lunedì 16 ottobre 2017

ARMI

 Risultati immagini per armi in usa

Un paio di settimane fa, credo ricorderete, nel pezzo che trattava del comportamento fascista della guardia civil spagnola durante il referendum in Catalunya si e' parlato di democrazia e di dittatura.
Nello stesso giorno, a Las Vegas, un pazzo (o presunto tale) appostato dietro la finestra di un hotel, uccideva con un fucile AK 47, una sessantina di persone ferendone oltre 500.
E' democrazia quella che consente a chiunque di possedere in casa un autentico arsenale ed e' dittatura quel sistema politico che non lo consente?
Partiamo da Cuba, come sempre.
Quando, ad una cumbre della Celac, Raul affermo che “en Cuba no hay droga” la cosa mi trovo' concorde fino ad un certo punto.
Ovviamente nulla da paragonare, neanche lontanamente a cio' che accade nell'opulento occidente, ma un po' di droga....non solo Maria, circola pure a Cuba.
Ripeto, molto poca.
In democrazia gira ogni sorta di merda per le strade davanti alle scuole, mentre in dittatura....davanti alle scuole c'e' chi vende pizzette e refrescos.
Se qualcosa di droga si trova, sicuramente, di armi in giro per Cuba, in mano a privati che non siano militari, non ce ne sono.
Armi bianche quante ne volete; coltelli, machetazos, lame, sbarre di ferro e tutto cio' che volete voi, ma di armi vere e proprie non ce ne sono, questo lo possiamo affermare con assoluta certezza.
Non ho e non ho mai avuto notizie di rapine a mano armata, assalti con armi automatiche, gente che spara sulla folla o cose simili.
Anche perche' poi....dove si nasconderebbe questa gente in un'isola dove meta' della popolazione tiene d'occhio l'altra meta'?
Le armi che ci sono restano nelle caserme mentre dall'exterior non arriva nulla perche' i controlli sono “a sangre y fuego”.
Quindi mentre nella nostra libera e bellissima democrazia uno squilibrato puo' fare una strage, nella Cuba vittima di dittatura al massimo, ad un carnaval, dopo aver bevuto una cisterna 2 guajiros dell'ultimo campo ai piedi dell'ultimo monte, si prendono a machetate.
I democratici in Usa hanno risollevato il problema delle armi in mano ai cittadini ma il Trumpo, salito al potere anche grazie alla lobby delle armi, essendo uno che nel tempo libero si diverte a sparare ai cuccioli di cerbiatto, ha subito detto che....se ne parlera' in seguito...quindi mai.
Negli Stati Uniti il possesso di armi, registrate, e' legale.
Entri in un negozio e senza una giusta causa ti comperi un'arma o due o tre....
Per non parlare del fiorentissimo mercato delle armi comprate in nero, con matricola abrasa e mai registrate.
In Europa le restrizioni, per fortuna, sono maggiori, tanto che spesso riusciamo a cadere nel ridicolo.
Un povero cristo, con un arma registrata, che si ritrova, di notte i ladri in casa oppure di giorno in negozio, armati, non puo' neanche difendersi perche' rischia poi l'incriminazione per eccesso di legittima difesa.
Cioe' la democrazia, in pochi casi, mi consente di tenere un'arma ma quando quest'arma viene usata per difendere se stessi, la propria famiglia e i propri beni, allora si rischia di finire al gabbio.
A Cuba comunque, ogni capo famiglia che si rispetti, in casa tiene una lama di adeguate proporzioni.
La delinquenza e' abbastanza limitata sia di numero che di aggressivita' e a volte basta un bel coltellazzo come deterrente.
Da noi la cosa e' un po' piu' complicata ma tutto sommato ancora gestibile.
In Usa sono tutti armati, ladri, assassini, poliziotti, gente comune.
Se ti ferma la polizia, diversamente che da noi, la sola cosa da non fare e' di scendere dalla macchina ed e' cosa saggia tenere le mani sempre bene in vista....onde evitare che il poliziotto che ti si avvicinera' con la mano sul calcio della pistola, scambi lucciole per lanterne e ti faccia secco.
Poi chiaro, visto che tutti possono comprare armi anche i pazzi si riempiono il garage di fucili da guerra, pistole automatiche e mitragliette.
Il tutto a norma di legge.

