo quella sera?
    "Eravamo arrivati in un locale dopo una sbronza. Avevamo chiesto a un ragazzo col tuk tuk di portarci in un posto per danzare e farci qualche altra birra. Ci ha accompagnato in un posto dove c'erano solo tailandesi e nessun turista. Costava 20 baht e a noi ne hanno chiesti 100, tre euro. Ho provato a protestare ma poi abbiamo pagato e siamo entrati. Poco dopo senza motivo ci hanno detto di andarcene, hanno preso Ian e lo hanno spinto fuori in malo modo...".
    Nessun motivo?
    "Beh, loro dicevano che avevamo dato fastidio a una ragazza ma non è vero, avevamo scambiato sì e no una parola. A ogni modo eravamo alticci, non ci metta nei guai più di così". Ian interviene in inglese: "Eravamo ubriachi fradici...".
    Sapevate che le regole già rigide di comportamento si sono accentuate in questo periodo di lutto per la morte del re?
    "No, non sapevo niente di cose politiche o culturali - dice Tobia, che studia da insegnante di educazione fisica in Austria e dovrebbe dare presto il terzo esame dopo due bocciature - avevo letto su Internet qualcosa a proposito degli spray per le zanzare, di qualche malattia, ma poco altro. Non sapevo che era morto il re...".
    Veniamo alle bandiere...
    "Ian era rimasto male e si era innervosito perché era caduto a terra dopo lo spintone, ci sembrava un'ingiustizia. Tornando a piedi verso l'albergo abbiamo visto le bandiere appese una dopo l'altra. Sembrava un hotel, non so. Era tardi, non c'era nessuno.... Ne ho staccata una senza neanche pensarci troppo, avevo in testa una piccola vendetta". Interviene Ian, che ha emulato Tobias, staccandone altre quattro: "So che tanti thai sono arrabbiati, ma chiedo scusa: amo la Thailandia, non sapevo dell'importanza che ha per loro la bandiera".
    Come vi hanno scoperto?
    "Avevamo fatto un po' di strada quando ci hanno fermato delle persone e riportato in quel posto e mostrato il video. Abbiamo ammesso che eravamo stati noi, si sono molto arrabbiati ma ci hanno lasciato andare e sembrava tutto finito. Poi domenica sono venuti in albergo i poliziotti e hanno detto che avevamo commesso un reato. Da quel giorno siamo in cella. Abbiamo sete e fame, ma ce lo siamo meritato, e adesso vogliamo solo tornare a casa. La prego, scriva che ci scusiamo, che siamo pentiti.

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    1. Non conoscere nemmeno un poco un paese al quale ci si affaccia può essere molto pericoloso. X esempio una domanda: fino a che punto si può esprimere liberamente una idea sociale o politica a Cuba? È una domanda a cui non ho risposta. Io per esempio dipingo. Se il mio progetto di trasferirmi lì va in porto mi dedicherei là alla mia passione. Sarei curato dal governo circa i contenuti che esprimo? Tu da scrittore ci hai mai pensato e se sì che risposta ti sei dato al problema?

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    2. I cubani oramai fanno il cazzo che vogliono, basta lasciare perdere droga e minorenni e non interessarsi troppo di politica e sei a posto.
      In Italia minorenni e droga e' uguale mentre di politica siamo noi a non volerci piu' interessare.
      Vai tranquillo che non avrai problemi

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  2. - Hai nostalgia della Jugoslavia?

    Certo, di quella di Tito. Slavi, cattolici, ortodossi, musulmani: solo il generale è riuscito a tenere tutti insieme. Ero piccolo quando c’era lui, ma una cosa ricordo: del blocco dei Paesi dell’Est la Jugoslavia era il migliore. I miei erano gente umile, operai, ma non ci mancava niente. Andavano a fare spese a Trieste delle volte. Con Tito esistevano valori, famiglia, un’idea di patria e popolo. Quando è morto la gente è andata per mesi sulla sua tomba. Con lui la Jugoslavia era il paese più bello del mondo, insieme all’Italia che io amo e che oggi si sta rovinando (Siniša Mihajlović)

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  3. MILAN (4-3-3): Donnarumma; Abate, Paletta, Gomez, De Sciglio; Kucka, Sosa, Bertolacci; Suso, Lapadula, Bonaventura. A disposizione: Storari, Plizzari, Ely, Honda, Poli, Zapata, Vangioni, Cutrone, Bacca, Locatelli, Pasalic, Calabria. Allenatore: Montella.

    TORINO (4-3-3): Hart; De Silvestri, Rossettini, Moretti, Barreca; Benassi, Valdifiori, Baselli; Iturbe, Belotti, Ljajic. A disposizione: Padelli, Cucchietti, Carlao, Zappacosta, Lopez, Gustafson, Martinez, Obi, Lukic, Boyè, Ajeti. Allenatore: Mihajlovic.

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  4. 2-1 abbiamo smesso di correre e giocare...

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