martedì 21 febbraio 2017

HISPANICO




Un paio di settimane fa, subito dopo l'acquisto del mio boleto de avion, abbiamo, coi miei soci, iniziato a programmare, con un buon anticipo, i turni in palestra durante la mia assenza.
Abbiamo oltre a una donna delle pulizie, 6 istruttori di sala corsi e 2 di sala pesi.
Uno di questi di sala pesi e' un ragazzo quarantenne che ci da una mano qualche ora.
Ha un suo lavoro e si diverte, oltre ad arrotondare, a seguire i ragazzi in sala, benvoluto e competente.
Mi ha chiesto il giorno esatto del mio rientro in modo da potersi programmare la sua partenza, il giorno dopo il mio arrivo.
Da qualche anno, dopo aver girato in altri paesi, ad aprile, si mette uno zaino in spalla e, da solo, se ne va in giro per le terre spagnole.
Convive con una ragazza che, intelligentemente, gli permette questa botta di gioventu' ogni anno.
Parte in aereo fino a Barcellona e da li inizia il suo viaggiare alla ricerca, probabilmente, del tempo andato.
Gira' citta', paesi, campagne, boschi, viuzze stradine, tutta la bella terra di Spagna.
Solitamente dorme negli ostelli dove ha la possibilta' di conoscere tanta gente che, in fondo, e' uno degli scopi del vero viaggiatore.
Rigorosamente da solo, senza nessuno a scassargli i cabasisi.
Budget normale 30 euro al giorno, ogni 5/6 giorni pero' si permette un'albergo decente e una cena in un bel locale, prima di riprendere il cammino.
La Spagna si presta molto a questo tipo di turismo, il cammino di Compostela e' pieno di ostelli e locande dove il viandante puo' soggiornare, magari cucinandosi qualcosa.
Un ragazzo di 40 anni, di bell'aspetto, in giro per le colline dell'Extremadura....una figata.
Ho preso a pretesto il viaggio del mio istruttore e amico per ricordare a me stesso che, da anni, mi piacerebbe fare una cosa simile a Cuba.
Zaino in spalla, un itinerario di massima e poi vada come vada.
Non lo faro' mai.....
Non l'ho fatto negli anni in cui avevo solo l'agenzia di animazione e d'inverno facevo poco o nulla, non lo faro' ora che non ho tempo per nulla, che se vado in bagno devo scegliere se fare la pipi' o farmi la barba.
Quando partiro' sara' dopo 4 mesi di trincea, sicuramente facendo cose che mi piacciono ma che comunque ti stancano e creano un minimo di stress.
Forse la verita' e' che sono, o siamo, troppo abituati alla nostra bella routine cubana, routine che ci siamo guadagnati negli anni, che abbiamo modellato su di noi e che cerchiamo di mantenere inalterata nel tempo.
La casa dove vivo, la visa, la renta da seguire, il ginnasyo, portare Tifon in giro, i pomeriggi “ludici”, i giri per il centro citta', le visite ad amici e parenti, la pista per correre, la cena tutti insieme o nei soliti ristoranti, i giri serali e notturni, ecc....
L'uomo e' un animale abitudinario, sopratutto se queste abitudini sono cicliche e servono per ricaricarci e consentendoci di tollerare altre abitudini, meno gratificanti, una volta tornati nel bel paese.
L'idea di andarmene in giro zaino in spalla e' sempre presente, fra l'altro e' una cosa che feci anni fa, in giro per l'Europa, almeno 3 volte.
Ricordo che comprai uno di quei biglietti del treno col quale potevo girare ovunque, interail o qualcosa del genere.
Visitati tutto il nord Europa, poi fu il turno dell' Inghilterra, la Francia, la Spagna.
Infine Ungheria e Ddr ma quelli furono viaggi...guidati, sopratutto in Ddr, visto che in quegli anni da quelle parti le cose funzionavano in un certo modo.
Forse avessi un paio di mesi davanti a Cuba, magari una ventina di giorni li potrei dedicare a questo piccolo progetto, ma con i 20 giorni a botta attuali mi sa che....mi limitero' a guardare il mio amico partire per le terre Hispaniche.

