mercoledì 1 marzo 2017

PICCOLI PIACERI





Corriamo, corriamo sempre.
La vita che ci siamo scelti, a patto di averlo potuto fare, ci coinvolge oramai completamente, siamo all'interno di un meccanismo dal quale uscire e' praticamente impossibile.
Il lavoro o i lavori, i figli piccoli, quelli grandi, una casa da mandare avanti, relazioni da tenere in piedi, il tempo che non basta mai ecc.....
Abbiamo perso il piacere dei...piccoli piaceri, quelli che migliorano un'esistenza, che ci permettono di staccare un momento la spina per avvicinarsi al nostro io piu' intimo.
Non e' stata una scelta, semplicemente dentro il meccanismo dobbiamo vivere con tempi che non sono quelli che vorremmo.
Una delle cose che, personalmente, cerco da una vacanza a Cuba e' anche quella di riappropriarmi del mio tempo, tornado a vivere a ritmi piu' in linea con quelli che dovremo frequentare ogni giorno.
Questo mi consente l'accesso a piccoli piaceri che in Italia, almeno per il momento, non riesco a soddisfare.
Del cucinare abbiamo gia' parlato, qua' arrivo a casa alla 22/23, a malapena inglobo qualcosa prima di svenire in branda.
A Cuba ho il piacere, come raccontavo, una volta la settimana di cucinare per tutti, prendendomi il mio tempo, senza nessuna fretta e con la voglia di fare qualcosa per altri, un altro di quei piaceri che qua' riusciamo regolarmente a negarci.
Un altro piccolo piacere che sull'isola riesco a soddisfare e' quello del leggere.
Prima di ogni partenza, e' oramai di rito la visita in una libreria delle mia parti.
Per una ventina di giorni di vacanza, normalmente, parto con 5/6 libri, roba non impegnativa, polizieschi, storici, divertenti.
La lettura inizia in aereo durante il viaggio di andata, prosegue a casa a Cuba, in parte al mattino quando mi sveglio e in parte nell'oretta che separa il rientro dalla corsa serale dalla cena.
Normalmente riesco a finirli tutti, i libri a fine viaggio si fermano a Grande Torino, entrando a fare parte della piccola biblioteca di cui ogni cliente puo' usufruire a piacimento.
Un altro piccolo piacere che soddisfo e' quello di camminare.
Chi ha piu' tempo di fare 2 passi in tranquillita', a mente libera, da questo lato del bloqueo?
Al mattino anche se ho lo scooter, che in futuro potrei anche non rentare piu' visto che vivo vicino a tutto e che in famiglia abbiamo un carro, vado in palestra a piedi.
Mi ficco uno zainetto in spalla e mi incammino nel sole del mattino tunero verso il ginnasyo, col piacere di avere davanti un'altro giorno tutto per me.
Mi piace anche camminare per il centro, camminate che sono sempre fruttuose in quanto incontro gente, chiacchiero, rivedo vecchi amici ecc...
Altro piccolo piacere che riesco a soddisfare e' quello di portare in giro il cane.
In Italia Birillo viene sempre con me in palestra, oppure si fa dei giri nel piccolo parco condominiale ma di portarlo a spasso capita raramente.
Anche perche' con il bene che gli voglio....camminare con un Beagle al guinzaglio non e' esattamente il mio concetto di portare in giro un CANE.
Diverso il discorso a Cuba.
Quando al mattino rientro dalla palestra, spesso porto fuori Tifon, un cazzo di grosso pastore tedesco incazzoso....e' tutta un'altra soddisfazione, credetemi.
Un altro piccolo piacere che qua' non posso concedermi anche perche' non mi passa neanche per l'anticamera del cervello, e' quello di passare una mezzora seduto sulla panchina di un parco a fare veramente un cazzo, chiacchierando con un amico.
Qualcuno puo' considerarlo una cosa da vecchi, io preferisco pensare che sia un piccolo piacere che ogni tanto meriteremo di concederci.
Seduto, senza un cazzo da fare, con una birretta fresca in mano, un amico accanto e tanto bel mondo che ti passa davanti.
C'e' di peggio nella vita, credetemi....

