martedì 2 maggio 2017

PICCOLI IMPEGNI


Argomento ampio su cui abbiamo gia' a lungo disquisito ma puo' essere utile e divertente, ogni tanto, tornarci.
Durante questo mio ultimo giro nell'oriente cubano, una mattina, se non ricordo male l'unica durante questa vacanza, mi sono seduto intorno alle 9.30 al parque centrale di Las Tunas con un paio di amici di vecchissima data.
Solitamente al mattino ho sempre altro da fare, ma quel giorno dovevo portare dal veterinario sia Tifon che Charito (la cokerina di casa) per un controllo e per la vacuna pentavalente che si paga in divisa.
Ai cani, economicamente, penso io.
Dovevo aspettare che la sciura si liberasse da cio' che aveva da fare, c'era da amarrare i due cani, prendere un coche ecc....insomma era un procedimento non semplicissimo.
Comunque ero seduto su una panchina con gli amici discutendo, come sempre, dei massimi sistemi che governano l'universo, quando e' passato uno dei due proprietari del Bella Vita.
Probabilmente avra' avuto alle spalle 3 ore di sonno, ad andare larghi, e si vedeva bene...
Ci guarda e afferma “beati voi...piacerebbe anche a me potermi sedere su una panchina tranquillo...” noi lo invitiamo a farci compagnia, lui ci dice che deve aprire bottega proseguendo il suo cammino verso il locale.
In effetti tutte le volte che ho messo piede in quella location l'ho sempre visto sul pezzo.
Vale la pena andare a Cuba per farsi un mazzo cosi' 16 ore al giorno?
Ovviamente la mia e' una domanda su cui ognuno puo' dare la propria risposta, ma e' possibile riaprire vecchi e mai risolti discorsi.
Ognuno di noi fa quello che ritiene giusto fare, nessuno ci ha mai puntato una pistola in testa per obbligarci a fare impresa a Cuba.
Se lo abbiamo fatto e' stato nel pieno rispetto del libero arbitrio, insomma ognuno ha fatto il cazzo che voleva.
Il locale di cui parlavo a Las Tunas ha una quindicina di dipendenti pagati decorosamente.
Parliamo di 1200/1500 cuc al mese di personale, 15000/18000 all'anno, piu' le tasse e gli altri balzelli a cui ci si deve sottoporre.
A questo vanno aggiunti i quattrini spesi per acquistarlo e metterlo in piedi.
Palanche non bagigie.
Una volta speso tutto questo denaro occorre poi mandarlo avanti il locale.
Situazione non facile se si vive dall'altra parte del mondo, ma cosa difficile anche se si e' sul pezzo dalla mattina alla notte.
Parliamo sempre di Cuba.
Investimenti ingenti presuppongono piani di rientro pluriennali, nessuno investe perche' non ha di meglio da fare nella vita.
Perche' il giro del fumo sia quello giusto occorre che tutto funzioni al 100%, ogni mese ci sono da pagare stipendi, utenze, tasse ecc...
Come ho gia' avuto modo di dire se Cuba diventasse un luogo, per me, cosi' impegnativo forse avrei cambiato destinazione da tempo.
Penso ad altri locali italo cubani come Las Hermanas o La Romana, messi in piedi con investimenti importanti e che ora tentano di sbarcare il lunario, a volte con successo a volte a fatica.
Come in ogni parte del mondo, una volta fatto l'investimento non c'e' nessuno che ti assicura il successo del progetto, troppe variabili possono incidere sul risultato finale, non ultima il fatto che....siamo a Cuba.
A volte le cose, come e' capitato all'italiano di cui parlavamo giorni fa e che ora ha perso tutto senza la possibilita' di rientrare a Cuba, vanno davvero male.
A questo aggiungo che 14/16 ore al giorno di lavoro posso, forse, farle in Italia ma non sicuramente a Cuba.
Combattere con il personale, con quella mentalita', doversi occupare di tutto e tutti senza possibilita' di delega a nessuno, seguire il percorso di ogni singolo centavos in modo che non prenda strade misteriose ecc.....
No, per me e' troppa roba, a Cuba.
Rimango fermamente convinto che la cosa migliore (se proprio si deve...) sia un investimento medio piccolo, con la possibilita' di seguire il tutto ma anche di potersi staccare senza che il negocio si trasformi in un bagno di sangue.
Penso a Grande Torino, a quello che mi sta' dando non solo in termini monetari ma sopratutto ai vantaggi sulla qualita' della mia vita cubana.
Penso alla spaghetteria di Mario, che ha speso 4 soldi ma che riesce a vivere serenamente delle sue 6 ore di tranquillo lavoro al giorno.
Penso al mio amico bresciano, che ha comprato un chioschetto alla moglie, uno di quelli da pizza e refrescos, da quel momento non ha piu' dovuto mandare nulla perché il tutto si mantiene con le sue gambe.
Oggi un bel business sarebbe il riuscire a rilevare uno di quei chioschetti piazzati davanti al terminal del Viazul.
Un via vai continuo di gente, 24 ore aperti; pizze, panini di buona fattura, bibite, refrescos, dolci ecc....
Se avessi la RP penserei SUBITO ad una agenzia immobiliare.
Un piccolo ufficio, un computer, una connessione e 4 sedie.
Niente magazzino, niente spese sul groppone, qualche corredor che viaggia a percentuale e siamo tutti contenti.
Se ci sono case da vedere o trattative da mandare avanti si cammina, altrimenti va bene lo stesso.
Soldi da chi vende e da chi compera e chiusa li'.
Nessun investimento importante, nessuna notte insonne per la paura di non farcela.
A quel punto potrei passare a Cuba anche periodi piu' lunghi avendo qualcosa da fare per tirare sera.
Qualcosa da fare vuol dire occuparsi la mezza giornata, ad andare larghi, non certo a combattere 16 ore al giorno contro tutto e tutti.
Al limite avere anche il tempo di sedermi su una panchina a chiacchierare con gli amici....

