venerdì 13 ottobre 2017

PICCOLA COMMEDIA IN 2 ATTI

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ATTO PRIMO
Scritto 15 giorni fa....
In tutti questi anni, noi che abbiamo eletto la maggiore delle Antille come seconda (a volte come prima) patria, siamo stati abituati a programmarci i viaggi con una certa scadenza dalla quale difficilmente derogavamo.
C'era chi, come il vostro umile scriba organizzava 3-4 viaggi ogni anno, quasi sempre fra settembre e maggio, c'erano altri che ne programmavano meno ma di maggior durata, altri ancora sapevano di avere un viaggio ogni anno a disposizione e si organizzavano di conseguenza.
Qualcuno ha abbandonato il campo negli anni.
Ce' chi si e' stufato di Cuba probabilmente per il mutato rapporto fra il turista e la gnagna, preferendo siti e location piu'...easy, spesso dimenticandosi che le leggi italiane ci seguono ovunque andiamo.
Altri semplicemente hanno cambiato vita, si sono trovati una compagna fissa che mal si concilia con i viaggetti da quel lato del bloqueo.
Un conto e' dirle “amore parto per un mese di lavoro in una piattaforma petrolifera nel mare del nord” un'altro e' raccontarle che; “vado un mese a Cuba perche'....ci sono sempre andato anche prima di te”.
Solitamente, nel secondo caso la cosa finisce a schifio....
Altri ancora non possono piu' permettersi di viaggiare.
Ho sempre detto che siamo dei gran privilegiati dalla vita, abbiamo potuto permetterci tanti viaggi (nel mio caso oltre 50) nella piu' bella terra su cui occhio umano si sia mai posato.
Per molti, quasi tutti, il momento economico e' complicato e ci sono tutta una serie di situazioni, nella scala di valori di ognuno, che hanno la precedenza su un viaggio a Cuba.
Ci sono poi i fenomeni degli “anni sabbatici”, coloro che raccontano che, per scelta personale, hanno deciso per un po' di staccare la spina da Cuba.
Spesso si tratta di emuli di Zichichi che una volta visto fracassare il loro sogno caraibico hanno dato la colpa a Cuba dei loro fallimenti aggiungendo a questo fardello il fatto di non essere piu' in possesso dei mezzi economici per viaggiare.....
Ognuno alla fine ha le sue motivazioni.
Tutto questo pippone per dirvi che, quasi sicuramente, mi saltera' il viaggio di novembre e che quello eventuale futuro e' in data da destinarsi.
Causa? Il lavoro!
Verrebbe da dire “Per Fortuna” coi tempi che corrono.
La nostra socia cubana della palestra ha abbandonato il carro, problemi seri personali le hanno impedito di continuare la collaborazione con noi.
Abbiamo definito la sua uscita in questi giorni, in realta' e' out da giugno ma il tutto si e' concretizzato a settembre.
Abbiamo stabilito una cifra da riconoscere, per il suo 33%, non a lei ma al suo “sponsor”, fra l'altro mio carissimo amico, cosi' siamo rimasti in due soci.
Il mio socio c'e' 3 sere alla settimana dalle 18.30 in poi avendo un lavoro regolare, e' preziosissimo per mille cose, ma questa e' la sua disponibilita' di tempo.
Apriamo 70 ore la settimana, abbiamo una decina di istruttori di corsi e un paio di sala pesi.., ma molte ore le faccio io.
E' sempre l'occhio del padrone che ingrassa il cavallo.
Settembre e' andato davvero bene, ottobre e' partito alla grande (sgrat) c'e' da cavalcare l'onda mentre e' bella alta, buona parte del tutto e' sulle spalle del vostro umile scriba ed e' giusto stare con la testa bassa e pedalare.
Sono mesi importantissimi, forse e dico forse in febbraio riusciro' a staccarmi una decina di giorni.
M&S procede coma da copione, il sito non e' mai stato un problema, anzi.
Da marzo/aprile in poi ci sara' da pensare alla prossima estate, visto che questa e' andata bene e' possibile che mi diano lavoro anche la prossima, magari piu' strutture e piu' ragazzi.
Insomma, un casino....por suerte.
Questo giro lo salto ma nessun rimpianto, e' giusto che mi fermi e porti avanti al meglio le mie cose.
La mia Cuba esiste solo se funziona bene la mia Italia, avro' tempo, piu' avanti per godermi la maggiore delle Antille.
Voi siete mai stati lunghi periodi lontano da quel lato del bloqueo?

