venerdì 15 settembre 2017

RIPARTE LA SCUOLA


Anche questo settembre, da entrambi i lati del bloqueo, e' finalmente iniziata la scuola.
Ho ricordi nitidi di quegli anni.
Dalla curiosita' di conoscere mille cose delle elementari al piacere di ritrovare i compagni delle medie, dal fancazzismo delle superiori dove fra scioperi, cortei ed occupazioni non si faceva una mazza fino a febbraio alla consapevolezza di costruirmi un futuro dei tempi dell'Isef.
Il mio percorso scolastico e' terminato con la laurea in scienze motorie presa a Lione, quando in Italia quel titolo di studio era ancora una lontana chimera.
Guardo con malcelata invidia i ragazzi che vanno a scuola, erano tempi magici; preoccupazioni vere zero, una vita davanti e le speranze di riuscire a trovare il mio angolino nel mondo.
Tutto sommato e' andata anche bene.
Ho molti ragazzi/e in palestra che in questi giorni ritornano sui banchi, non so a quali prospettive andranno incontro in questo che, qualcuno (bonta' sua) definisce il miglior paese al mondo dove vivere.
Una disoccupazione giovanile sopra il 50% dovrebbe far tremare i polsi ad ogni genitore degno di questo titolo.
Avessi un figlio con madre cubana, potessi scegliere dove farlo crescere, non sono sicuro che opterei per questo lato del bloqueo, forse CON ME ALLE SPALLE, opterei per un paese dove tutto e' da fare piuttosto che uno dove tutto e' stato fatto...ma di questo magari ne riparleremo in futuro.
Anche a Cuba i ragazzi sono tornati a scuola, a Tunas abito vicino ad una primaria e una secondaria, visto che non amo svegliarmi troppo tardi, ogni mattina sorseggio il caffe' seduto sul balance nel portal guardando tutta questa umanita' fatta di bambini, ragazzi e genitori che, con ogni mezzo, raggiungono le scuole.
L'impressione e' che siano decisamente piu' felici di noi e dei nostri ragazzi.
Sicuramente hanno meno cose materiali con cui sollazzarsi ma proprio per questo, al primo posto, resistono i contatti umani e le amicizie reali al posto di quelle virtuali che, diciamocelo, non valgono una beata minchia.
Una cosa e' certa; a Cuba esiste ancora quel sodalizio stretto fra scuola e famiglia che, lavorando all'unisono, cercano di far crescere il ragazzo nel modo migliore possibile.
Da noi quel sodalizio e' rotto da anni.
Quando andavo a scuola io, se la maestra o la professoressa mi dava una nota (accadeva spesso perche' non era esattamente un cherubino) a casa....mi aspettava il resto.
I miei genitori mai si sarebbero sognati di mettere in discussione l'operato del docente, ero io che avevo fatto casino e mi meritavo la punizione.
Quindi oltre alle conseguenze scolastiche, niente paghetta, uscite pomeridiane o altri benefit dell'epoca.
Oggi se il ragazzo arriva a casa con la nota, il genitore parte lancia in testa per andare a chiedere spiegazioni al professore, convinto che si sia perpetrato il delitto di lesa maesta' nei confronti del piccolo Zichichi che gira per casa.
Allo stesso modo, se l'allenatore della squadra di calcio lascia fuori il figlio non e' perche' lo stesso e' un autentico pippone, ma e' il mister, incapace, che non capisce di avere per le mani il Maradona dei giorni nostri.....
Probabilmente il sistema scolastico cubano e' meno qualificante nei contenuti, rispetto al nostro ma l'impressione e' che, almeno vedendo uscire sorridenti i ragazzi da scuola, la scuola stessa sia vissuta meglio, senza troppo stress, privilegiando, ripeto, i rapporti interpersonali rispetto dal passare le ore a pigiare i tasti su una pinga di telefonino.
Fra l'altro....se avesse frequentato il vostro umile scriba una secondaria o una preuniversitaria cubana....con quelle fanciulle e quelle gonne corte...beh...non so davvero quanto sarebbe riuscito a studiare.
Iniziato l'anno scolastico anche da noi, coi presidi che devono fare gli sceriffi e i carabinieri fuori dalle scuole, chiamati dalle famiglie dei figli a cui era stato impedito l'ingresso per la menata dei vaccini.
Una mia compagna all'Isef e' diventata di ruolo lo scorso anno, dopo 30 anni di precariato.
Siamo davvero, come dice, qualcuno, il miglior paese al mondo...
Vabbe'....pensiamo a lavorare.....lavoro fra l'altro che e' figlio delle scelte scolastiche fatte decenni fa, anche questo privilegio di pochi.

