giovedì 13 luglio 2017

CIAO CUBANITE


Siamo entrati in questa lunga estate che si preannuncia caldissima.
Fra le mille cose che ho davanti da fare mi accorgo che, al momento, Cuba ha un ruolo assolutamente marginale.
Occorre fare un robusto passo indietro.
Pur provenendo da ambienti dove e' difficile farsi mancare qualcosa come i villaggi turistici e le palestre, ho avuto i miei bravi momenti di cubanite.
Tornavo e gia' andavo a vedere i voli per il viaggio successivo.
Pur avendo sempre avuto una vita abbastanza ricca di stimoli e cose da fare mi ritrovavo regolarmente a pensare al prossimo viaggio.
Credo che tutti voi sappiate di cosa parlo.
A volte, addirittura, come a naja, mi ritrovavo a contare la “stecca” che mi mancava prima del prossimo volo.
Le ragioni e' inutile che ve le stia a spiegare.
Ricordo l'emozione di ogni viaggio, i brividi alla prima zaffata di aria calda appena sbarcato in un aeroporto cubano, il piacere di ritrovare tutte le cose esattamente come le avevo lasciate.
Le donne certo....ma tutto sommato questo e' sempre stato un fattore che, rispetto a quasi tutti gli altri viaggiatori, ha inciso di meno....per tante ragioni.
C'era una vita italiana che si doveva fare e una cubana che si voleva fare.
Sono passati intanto 17 anni, non 3 giorni.
Cuba e' cambiata, l'Italia e' cambiata, i cubani sono cambiati, l'umile scriba e' cambiato.
I cambi di Cuba li abbiamo tutti sotto gli occhi, da un certo punto di vista si vive meglio, ci sono piu' servizi, piu' posti dove andare a mangiare, l'offerta e' aumentata in modo esponenziale e siamo addirittura diventati ipercritici per situazioni che un tempo ci avrebbero fatto leccare i baffi.
L'Italia e' cambiata perche' tutto e' diventato piu' complicato, girano meno soldi, il lavoro per molti e' diventato un problema, chi ha saputo o potuto puntare su piu' di un cavallo in qualche modo l'ha sfangata, per gli altri la situazione si e' complicata.
I soldi che si destinavano a Cuba ora, molti, li devono utilizzare per situazioni piu' serie e improrogabili.
Un conto e' fare qualche rinuncia a favore di un viaggio, un'altro vivere a pane e cipolle per andare a fare il figo a 9000 km.
I cubani sono cambiati nella misura in cui e' cambiata Cuba.
Sono sicuramente piu' scafati, meno spontanei.
Pronti a fotterti per un cuc lo sono sempre stati, oggi forse il cuc non e' piu' sufficiente.
Sono cambiato io, o forse siamo cambiati noi nella misura in cui non ci si accoda piu' al pifferaio magico di turno, ma si tende a stare coi piedi ben piantati per terra.
Come ho detto altre volte quello che dovevo fare a Cuba l'ho fatto, a meno di situazioni future col mio socio di M&S Simone, non ho in programma nessun altro movimento sull'isola.
Fra l'altro i prossimi giri, come ho scritto, saranno all'insegna di viaggiare verso i tanti posti di Cuba che non conosco, senza trascurare, sotto nessun punto di vista, quello che ancora ho sull'isola.
Un po' di disaffezione? Forse.
Gli ultimi viaggi li ho trovati un po' noiosi, per questo ho accennato al fatto di fare vacanze diverse, pero' in questo momento, nel pieno di una nuova estate, non ho programmi di date per quanto riguarda il prossimo viaggio.
Forse e' vero che se fai una vita interessante in Italia diventa meno importante evadere verso luoghi piu' appaganti.
Sia chiaro Cuba c'e' stata, c'e' e probabilmente ci sara' sempre...anche in Italia.
Ho una socia cubana, l'altro che ha avuto 2 figli da una cubana, il mio socio di M&S e' sposato con prole e tanti altri amici hanno fatto scelte simili.
Dimenticarmi dell'isola e' impossibile, semplicemente, rispetto al passato non e' piu' una priorita' assoluta.
Non provo neanche invidia per le decine di persone che, con M&S stiamo mandando in vacanza in ogni angolo della maggiore delle Antille
Il progetto e', come nei piani, tornarci a novembre ma....con molta calma, senza conti alla rovescia o stecche da consumare.
Il tempo passa e ci cambia, purtroppo o per fortuna.