25 commenti:

  1. DAL BLOG MINUTO SETTANTOTTO

    Poco fuori dal centro di Vigo c’è il quartiere di Navia, una delle zone più in crescita della città. Negli ultimi anni il progetto urbanistico ha portato a ripopolare l’area, divenuta residenziale e commerciale grazie anche alla presenza di una delle arterie principali della città galiziana. Pochi anni fa è stato inaugurato anche un nuovo centro sportivo a Navia, alla presenza di alcuni giocatori famosi di Celta Vigo e Deportivo La Coruña, le due squadre della Galizia più conosciute. Era il giugno del 2010, un pomeriggio soleggiato come tanti.
    L’importanza dell’apertura di quel campo però non è solamente urbanistica, per capire perché quel piccolo stadio sia davvero un simbolo per il quartiere di Navia – e se si vuole anche per il calcio spagnolo – bisogna aspettare le formalità di rito. I saluti delle istituzioni, le parole di circostanza dei calciatori e poi il ricordo. Il ricordo di uno degli attaccanti più prolifici della penisola iberica, vissuto in un’epoca in cui le sue idee sinistrorse gli permisero sì di giocare nel Real Madrid ma di essere ostracizzato dalla nazionale. Un giocatore il cui nome fa venire i lucciconi agli occhi quando viene svelata la targa con l’intestazione. Manuel Fernández Fernández, per tutti Pahiño.
    Come molti giocatori di un tempo, però, Pahiño ha lasciato dietro di sé una scia dei suoi successi che va man mano affievolendosi. Le epoche passano e il suo nome si fa più lontano e indecifrabile, ingiustamente. Manuel Fernández Fernández però non si merita l’oblio, soprattutto perché lo ha già vissuto quando ancora giocava a pallone. Sono gli anni Quaranta e questo Pahiño, nato e cresciuto a Vigo, segna caterve di gol con la maglia del Celta. È una punta diversa dal solito, riesce a anticipare il pensiero degli avversari per andare a rete. Non è furbo, è solamente differente. C’è chi dice che ha un’elasticità mentale atipica per quei tempi, e proprio la sua apertura a un nuovo modo di intendere il ruolo di calciatore gli procurerà non pochi guai.
    Dopo essere cresciuto nel Navia, squadra del suo quartiere, Pahiño segna gol su gol con i Celestes. Il Real Madrid si rende conto che un attaccante del genere non può non giocare nei blancos e lo prende, ma poco prima accade un fatto che condiziona la sua carriera. Girano già molte voci su Manuel, sembra che non vada troppo d’accordo con il Caudillo e il regime, ma nessuno ha mai avuto riscontri sulle sue idee politiche. Succede che la nazionale spagnola lo convoca per un’amichevole di prestigio a Zurigo nel giugno del 1948, nell’estate del passaggio al Madrid. Si gioca all’Hardturm contro la Svizzera, il pre-partita è uno di quei racconti ammantanti di leggenda che la storia ci restituisce come verità, a detta anche dello stesso Pahiño.
    Nello spogliatoio, qualche istante prima del fischio di gara, i giocatori ascoltano le indicazioni dell’allenatore quando entra un militare franchista. Fiero e rigonfio di patriottismo, questi sprona i giocatori con le solite frasi piene di retorica e tipiche del regime. Non è sbagliato supporre che il militare chieda di tirar fuori i coglioni o di far prevalere la superiorità spagnola sugli svizzeri.

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  2. Fatto sta che Pahiño ascolta con disinteresse e alla fine del monologo si fa una bella risata. Non è sbagliato neppure immaginare la faccia del militare di fronte a quello sghignazzo bambinesco, argentino. Pahiño scrolla la testa, entra in campo e segna due gol nel tre a tre finale. In tribuna si parla solo di lui, ma non della prestazione. Non è andato giù quel riso beffardo.

    La sua presa di posizione politica non gli vieta di diventare uno dei centravanti più prolifici del Real, il tredicesimo nella classifica di tutti i tempi, il secondo dietro a Cristiano Ronaldo per media gol. La Spagna però non lo chiama più, è inviso al Franchismo e non gli perdonano quella reazione a Zurigo. Sono gli anni di Telmo Zarra, Pahiño vince la classifica dei capocannonieri due volte ma è il basco il titolare con le Furie Rosse. Rosso è anche lui, perché inizia a circolare il soprannome di “futbolista rojo“. Abbastanza calzante, a dire il vero.