17 commenti:

  1. La Siria ha liberato circa l'85% del suo territorio dal controllo dei terroristi. Lo ha annunciato nel suo ultimo dispaccio il ministro della Difesa russo. Il Luogotenente Generale Aleksandr Lapin, incaricato delle questioni siriane, ha dichiarato ai giornalisti dalla base aerea di Khmeimim che le forze siriane devono ora liberare il 15% del territorio, circa 27,000 chilometri quadrati. Lo riporta RT.
    Lapin ha anche dichiarato che le forze siriane sono impegnate nelle operazioni per la liberazione completa di Deir ez-Zor dall'ISIS. La città siriana era da tre anni sotto il controllo dei terroristi e il 5 settembre scorso le forze governative hanno rotto l'assedio. "Attualmente le operazioni di liberazione sono in corso". "La macchina di comando e le reti di comunicazione dei terroristi sono stati distrutti dai missili da crociera Kalibr lanciati dalla nave ammiraglia Essen dal Mar Nero. Questo ha interrotto il controllo dell'Isis nella zona. Oltre 450 terroristi, 5 carri armati e 42 pickup con armi pesanti sono state liquidate durante l'operazione", ha concluso il tenente generale.

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  2. Altro giro, altro regalo. Con la notizia, anticipata dal New York Times (e poi vedremo perché vale la pena di notare la fonte), che la Wada (l’Agenzia mondiale antidoping) si appresta ad assolvere 95 atleti russi sui 96 che erano accusati di doping sistematico, sprofonda nel ridicolo anche il famoso Rapporto McLaren, presentato nel 2016 dal giurista canadese e servito appunto a mettere alla berlina lo sport russo. Bisogna ovviamente aspettare le motivazioni, che forse emergeranno dopo la riunione a porte chiuse che il consiglio della Wada terrà il prossimo 24 settembre. Pare che i campioni raccolti per incriminare gli atleti diano risultati non affidabili o contrastanti, il che vorrebbe dire che gli sportivi russi sono stati condannati (con le squalifiche, il ritiro delle medaglie e con il bando dalle Olimpiadi di Rio de Janeiro) senza prove.
    All’origine dello scandalo, infatti, c’erano le rivelazioni di Grigorij Rodcenkov, che dal 2006 era stato capo del laboratorio anti-doping di Mosca. Nel 2015 Rodchenkov era scappato negli Stati Uniti e lì, confidandosi appunto al New York Times, aveva fatto lunghi discorsi sulle droghe preparate per migliorare le prestazioni degli atleti russi e sui metodi usati durante le Olimpiadi invernali di Sochi 2014 per far sparire le prove i campioni di urina necessari per gli esami post-gara con l’aiuto dei servizi segreti. La conclusione, immediata presso la stampa internazionale, era stata che Vladimir Putin era il vero ispiratore del doping di Stato, per ragioni di orgoglio nazionale.
    Rodchenkov aveva ripetuto i suoi argomenti anche in due incontri con gli investigatori della Wada, il 26 marzo e il 30 giugno del 2015, durante i quali aveva sostenuto di aver personalmente distrutto migliaia di campioni di urine relative agli atleti russi. In altre parole, il Rapporto McLaren era basato solo sulle dichiarazioni di Rodchenkov, il quale a sua volta diceva di aver distrutto le prove. Come si potesse in quel modo orchestrare una campagna contro l’intero sport russo e, soprattutto, stroncare la carriera e la credibilità di decine e decine di atleti di primo livello, resta un mistero.
    Aprile 2016: escono i Panama Papers, massa enorme di documenti sottratti ai server di Mossack Fonseca, uno studio legale panamense specializzato in società off shore e trucchi finanziari. Dentro c’è un po’ di tutto. Tra i leader beccati con le mani nella marmellata, per fare solo qualche esempio, il presidente dell’Ucraina Petro Poroshenko, il premier del Pakistan Nawaz Sharif, il premier inglese David Cameron.
    Gennaio 2016: il parlamento inglese autorizza la pubblicazione del Report into the Death of Alexander Litvinenko, lunga indagine condotta dall’ex giudice sir Robert Owen sulla morte dell’ex spia russa, passata ai servizi segreti inglesi, diventato grande accusatore di Putin e ucciso nel 2006 a Londra da un avvelenamento da polonio che, secondo la versione più comune, sarebbe stato orchestrato da due agenti segreti russi. In maniera incredibile, e indegna di un giudice e di un parlamento occidentali, il rapporto di sir Owen conclude che “probabilmente” fu Putin a volere la morte di Litvinenko.
    E poi c’è il caso più clamoroso, il cosiddetto Russiagate degli Usa. Da più di un anno, 17 agenzie di sicurezza americane, che dispongono di decine di migliaia di dipendenti, hanno un budget annuo superiore ai 70 miliardi di dollari e sono peraltro perfettamente in grado di intercettare e spiare chiunque (vedi telefonini sotto ascolto di Hollande e della Merkel) cercano di dimostrare che la Russia, e quindi ovviamente Vladimir Putin, è riuscita a controllare il processo elettorale che ha portato alla Casa Bianca il miliardario Donald Trump. O forse, per meglio dire, ha impedito a Hillary Clinton di diventare Presidente. In un anno abbondante di indagini e di “rivelazioni”, quell’imponente apparato non è riuscito a produrre uno straccio di prova degna di questo nome, ma solo pochi e scarni rapporti dai quali si deduce che anche i russi sanno usare un computer.