M&S CASA PARTICULAR CUBA HA AGGIUNTO UNA CASA

26 commenti:

  1. DAL BLOG PEDAZO DE CUBA

    Autores: Grupo Primer año de Periodismo. Universidad de Matanzas

    En las últimas temporadas el sueño de todo caldero en la cocina de la familia cubana, lejos de ser el clásico cerdo, reservado para las despedidas de año, es la escurridiza papa. Por eso cuando las autoridades de la agricultura anunciaron con bombo y platillo el posible sobrecumplimiento de la monarca ausente de nuestros fogones, a los cubanos se nos hizo la boca agua.
    Solo que cuando al fin la papa llegó, echó por tierra nuestros apetitos con excusas que llegaron por diferentes vías: “la semilla nacional no rinde igual”, “la producción no alcanza para toda la nación”, “hay que priorizar a la capital”, “en el interior del país no hay condiciones para almacenar en frío, “hay que racionarla”.
    En la provincia de Matanzas, una de las mayores productoras de papa en el país, se deben distribuir 17 libras por persona, según un trabajo publicado por el corresponsal de Radio Rebelde José Miguel Soliz. En otras provincias las cifras oscilan entre 14 y 15, y nacionalmente se habló de 13. Hasta la fecha, al menos en la capital matancera, se han ofertado tres vueltas: la primera de 3 libras por persona y la segunda y la tercera, de cinco.
    Las preguntas entre la población no se hacen esperar: ¿Por qué racionarla? ¿Por qué venderla por la libre a los tres días? ¿Por qué no extender un poco más el plazo de compra para las personas que trabajan en la calle y no tienen tiempo de hacer la cola? ¿Por quéno ofertarmayor cantidad en Matanzas si es uno de los territorios donde más se siembra? De las 6 mil 500 ha sembradas en Cuba, mil 350 se plantaron en tierras matanceras.
    Y la interrogante que se reitera cada año: ¿Por qué las diferencias con La Habana? ¿Por qué allí se vende más cantidad y durante más tiempo?
    Se ha explicado que desde hace varios años la producción no se corresponde con las crecientes demandas y que producir papa es caro, sobre todo porque la mejor semilla es la que se importa. Por esa y otras razones,los cubanos solo podemos disfrutar la papa durante dos o tres meses. A ello se suma que en las provincias productoras no hay capacidad de frío para almacenarla. Debido a ello la distribución normada dura solo hasta abril, cuando termina la cosecha, excepto en La Habana, donde sí se puede mantener en frigoríficos, según directivos de Comercio Interior.
    Esa sería la razón fundamental por la que en La Habana la papa está presente en los mercados durante una buena parte del año. Conozco a varias personas que tienen carro y van a capital a comprar papa. No obstante nada justifica, ni siquiera los problemas con el transporte, que la distribución del tubérculo solo se haga en las provincias desde Pinar del Río hasta Ciego de Ávila.
    Tras analizar los pros y los contras, llorar por los cubanos que no ven la papa ni siquiera tres meses, y sobre todo al salir de la cola con las 15 libras, quizás las últimas, ¿quién sabe? porque nadie lo informa,que tocan en mi familia en este año, uno se pregunta si al final, ¿la papa ayuda, o solo trae dolores de cabeza?