ATTO SECONDO
Scritto pochi giorni fa
Come scrivevo sopra le cose sono partite come missili, ho finito la prima settimana di ottobre stanchissimo, la partita coi Villans mi ha visto camminare per il campo....
Sabato mattina ho realizzato che, fermo restando cio' che ho scritto sopra, essendo sul pezzo da aprile non sarei arrivato integro alla prossima primavera.
Ho dato un'occhiata....distrattamente ai voli....
A un certo punto, ero alla reception della palestra, ho visto il mio portafoglio che faceva le capriole....era la Visa che voleva a tutti i costi...sgranchirsi le gambe.
Com'e'....come non e'.....ho comprato el boleto.
Ovviamente accordandomi col socio e con gli istruttori per adeguata copertura.
Dal 13 al 27 dicembre, To-Hav, Air France, 496 euro.
Alla fine quasi meta' dei giorni sono festivi, posso riuscire a staccare un attimo senza temere sfaceli.
Simone e famiglia hanno preso il biglietto il giorno dopo, per lui 2 settimane, il familion...mesi.
Partiremo e torneremo, io e lui, insieme, lui si fermera' nella capitale io faro' una settimana a Tunas per le mie cose poi risaliro' verso occidente; Trinidad, Cienfuegos e ultimi 2/3 giorni col socio a La Habana.
Tutto quanto scritto nel primo atto e' valido, solo che....fanculo parto.

30 commenti:

  1. In questi giorni si è tornato a parlare di carceri in Venezuela: con superficialità o malafede. Comunque senza contestualizzazione e senza contraddittorio: sempre, ovviamente, in nome di quell'”imparzialità” che elude causa, natura, asimmetria e durezza del conflitto. Che evita, soprattutto, di paragonare il Venezuela di oggi con quello della IV Repubblica, a cui i fan del giornalismo alla Dollar Today vorrebbero tornare. Al riguardo, riproponiamo un'intervista alla giornalista Geraldina Colotti, esperta di America latina e un capitolo del suo libro Talpe a Caracas (Jaca Book): un reportage dall'interno delle carceri venezuelane, dal titolo In prigione col maiale.

    L'INTERVISTA

    Nella campagna mediatica contro il Venezuela delle ultime settimane, molto trendy negli ambienti abituati a creare il terreno adatto per i "golpe bianchi" sembra essere il tema delle carceri. In un surreale articolo di Repubblica - Il Venezuela come l'Argentina di Videla, torture e violenze nelle carceri segrete - si arriva addirittura a un paragone con il sanguinario dittatore argentino di fine anni '70. L'operazione è chiara: si cerca una destituzione violenta del governo di Caracas, sul modello di quello che è già avvenuto in tanti altri paesi recentemente. Non c'è nulla di nuovo e non vale la pena spendere ulteriori parole come AntiDiplomatico.

    Sulla situazione delle carceri in Venezuela e sul ruolo dei media abbiamo sentito al telefono Geraldina Colotti, scrittrice e giornalista de il Manifesto che ha visitato varie volte le prigioni venezuelane (l'ultima meno di un anno fa), e che ne ha dato conto anche in un capitolo del suo libro "Talpe a Caracas", edito da Jaca Book.

    Le carceri venezuelane sono come quelle di Videla?