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  3. Insegnanti mal pagati, scuole che perdono i pezzi,non siamo messi bene. Giuseppe

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    1. Aggiungi che metà cattedre non sono ancora state assegnate....

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  4. hola! sicuramente avranno un futuro inferiore e vivranno in un paese molto diverso rispetto anche solo a 10 anni fa, ma non ci pensano da classica mentalità itaglians, visto che hanno meno "fame" e finchè hanno la mancetta che alla fine permette solo di sopravvivere non si sbattono per nulla. Personalmente alle superiori ero abbastanza tranquillo nel recinto scolastico , però mi servirono perchè studiai 5 anni español castellano imparando le basi. A Cuba è bello vedere le comitive di studenti tutti in uniforme, danno un senso di unità che poi sviluppano al 100% nella vita reale. chao Enrico

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  5. Magari e' solo una considerazione personale ma se capito davanti ad una scuola a Tunas mentre i ragazzi escono mi viene allegria, se passo davanti ad un nostro liceo nella stessa situazione mi viene tristezza....o voglia di metterne sotto qualcuno con il carro...

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  6. Io ho due figli, anche a me piacerebbe vivere dall'altro lato del bloqueo, pero'devo assicurare loro un'istruzione che gli permetta eventualmente di andare a lavorare in altri paesi del mondo. I diplomo cubani non sono riconosciuti da nessuna parte.

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    1. Vero, ma anche le nostre lauree, tolte poche facolta' di assoluta eccellenza, valgono poco.
      Troppo lontana la distanza fra la scuola ed in mondo del lavoro.

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  7. Il sistema di Istruzione di Cuba sarebbe uno dei migliori al mondo. Lo leggiamo su cogitoergo.it. L'Avana spenderebbe per l'Istruzione il 23,6% del Pil contro il 3/4% dell'Italia