M&S CASA PARTICULAR HA AGGIUNTO UNA CASA

32 commenti:

  1. DAL BLOG MINUTO SETTANTOTTO

    Como si lo sabéis,
    nosotros venimos de un barrio obrero de Madrid:
    ¡de la República de Valleka!
    Y allí hay un equipo de fútbol humilde
    Estamos con todas las aficiones… ¡Antifascistas!

    Ska-p, Rayo Vallecano

    In giro per il mondo esistono molte squadre di quartiere. Londra è probabilmente la città più caratterizzata in tal senso, seguita subito dopo da Buenos Aires, dove c’è addirittura un derby di quartiere di altissimo livello (Independiente-Racing, el Clasico de Avellaneda).
    Ognuno di questi club ha ovviamente un legame speciale con il proprio territorio, sviluppato in anni di passione popolare e di vita quotidiana a un tiro di schioppo dagli stadi, dalle sedi sociali e dai campi di allenamento; uno solo, tuttavia, può vantare un legame politico con il quartiere e la propria tifoseria: il Rayo Vallecano.
    Il Rayito, come lo chiamano i suoi hinchas, è una squadra di calcio unica al mondo. Non lo è per una scelta “filosofica”, come quella dell’Athletic di Bilbao, o per un palmarés senza eguali come quello del Real Madrid, odiato rivale cittadino. Il Rayo Vallecano è unico perché rappresenta in tutto e per tutto il quartiere di Vallecas (o Vallekas, secondo la grafia antagonista spagnola) e la gente che lo abita. Non è stato “adottato” dai reietti cittadini come nel caso del St. Pauli ed è troppo piccolo e circoscritto per essere paragonato al Celtic di Glasgow: il Rayo è il Rayo e ha una lunga storia proletaria che parla da sé.

    Fondato nel 1924, sette anni più tardi si iscrisse alle neonata Federación Obrera de Fútbol, dove giocò fino alla fine della Guerra Civile. Il piccolo club di Vallekas dovette fin dall’inizio combattere una battaglia impari contro due giganti del calcio iberico che si trovavano, guarda tu la sfortuna, nella sua stessa città, il Real e l’Atlético; fino agli anni ’70 navigò tra la cadetteria e le serie minori, ma nella stagione 1976/77 non perse neanche una partita e si guadagnò la prima promozione in massima serie della propria storia.
    Da quel momento la traiettoria del Rayito è stata un continuo alternarsi di salite e discese, addii e ritorni, cadute e resurrezioni. Non sono però i risultati sportivi ad avere attirato l’attenzione di simpatizzanti di mezzo mondo. Vallekas è un quartiere operaio, l’unico a Madrid nel quale il Partido Popular non è mai stato il più votato almeno in un’elezione; è un quartiere tanto umile e poco attraente, dal punto di vista architettonico, quanto accogliente, pieno di vita e culturalmente attivo. In perfetta simbiosi con il luogo dove ha visto la luce e ha sempre “abitato”, il Rayo è umile ma mai domo (alla fine de ’70 era conosciuto come Matagigantes per la propensione a fare vittime illustri sul campo da gioco) e i suoi tifosi sono perfettamente consapevoli di dover portare sugli spalti le battaglie che combattono nella vita di tutti i giorni. Non parliamo solo degli ultras, i celebri Bukaneros: come ha scritto un illustre tifoso del Rayito, Quique Peinado (l’autore di Calciatori di sinistra), “il Rayo Vallecano rappresenta (in modo simbolico, non intendo esagerare) lo spirito rivoluzionario in un ambiente così poco rivoluzionario come quello del calcio. In concreto, da quando i Bukaneros sono emersi in curva e hanno contagiato gli altri settori dello stadio. È un fatto e contestarlo sarebbe una menzogna. Lo stadio applaude (quasi) interamente gli striscioni e i cori politici della curva, e ciò lo ha reso Vallecas un campo speciale. Il Rayo è un club politicizzato dalla sua tifoseria e non bisogna avere paura di dirlo: la Franja (altro soprannome della squadra, ndr) rappresenta orgogliosamente il quartiere; il Rayo è di sinistra”.