    E' un'assurdità. Si usano dati e statistiche provenienti da una fonte unica e parzialissima, redatte da persone e ong che li confezionano in base a indicazioni politiche precise per suonare una sola campana. Si tratta di vecchie campane stonate che parlano, scrivono e spesso non girano per le carceri, non perché venga loro impedito, ma perché il loro presunto interesse “umanitario” persegue fini politici. Come nel caso dell'Osservatorio siriano a Londra, si accreditano come unica fonte millantando un'oggettività che non hanno, ma che viene ripresa e amplificata anche da molte ong. La costituzione bolivariana è una delle più garantiste al mondo. Molti di quelle che l'hanno redatta hanno subito il carcere e le torture durante gli anni delle “democrazie di Punto Fijo” della IV Repubblica, durante i quali si buttavano gli oppositori dagli aerei ben prima che lo facesse Videla. Allora sì che si torturava nella “tumba”, che ora non esiste più. Il Venezuela, proprio su carceri e diritti umani ha recentemente passato l'”esame” annuale dell'Onu. Come si spiega? Perché quelle fonti non vengono citate? Evidentemente, il gioco è viziato all'origine.

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  2. In che senso?

    Nel senso che i dati, le cifre, i problemi vanno analizzati nel contesto e in prospettiva storica. Non si è in buona fede nelle analisi se non si mette a confronto, per quel che riguarda il Venezuela, la totale assenza di democraticità e di istituzionalità che c'era nelle carceri prima dell'arrivo di Chavez rispetto ad oggi. I dati ci sono, gli studi anche, basta confrontare le fonti. Per esempio, una delle prigioni storiche, La Planta, che si trovava nella capitale, che si portava appresso la perversa eredità di abbandono della IV Repubblica e che descrivo nel libro Talpe a Caracas, oggi non esiste più. Al suo posto c'è un parco dove giocano i bambini, i detenuti sono stati trasferiti nei penitenziari dove la vita è regolata dallo studio, dalle attività culturali e anche dal lavoro. Uno dei programmi di reinserimento più seguiti si chiama il Plan Cayapa. I detenuti e le detenute in misure alternative fanno anche parte dell'orchestra venezuelana. Una situazione idilliaca? Tutt'altro, ma sono stati fatti grandi passi avanti in un'ottica di recupero e non di repressione. Bisogna tener conto che la popolazione carceraria venezuelana è rimasta nel totale abbandono per tanti anni. Come in altri paesi dell'America latina ha così preso forma uno Stato nello Stato in cui le mafie, i traffici e le prevaricazioni hanno effettivamente preso il sopravvento. Sussistono ancora “zone franche” in cui i detenuti sono armati. Non è facile “risolvere” il problema se non si vuole usare il pugno di ferro e fare una strage. Prima dell'arrivo di Chavez la situazione era simile a quella che permane in gran parte dell'America Latina e che viene fuori solo molto raramente, quando i media danno conto en passant di cuori strappati, teste mozzate come in Brasile o Messico. In Colombia, per fare un altro esempio, non si dice mai quanto sia drammatica la situazione dei diritti umani, con prigionieri politici non curati o prigionieri sociali lasciati nel più completo abbandono. Ma senza andare troppo lontano, noi viviamo in un paese che con il 41 bis ha legalizzato la tortura bianca, che ha torturato i prigionieri politici della lotta armata, e che nega i diritti umani, come quello di ricevere libri, a quelli che ancora rimangono in carcere.

    Perché certi “sinceri democratici” chiedono la forca nel proprio paese e s'interessano di quel che accade a Caracas e non in Colombia o in Messico? Mi sembra un umanitarismo un po' peloso. La condizione delle carceri rispecchia quella della società: le privatizzazioni dei servizi, la scure sui diritti pesa molto di più su chi è costretto in cella. I tagli all'assistenza sanitaria, in carcere, il sovraffollamento, favoriscono il ritorno di malattie dimenticate. Lo stesso avviene in Colombia, in Messico. E in Guatemala, dove i pochi soldi stanziati per i minori a rischio in una casa-rifugio diventata un lager servivano per finanziare loschi traffici, sono morte bruciate 41 bambine. Un femminicidio di Stato. In un sistema che tutela i privilegi e calpesta i diritti degli ultimi, questi sono i risultati.


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  3. E in Venezuela? Lei è stata nelle carceri venezuelane in tante occasioni. Qual è la situazione?