15 commenti:

  1. Non sono abituato a scendere dai carri, non lo faro' neanche questa volta.
    Non scesi dal carro di S-Ventura perche' non c'ero mai salito.
    Non scendo pero' vorrei starci meglio su questo carro.
    Sinisa non ci siamo.
    2 punti fra verona e Crotone dopo la figuraccia al derby.
    Non c'e' uno straccio di gioco, lo scorso anno col 433 le cose funzionavano per per far contento il tuo connazionale abbiamo cambiato modulo ma con soli 2 centrocampisti siamo in balia di chiunque.
    Alla prossima con la Roma se non si cambia finisce come al derby.
    Perche' Ansaldi fuori e Molianro dentro?
    Perche' dare via Maxi per poi dover giocare con un ragazzino come Sadiq se non c'e' il Gallo?
    Che roba e' Niang?
    Sinisa hai fra le mani un gran Toro; Lyanco, N'Kulu, Rincon, Ansaldi, Sirigu sono tanta roba ma tutta questa roba in campo non si vede.
    Regna il casino e le tue conferenze stampa dove te la prendi, pubblicamente, coi tuoi giocatori hanno stufato.
    La grinta va messa in campo non con le chiacchiere.
    Fatti non pugnette Sinisa.
    Diamoci una mossa perche' di questo passo l'Europa la vediamo col binocolo.

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    1. Santa Fè- Io ero con Ventura ma non ho pianto quando la nazionale l'ha chiamato..però Sinisa ha fatto il suo tempo, purtroppo non conta solo la grinta, non comprendo l'acquisto di Niang o perlomeno non comprendo il valore speso per un giocatore che passeggia, non gioca con grinta e per quanto mi riguarda non è da Toro.
      Che senso ha valorizzare "cadaveri" se poi son destinati ad andar via? siamo stanchi di essere squadra satellite di tutte le altre!

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    2. Magari avessimo preso Niang come squadra satellite...almeno avremo la certezza di vederlo andare.
      Cairo non gliela perdona al serbo di aver speso piu' di 15 milioni per uno cosi'.
      Dopo 5 anni di noia ero contento di vedere un allenatore che parlasse la nostra lingua.
      Il problema e' che poi bisogna giocare la partita.
      Siamo la sola squadra al mondo col centrocampo a 2...
      Dai lo vediamo tutti noi possibile che non lo veda Sinisa....?

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  2. di Fabrizio Verde

    Il processo di verifica dei sistemi di voto in vista delle elezioni regionali che si terranno domani in Venezuela, evidenzia il consolidamento della piattaforma tecnologica utilizzata dal paese sudamericano. A confermarlo sono gli osservatori internazionali giunti a Caracas per verificare il corretto svolgimento delle operazioni di voto.
    Quest’oggi gli esperti hanno presentato una relazione contenente le loro osservazioni circa le verifiche effettuate.
    Per quanto riguarda gli strumenti tecnologici utilizzati, indicano l'incorporazione di meccanismi che facilitano la programmazione delle apparecchiature da utilizzare durante la votazione.
    Guillermo Reyes, membro del gruppo di osservatori e già presidente del Consiglio Nazionale Elettorale della Colombia, ha affermato che i progressi riscontrati mostrano il consolidamento della piattaforma tecnologica elettorale e il suo funzionamento, che genera livelli più elevati di efficienza e affidabilità.
    Le verifiche effettuate soddisfano quindi l’esperto colombiano che nei giorni scorsi aveva dichiarato: «Speriamo che i controlli possano dare piena fiducia e dare garanzie circa l’affidabilità del sistema elettorale. In modo che i cittadini venezuelani possano partecipare con tranquillità al voto».
    Dunque, lo stesso Venezuela definito una dittatura brutale (castro-madurista) per mesi dai fake media mainstream si avvia a celebrare l’elezione n.22 in 18 anni di chavismo. Mentre nella ‘democratica’ Italia con un Parlamento delegittimato si assiste a un’indegna sceneggiata dove le principali forze politiche si accordano per confezionare a pochi mesi dal voto una legge elettorale congegnata appositamente per tagliare fuori dai giochi la principale forza di opposizione.

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  3. La lobby delle armi e quella del tabacco sono invincibili. Giuseppe

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  4. hola! il segreto della pace sulla isla è che i militari ( sia ufficialmente che non ) compongono la metà della popolazione e poi la natura che l'ha disegnata come isola. chao Enrico

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  5. Figurati avere una pistole in casa....a Cuba....