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  2. Nel corso degli anni non sono mancati episodi che dimostrano più di molte parole il legame speciale tra la squadra e Vallekas. Il 29 settembre del 2010 il club decise di partecipare allo sciopero generale indetto da Comisiones Obreras e Unión General de Trabajadores contro la riforma del lavoro del governo Zapatero, unica società spagnola a prendere tale decisione: i campi di allenamento rimasero chiusi, così come la sede sociale e il negozio ufficiale allo stadio, in segno di solidarietà con gli operai del luogo. Il giorno dopo i Bukaneros poterono commentare con soddisfazione che gesti del genere rendevano il Rayo un vero orgoglio per la classe operaia.
    Quattro anni più tardi, il tecnico Paco Jémez si fece portavoce della campagna di solidarietà in favore di un’arzilla tifosa di 85 anni, Carmen Martínez Ayuso, che aveva perso la casa in cui viveva da 50 anni (concesso come garanzia per un prestito che il figlio, purtroppo, non era riuscito a restituire). Le donazioni di giocatori, membri dello staff tecnico e tifosi, sommate ai 5€ devoluti dal club per ogni biglietto venduto della partita tra Rayo e Siviglia del 7 dicembre 2014, fecero sì che la signora Martínez Ayuso ricevesse un assegno di più di 20.000 euro il 23 gennaio del 2015. Ma non finì qui: Carmen mostrò subito dopo di che pasta sono fatti i tifosi del Rayo donando metà della cifra ai figli di Wilfred Agbonavbare (storico portiere del club, gravemente malato e in difficili condizioni economiche) perché potessero venire a trovarlo dalla Nigeria prima che fosse troppo tardi. Purtroppo “Willy” morì il 27 gennaio senza che i figli fossero riusciti ad arrivare in tempo, ma il gesto della donna (e, di riflesso, di tutta la hinchada rayista) rimase.

    Recentemente si è tornati a parlare del club di Vallekas in relazione al mancato tesseramento di Roman Zozulya. Quest’ultimo, calciatore ucraino in forza al Betis, è stato ceduto in prestito al Rayo durante il mercato di gennaio, ma è stato costretto a fare immediatamente le valigie e a tornarsene a Siviglia dopo la vibrante protesta dell’intero quartiere. Il motivo? Le simpatie tutt’altro che velate di Zozulya per i neonazisti del battaglione Azov, per gli ultras di estrema destra del Dnipro (sua ex squadra) e per varie icone del fascismo ucraino. Al grido di “Zozulya Not Welcome” i Bukaneros, seguiti come sempre dalla grandissima maggioranza della tifoseria cosiddetta normale, hanno detto No all’acquisto del giocatore, motivando con un ampio e documentato reportage la loro presa di posizione dopo che i media avevano sostenuto che il rifiuto fosse dettato da un fraintendimento sul simbolo della maglietta indossata dal giocatore al suo arrivo in Spagna; maglietta che raffigurava il tridente dell’Ucraina in forma astratta, interpretato erroneamente da qualcuno come emblema neofascista. I tifosi hanno chiarito che la t-shirt era l’ultimo dei loro problemi, invitando giornali e tv a soffermarsi sulle prove della vicinanza di Zozulya all’Azov: fatica sprecata, ovviamente. Loro però hanno la coscienza pulita, al contrario dei vari pennivendoli che per un paio di settimane si sono arrampicati sugli specchi per far passare Vallekas come un covo di idioti intolleranti. La verità, in ogni caso, è a disposizione di chi vuol vederla. E ancora una volta il Rayo ha tenuto fede alla sua storia: pequeño en lo deportivo, grande en sus valores, que viva el Rayo de la clase obrera!