    In Venezuela si è fatto un grande sforzo per portare le istituzioni nelle carceri. Questo, naturalmente, ha i suoi lati positivi, ma anche i suoi costi. Mettere regole ha dei costi, anche per una società che persegue l'ideale del “socialismo umanista” come fa il Venezuela. Lo dico anche dal punto di vista di chi ha soggiornato a lungo nelle carceri speciali come prigioniera politica. Inoltre, se non si vuole usare il metodo repressivo per la soluzione dei problemi, gli effetti si possono avere solo nel medio-lungo periodo. Intanto, le bande armate esistono. Intanto, il paramilitarismo esiste, dentro e fuori le carceri e viene usato a fini politici. L'insicurezza colpisce prima di tutto le zone popolari e questo le forze conservatrici che se ne alimentano, lo sanno. Sono stata diverse volte nelle carceri venezuelane. La prima nel 2010 e l'ultima meno di un anno fa, quasi sempre in maniera non ufficiale, ma ho potuto verificare che non ci sono intoppi per chiunque voglia verificare di persona la situazione. Ho visto detenuti di opposizione che secondo quei dati venivano torturati e isolati gestire... una pizzeria all'interno del carcere. I miglioramenti sono visibili da un anno all'altro, chiunque può verificarlo, confrontando testimonianze a dati di quel che c'era prima. D'altro canto, basterebbe fare qualche osservazione elementare. Come fa Leopoldo Lopez, il leader di estrema destra detenuto nel carcere militare di Ramo Verde a mandare in internet video e proclami mentre ci viene raccontato che si troverebbe in isolamento e sottoposto ad arbitrii? Andate a chiedere a una detenuta politica italiana se può avere un cellulare o mandare proclami incendiari all'esterno... Molto del lavoro progressista svolto nelle carceri venezuelane si deve all''impegno della ministra Iris Varela (nella foto, ndr), un'abolizionista per utilizzare un termine che in Europa comprendiamo. Lei è andata da sola nelle carceri dove non c'era nessun tipo d'istituzione e ha scelto di cambiare le cose all'interno senza utilizzare la forza. Qui si parla molto di mediazioni con i capi banda. Ma l'opposto della repressione è proprio la mediazione, è proprio mettere al centro il dialogo e non le pallottole. Una campagna come quella che è stata fatta da Chavez e da Maduro - ti offro una chitarra tu mi dai la pistola - è un altro modo di andare nei quartieri difficili e provare a dare soluzioni.


    E quindi in ultima analisi come rispondere a chi paragona il Venezuela di Maduro all'Argentina del dittatore Videla?

    Sta scomparendo il confine tra informazione e propaganda di guerra. Si assume il racconto di una sola parte – quella delle grandi imprese mediatiche che rappresentano i potentati finanziari ed economici – e si fa campagna. La cosa davvero triste è che sia scomparso del tutto e ormai in modo inequivocabile il tanto celebrato pluralismo dell'informazione. Lo abbiamo visto in tanti conflitti recenti del passato, ma nel caso del Venezuela ha raggiunto livelli impressionanti. Non ci sono più le fonti. La parte maggioritaria viene resa invisibile. Non siamo alla critica, siamo alla propaganda di guerra per abbattere un'idea, un governo, un progetto che prova a indicare un'altra strada: sgradita e contraria agli interessi di quelle 60 famiglie che governano il mondo.




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  4. Sarà bello fare questi due viaggi insieme. Il primo ricco di progetti, il secondo si spera di certezze. Sei stato un cane da tartufo. Il giorno dopo a 460 prezzo finito credo mi costerà una boccia di quello buono...

    Simone M S

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    1. ....e di quello buono visto che hai pagato meno tu....

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  5. Ho solo 36 anni ma già da tempo mi dico che ogni lasciata é persa, per cui fai benissimo. Mat.