22 commenti:

  1. Il Toro c’è. Questo il segnale forte e chiaro che i granata hanno voluto mandare a mercato, campionato e alla piazza. Il rinnovo di uno dei giocatori più significativi che – di fatto – equivale alla permanenza annunciata dello stesso, è più che un mero contratto. Baselli infatti è stato una delle note più liete dell’ultimo campionato del Torino: dopo un inizio al rilento fatto di tanto bastone e poca carota in un rapporto con Mihajlovic che sembrava ai minimi termini, ecco la svolta. Il classe ’92 capisce quello che il tecnico serbo vuole da lui e si trasforma da mezz’ala tutta classe e poca sostanza, a mediano di carattere e qualità. Le prestazioni in coppia con Acquah crescono a vista d’occhio, tanto che l’ex Atalanta arriva a realizzare il maggior numero di reti segnate in una stagione: 6.
    Una metamorfosi che fa innamorare il Torino e mezza serie A. Sono molte le big italiane a mettere gli occhi su di lui e la società granata, per toglierlo dal mercato, deve dare un segnale forte. Segnale che – dopo qualche difficoltà fisiologica – arriva: rinnovo contrattuale fino al 2022 e ingaggio da top player (circa 1,5 mln più bonus). Un lieto fine, o quasi, che potrebbe rivelarsi la scelta giusta per entrambe le parti. Con il Mondiale russo alle porte infatti, il ragazzo sogna l’azzurro e dopo averlo assaporato nelle amichevoli di fine campionato, vuole ora conquistarlo definitivamente. Un obiettivo che non nasconde nemmeno il numero 8: “Non lo nascondo, la maglia azzurra e il Mondiale sono due obiettivi”.
    D’altro canto, anche il Torino ha bisogno di Baselli: leader tecnico della squadra che diventerà ora vero e proprio fulcro nel “cuore” del progetto granata. Un segnale forte colto anche dallo stesso giocatore: “Il Toro è la scelta giusta, qui c’è un grande progetto“. D’altronde si sa, lo dice l’esperienza: in serie A chi meno rivoluziona ha più possibilità di fare bene. Anche per questa ragione dunque, se il Torino dovesse riuscire a confermare tutti i suoi uomini migliori e puntellare la squadra con acquisti mirati, il tanto auspicato salto di qualità potrebbe non essere più un’utopia.

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  2. di Fabio Marcelli* - il Fatto Quotidiano

    Tanti anni fa, era il 1973, vidi un bel film che si proiettava per documentare gli ultimi mesi del Cile di Allende, dal titolo Cuando despierta el pueblo (Quando il popolo si risveglia). Era un film commovente che mostrava le manifestazioni di massa di operai, contadini e studenti a difesa del loro governo. Quegli stessi operai, contadini e studenti che sarebbero caduti a migliaia da lì a poco o costretti a un esilio interminabile da parte di Pinochet, istigato e sostenuto dagli Stati Uniti.
    Quando un popolo si risveglia possono succedere varie cose. Ma in ultima analisi sono due gli esiti possibili: o vince il popolo,e si instaura un nuovo regime che si propone di difenderne gli interessi e le istanze, o vince la reazione e tornano al potere quelli che c’erano prima, che in genere non ci vanno tanto per il sottile e arrossano del sangue di coloro che avevano provato a ribellarsi i fiumi, come avvenne in quei giorni maledetti del golpe con il Rio Mapocho di Santiago del Cile.
    “La rivoluzione non è un pranzo di gala”, diceva Mao Tse-tung, che di rivoluzioni se ne intendeva. E l’esperienza della rivoluzione sovietica, l’evento che maggiormente ha marcato il ventesimo secolo e di cui celebriamo quest’anno il centenario, dimostra che una società può attraversare un dualismo di potere per un periodo limitato, ma poi o prevale il vecchio regime, nel caso della Russia, il potere zarista ma anche la Duma, organo rappresentativo appena conquistato ma che era diventato il luogo dei poteri continuisti, o prevale la rivoluzione, cioè Lenin, i Soviet e il partito Bolscevico. Sappiamo che prevalsero i secondi, dando inizio a una storia lunga, complessa e controversa che certamente non è finita.
    Che c’azzecca il Venezuela con tutto ciò? Molto. Non è certamente una rivoluzione fotogenica, a quanto pare, visto che la stampa italiana e internazionale fa a gara a diffondere notizie che puntano a denigrarla e che a volte sono bufale bell’e buone, su cui sono intervenuto più volte su questo blog. Ma è certamente una rivoluzione, anche se percorre strade nuove ed originali rispetto al passato.
    Una rivoluzione iniziata da Chavez più di 20 anni fa e che ha avuto una serie di meriti, come rimettere al centro dell’azione politica concetti che sembravano dimenticati, come quello di patria, che da noi, forse a torto, fa ridere o evoca immagini polverose, ma ha molto senso in un Paese da sempre alla mercé di potenze esterne, politiche od economiche. Concetti, come quello di popolo, appunto, in un Paese nel quale, come in tutta l’America Latina, esistevano ed esistono ancora divari impressionanti tra chi ha moltissimo e chi non ha niente e dove nel
    1989 migliaia di persone furono massacrate nel giro di pochi giorni da un governo unanimemente ritenuto democratico ma che applicava alla lettera i dettami delle famigerate istituzioni finanziarie internazionali, all’epoca ancora peggio di come sono oggi.