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  3. Penso qualunque cosa si faccia a Cuba vada bene, purchè ci sia relax e descanso...anzi a volte c'è fin troppo relax da portarmi all'aburrimiento...capita poche volte per fortuna, e quando capita o invito amici en el portal della casa a tomare un trago, o vado io da loro, per passare qualche ora tomando un buon ron e fumando un buon sigarro, o prendo un taxi e me ne vado fuori Habana alla finca dove vive la suegra, immerso nella natura selvaggia.

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    1. Guai non riuscire, come capita a molti, a staccare la spina, la vita diventa un incubo.

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  4. Uno dei piaceri ai quali non sò rinunciare è quello della tavola, infatti ogni volta che me lo posso concedere mi piace fare un bel pasto. Così come mi è capitato durante l' ultimo fine settimana quando mi trovavo a Pescara per via di un corso e approfittando del fatto che a pranzo ero riuscito a mandare giù un trancio di pizza, solo per riempire lo stomaco, la sera mi sono tolto lo sfizio di sceglier un menù più variegato, avendo a disposizione tanti ristoranti, molti dei quali servono piatti a base di pesce. Così mi sono potuto gustato una squisita zuppa, molto generosa, con scampi, totani, seppie, calamari accompagnata da mezzo litro di trebbiano. Considerate le esigue risorse, ho avuto quasi una rimorso di coscienza, ma a conti fatti e dopo aver saldato il conto posso dire che ne è valsa davvero la pena. P68

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    1. Non e' che usciamo a cena ogni sera, quando capita ne deve valere la pena, altrimenti meglio il findus.

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  5. Da un anno a questa parte mi sono dedicato all'hobby dei droni. Un paio di ore a volare la domenica mattina in campagna e tutte le sere una mezz'oretta di lavoretto per migliorare le prestazioni dei multirotori. Devo dirti che mi aiuta non poco.

    Simone M&S

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    1. Prova a farlo volare a Cuba, te lo abbattono in 3 minuti... :-)

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  6. Gli hobby sono piccoli piaceri, guai a toglierceli. Giuseppe

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    1. Anche perche' si portano via quel poco tempo libero che abbiamo.

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  7. Ciò che , in particolare , amo fare a Cuba è alzarmi molto presto al mattino ed andarmene a passeggiare per L'Avana . Non può mancare la visita al mercato agropecuario per l'acquisto di frutas y viandas.
    Usavo per piccoli spostamenti il "camello" che , già di per sé , era un mondo a parte e qui mi fermo :-)

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  8. Il cammello è anche un covo di ogni sorta di borseggiatore in circolazione.

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    1. Si diceva che il Camello fosse ... como la pelicula del sabado : sexo , violencia y lenguaje de adultos .

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  9. Mai preso ma le voci erano quelle...

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    1. C'avevi paura di qualche "duro" pegamento ? :-))))

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  10. No....è che non frequento luoghi di....anziani... :-)

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    1. Epico el cammello...

      Certi odori...peggio della metro milanese...jajaja...

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    2. Biondo , il camello è per giovani ...che ti possono appoggiare di duro i vecchi ? La dentiera ?

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    3. Sapendo la tua passione per i cantieri e le bocciofile, caro Tio, pensavo che il Cammello si fosse convertito a....baggina.

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    4. ojo a los camellos, hay muchos pajusos ja ja ja Enrico

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  11. Il presidente boliviano Evo Morales è volato a Cuba per sottoporsi a un trattamento medico d’urgenza in seguito a «gravi complicazioni» di un problema persistente alla gola.
    Morales è partito dopo una riunione di gabinetto, ha spiegato il ministro presidenziale Ruben Martinez senza aggiungere dettagli sulle condizioni del presidente. La voce di Morales, 57 anni, era apparsa rauca nelle apparizioni pubbliche delle ultime settimane e il leader boliviano aveva parlato di un raffreddore. Per alcuni problemi alla gola Morales il 6 febbraio aveva annullato alcuni impegni e si era sottoposto a visite mediche da parte di medici boliviani.
    Nel 2009 il presidente della Bolivia e leader del Movimento per il socialismo si era sottoposto a un intervento chirurgico al naso, eseguito da medici cubani ma in una clinica di La Paz. Aveva anche subito due operazioni alle ginocchia, dopo essersi fatto male giocando a calcio.

