domenica 23 aprile 2017

IL DECORO


Gli Orishas, se siamo molto fortunati, possono camminare al nostro fianco, ma fino ad un certo punto.
Vi ho raccontato di un viaggio di andata divertente e dove tutto e' filato liscio come l'olio, cosa non scontata se devi prendere la tua auto, poi un volo per Parigi, un altro per La Habana, un taxi per il terminal e poi un auto fino a Tunas.
Murphy nelle sue leggendarie 3 leggi ci racconta che se una cosa va troppo bene....non dura.
Infatti la fortuna avuta nei voli l'ho, in parte, scontata in inmigration.
Storicamente, da quanto mi ricordo, sia quando gli uffici erano in quel caravanserraglio di Buenavista, che ora a la linea, il massimo tempo di attesa prima di risolvere le mie pratiche e' stato di 30/40 minuti.
Questa volta ci sono volute 4 ore tonde tonde.
C'e' da premettere che con la sciura siamo ci siamo presentati tardi negli uffici.
Ero arrivato di notte a casa, avevo disfatto le valigie, mi ero buttato in branda per qualche ora di sonno, alzandomi dopo le nove del mattino.
Un salto al banco per cambiare (1.04 pensavo peggio) e per comprare la marca da bollo da 40 cuc, quindi ci e siamo recati negli uffici.
L'organizzazione non e' mai stato il forte degli uffici statali di Las Tunas, mentre in altre citta' c'e' un ufficio per noi stranieri, un altro per i cubani che viaggiano e un altro per le case de renta, da noi e' tutto dentro lo stessa stanzina.
Se va bene sono 2 funzionarie a stare dietro alle cose, altrimenti una sola.
Arriviamo quindi sul tardi, davanti a noi non e' che ci fosse tanta gente, ma c'era una cubana con alcuni parenti e un bimbo.
Al bimbo parlavano in italiano quindi suppongo fosse la moglie di un pasia'.
La ragazza aveva avuto un ischemia, era letteralmente sorretta dai parenti, non so quali papeles dovesse fare ma dentro l'ufficio c'e' stata un ora e mezza.
Siamo arrivati quindi allegramente a mezzogiorno.
Vuoi che le solerti dipendenti statali saltino l'almuerzo?
Vogliamo farle morire di fame?
Spariti tutti fino all'una.....e noi li' come pirla ad aspettare.
Passiamo intorno alle 14.30, entro in ufficio, colgo subito un aria di scazzo pesante, solitamente faccio un po' il piacione quando entro in quegli uffici, ma mi sono subito reso conto che, quella volta, non era il caso.
Una tipa si lamentava dell'eccesso di lavoro dicendo all'altra che pensava di chiedere la baja.
Andiamo bene....
Dovete sapere che, pur possedendo a Cuba 2 paia di bermuda al ginocchio, quasi sempre vado in giro con calzoncini a mezza coscia tanto che a volte c'e' chi mi chiede, per scherzare, a che ora inizia la partita.
Con un paio di quelle braghette mi sono presentato all'inmigration, le stesse le avevo addosso in banca e nessuno mi ha detto nulla.
La negra che c'era in inmigration mi squadra con occhio maligno e mi dice che, per questa volta, mi “attendeva” ma che la prossima volta se mi presentavo coi pantaloncini non mi avrebbe piu' fatto entrare in ufficio.
In 17 anni nessuno mi aveva mai rotto i coglioni per questa faccenda, so che ci sono un paio di locali in citta' dove occorrono i pantaloni lunghi per entrare, ma sono locali che non frequento perche' ci tengo al mio fegato.
Di sera ho sempre la braga lunga.
Comunque capisco che non era aria di fare discussioni, le dico che non ci avevo fatto caso e che la prossima volta sarei certamente arrivato almeno con le bermuda.
La negra mi ricorda che mi trovo in una installazione militare (!), che ero tenuto ad attenermi alle norme di decoro a cui si devono attenere i cubani.
Nulla da dire, paese che vai usanza che trovi, certo mi piacerebbe che anche nel mio paese gli stranieri si attenessero al nostro modo di vivere, ma mi rendo conto che non e' il caso di sollevare il coperchio al vaso di Pandora.
Ho chiuso la bocca aspettando che mi consegnasse la A2 senza ulteriori discussioni, onde evitare rappresaglie...cartacee.
Il decoro.
Bella questa....
Il cubano ha questa mania per la formalita' apparente, dico apparente perché le cose sono poi, nella realta' di tutti i giorni, un tantino differenti.
Se devo scendere in Italia al negozio sotto casa per comprare il latte lo posso fare anche in canottiera e braghette senza che nessuno si stupisca, invece il/la cubano/a anche se deve attraversare la strada, cerca di farlo vestito/a di tutto punto.
Il solito discorso del chisme, se vai in giro un po' trasandato, secondo i loro canoni, la gente puo' pensare che te la stai passando male e...critica...critica...
Io, che del giudizio della gente me ne fotto da decenni, mi sono comunque dovuto adeguare al loro modo di vedere le cose.
Ricordo che, anni fa, ero ai miei primi viaggi a Cuba, giravo per la casa de renta a dorso nudo e con un asciugamano messo a pareo.
Ero in vacanza e faceva un caldo boia, la duena mi fece gentilmente notare che da loro non si usava...e mi sono adeguato.
Pero' e' strano, in un paese dove tutti tirano a fottere tutti, dove chiunque cerca di passarti davanti in coda, dove non c'e' vergogna per niente e per nessuno, dove se possono metterti a pecora non si fanno nessun problema, che 10 centimetri di pelle della gamba scoperti possano urtare le altrui sensibilita'.
Ovviamente mi adeguero', e' giusto che se ai cubani e' impedito di entrare in certi locali senza un abbigliamento adeguato, le stesse regole debbano valere anche per noi.
Il bello e' che sono sempre andato in braghette all'inmigration e nessuno mi aveva mai rotto le palle.
Forse era il giorno sbagliato......puo' capitare.