    Por cierto, las placitas de Acopio y los Mercados Agropecuarios Estatales son desde febreroel típico escenario donde tiene lugar el popular filme de la papa. En cada una se aprecia por entregas un ambiente de irritación y desorden. ¿La causa? Todos ansían acariciar la suave textura dela conocidaprotagonista antes de que los oportunistas la compren por la libre y le adulteren su precio. Se acabó la papa es la frase mas temida por los ansiosos compradores.

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  2. Escenas parecidas suceden en ocasiones: se abre la puerta trasera del agro y corren sobre dos piernas los sacos de papa aún llenos. ¿Hacia donde van esos bultos que nunca nadie vio vender? Mientras la maestraMaría se queda sin realizar la compra porque no puede dejar la escuela para irse a hacer una cola; Sonia, íntima amiga del placero y dueña de la paladar de la esquina, guarda en su almacén personal más raciones que las vendidas en la cuadra.
    Pero las ilegalidades empiezan desde el campo. Allí quedan sacos que van a parar a las manos de vendedores ambulantes, que luego echan 5 o 6 ejemplares en una bolsa y cuando ya no hay en los mercados estatales, las ofertan a 25 pesos, violando todo lo establecido, pues en ningún lugar está escrito que un cuentapropiesta pueda vender papa.
    El tema papa en Cuba se hace cada vez más popular y sus protagonistas no son los productores, los distribuidores y vendedores oficiales, ni los consumidores, sino los revendedores, quienes han explotado su imaginación al máximo. Y es un “misterio” de donde logran abastacerse para tener papa todo el año, si en el cuarto mes en Cuba se acabó la cosecha y la distribución.
    No obstante, la papa ayuda mientras dura. !Y sino que lo digan quienes por estos días disfrutan del puré, la tortilla con papas, las papas fritas, rellenas o cualquier otro plato pepero!, sueños por los que prácticamente los cubanos esperamos todo el año.
    La nueva forma de distribución de la papa, aunque ha traído inconvenientes, sobre todo a quienes no tienen tiempo de hacer la cola, ha sido aceptada por la población. Al menos es una forma de lograr que todos tengan su ración garantizada. Hay quienes rebosan de alegría con la medida, porque en años anteriores, cuando se expendía por la libre, no lograron nunca llevar una papa a sus calderos y hay otros que aún no han podido sacar la primera vuelta.
    Los Pánfilos, por su parte, dicen que ha sido una forma de darle valor de uso a la cada vez menos utilizable tarjeta de abastecimiento.
    Sin embargo, habría que pensar, ya que se quiere garantizar la igualdad en la distribución, cómo hacerlo de una manera más equitativa para todo el país y el interior de cada provincia. Molesta, !y mucho!, que territorios que producen la papa no sean los primeros en consumirla. Y aunque eso es algo que se ha tratado de respetar en esta ocasión, no siempre ha sido así.
    Quizás porque escasea, la papa se ha convertido en algo muy preciado para los cubanos, por encima de platos típicos como el cerdo, la yuca o el plátano. Por eso, al menos mientras haya para distribuir a la población, las autoridades involucradas deben hacer todo lo posible para que no se convierta en la papa de la discordia.