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    1. 'spetta che mi do 'na grattatina ai cabasisi....uei coscritto , niente scherzi ehh...

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  12. hola! è vero il fatto di essere fuori dal mondo trasmette un senso di rilassamento e di cazzeggio. Staccare è fondamentale. chao Enrico

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    1. Ti diro' di piu', credo che nel prossimo viaggio il wi fi lo utilizzero' molto ma molto poco.

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  13. Musica Maestro...e ancora buona musica...a tutte le ore...a piccole o grandi dosi...questo il mio modo per rifuggire dalle miserie quotidiane...

    ...discorso a parte per il lupacchiotto...perché sarebbe già molto offensivo pensare a lui come ad un hobby...

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    1. Il cane non e' hobby.
      Il cane e' famiglia.

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    2. Esaaaaatto...é come un figlio...eterno bambino...

      Maaaaa anche la musica é una droga...una medicina...

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  14. Santa Fè - Buenas a todos, caro Milco ho appena effettuato il pagamento on-line Air France per Giugno e già mi sento meglio..questa volta festeggeremo i 7 anni della bimba dai nonni cubani, sono reduce da due anni "di corsa"..senza vacaciones e pause, ora 30 giorni tutti insieme sembrano un sogno, come dici tu una birretta in buona compagnia osservando il "cinema della calle" della capitale già mi rende sereno solo all'idea.

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    1. Uela' Sardegna....te perdiste?
      30 giorni e' un gran bel viaggiare!
      Ben rientrato sul blog.

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  15. ARRIVATO OGGI E....SPOSTATO.

    ciao. sai se ci sono novità da quel lato? traghetti da key west per la havana? grazie per le info. su TRAGHETTI E VOLI
    Roberta Fiore

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  16. Apre oggi al pubblico presso ONO arte contemporanea la mostra Ernesto Che Guevara Guerrillero Heroico, una personale di Alberto Korda, fotografo cubano che deve la sua notorietà all’omonima immagine scattata al Che, che può essere considerata come la più iconica e famosa nella storia della cultura popolare. L’immagine fu scattata con una Leica durante un funerale di Stato il 5 marzo del 1960, ma fu pubblicata solo un anno dopo sul quotidiano cubano «Revolución». Diventata simbolo di un epoca la celebre fotografia a livello estetico e concettuale può annoverarsi a pieno titolo tra le immagini e le icone pop che anche lo stesso Andy Warhol ha portato nell’empireo dell’arte contemporanea.
    PERCHÈ ANDARE
    Il percorso espositivo è composto da 30 fotografie in cui è possibile immergersi in una Cuba ormai lontana e nella quotidianità di un mondo cristallizzato che sta svanendo con la morte di Fidel Castro e l’apertura di Cuba al mondo. Nelle fotografie in mostra spesso il personaggio pubblico e la persona si fondono in un’immagine che lentamente diventa vero e proprio immaginario, portando con sé una serie di significati che via via sbiadiscono da quella pellicola, che diventa vera e propria icona. Nelle immagini esposte non solo Cuba e la rivoluzione, Che Guevara e Fidel Castro, ma anche tutto il milieau culturale di un’epoca, fatto di personaggi di spicco della moda e della letteratura .Korda divenne il più importante fotografo di moda cubano oltre che volontario per la “Rivoluzione”
    DA NON PERDERE
    Fra le immagini in mostra anche la visita ufficiale di Fidel all’Havana e quelle scattate al Lincoln Memorial. Ricordiamo che il Comandante decise di farsi “seguire” nelle apparizioni pubbliche proprio dal fidato Korda, con il quale instaurò un rapporto professionale e di amicizia che terminò solo con la morte dello stesso fotografo nel 2001.

    Alberto Korda. Ernesto Che Guevara Guerrillero Heroico
    Dal 2 marzo al 23 aprile 2017
    Luogo: Ono Arte Contemporanea, Bologna
    Info: 051 262465
    Sito: www.onoarte.com

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