18 commenti:

  1. Santa Fè- Probabilmente hai trovato la persona sbagliata, spero non siano diventati realmente cosi formali, in quel caso comunque dovrebbero esserlo anche nel non farti attendere delle ore, ma questo aspetto mi sa tanto che proseguirà a tempo indeterminato.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Questa faccenda del pantalone lungo e' sempre esistita.
      Non a caso alcuni cubani ora girano in bermuda dopo che le hanno viste addosso a noi, per loro era tabu'.

      Elimina
  2. Forse e' parte del piano per scoglionare un certo tipo di turismo. Giuseppe

    RispondiElimina
    Risposte
    1. No, e' sempre stato cosi'.
      Las Tunas, da questo punto di vista e' sempre stata "rustica".
      Ricordo quando gli uffici erano in Buenavista che era un casino peggiore perche' c'erano pure i cubani per i carne' e i passaporto.
      Aspettavi ore e ore.

      Elimina
  3. Misteri cubani come molte leggi che dipendono da chi ti trovi di fronte e come si è svegliato quel giorno, comunque va bene a loro e noi ci adeguiamo,alla fine sono sciocchezze che mi fanno ridere.paolino.

    RispondiElimina
  4. Bisogna capire anche che e' un bel casino quel lavoro.
    Hanno sempre gli uffici pieni di gente, nessuno che spiega nulla, ognuno che arriva deve entrare per chiedere qualche spiegazione mentre loro stanno occupandosi di altra gente...un delirio e per 4 soldi.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. È vero per quei due spiccioli io schizzerei subito,altro che balle.paolino.

      Elimina
    2. Se contasse solo lo stipendio hai ragione ma quella...gente per adelantar o conceder papeles...arrotonda, fidati.

      Elimina
  5. El arribo de visitantes estadounidenses a Cuba continúa creciendo en lo que va del año a un ritmo de 118 % hasta el pasado 31 de marzo, según estadísticas de expertos del sector, divulgadas por medios de prensa de la Isla.

    Ese aumento representa más del doble en comparación con el primer trimestre de 2016 y en este momento coloca a los visitantes de Estados Unidos en segundo lugar, por detrás de los viajeros de Canadá, que se mantiene como el mercado emisor líder hacia la isla, precisó el economista José Luis Perelló.

    En los cuatro primeros meses de 2016 visitaron Cuba más de 94.000 ciudadanos estadounidenses y la cifra total de ese año fue de 284.937 para un crecimiento de 74 % en comparación con 2015, según datos del Ministerio del Turismo (Mintur).

    Perelló señaló que las cifras de visitantes norteamericanos contrastan con las reducciones de vuelos y reajustes en sus operaciones hacia Cuba realizadas por las aerolíneas de EE.UU., autorizadas a efectuar hasta 110 frecuencias diarias, tras el restablecimiento de los vuelos comerciales a Cuba en 2016.

    En marzo pasado, las aerolíneas estadounidenses de bajo coste Silver Airways y Frontier suspendieron sus vuelos a Cuba debido a la saturación en la oferta, mientras otras como American Airlines, JetBlue y Spirit han reducido sus frecuencias y envían aviones de menor tamaño.