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  3. Santa Fè - Buongiorno Milco, piccoli investimenti piccoli rischi, anche io son d'accordo con la tua analisi.
    Ho costruito anni addietro (dollaro a 1.40)un appartamentino sopra la casa di mia suocera, ora, con la renta a cubani e studenti della Scuola di Medicina latino americani, riesce a tirar su qualche cuc sia per il suo sostentamento che per investire per la casa (aire, frigo, plasma).
    Altri due progetti sono in piedi,uno è un chioschetto in riva al mare dove servire renfrescos y cerveza, io lavorerei solo la mattina, l'altro obbiettivo è un laboratorio di pelucheria y unas dove lavorerebbero e gestirebbero mia moglie e la cugina.
    Vamos a ver.

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    1. Con gli studenti latinoamericani ci sono case a Tunas che tirano su qualche cuc anche facendo loro da mangiare visto che all'universita'mangiano malissimo.
      Plato fuerte e contorni a 50 pesos.
      Algo...
      Infatti piccoli investimenti...ad esempio col cambio di merda di oggi probabilmente non comprerei piu' casa.

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  4. Ho sempre pensato che chi mette il proprio borsillo a repentaglio, investendo col suo culo, e non sapendo se la baracca reggerà, che bisogna togliersi tanto di cappello, perchè criticare e fare negocio a palabras col culo degli altri, è sempre stato lo sport preferito di molte persone....detto questo, dico che se un giorno dovessi lavorare a Cuba (al 99,9% non ci penso proprio) per sostenermi la vecchiaia, o per dare una mano a sostenere il famillon, sarei tentato dal fare solo due cose, comprare casa con 3 cuarti e 2 rentarli, oppure comprare un carro e far fare il taxista a persona di estrema fiducia e serietà, dove soprattutto con la casa le uniche spese iniziali che hai è comprarla (preferirei già arredata), poi tutto il resto vien da se, si hanno solo spese per imposte, bollette, lavare lenzuola, asciugamani, e donna delle pulizie che cuida los cuartos, mentre col taxi oltre la gasolina e il seguro potrebbero aversi spese di riparazione per guasti, pezzi di ricambio introvabili, ecc...tra un paio d'anni, e soprattutto se mi caserò o arriverà un chamaco, e potrò chiedere la RP, penso di comprare casa all'Havana, 3 cuarti, uno per me e novia, e gli altri due rentarli, approfittando soprattutto del fatto che alla capital il turismo pullula, e che la casa essendo un investimento, un domani resterà al nino e si ritroverà delle solide fondamenta su cui costruire la sua vita...Per adesso sono solo progetti, spero di poterli realizzare, vamos a ver que pasa.

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    1. Quello del carro a disposizione dei turisti e' un bel business.
      Ne parliamo spesso con Simone.
      no resta qua' a mandare gente e l'altro scorrazza i clienti in giro per Cuba.
      Vai cauto coi progetti, ricordo che gia' a Baracoa....

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    2. Sognare Milco aiuta a stare bene :-) nella posizione tua e di Simone un carro sarebbe la chiusura del cerchio

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    3. Lo sappiamo bene e infatti se ne parla.
      pero' fino a quando uno dei due non si trasferisce con Rp e tutto il resto la cosa non e' fattibile.
      Lasciare la cosa in mano ai cubani vuol dire il fallimento totale o PARZIALE di un progetto...come ho potuto constatare recentemente....
      Ma, ovviamente, di certe cose...nessuno parla :-)

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  5. Certo se vale la pena, io sono dell'idea che Cuba vada bene per turismo e basta.Giuseppe

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    1. Ma sai dopo altre 50 viaggi la voglia di un po' di terreno sotto i piedi arriva...poi ognuno e' dueno del proprio borsillo e del proprio tempo...