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  6. hola! sul primo pezzo volevo commentare "dai si vive una volta sola fallo senza troppe seghe mentali" poi leggendo il secondo ti dico fai molto bene. Riguardo il lato economico qui in itaglia per fare i turisti e viaggiare ( e per viaggi intendo mete non europee) bisogna stare bene in ogni senso. Io dal 2004 non ho mai perso un anno e quando non ci sono andato due volte almeno una era dedicata a Cuba. Los boletos con compagnie di linea hanno ormai quetsi prezzi accessibili. Quindi questa volta non starai stanziale ma risali la palestina fino a la capital, Cienfuegos ho ricordi positivi bello el malecon y playa rancho luna. Buon giro ti muoverai con viazul? in ogni caso è meglio godere l'attimo. Enrico

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  7. Quando il vento e' quello buono bisogna non mollare mai il boma...per questa ragione ho individuato le 2 settimane dove la mia assenza potrebbe pesare di meno.
    Si una settimana a Tunas, credo non chiedero' neanche la visa familiar per cosi' pochi giorni, poi Trinidad, Cienfuegos e gli ultimi giorni col socio a La Habana.
    A Tunas in scooter poi credo di si, Viazul.

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  8. «Donde está Santiago Maldonado?». Da oltre due mesi in Argentina risuona la stessa domanda. Giornali, tv, social: il suo volto, occhi profondi, barba e capelli lunghi, è ovunque. Santiago è un tatuatore di 28 anni della provincia di Buenos Aires scomparso il primo agosto. Stava partecipando a una protesta in Patagonia, in difesa degli indigeni Mapuche, repressa dalla gendarmeria. Da allora non si hanno più sue notizie. Chi era con lui assicura di averlo visto, ferito, caricato su una camionetta. Il governo ha smentito: gli agenti non c’entrano. Ma Sergio, il 44enne fratello di Santiago, non ha dubbi: «Se lo sono portati via i gendarmi». E accusa il presidente Macri di aver minimizzato la misteriosa sparizione: «In 72 giorni non ci ha mai contattati. In altre occasioni, come dopo la strage di Las Vegas, si è affrettato a esprimere la sua solidarietà». Al telefono la sua voce si incrina quando gli si chiede cosa gli manca di Santiago: «Il suo sorriso», singhiozza. A volte usa l’imperfetto, «mio fratello era…», poi si corregge, vergognandosi del lapsus.
    Santiago è diventato l’ultimo desaparecido argentino. «Ma il governo si ostina a non riconoscere la sua sparizione forzata», accusa Sergio. Le indagini procedono a rilento tra difficoltà e contraddizioni. In uno dei 70 telefoni sequestrati ai gendarmi è stato trovato un audio in cui si dice che Santiago è nel retro di una camionetta. In altri si parla di un corpo nel fiume e della necessità di nascondere i veicoli usati dalla Gendarmeria. Le prove del Dna, però, non hanno chiarito nulla. Anche droni e unità cinofile si sono rivelati inutili. La vicenda ha rievocato i fantasmi della dittatura che insanguinò l’Argentina tra il 1976 e l’82. Anni in cui le Falcon nere dei servizi segreti inghiottivano gli oppositori, i giovani militanti di sinistra erano gettati nell’oceano dai «voli della morte» o torturati nei centri di detenzione clandestini.
    «La cosa più spaventosa è che siamo nel 2017 e alcuni metodi sono rimasti uguali», accusa Sergio, che punta il dito contro il governo. «All’inizio hanno negato la sparizione di Santiago, accusando la mia famiglia di inventare menzogne. Poi hanno tirato fuori ipotesi assurde: Santiago nascosto tra i Mapuche o fuggito in un altro Paese. E questo fa tornare alla mente brutti ricordi». I brutti ricordi sono le frasi che la giunta militare usava per coprire le sparizioni forzate: «Quali desaparecidos? Le persone che cercate sono scappate in Europa», dicevano ai familiari degli scomparsi. «Ma non è l’unica analogia con il presente - continua Sergio - La gendarmeria ha fatto irruzione in una scuola per intimidire gli studenti durante un dibattito su Santiago. La polizia entra nelle villas (le favelas argentine, ndr) sparando. Questo governo ha fatto enormi passi indietro sul tema dei diritti umani».
    Il caso Santiago Maldonado è diventato un dossier scottante per il governo Macri, che ora teme contraccolpi politici. Il 22 ottobre ci sono le elezioni di medio termine per rinnovare il Congresso. L’ex presidenta Cristina Kirchner, in corsa per un seggio al senato, ha cavalcato la vicenda puntando il dito contro la Casa Rosada.
    Bono, a Buenos Aires per la tournee degli U2, ha scritto una lettera alla famiglia Maldonado: «Non arrendetevi mai». «Continueremo a lottare per la verità. Poi arriverà anche la giustizia», ha risposto Sergio. Intanto, 72 giorni dopo, l’Argentina continua a chiedersi: «Donde está Santiago?».