    Pahiño è un calciatore di sinistra nell’epoca e nel luogo in cui essere di sinistra e giocare a calcio è una delle combinazioni più difficili da mettere a punto. Legge gli autori russi e c’è chi non sopporta di vederlo con Tolstoj o Dostoevskij in mano, perché la Russia significa solo comunismo. Manuel Fernández Fernández risponde con la solita risata, perché per lui è naturale segnare in area di rigore così come perdersi in Memorie del sottosuolo. Si definisce di sinistra e non ha paura di ammetterlo neppure in tarda età, poco prima di morire: forse qualche rimpianto c’è, ma tutto sommato i rimorsi sono quasi zero.

    Le sue idee probabilmente gli hanno impedito di diventare ancor di più un mito per il calcio spagnolo e di avere più gloria di quanta non ne abbia avuta in vita e durante la sua carriera. È stato convocato per la Spagna solo altre due volte: un 2-2 a Dublino con l’Irlanda e una sconfitta per 4-1 a Wembley. In Inghilterra è rimasto in panchina, in Eire ha giocato segnando due volte.

    È morto nel 2012 dopo aver segnato una generazione, soprattutto nella sua Galizia, dove ha chiuso con la maglia del Depor. Ha ricevuto meno di quanto ha dato, ma forse con il passare del tempo c’è chi si ricorderà di quella sua risata a Zurigo. Uno sberleffo in faccia ai franchisti che vale più di mille partite in nazionale.

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  3. Mi piacerebbe anche a me girare zaino in spalla, ma ci vuole tempo e soprattutto voglia...come sai Milco sono alla scuola di polizia a Roma, e proprio stasera ho ricominciato a fare un pò di movimento,oltre alla canonica attività fisica che facciamo tutte le mattine da programma didattico...ho iniziato mezz'ora di corsa dentro la scuola con altri colleghi...poi per il lavoro che faccio io (reparto mobile, alias celerino) il fiato serve, e anche tanto, soprattutto quando si è alle manifestazioni, allo stadio, ecc, schierati con caschi, scudi, maschere antigas, ecc, e li si deve correre, pedalare, non puoi permetterti di fare cazzate perchè oltre te stesso metti a repentaglio l'intera squadra che dovrebbe garantire l'ordine pubblico, per cui ho colto l'occasione, anche per tenermi in forma col mio corpo.

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    1. Infatti in palestra ho finanzieri, guardie carcerarie, carabinieri e guardie giurate.....

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  4. Tra le cose da fare , prima del completo rincoglionimento , avevo messo il pellegrinaggio a Compostela in compagnia del figlio minore. Purtroppo dovrò rinunciarvi o farmelo da solo considerando che , tutte le volte che lo ricordo , c'é una scusa pronta .
    Precedo già il commento dei perfidi e lo dico io :...spero non sia il canto del cigno :-)

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    1. Ho alcuni amici che lo fanno regolarmente...mah....non e' che la cosa mi faccia impazzire.

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  5. Guanabo, la nueva ‘Costa del Sol’

    Nombre indígena y arenas cargadas de recuerdos, así es Guanabo, la playa al este de La Habana que en los últimos meses vive una callada transformación. Numerosos cubanos repatriados, extranjeros residentes en la Isla y emprendedores locales han comprado viviendas a pocos metros del mar para reanimar esta Costa del Sol venida a menos.

    José Antonio, de 53 años, tiene su propia empresa inmobiliaria, que opera bajo una licencia de trabajo por cuenta propia como gestor de compraventa de viviendas. A pesar de que el sector vive días complicados debido al aumento de los controles oficiales, este cubano –residente por una década en Alemania– no conoce tiempos mejores.

    "Hay mucha demanda en esta zona", comenta a 14ymedio. En los años 90 pasó unas vacaciones con su familia en una casa de madera muy cerca de la arena. "Me di cuenta que había mucho potencial, porque los propietarios no tenía el dinero para reparar sus casas y dejarlas con estándares internacionales para el alquiler".