    Cuba, dunque, nonostante ciò che circola sulla stampa intorno alle sue condizioni sociali, culturali, economiche, e soprattutto in fatto di democrazia, negli ultimi 35 anni ha investito sull'istruzione in modo sorprendente che oggi sarebbe pari al 23,6% del Pil.
    Lo Stato, sostiene cogitoergo.it, offre anche un ampio sistema di borse di studio per tutti gli studenti e fornisce la possibilità a tutti i lavoratori di accedere a qualsiasi livello di istruzione.
    Attualmente il tasso di scolarizzazione è del 100% fino agli 11 anni, e il tasso di analfabetismo è sceso all'1,9% della popolazione compresa tra 10 e 49 anni. Il dato assoluto della popolazione analfabeta è del 3,8%, uno dei più bassi al mondo, compresa l'area G8. Il tasso di analfabetismo funzionale degli adulti è di circa il 10% (in Italia è del 65% circa), mentre i laureati sono uno ogni 15 abitanti. Dati ancora più sorprendenti se si considera che a Cuba si trovano 2.111 centri di educazione e 46 centri universitari distribuiti in tutto il territorio.
    Secondo tutte le organizzazioni internazionali inoltre il governo di Cuba in questi ultimi anni nonostante le difficoltà economiche non ha mai fatto mancare le risorse per la scuola: "Le risorse assegnate dallo stato insieme agli sforzi degli operatori del settore hanno permesso di non chiudere una sola scuola, asilo o università, né di lasciare un solo maestro o insegnante senza lavoro".
    In più, spiega sempre il portale, il sistema educativo cubano combina studio con lavoro, una caratteristica che rappresenta sul piano metodologico uno dei risultati più importanti della pedagogia cubana, mentre Cuba è riuscita a tenere aperte quasi 14.000 scuole frequentate da oltre tre milioni di studenti.
    Anche se non fa parte dell'Ocse, secondo varie rilevazioni internazionali, Cuba si trova al primo posto, con molti punti di vantaggio, nel mondo latino-americano, al punto che secondo molti sarebbe alla pari con la Finlandia.
    Il corpo docenti conta qualcosa come trecentomila unità tra maestri e professori, mentre per l'insegnamento alle elementari Cuba può già contare su 18.000 maestri con istruzione universitaria. Gli studenti cubani oltre a ricevere una istruzione di primordine completamente gratis, ottengono gratis anche il materiale scolastico e tutto quello che concerne con l'istruzione, dall'alloggio all'alimentazione passando per il vestiario e uno stipendio per le spese.
    Nella scuola primaria cubana recentemente è stato raggiunto il 72% degli alunni che frequentano il sesto grado con la modalità del tempo pieno e si registra un 40% della popolazione alle elementari, un 47% alle medie e un 12% all' università, assurgendo così a uno dei primi paesi nel mondo per quanto riguarda gli investimenti pro-capite nelle attività scolastiche.
    E ancora, sottolinea cogitoergo.it, se in Italia il rapporto tra alunni e maestri è di 1 su 26, a Cuba è di 1 su 13; inoltre nell'Isola caraibica il 100% dei bambini malati è completamente scolarizzato e ci sono 512 scuole per l'istruzione differenziata con 63.000 iscritti per 7 specializzazioni.

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  8. Torino (4-2-3-1): Sirigu; De Silvestri, N’Koulou, Moretti, Barreca; Rincon, Baselli; Falque, Ljajic, Niang; Belotti. A disposizione: Ichazo, Milinkovic-Savic, Molinaro, Valdifiori, Burdisso, Ansaldi, Gustafson, Edera, Berenguer, Boyè, Lyanco, Sadiq. Allenatore: Mihajlovic.

    Sampdoria (4-3-1-2): Puggioni; Sala, Regini, Sivlestre, Strinic; Torreira, Barreto, Praet; Ramirez; Zapata, Quagliarella. A disposizione: Hutvagner, Tozzo, Anderse, Caprari, Alvarez, Ferrari, Linetty, Verre, Bereszynski, Capezzi, Murru, Kownacki. Allenatore: Giampaolo.

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  9. 40 secondi e 0-1....cappella di Moretti...

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  10. 2-2 finale contro una gran bella squadra.
    Primo tempo a viso aperto, presi 2 gol allucinanti, fatti 2 gol fantastici.
    Nel secondo tempo meglio noi decisamente anche se il gol non e' venuto.
    Continuo ad essere perplesso sul centrocampo a 2, siamo spesso in balia degli avversari.
    Davanti siamo letali anche se Niang ancora e' al 40% del suo potenziale.
    Peccato, si poteva vincere ma anche perdere, a volte meglio un punto che un calcio nei maroni.

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  11. Al temine del match tra Torino e Sampdoria, il tecnico granata Sinisa Mihajlovic, come di consueto, si presenta davanti ai giornalisti per commentare la prestazione dei suoi. Ecco le sue dichiarazioni: “E’ stata una partita emozionante e divertente. Loro sono stati superiori nel primo tempo, nel secondo tempo siamo entrati in campo meglio ed abbiamo fatto tutto noi. Il problema è che dobbiamo mandare in rete le occasioni che ci capitano, facciamo degli eurogol e poi ci perdiamo le occasioni più semplici. Sappiamo che Sampdoria è una buona squadra, che gioca bene. Hanno degli ottimi giocatori, in particolare davanti e sapevamo che ci potevano mettere in difficoltà, come poi è stato. Noi siamo stati bravi a ribaltare il risultato in pochi minuti ed a reagire allo svantaggio iniziale. Abbiamo avuto un occasione con Iago per andare sul 3-1 e l’abbiamo fallita e dopo loro ci hanno fatto il secondo gol. Nel secondo tempo siamo entrati in campo meglio ed abbiamo fatto tutto noi. Abbiamo creato 3-4 palle gol il punto è che i giocatori del calibro nostro come Niang, Ljajic e Belotti quelle occasioni le devono concretizzare”.