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  6. la casualità...proprio oggi mi chiama una mia amica che opera nel settore turistico e immobiliare, dicendomi che ha richieste di italiani e non che desiderano acquistare a Cuba. Le spiego un poco la situazione cubana ma non la dissuado....questo business già lo opera in altri paesi del sud america e asia e vuole provare a farlo a cuba. Pacchetto turistico con obiettivo vendita di casa in cuba, eventuale frazionamento multiproprietà Se qualcuno è interessato faccio da ambasciatore di contatto...oppure se qualcuno conosce SERI intermediatari immobiliari in Cuba, preferenza Havana, accetto contatto. info gp@gpongp.it

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  7. Allora
    Troviamo la gente interessata a acquistare casa a Cuba.
    Organizziamo il viaggio.
    Portiamo i potenziali acquirenti a vedere piu' case
    Ognuno di loro trova quella che fa per lui e decide di acquistarla.
    Si trova una quadra sul prezzo che soddisfi tutti; chi vende, chi compera e l'intermediario.
    Si va davanti al notaio per la formalizzazione dell'acquisto.
    A un bel momento il notaio fara' una domanda...
    "A chi intestiamo la casa...?"

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    1. questa domanda, prima che la faccia il notaio, non dovrebbe farla anche il titolare dell'agenzia imobiliare?

      Cocoloco

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    2. Chiaro....l'altro giorno parlavo di quel monolocale da 60 mila cuc che una duena di casa de renta vuole vendere a Varadero.
      La tipa mi ha scritto che se mai trovassi qualcuno lei avrebbe gia' le...amiche pronte a farselo intestare... :-)

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    3. ...sarebbe bello che uno straniero potesse avere proprietá in Cuba....per questo ho specificato Habana e piú in dettaglio Miramar e Siboney dove mi risulta uno straniero possa acquistare anche se a prezzi alla pari dei nostri...ma questo é il mondo che fa la domanda e questa é Cuba che rende la propria offerta. In veritá perö, per quanto primordiale sia la idea non la trovo da buttare...

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    4. L'idea non e' per nulla da buttare ma non so quanti comprerebbero a Cuba a cifre....italiane.

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    5. ...bhe...non ho numeri di quanti interessati..la mia amica mi ha solo detto che ha ricevuto richieste e nonostante mio tentativo a dissuaderla mi ha detto...ma con 400K si acquista...io no ho fatto nessuna cifra...quindi nasce da una valutazioni che altri anno fatto. Deduco quindi che spendaccioni dal cc pieno esistono...ma non capisco pk cuba...non e un paradiso fiscale..non e un mercato immobiliare e soprattutto non e x turismo residenziale stanziale...devo approfondire

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    6. Mah....diciamo anche che per varie ragioni oggi....e' di moda.

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    7. Ca..o moda costosa. Io sto costuendo, sopraelevo, in Hanana...non me la ontesto ma prevedo spesa di max 30K eslusi arredi...falta mucho a 400K ...no non puo essere solo una moda

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    8. Guarda come spesa calcola tranquillamente 150 cuc a metro quadro...non meno.