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  9. Trasporto sul bolg una chiacchierata fatta sul forum Cuba Facile con Sandro, un italiano che aveva un piccolo paladar a Tunas che, a seguito di una serie di situazioni personali, per un paio d'anni non puo' rientrare a Cuba.

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  10. Ciao Sandro
    Ti ho conosciuto al tuo locale, quello piu' piccolino.
    Mangiai un piatto di spaghetti ai frutti di mare.....in tutta sincerita' non memorabile.
    Mi servi' tua moglie o comunque la tua compagna....a pelle non mi fece particolare simpatia...ma forse sono complicato io.
    Ti faccio i migliori auguri per tutto, non perdere tempo a leggere le cazzate che si scrivono, il web e' pieno di gente di merda pronta a scaricare sul prossimo i propri fallimenti.
    Volta pagina, ricomincia.
    Non e' importante quante volte un uomo puo' cadere ma quante sa rialzarsi
    Suerte para todos.

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  11. sandrocubano

    Sei Mirko vero? purtroppo quel giorno non cucinai io...facevo solo le pizze...

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  12. Si sono io.
    Ricordo uno spaghetto con dei cosini neri strani sopra... Razz
    Ma andava bene lo stesso, non cerco Canavacciuolo a Cuba

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  13. sandrocubano

    No, non andava bene per niente... hai lasciato la pasta, poi l'ho assaggiata io e: 1 era scotta, 2 poco condita...quel giorno mi incazzai di brutto

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  14. cocoloco

    Sandro scusa se mi permetto senza sapere esattamente come ti comporti quando ti incazzi di brutto. Spero che si tratti solo di una bella strigliata che cmq, se funziona poco con un impiegato, funziona molto meno con una moglie/compagna cubana

    Se lei ti avesse detto "allora falla tu la pasta"... io non mi sentirei di condannarla Rolling Eyes
    Il paladar era piccolino, non credo che contemporaneamente a quelli di Milko siano stati ordinati molti altri piatti di pasta... e probabilmente le pizze che dici stavi facendo erano per clienti cubani. Non credi sarebbe stato meglio fare TU la pasta per un nostro connazionale?

    Cmq se ti sei "incazzato di brutto" per un piatto di pasta sbagliato... non oso pensare come ti sei sentito per tutto il resto

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  15. Il mio interesse relativo e' dovuto al fatto che non ho mai dato al cibo tutta questa importanza come fanno moltissimi italiani.
    Quando sono a Cuba poi ancora di meno.
    Ovviamente ha ragione Carlo, il proprietario di un ristorante risponde personalmente di ogni piatto che esce dalla cucina.
    esattamente come io e il mio socio rispondiamo di tutto cio' che accade in palestra compreso come lavorano gli istruttori, io e Simone rispondiamo di qualunque disservizio eventuale di M&S oppure sempre io rispondo di tutto cio' che fanno i miei ragazzi in estate.
    Onori e oneri di chi si assume responsabilita'.
    La pasta, fra l'altro era cubana, a 5 cuc avrebbe dovuto essere italiana ma come ti dicevo non e' stata una cosa che mi ha rovinato la giornata.