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  6. Il presidente (c’è chi dice dittatore) Nicolas Maduro rivince in Venezuela. Il suo Partito Socialista Unito ha conquistato 17 governatorati su un totale di 22 nelle elezioni amministrative, confermandosi primo nel Paese, nonostante la grave crisi economica e politica. Al Tavolo di opposizione democratico sono toccati solo 5 amministrazioni, in un voto che accusano essere viziato da irregolarità. Maduro ha definito la vittoria elettorale come una «prodezza morale e politica».
    Tibisay Lucena, presidente del Consiglio nazionale elettorale ha annunciato la vittoria dei chavisti, precisando che «con il 95,8% delle schede scrutinate ci sono già 22 Stati dove la tendenza è irreversibile». «A partire da questo momento - ha aggiunto - la Giunta nazionale elettorale autorizza le Giunte regionali a procedere alla proclamazione dei vincitori». Resta ancora incerto il risultato nello Stato di Bolivar. Lucena ha anche sottolineato «la grande e inaspettata partecipazione» al voto, intorno al 61%.
    «Tendo fin da ora la mano ai cinque governatori di opposizione - ha detto Maduro - per lavorare per le loro regioni». Parlando dal Palazzo di Miraflores a Caracas, il presidente ha respinto «le grida di frode lanciate da alcuni dirigenti della destra».
    Maduro ha riferito di aver ricevuto telefonate di felicitazioni per la vittoria dal presidente boliviano Evo Morales e dal calciatore argentino Diego Armando Maradona.

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  7. Nessun arresto per l'avvocato che domenica pomeriggio, a Latina, ha sparato contro i ladri uccidendone uno che aveva appena saccheggiato l'appartamento del padre. Dopo un interrogatorio fiume compiuto nella notte dagli investigatori della squadra mobile e dal sostituto procuratore Simona Gentile, il 47enne Francesco Palumbo, indagato per omicidio volontario, è stato lasciato a piede libero. Al termine dell'interrogatorio gli investigatori hanno formulato nei suoi confronti l'ipotesi di omicidio volontario. Per la procura saranno determinanti gli accertamenti medico legali e soprattutto quelli balistici.

    Il legale, che nel capoluogo pontino si occupa principalmente di civile, scattato l'allarme nell'appartamento dei genitori, al primo piano di una palazzina di via Palermo, è andato a vedere cosa fosse accaduto. Erano le 16.30 di ieri. Nel cortile della casa, in un quartiere residenziale che sorge lungo la strada che collega il centro di Latina al lido, ha trovato tre ladri che scendevano da una scala, con cui avevano raggiunto l'appartamento dei genitori e messo a segno il furto.

    L'avvocato ha riferito subito alla Mobile di aver intimato ai malviventi di stare fermi e di aver detto loro che stava chiamando la Polizia, ma che per tutta risposta due di loro avrebbero iniziato ad avvicinarsi a lui con fare minaccioso. "Uno era sicuramente armato, ha messo la mano in tasca per prendere un'arma", ha detto. A quel punto il legale ha precisato di aver estratto la pistola che aveva con sé, avendo regolare porto d'armi, e di aver fatto fuoco, senza rendersi conto di quanti colpi stava esplodendo e in quale direzione. Due colpi hanno centrato uno dei ladri alle spalle, mentre quest'ultimo si trovava a una distanza di circa dieci metri, e lo hanno ucciso.

    La
    vittima, identificata grazie alle impronte digitali, è Domenico Bardi, 41 anni, di Napoli, noto alle forze dell'ordine per molteplici reati. Gli altri due malviventi sono invece riusciti a darsi alla fuga. Al legale ora indagato sono inoltre stati trovati anche due caricatori in tasca con 13 colpi. Le indagini sono in corso e particolare importanza ai fini dell'inchiesta aperta dal sostituto procuratore Gentile saranno gli esiti degli accertamenti medic

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  8. Stasera a Presa Diretta,parlavano proprio di questo argomento....a Chicago c'è un morto per armi da fuoco ogni 15 ore...! Che paese di m...non ci vivrei neanche se mi pagassero...!blanco79

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  9. Essendo di Torino ho parecchi amici e amiche che lavorano in FCA ex FIAT.
    Un paio di loro sono dirigenti di alto livello e spesso volano a Detroit.
    La prima cosa che e'stata detta loro da chi e' andato a prenderli in aeroporto; "Se volete portare a casa la pelle la sera restate in hotel e non uscite neanche col taxi."
    Detroit...non Caracas o Rio....