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  3. Ciò va detto per chiarire il quadro, prima di entrare nei dettagli della cronaca odierna, altrimenti si rischia di non capire niente. Certamente ci dispiace che dei nostri connazionali o comunque persone di italica stirpe dichiarino di passarsela molto male nel Venezuela odierno, anche se non tutti sono su posizioni ostinate di critica al governo attuale, tanto è vero che molti hanno firmato una lettera che tutti dovrebbero leggere, e che ha recato ai suoi sottoscrittori minacce di ogni tipo.
    Certamente ci dispiace che esistano dei problemi nelle forniture di cibo e medicinali. Certamente ci dispiace che un leader politico come Leopoldo Lopez abbia passato un po’ di tempo in galera(ora gli sono stati accordati i domiciliari come mossa distensiva da parte del governo Maduro) anche se vorremmo capire meglio perché il leader in questione abbia istigato alla rivolta determinando disordini nei quali sono morte, nel 2014, 90 persone, in buona parte non certo ascrivibili all’opposizione.
    Però dispiacersi non basta, occorre indicare delle soluzioni e operare costruttivamente per una via d’uscita pacifica dalla crisi in atto. L’esatto contrario, insomma, di quello che fanno governo italiano e Unione europea, sempre pronti a sposare acriticamente le posizioni dell’opposizione, sabotando l’azione di pace svolta da Papa Francesco e da altri. Occorre fare insomma ogni sforzo per rilanciare un dialogo costruttivo e appoggiare la soluzione della Costituente, un’ipotesi prevista dalla Costituzione bolivariana vigente e che potrebbe rappresentare, con sforzo unanime di tutte le forze sane del Paese, opposizione non (s)fascista compresa, per la pace e per un Venezuela nuovo che superi finalmente i suoi storici problemi di sottosviluppo, povertà,dipendenza dalla monocultura petrolifera e dal modello estrattivista, criminalità, corruzione, eccetera. Una soluzione avanzata e costruttiva che andrebbe a beneficio di tutto il popolo venezolanoche da tempo si è risvegliato. E non intende certo riaddomentarsi.

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  4. hola! hai ragione Milco la isla non è solo bollo anche se questo è per me fattore fondamentale per continuare a frequentarla. A parte i molti soldi spesi che ora in questa latrina valgono il doppio non rimpiango nessun viaggio, pensa che una volta ci ho fatto anche un week end lungo con arrivo giovedì sera e partenza lunedì sera. La vedo come un costoso hobby. Certo che la cubanite ha fatto perdere la testa e fatto fare cose poco comprensibili a molti. L'ideale è viverla con i piedi per terra y seguir gozando. chao Enrico

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    1. Anche io ci feci 5 giorni ai tempi del vulcano islandese

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  5. Riprovare, a distanza di anni,le stesse emozioni per le stesse cose è praticamente impossibile. Giuseppe

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  6. parliamo di cose serie, ah ah. Ma la ragazza di Aru ancora lavora nella tua palestra ?
    Complimenti al sardo che ha riportato la maglia gialla in Italia.P68

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  7. In realta lavorava in una palestra di Giaveno che frequentavo prima di rilevare quella di Caselle.

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  8. speriamo non se la lasci scappare. P68

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  9. Con quello che guadagna lui?
    Non credo lei molli l'osso....

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  10. Mi riferivo alla maglia gialla.p68

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  11. Pedro come sono andate le cubane nel giro femminile?

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  12. Anche io dopo 10 anni e 3 viaggi l'anno inizio ad avere meno stimoli, l'unica cosa che mi tiene legato a Cuba è la novia, e il famillon, ma se un giorno dovesse finire tutto con la novia, sicuramente mi prenderei una lunga pausa da Cuba, per emigrare verso altri lidi e cercare nuovi stimoli, con questo non vuol dire che ci si dimentica di Cuba.

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    1. Prima avevo circa 5 mesi liberi ora fatico a trovare 5 minuti.
      A volte è la vita a decidere per te

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  13. Arlenis Sierra dell' Astana. 10 nella classifica finale a 6" dalla vincitrice.p68

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  14. Credo sia la campionessa panamericana

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  15. Io dopo innumerevoli viaggi a Cuba ho provato la Thailandia...e mi sono trovato così male che ci sono tornato per quattro anni di fila. Tutto stupendo, fermo restando che la gnagna cubana ha sempre una marcia in più ;)
    Renato

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    1. Ci feci una vacanza anni fa e tutto sommato non mi ci trovai male.
      Vai a sapere perché non ci sono più tornato....

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  16. Anch'io ho sofferto per molti anni di Cubanite....soprattutto quando ero più giovane....,i sintomi erano questi: Grandissima tristezza all'aeroporto dell'Havana,per rientrare....Depressione istantanea all'arrivo,nel desolante scenario della Malpensa...Conto alla rovescia per il viaggio successivo...Incazzamento,quando qualcuno che non sopportavo...e che non amava Cuba,come me....mi diceva...."Domani vado a Cuba"....Magone,quando vedevo alla tv,un film...un video o una pubblicità con immagini di Cuba....e per finire...flash tremendi,quando mi trovavo in coda al semaforo in motore...(odore di benzina...)blanco79

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  17. Eh si caro Blanco.
    Più o meno ci siamo passati tutti...

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