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  16. sandrocubano

    Siccome lei ha detto che la sapeva fare, che ormai vedendo me aveva imparato, gli ho dati fiducia. La mia incazzatura si riferiva solo alla perdita del cliente, che infatti non ha più varcato la soglia del mio locale, e direi anche giustamente. Purtroppo ha ragione il ragazzo, la pasta era cubana, in quel momento girava solo quella. La barilla che aveva il criollito a 3,40 era sparita, sparita anche la agnesi. A cuba purtroppo ci si deve arrangiare, e carlo, questo tu lo sai benissimo, specialmente a Tunas. Comunque, tutto questo discorso non ha più senso perch' casa e ristorante non esiste più, mentre lei fa la bella vita chissà dove con il chulo cubano. Cara Maria, finiranno i soldi, poi spero che ti darai conto della cazzata che hai fatto. Malgrado tutto il male che mi hai fatto, purtroppo, e dico purtroppo, come uno stupido, ti amo veramente...lo scrivo perché tutti lo sappiano!

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  17. cocoloco

    Sandro lungi da me il voler difendere Maria anche solo dal punto di vista professionale, la mia era solo una considerazione su questa specifica situazione...e so bene che la pasta italiana, e non solo quella, a volte é introvabile a Tunas e, se si vuole cmq servire dei piatti di qualità ai clienti, bisogna mandarla a prendere in province vicine o farla mandare dall'Avana. E' la scomoda realtà di chi pretende soddisfare i gusti e le aspettative dei nostri connazionali in loco

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  18. Se hai un'attivita' di quel tipo appena appare la pasta nostrana occorre acquistarla tutta in blocco....almeno Mario fa cosi'.
    Non sai se e quando riapparira'.

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  19. Il week end calcistico e' iniziato nel migliore dei modi....speriamo finisca meglio.. :-)

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  20. Crotone (4-4-2): Cordaz; Sampirisi, Ceccherini, Ajeti, Martella; Rodhen, Mandragora, Barberis, Stoian; Trotta, Simy. A disposizione: Latella, Viscovo, Romero, Nalini, Izco, Budimir, Pavlovic, Simic, Faraoni, Cabrera, Crociata. Allenatore: Nicola.

    Torino (4-2-3-1): Sirigu; De Silvestri, Nkoulou, Moretti, Molinaro; Rincon, Baselli; Falque, Ljajic, Niang; Sadiq. A disposizione: Milinkovic-Savic, Ichazo, Bonifazi, Valdifiori, Burdisso, Ansaldi, Gustafson, De Luca, Edera, Berenguer, Boyè. Allenatore: Mihajlovic.

    Poche storie, serve una vittoria per scacciare le nubi fosche che aleggiano sul capo di Sinisa.
    Anche l'umile scriba vorrebbe un po' di logica in campo.
    Molinaro dentro e Ansaldi fuori mi lascia perplesso ma magari ha ragione il mister.
    Sadiq al posto del Gallo, speriamo che il ragazzo dimostri di poterci stare a questi livelli.
    Infortunati il Gallo, Obi, H2o, Lyanco, Barreca...tanta roba ma nessun alibi.
    Nicola, il mister del Crotone e' dei nostri, dopo la salvezza se la fece in bici dalla Calabria a Torino arrivando non in Piazza Castello ma al Filadelfia. Seriamente candidato per la nostra panchina in futuro ma ora....non faccia scherzi.
    Derby Primavera; Quelli la'- TORO 0-2

    SEMPRE FORZA TORO!

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  21. Meritatissimo vantaggio del Crotone 1-0

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  22. Soprattutto ai tempi del Barrio e Cuba pratica di faceva a gara a chi potesse restare più a lungo su l'isla. Ho visto che anche tu adesso devi fare le grandi manovre per farti scarso due settimane. P68

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    1. Ogni stagione ha le sue storie amico mio.
      Ieri era come dici tu, oggi come vedi, domani chissà.
      L'importante è riuscire ad andare.

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  23. 2-2 De Silvestri....partita inguardabile....

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  24. Povero Toro....
    Finalmente a Dicembre la nostra strada nella maggiore delle Antille si incrocerà

    Massimo

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