    All’allenatore granata viene poi domandato se sente troppa pressione per l’obbiettivo Europa League: “A me piace la pressione, altrimenti non farei questo lavoro. Se non riuscissi a sopportare la pressione andrei a pettinare le bambole”.

    “E’ stata una partita bella, aperta, entrambe le squadre hanno giocato per vincere. Nel primo tempo meglio loro, nel secondo tempo meglio noi, abbiamo fatto molto meglio. Abbiamo avuto 3-4 palle gol: con i giocatori che abbiamo, quei gol bisogna farli. Se oggi non abbiamo vinto è demerito nostro perchè se segniamo un eurogol e poi regaliamo dietro, è colpa nostra. Dopo aver segnato due gol, abbiamo rischiato di fare il terzo, non l’abbiamo fatto e l’abbiamo subito. Abbiamo fatto una buona gara, ma quando ci sono le occasioni bisogna sfruttarle”.

    E’ tornato il vero Belotti?
    “Oggi ha fatto la migliore partite dall’inizio del campionato. Abbiamo parlato molto, sono molto contento della sua prestazione. E’ quello che voglio da lui. L’anno scorso volava sulle ali dell’entusiasmo, quest’anno ci sono maggiori aspettative su di lui. Deve restare sereno, giocare per la squadra, fare i suoi movimenti. E alla fine se segna Belotti o segna un altro, l’importante è che vinca il Toro”.

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  12. “Sul primo gol, purtroppo ha sbagliato due volte Moretti, prima sul rinvio e poi sull’appoggio. Lui non sbaglia mai, in genere, ci può stare. Sul secondo gol ci mancava un difensore, perchè N’Koulou si era lanciato in avanti. Non lo deve fare perchè poi ha lasciato il buco e ne abbiamo risentito: a quel punto avremmo avuto due centrali per due attaccanti. Niang? Secondo me non c’entra. Non posso chiedere ai miei attaccanti di andare a difendere a cinque metri dalla porta, se no i gol quando li fanno? Certo, Niang, visto che eravamo in difficoltà avrebbe potuto fare uno scatto in più, ma il problema è che mancava un elemento nella linea difensiva”.

    Nel finale, un episodio in area con Ljajic finito a terra: “Non so se fosse rigore. Rigore è quando arbitro fischia…”, dice il tecnico citando Boskov.

    “Io sono sempre realista. Mi fanno inc. zare gli errori in fase difensiva, che mi fanno tornare indietro all’anno scorso con la memoria, ma tutto sommato reagire dopo un gol preso subito è sempre difficile. Però purtroppo abbiamo regalato due gol. Può succedere nell’arco di una partita, ma non è detto che bisogna prendere gol. Invece noi ogni volta che sbagliamo, ce la fanno pagare. Sicuramente questi due gol non ci volevano, presi in questo modo”.

    Sull’incontro con Ferrero: “Non abbiamo parlato di niente in particolare. Abbiamo parlato delle nostre famiglie, è sempre un piacere incontrarlo”.

    Un giudizio sulla prova di Boye: “Si allena con noi da una settimana scarsa. E’ un giocatore di qualità. Non è giudicabile perchè è stato fuori un mese e mezzo. L’ho messo in campo perchè dava fisicità. Poi non ha fatto bene, perchè magari ha troppa voglia di fare e si inceppa. Bisognava tenere palla in avanti, non l’ha fatto, ma non è pienamente giudicabile”.

    A Udine penserà al derby, nelle scelte iniziali: “No. Abbiamo recuperato Valdifiori, speriamo di recuperare anche Acquah. Andremo lì per fare la nostra partita e vincere”.

    “Baselli? Oggi ha fatto bene. Sono cinque-sei giorni che si allena con noi perchè è stato fuori, l’ho tolto perchè non ha i novanta minuti e lo sapevamo”.

    Niang? “Deve crescere e lo deve fare in fretta. Perchè per trovare l’intesa con i compagni serve tempo, non serve tempo per lottare e mettere il fisico”.

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