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  8. Milco, effettivamente, come dici: "Ognuno di noi fa quello che ritiene giusto fare, nessuno ci ha mai puntato una pistola in testa per obbligarci a fare impresa a Cuba"

    Senza entrare nello specifico di salari, tasse, balzelli, investimento, piani di rientro pluriennali, ... dico che certe scelte si fanno anche per passione. Soprattutto a Cuba che, come ho detto spesso, non é il miglior posto del mondo dove fare $oldoni...e farli senza grattacapi e complicazioni

    Poi si potrebbe parlare di soddisfazioni, anche in termini economici, e li potrebbero venir fuori molte sorprese, positive o meno (nel mio caso molto positive Smile ),... anche per i posti e le attività che hai citato

    Ma quello che vorrei chiarire prima di eventualmente discutere d'altro é che, anche se avessi il tempo di farlo, NON MI FERMEREI MAI A DISCUTERE SU UNA PANCHINA DEL PARQUE
    Non l'ho mai fatto e men che meno mi verrebbe voglia di farlo adesso... non fosse altro che per la quantità di merda che piove dai bdc degli uccelli che a migliaia popolano gli alberi della piazza Twisted Evil Razz

    Per fare 4 chiacchiere ho altri posti, molto piú comodi, come il Bella Vita e casa mia... dove incontro una marea di persone

    Cocoloco

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    1. E' sempre bello vedere come i miei scritti aiutano le discussioni anche in altri spazi, anche perche' davvero oramai ne sono rimasti pochi..
      Ovviamente c'e' chi capisce e chi meno....
      Ovviamente in un chioschetto 24h non ci lavorerei io in prima persona, ovviamente non ci lavorerebbe una sola persona ma 2 o anche 3....ma lasciamo stare....
      Carlo nessuno discuteva, semplicemente passi, vedi uno che conosci e ti rivolge la parola, ti fermi e fai 2 chiacchiere....anche se non sei a casa tua...
      Sullo scagazzo degli uccelli, basta evitare qualche panchina e non ci sono problemi, almeno un tempo era cosi', oggi davvero non saprei.
      Poi, secondo me, la quantita' e la qualita' delle relazioni sociali non dipende dal luogo dove avvengono.

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  9. “Se mi chiedi qual è il posto migliore del mondo per crescere i tuoi figli ti dico senza dubbio qui, la Nuova Zelanda”. Daniela Burlando e suo marito vivono da cinque anni a Nelson, nell’isola meridionale. Lei ha lasciato il suo lavoro in banca a Genova, lui ha rimesso le quote del ristorante che gestiva con altri soci. Oggi curano il marchio ‘Gelato Roma’, puntando sulla qualità del prodotto artigianale. E hanno l’obiettivo di espandersi in tutto il Paese: “Questo è il nostro paradiso in terra”, dicono.
    La decisione di trasferirsi all’estero arriva nel 2012: “Avevo un lavoro ambito da molti, e molti mi consideravano già sistemata secondo i canoni tradizionali”, racconta Daniela. In realtà, per fare carriera avrebbe dovuto dedicarsi esclusivamente al suo impiego: “Invece di lavorare per qualcun altro, preferivo però dedicarmi alla mia famiglia – spiega – Non è stato facile lasciare un contratto a tempo indeterminato, ma non volevamo crescere i nostri bambini in un contesto socio-politico come quello italiano”.
    Nei primi mesi dopo il trasferimento Daniela ha dato vita ad un’attività tutta sua, aiutando giovani italiani interessati a studiare in Nuova Zelanda. Suo marito, Yuri, invece, ha rilevato una gelateria nell’unico centro commerciale della città. Per 3 anni Daniela ha anche aiutato suo marito nell’attività con la parte amministrativa. Poi, la decisione di avviare un nuovo progetto: “Abbiamo spostato la produzione in un laboratorio esterno al centro commerciale con l’obiettivo di creare un marchio di qualità da presentare a rivenditori e cafè della Nuova Zelanda”. La maggior parte dei produttori, infatti, importa preparati industriali dall’Italia, mescolandoli poi con il latte. “Noi invece abbiamo deciso di puntare sui prodotti freschi e locali, dalla frutta, alle nocciole fino alla cioccolata”.
    Daniela e Yuri hanno già posizionato diversi display nelle maggiori città del Paese, hanno contatti con numerosi rivenditori e hanno avviato la produzione nel laboratorio, dove al momento lavorano altri due soci. “Ma stiamo pensando anche a migliorare la comunicazione con i social media e valutiamo l’idea di un franchising per espanderci ulteriormente”. La Nuova Zelanda è comunque un Paese particolare, dove non ci sono treni e per raggiungere le altre città e “spesso sei costretto a prendere l’aereo”, racconta Daniela. I neozelandesi, quattro milioni in un territorio grande poco meno dell’Italia, sono tra i maggiori consumatori di gelato al mondo. “L’obiettivo è educare al consumo di un prodotto artigianale e non di un frozen industriale”, continua.
    Fare business in Italia e Nuova Zelanda è totalmente diverso. Uno dei motivi determinanti per trasferirsi all’estero è stato proprio il “voler sfuggire dal livello di stress che caratterizzava la nostra vita”, racconta Yuri. “Chiunque possiede una piccola azienda in Italia sa di cosa parlo: tutto è difficile, snervante. Le tasse ti massacrano e la burocrazia è ben oltre ogni ragionevole comprensione”. Anche il sistema scolastico è diverso. “Qui c’è un approccio meno accademico, i bambini sono più indipendenti e le strutture sono straordinarie – aggiunge Yuri – Mentre in Italia la società è adulto-centrica (e i piccoli sono costretti e seguire gli adulti in quello che fanno) qui in Nuova Zelanda i bambini sono il centro della vita sociale”.