    Lo siguiente que hizo José Antonio fue comenzar los trámites para repatriarse, después compró una vivienda cercana al conocido parque de Los Caballitos e invirtió hasta dejarla "lista para la renta". En estos años sirvió de puente entre amigos europeos que querían pasar largas temporadas en la playa o comprar la casa de sus sueños a la orilla del mar.

    "Cuando me decidí a meterme en el negocio de la compraventa de casas, ya tenía muchos contactos en la zona y la gente confiaba en mí". Este lunes, el gestor inmobiliario mostraba a una pareja, formada por una habanera y un milanés, una casa con vistas a la playa en la zona más comercial de Guanabo.

    "Portal, sala, comedor, un baño, dos habitaciones, patio al frente y detrás por 70.000 dólares", les explica José Antonio. Sin embargo, su argumento más efectivo no tiene nada que ver con metros cuadrados ni condiciones técnicas. "Esta es la costa dorada de Cuba", asegura a los clientes. "Ahora es el momento de comprar a precio de remate, después costará una fortuna".

    La vida en la lejana Europa ha hecho que este emprendedor conozca "lo que vienen buscando los compradores". La mayoría de sus clientes son jubilados con contactos en la Isla que quieren comprar a través de un intermediario nacional, una operación azarosa que en muchas ocasiones no termina bien. "La vida es riesgo y muchos están dispuestos a aventurarse", apunta el comerciante.

    José Antonio ha tenido también varios clientes de origen cubano que retornaron al país tras la reforma migratoria de 2013. El embajador de Cuba en Washington, José Ramón Cabañas, declaró en noviembre pasado que, desde inicios de 2015 y hasta esa fecha, unos 13.000 nacionales residentes en Estados Unidos volvieron al país.

    Por unos 120.000 dólares el agente inmobiliario acaba de cerrar la venta de un inmueble con piscina. Los nuevos propietarios han comenzado a restaurarla para radicarse en la Isla con sus respectivas pensiones acumuladas como migrantes en Austria. "Una casa así les hubiera costado un millón en Europa o Estados Unidos", asegura José Antonio.

    Pero no todo es de color dorado en Guanabo. El poblado es la Cenicienta de las tres playas más importantes que conforman el litoral este de La Habana. Mientras que Santa María muestra sus blancas arenas y Boca Ciega mantiene el azul de sus aguas, el poblado donde reside José Antonio se ha deteriorado aceleradamente en los últimos años.

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    1. Era destino che quella zona diventasse una delle piu' ricercate di Cuba.

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    2. diciamo che è un diamente bruto le potenzialità sono immense la playa del los capitalinos, la mas cercana a los ee.uu. ma la situazione alcantarillado, viabilità sono veramente da burundi. Chi compra fa bene anche se siamo sempre alle solite bisogna rischiare se non si ha familia o persone de confianza, certo che per fare bisne è la zona migliore con varadero. chao Enrico

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    3. Io dico che chi ha comprato 4/5 anni fa ha vinto alla lotteria...vedrai...

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  6. "Los vecinos estamos tratando de unirnos para reparar las aceras", cuenta Pepín, nacido en la localidad y quien nunca ha querido mudarse a otro lugar. La mayoría de las calles del poblado no han recibido una reparación desde hace décadas y la situación de las aguas albañales resulta dramática. El desagüe de la zona urbana termina en el mar y se mezcla con las aguas donde nadan los bañistas.

    En algunos lugares el aire apesta con los residuos que corren por las zanjas. "Hace unos años esta era una playa para las familias, especialmente con niños, pero ahora prefieren irse a otras zonas más bonitas", agrega Pepín.

    Sin embargo, para José Antonio este tipo de problemas "es transitorio". En unos años y "cuando esto se llene de gente con billete, las propias familias invertirán en las reparaciones", asegura. "En fin de cuenta la mayoría viene buscando el sol y eso aquí lo tenemos de óptima calidad, sin roturas".