    El especialista acotó además que un estudio de agencias de la Secretaría de Comercio de EE.UU. indicó que una vez que estuviera establecida una embajada del país norteño en La Habana, podrían visitar la isla un millón de estadounidenses, pero 60 % de ellos preferiría hacer el viaje en cruceros.

    Pero tanto el inicio de los vuelos regulares como de los cruceros desde EE.UU., en 2016, han contribuido al incremento de los viajeros norteamericanos a pesar de que los ciudadanos de ese país aún no pueden viajar como turistas a la isla.

    Sus visitas a Cuba están restringidas y amparados en alguna de las doce categorías autorizadas por el Gobierno de Washington, debido a la vigencia del embargo económico y comercial que aplica al país caribeño.

    Según cálculos de analistas, cuando se levante la prohibición de EE.UU. a sus ciudadanos de viajar a la isla como turistas, podrían llegar en un primer momento hasta dos millones de estadounidenses al año, cifra que podría alcanzar los cinco millones a medio plazo.

    Cuba y EE.UU. iniciaron en diciembre de 2014 un proceso de “deshielo” diplomático que se concretó con la apertura de embajadas en las capitales de ambos países en 2015.

    Cuba ha reportado en los últimos años un “boom” del turismo y en 2016 consiguió por primera vez en su historia la cifra récord de 4 millones de turistas.

    Para 2017, las proyecciones de visitantes extranjeros a la isla apuntan a elevar el número hasta 4,2 millones.

    El turismo representa el sector más dinámico de la economía cubana y la segunda fuente de ingresos del país detrás de la venta de servicios profesionales al exterior.

    RispondiElimina
  6. AHI PICHARDO.....

    El momento menos oportuno

    Las expectativas que despertó Pichardo en 2015 fueron tan grandes como sus saltos. Pero luego, el estado de gracia de Taylor y la lesión de su pierna derecha le impidieron al santiaguero alcanzar la gloria olímpica en tierras brasileñas.
    Desde entonces, el ambiente en torno al excepcional triplista se fue enrareciendo hasta terminar en la presunta escapada. De confirmarse por las autoridades deportivas y la prensa cubanas que, como es usual, han hecho mutis, esta no llegaría en el momento más oportuno.
    Su desaparición no solo lo privaría de asistir al Mundial de Londres y le impediría visitar Cuba en los próximos años –una pena que pesa sobre todos los atletas que abandonan los equipos cubanos en el extranjero–, sino que también podría hacerle esperar mucho más de lo establecido hasta hoy por la posibilidad de competir por otro país.
    El pasado 7 de febrero, la Asociación Internacional de Federaciones de Atletismo (IAAF) anunció que congelará todas las solicitudes de cambio de nacionalidad, a la espera de encontrar y adaptar un nuevo esquema, según informó el propio organismo tras una reunión de alto nivel que se desarrolló en Montecarlo.
    La medida es una de las bases sobre la que descansa la revolución iniciada por Sebastian Coe al frente de la IAAF y responde a la proliferación del cambio de las nacionalidades en el atletismo mundial, que en la gran mayoría de los casos obedece a cuestiones económicas.
    “He hablado con muchas asociaciones miembros que reciben periódicamente una lista de atletas que lo hacen solo por negocio”, dijo entonces Coe, quien justificó la decisión aseverando que “ese no puede ser un sistema sostenible”.
    El doble campeón olímpico inglés argumentó que el atletismo, en sus niveles más altos de competición, “es un deporte basado en equipos nacionales y es particularmente vulnerable en este aspecto”.
    En este sentido, fue muy sonado el caso de Ruth Jebet, quien recibió medio millón de dólares como premio por su medalla de oro en los 3.000 metros con obstáculos durante los Juegos Olímpicos de Río. Una cifra imposible en su natal Kenia, pero perfectamente al alcance del opulento reino de Bahrein, al que representó en la lid de los cinco aros.
    En la urbe brasileña, 26 de los 29 atletas bahreiníes fueron nacionalizados, así como 17 de los 32 de Turquía y 4 de los 8 de Qatar. En el Campeonato Mundial de Beijing, hace dos años, ninguno de los 17 deportistas que representaron a Bahrein nació en su territorio.
    Ante esta preocupante realidad, Coe ha decidido impulsar cambios drásticos en el reglamento de la IAAF, que estipula tres años de espera para representar a un nuevo país tras una naturalización, y solo uno si se produce un acuerdo entre el país de origen y el receptor. Y las autoridades deportivas cubanas, como lo han demostrado en no pocas ocasiones, no acostumbran a allanar el camino a quienes deciden salir de su tutela.
    Por todo lo anterior, Pichardo podría encontrar ahora nuevas dificultades para continuar su carrera en un deporte que, si bien tiene lucrativas competencias de clubes en buena parte del año, está diseñado para que los atletas brillen con las camisetas de sus países.
    A pesar de ello, múltiples federaciones europeas se pelearán seguramente por enamorar al caribeño. Y en esta clase de seducción, España lleva la delantera con los atletas cubanos, aun cuando Pichardo podría inclinarse por otro rumbo, de acuerdo a la finlandesa Annimari Korte, periodista y miembro del equipo de atletismo del FC Barcelona.
    Lo cierto es que la Real Federación Española de Atletismo ha seguido una línea agresiva a la hora de granjearse el favor de los deportistas que abandonan la Isla. Así lo demuestra la medalla de plata que les entregó Orlando Ortega en los Olímpicos de Río, después de que el mismísimo Consejo de Ministros le facilitara una nacionalización “express”.