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  10. Senza contare le attività outdoor e i campi da calcio, tennis e rugby completamente gratuiti in città.
    E il costo della vita? In genere gli affitti sono più cari rispetto all’Italia. Ma quella neozelandese è una società meno consumistica: non esistono spiagge private, le attività sono facilmente accessibili a tutti e non si usa cenare spesso fuori. Lo stile di vita, insomma, è più semplice e rilassato. Sveglia alle 5,30 del mattino, un’ora di sport, prima di accompagnare i bimbi a scuola e di mettersi al lavoro. Poi, nel pomeriggio, si portano i ragazzi alle varie attività extrascolastiche: sport, musica, eventi. Dopo i compiti e la cena, alle 8:30 i piccoli sono già a letto, “e noi grandi possiamo trovare un po’ di spazio per noi, o per continuare a lavorare, quando serve”.
    Il loro progetto, spiegano, “è far crescere l’azienda” e, aggiungono, “abbiamo propositi di espansione a livello nazionale”. L’Italia manca, così come la famiglia e gli affetti: “Torniamo ogni due anni per stare con loro”. Al momento, però, Daniela non rientrerebbe in pianta stabile: “In Nuova Zelanda possiamo avere successo senza dover annullare la nostra vita – conclude – Questa chance per noi non ha prezzo. Quindi, per un po’ resteremo ancora qui”.

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  11. hola! commento ora perchè ieri ho fatto un giro a Barcellona ( muchas venezolanas puteando.....) . Penso che ad oggi los negocios, per persone fisiche yuma con rp o meno, sono la casa de renta y un coche per portare in giro turisti di più è veramente molto troppo rischioso ma ognuno fa quello che vuole. Dico solo che se si vuole fare l'esotico come piace a molti itaglians invece di pensare ad un paese sotto regime, senza proprietà privata vera, senza beni di consumo/rifornimenti ce ne sono di altri seri in zona tipo Colombia, Brasile, Messico. Al regime non piace che chi non appartiene alla cerchia faccia soldi vedasi la stretta su los corredores inmobiliaros, insomma per un pò lasciano fare poi tirano la cinghia. Tutte variabili da valutare e poi vivere a Cuba in pianta semi stabile con tutti i problemi di isolamento, carenza di beni non è affatto facile. Alla fine hanno ragione le persone che hanno volato basso e guadagnato in qualità della vita. chao Enrico

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  12. Tranquillo, un post resta prima del successivo almeno 3 giorni.
    Barcellona vale sempre la pena, quando lavoravo sulle navi da crociera ci facevamo spesso scalo per parecchie ore, mi e' sempre piaciuta molto.
    Per il resto condivido e mi tengo stretto quello che ho fatto fino ad oggi.

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