    SIMONE M&S

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  7. Miles de clientes afectados por la suspensión de mensajes de texto a Cuba

    La repentina suspensión de los mensajes de texto (SMS) a Cuba desde sitios web como Cuballama, DimeCuba y Cibercuba ha provocado la afectación de miles de usuarios que utilizaban estas plataformas para comunicarse con sus familiares en la isla.

    Según reportó el sitio Cubanet y fue corroborado por especialistas de la Empresa de Comunicaciones de Cuba (Etecsa), el bloqueo de los mensajes de texto se hizo efectivo a partir de este lunes tras una decisión de Cubacel. La empresa cubana de telefonía celular busca acabar con aquellas compañías que acusa de fraudulentas y que según cifras oficiales les ha costado unos seis millones de dólares.

    “Estamos entre los afectados por la medida. Hemos tenido reclamos de cientos de clientes porque los SMS no están pasando”, dijo un agente de la compañía DimeCuba en la ciudad de Miami.

    La empresa cobraba 0.05 dólares por el envío de SMS a la isla, pero a partir de las nuevas regulaciones los usuarios no podrán continuar utilizando la plataforma.

    Las ofertas de mensajes de texto desde Cuba ofrecidas por la compañía a 0.18 centavos de dólar también se encuentra entre los servicios afectados.

    Muchos usuarios acuden a los servicios de estas plataformas debido a los altos precios de los mensajes desde y hacia Cuba. Un SMS enviado desde Cuba hacia el extranjero cuesta 0.60 CUC, tres veces el costo al que lo ofrecen las agencias.

    Agentes de Cuballama, la compañía a la que el pasado noviembre Etecsa acusó de fraudulenta confirmaron que también presentan problemas con el envío de mensajes a Cuba.

    “Hemos recibido llamadas de usuarios sobre este tema pero no podemos dar más información”, explicó el agente, aunque aseguró que la congestión en los envíos no es responsabilidad de su compañía.

    Los envíos regulares de SMS a través de las operadoras que tienen convenio con ETECSA no están bloqueados. Usuarios de las principales compañías telefónicas en Estados Unidos podrán continuar enviando SMS a Cuba.

    Cubamessenger, SMSxMail y Web2Mail también están entre los servicios afectados por la decisión de Etecsa.

    Luis Manuel Mazorra, director ejecutivo de CiberCuba, un sitio de noticias, explicó vía telefónica desde España que la guerra de Etecsa es contra las páginas de recarga y de envíos masivos de mensajería desde internet.

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    1. Quindi non si possono inviare piu' sms da linee estere verso linee cubane?
      Siamo sicuri?

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    2. Sono bloccati gli sms che partono da alcuni operatori web. Quelli che vengono usati dalla stragrande maggioranza degli utenti perchè costano poco. Se mandi un sms dal movil arriva tranquillamente.

      Simone M&S

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    3. C è un perché per comunicare con Cuba nel 2017 per telefono o sms è il paese più costoso del pianeta?non ci sono ancora arrivato a capirlo saro rimbambito io,neanche l ultimo paese africano e povero del mondo è così costoso per telefonare,poveretti cubani mah.....Paolino.

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    4. Loro il paese, loro le regole amico mio.
      Sta'a noi accettarle o meno...

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    5. Certo,sto provando a cercare di capire se c è un motivo in particolare,sai sempre interessante saperne di più,comunque un bel primato mondiale per Cuba.paolino.

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    6. Mi brucia vedere ganesi,venezuelani,domenicani chi più ne ha più ne metta,che con 5 eurini parlano 1 ora e più,tutto qua.....mi dispiace per loro,poi certo che Paolino non cambia la faccenda.paolino.

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  8. Ma va la', lascia stare i cigni e trovati un'altra scusa. Per esempio che non hai voglia di camminare! Emilio

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  9. Troppo sbattimento,troppa fatica, la vacanza e' vacanza.Giuseppe

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    1. Oggi la penso come te ma ieri...e magari domani....chissa'....

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  10. hola! è proprio vero siamo animali abitudinari ma con potenzialità per adattarci a tutto. Non ho mai fatto viaggi zaino in spalla anche perchè non facevano parte dello scopo/obiettivi. Cuba l'ho girata varie volte in tur, la classica ruta la habana - santiago por la carretera central ma eravamo in 2. Dal 2010 ho il mio posto fisso ed alla fine mi soddisfa in tutto quello che cerco. chao Enrico

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    1. Cuba e' anche questo.
      Una risposta ad ogni esigenza di chiunque!