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  10. Venezuela: ovviamente i media se non ci sono tumulti o cadaveri da imputare a maduro se ne guardano bene da dire qualcosa.
    Stati uniti: paese di merda, che si sparino a vicenda tutti per quanto mi riguarda.

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  11. La macchina del fango risponde solo ai propri interessi, il chavismo che vince la millesima elezione non solo non "fa notizia" ma, ai merdaioli, da' tremendamente fastidio.

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  12. Intervista a Geraldina Colotti, giornalista e scrittrice, esperta di America Latina

    Vittoria delle elezioni regionali del Chavismo. Come leggere i risultati?

    Di sicuro come una grande vittoria, tanto più dopo quattro mesi di attacchi violenti da parte delle destre e una poderosa campagna di discredito a livello internazionale. Il socialismo bolivariano è stato confermato dalle urne in due importanti e ravvicinate occasioni: prima il 30 luglio quando si sono eletti i costituenti (oltre 8 milioni di voti), e poi domenica, con l'elezione dei governatori. Il chavismo ha vinto in 17 Stati su 23 (nel 24°, Distretto Capitale, non si votava). E resta ancora in ballottaggio lo Stato di Bolivar, dove la conta dei voti è serrata. Al Partito socialista unito del Venezuela (Psuv) e ai suoi alleati (Partito comunista e altri) sono arrivati oltre 5 milioni di preferenze. La partecipazione, su 18 milioni di aventi diritto, è stata di oltre il 61%. Il Psuv ha ottenuto vittorie in alcuni dei principali Stati come Miranda, dove il giovane Hector Rodriguez si è imposto sul candidato di Primero Justicia Carlos Ocariz. Nel Lara, dove Carmen Melendez (la prima donna ad aver diretto le Forze Armate Nazionali Bolivariane) ha trionfato su Henry Falcon, un personaggio potente che, dopo essersi fatto eleggere con il chavismo ha cambiato casacca... Ha perso, però, anche regioni ricche come il Zulia e il Tachira, zone di frontiera e appartenenti alla cosiddetta “mezzaluna”.

    E qual è il rischio ora? Si può temere un referendum autonomista?

    Ora il rischio è che le destre, appoggiate dai grandi organismi internazionali, s'inventino un altro piano, per esempio la secessione come hanno in precedenza tentato in Bolivia. In questo caso, di certo a Maduro non verrebbe consentito un grammo della repressione messa in campo da Rajoy in Spagna contro il referendum per l'indipendenza in Catalogna. Intanto, come da copione, le destre hanno gridato alla frode. Una strana frode, visto che hanno vinto in diversi Stati e che hanno presenziato a tutti i controlli del sistema elettronico di voto, come prevede la legge.

    Il Presidente Maduro ha denunciato nei giorni scorsi la scarsa copertura mediatica sulle elezioni: perché questa censura da parte di giornali solitamente così pieni di articoli sul Venezuela?

    E' sempre così: per mettere all'angolo il Venezuela, lo si sbatte in prima pagina per mesi con ogni genere di menzogna. Quando assesta qualche colpo, dando lezioni di vera democrazia, scompare dalle notizie. In quel frattempo, il nemico ne sta già inventando una nuova, in questo caso un nuovo accerchiamento e un nuovo tentativo di innescare una “rivoluzione colorata” per balcanizzare il paese e, di conseguenza, il continente. Un piano del genere, concepito nei dettagli, è stato diffuso in questi giorni dal chavismo e denunciato a livello internazionale. In attesa della prossima mossa delle destre, Almagro all'Osa sta preparando la sua: una “transizione” come quella messa in campo contro i sandinisti in Nicaragua che avrebbe a capo la ex Procuratrice generale Luisa Ortega, in fuga dal suo paese. Per cacciare Maduro, vera e propria ossessione delle destre e dello stesso Almagro. L'Osa, supportata da Trump e da alcuni paesi neoliberisti latinoamericani, ha avallato i magistrati “paralleli” del Tribunal Supremo de Justicia, nominati in modo fraudolento dal Parlamento governato dalle destre. La Costituente ha riportato la pace in Venezuela e ha ridato la parola al confronto democratico. Ma la democrazia partecipata scommette di depotenziare dall'interno lo Stato borghese per costruire il socialismo. E questo, per i poteri forti internazionali, è un cammino da stroncare. La partita riguarda anche noi.

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