    RispondiElimina
  7. Pantaloncino corto corto effettivamente un po' troppo azzardato.. mat.

    RispondiElimina
  8. Mat parlo di pantaloncini sotto la mezza coscia....mica vado in giro con la fava di fuori... :-)

    RispondiElimina
  9. Io invece mi presi un cazziatone in banca, ero a Camaguey anni fa, perché non mi ero tolti gli occhiali da sole e stavo smanettando col movil, robe da pazzi 😂😂😂

    RispondiElimina
  10. In effetti il movil a Cuba, in banca, lo tengo spento.
    Paese che vai.....

    RispondiElimina
  11. hola! in effetti quando si entra in certi luoghi statali bisogna mantenere una certa "etichetta". In ogni caso nella vita diaria i cubani fanno tutto o quasi in funzione del chisme. chao Enrico

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Infatti non contesto la cosa, solo mi sembra strano che si siano accorti dopo 17 anni che giro in braghette....

      Elimina
  12. Leggevo questa mattina i risultati del referendum fra i dipendenti Alitalia sulle nuove medidas proposte per salvare la baracca.
    Medidas bocciate a pieni voti.
    Si parlava di riduzione di personale e di tagli salariali.
    Lungi da me augurarmi che dei lavoratori, se pur privilegiati nell'attuale contesto, perdano il posto o si ritrovino decurtato il compenso, ma mi chiedo perche', in certi ambiti, non valgano le regole che governano il resto del mondo.
    In palestra siamo 3 soci, a fine mese se le cose sono andate decorosamente prendiamo il dovuto, in caso contrario ne prendiamo di meno oppure nulla oppure ne mettiamo.
    Funziona cosi' nel mondo reale.
    Evito di tediarvi con la storia di Alitalia, una storia che rappresenta l'ennesima vergogna di questo paese, mi limito a guardare l'oggi.
    Gli arabi sono entrati al 49%...come permette l'Europa.
    Il resto, se non ho capito male, grava ancora en toto o in parte sul groppone di tutti noi.
    Alitalia perde un milione tondo tondo al giorno....ripeto al giorno.
    Nel corto raggio non e' competitiva con Rayanair e Easy jet, anche Air France perde circa sul corto raggio 150 milioni ogni anno, ma recupera alla grande sul lungo raggio.
    Alitalia no, avendo un lungo raggio molto limitato non recupera per nulla le perdite del corto.
    Quindi come la rigiri e' un bagno di sangue.
    Le medidas erano sanguinose ma permettevano al baraccone di andare avanti e magari di crescere.
    Ora ci sara' il commissariamento a quanto pare....
    Faccenda ingarbugliata ma se una macchina non cammina qualcosa per farla funzionare occorre fare.

    RispondiElimina
  13. ROMA (Reuters) - Il governo italiano chiederà all'Unione europea il via libera a un prestito ponte per Alitalia fino a 400 milioni di euro per garantire alla compagnia di volare fino all'arrivo di un compratore.
    Lo ha detto il ministro dello Sviluppo, Carlo Calenda, dopo che circa il 68% dei lavoratori Alitalia ha respinto il pre accordo tra azienda e sindacati che preludeva a una ricapitalizzazione che tentasse il salvataggio della ex compagnia di bandiera.
    Ieri Alitalia ha comunicato all'Enac la decisione di avviare le procedure per il commissariamento previste dalla legge e ha convocato un assemblea per il 2 maggio.
    "L'unica cosa sarà avere un prestito ponte da parte dello Stato che consenta ad Alitalia di andare avanti in attesa di un compratore". La cifra è di "3-400 milioni per assicurare la continuità di gestione", ha detto Calenda intervistato da Giovanni Minoli su Radio 24.

    RispondiElimina