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  11. Non è facile gestire una squadra di calcio. Lo sanno bene i proprietari/padroni di molte squadre e Cairo, credo, non fa eccezione. Quello che però Cairo e i suoi accesi sostenitori non hanno capito o volutamente ignorano è che il tifoso è passionale ma non stupido.
    L’amore per la propria squadra è come quello per una persona, si accettano i difetti ma non le mancanze volute o addirittura programmate, sopratutto quando vengono maldestramente mascherate come necessità o come costrizioni. Non si può chiedere fedeltà del tifoso alla squadra quando dall’altra parte si fa tutto per deluderlo. Va bene l’inesperienza, possiamo sopportare e capire le difficoltà di bilancio quando ci sono, ma quello che ci ritroviamo di fronte per l’ennesimo anno è un progetto a metà, incompiuto e addirittura raffazzonato in una delle sue parti essenziali (quest’anno la difesa), con alla guida un comandante anche lui incompiuto, in grado di far partire a razzo le sue squadre per poi perderle nel cammino non appena si presenta una curva pericolosa, palesando difficoltà nel ragionamento logico nei momenti critici.
    Praticamente, come dare una macchina incompleta ad un pilota che manca in qualche fondamentale di guida. Prima manca una ruota, poi un’altra, poi il volante, poi ci si dimenticano i freni, il tutto dato ad un pilota che non sa accelerare andando dritto (Ventura) o chi non sa frenare e sterzare (Mihajlovic). Il tifoso può sopportare l’errore di un anno, due, ma qui sono stati inanellati 12 anni di sostituzioni di pezzi in cui si lasciava sempre una parte incompleta, colpevolmente incompleta. L’Amauri dell’ultimo minuto, l’Antenucci lasciato senza contratto per errore all’ultimo giorno, il Carlao arrivato come un UFO, il Jansson lasciato andar via, l’acquisto di giocatori lunatici come Ljajic per poi, guarda un po’… scoprire che sono veramente lunatici. Senza citare gli idoli, pardon, le plusvalenze.
    Al vertice di tutto, si sente pesante l’assenza di un manager in grado di gestire squadra e allenatore, in grado di fare rispettare la società e capire quando le cose non vanno per il verso giusto, senza aspettare episodi come quello del rigore di Iago Falque contro l’Empoli, o i casi di giocatori non in forma o che non rendono come dovrebbero e che vengono gestiti in pubblica piazza per il sollazzo dei gossip-ari di professione. Questo ruolo non è coperto attualmente da nessuno degli uomini di Cairo e non può certo ricoprirlo Cairo, che per quanto possa essere un grandissimo dirigente d’azienda, di calcio e di Toro ne capisce troppo poco.
    Ogni anno si rimanda a quello successivo, prima l’attacco sterile, poi il regista che non arriva mai, adesso la difesa fatta di giocatori non più giovani oppure di fisico precario, ma soprattutto senza un giocatore all’altezza, almeno uno, in grado di dare una garanzia di continuità e guidare il reparto. E ogni anno si disfa quel poco che si è costruito, rimandando all’infinito quello che si era promesso, con giocatori che non appena iniziano a rendere bene in campo vengono incentivati con la promessa di lasciare la squadra non appena arriverà una proposta irrinunciabile. L’anno prossimo sarà probabilmente quello della partenza di Belotti, sacrificato per poter comprare i pezzi necessari per rimediare alla difesa inesistente di quest’anno. Sì, ma l’attacco?
    La passione del tifoso deve essere alimentata, il Toro ha bisogno di essere una macchina oliata e completa in tutte le sue parti, magari all’altezza del budget disponibile e non perfetta, ma completa e affidata ad un pilota che sappia allo stesso tempo essere rispettoso della storia del Toro e garantire capacità tecniche degne di un allenatore della massima serie italiana.

    Ma con Cairo sappiamo già la risposta: l’anno prossimo.

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