martedì 31 gennaio 2017

LA MODA DEI CANI




La passione per i cani, purtroppo va di pari passo con le mode.
C’e’ stato il periodo dei cani nordici, la cazzata la feci pure io, giusto perche’ avevano gli occhi azzurri, ora c’e’ quella del bulldog francese che e’ una robina….lasciamo stare
E' ufficialmente esplosa, a Cuba, la mania dei cani.
Ci sono cani ovunque; randagi, acquattati nel patio di ogni casa, in ogni giardino, cortile, potrero.
Li vedi pericolosamente sporgersi da una placa, mansueti accovacciati ai piedi della proprietaria che si rilassa su un balance.
E' sempre piu' frequente vedere gente portare fuori il cane a passeggio come da noi.
Lo avevo visto al Vedado che e' un po' la via Lagrange avanera, ora lo si vede anche a Tunas, almeno nel nostro reparto, Aurora, abitato fondamentalmente da medici, professionisti e sportivi.
Oramai tutti hanno un cane e chi non ne e’ privo fa di tutto per avercelo.
Anche da questo punto di vista la capitale e' avanti anni luce.
Raccontava in nostro Valter che ci sono negozi di animali dove si vendono le crocchette a sacchi, un po' come avviene da noi.
A oriente siamo un filino piu' rustici.
Fino a poco tempo fa, ogni tanto appariva in centro un tizio con un cachorro in vendita in braccio.
Ora, nella piazza adiacente al parque Garcia c'e' un tipo, praticamente ogni giorno, con una gabbia divisa in 2 scomparti.
Sotto 6/7 fra cuccioli di salsiccia e pekino, sopra un piccolo Husky preso Dio solo sa dove.
Ovviamente quel tipo di clima per dei cani da slitta e' ottimale....
Voleva 20 per i salsiccia, 40 per i pekino e 120 per il povero nordico, ma se arrivavi anche con meno...lo portavi via.
Sono stato fortemente tentato, piu' che altro per togliere quella povera bestia dalla canicola, ma se mi presento in casa con un'altro cane buttano fuori me.
Na avevamo 3, 2 cocker precedenti al mio arrivo e Tifon.
Ho usato il passato perche' qualche giorno fa una e' deceduta, la vecchia cockerina.
L'avevo vista un po' sul mogio quando ero giu', ma essendo malmostosa ci relazionavo poco.
Quella famiglia manda avanti 2 case di cui una de renta, non c'e' molto tempo per altro.
In piu' l'altro cocker ha occasionali crisi epilettiche.....comunque quella deceduta aveva 8 anni, che per un cane a Cuba non sono pochi.
Il suolo, mi spiegava Melchior il quotatissimo veterinario tunero, e' pieno di germi e batteri, l'assistenza veterinaria e' quella che e', quindi 8 anni per una cane da quelle parti e' gia' un bel vivere.
L'alimentazione anche e' differente dalla nostra.
Manca totalmente macelleria di scarto come avviene da noi, il cubano del puerco mangia pure le unghie....resta davvero poco.
I cane non deve incidere dal punto di vista economico piu' di tanto, quindi boniato come se piovesse, arroz, ogni tanto un osso e il picadillo di soia della libreta che, a volte, manco mangiano dal buono che deve essere.
Tifon e' a mio carico economicamente, quando parto lascio sempre del denaro per il suo mantenimento, pero' alla fine, anche con una alimentazione un po’…casereccia, e' cresciuto forte e sano.
Il randagismo sta' diventando un problema, la calle e' piena di cani, delle forme piu' strane, sciolti.
Il problema e' che Cuba non ha risorse per i cristiani, figuriamoci per i cani.
Che io sappia non esistono canili, anche perche' sarebbero statali mentre da noi, sono i privati o le associazioni che si occupano di questo problema....e meno male che ci sono loro.
Il cubano non ha per il proprio cane le carineria a cui siamo abituati dalle nostre parti, conosco gente che lo tiene sempre legato per salvaguardare la ghirba delle galline nel patio.
D'altronde se la carne gliela fai vedere in fotografia, li lasci liberi di razzolare in mezzo alle galline...il patatrac e' quasi obbligatorio quando non doveroso.
Pero' che da quelle parti le cose stanno cambiando, c'e' un'attenzione, sopratutto nei barrios “buoni” delle citta' nei confronti dei cani che, piano piano, stanno diventando parte della famiglia che ha scelto di portarseli a casa.
Un allevamento di Beagle, razza che a Cuba non hanno mai visto, renderebbe comunque dei bei soldini.

M&S CASA PARTICULAR  festeggia un’anno di vita, con un gennaio che si e’ aggiudicato la palma di miglior mese dalla nascita dell’agenzia….aggiungendo una casa.

lunedì 30 gennaio 2017

PERIFERIE DELL'IMPERO




Qualche giorno fa e' tornata, dopo un mese e mezzo, la mia socia cubana della Fly Gym.
I lavori per la loro prossima renta a Camaguey procedono spediti, e' possibile che a breve lei, il figlio e il marito italiano, amico di vecchia data, facciano il grande passo trasferendosi in pianta stabile da quel lato del bloqueo.
In futuro potremo riparlare della fattibilita' di quel ristorante di cui parlavo tempo fa.
Mi ha parlato di una Camaguey che scoppiava letteralmente di turismo, era in una renta da 25 cuc al giorno, 4 cuarti sempre pieni.
Italiani non moltissimi, in effetti a M&S arrivano poche richieste per la citta' Agramontina, ma tedeschi, canadesi e messicani a palla.
Un mio conoscente ha passato qualche giorno a Grande Torino a Las Tunas, mi ha scritto parlandomi di una Tunas con poco turismo mentre, appunto, Camaguey era piena.
In effetti che la mia citta', dal punto di vista turistico, fosse in controtendenza rispetto al resto del paese lo avevo notato a novembre durante il mio ultimo soggiorno.
Molti meno italiani, meno tedeschi e perfino meno canadesi.
In tutta Cuba il turismo cresce ma nella mia Tunas abbiamo un calo, magari solo momentaneo, ma comunque visibile.
Calo che (SGRAT) al momento non tocca casa nostra che, anzi, ha iniziato benissimo il 2017.
Occorre parlare chiaro.
Las Tunas e' una citta' in espansione ma e' a quasi 100 km dalla prima spiaggia balneabile, per andare al mare ci si mette piu' tempo di quanto ce ne metto da Torino a Savona.
Ora ci sono locali e ristoranti ma per lustri siamo stati una sorta di pionieri, cercando un cazzo di posto dove si poteva mangiare qualcosa di decente senza ritrovarci Montetzuma fra i piedi.
Le motivazioni che spingevano la gente a venirci erano fondamentalmente due; le ragazze e prezzi piu' bassi rispetto alla norma.
Io ci capitai per caso, invitato da un italiano che ci viveva e ci vive ancora.
Non nego di avere anche io usufruito di questi benefit, ma non e' che quando sono stato a La Habana, Santiago, Camaguey, Holguin o S.Clara mi sia proprio rotto le palle.
Il problema e' che questi benefit si stanno sempre piu' riducendo, senza questi resta la Tunas fuori da ogni giro, lontano dal mare e dove di sera c'e' solo una disco dove divertirsi.
Le fanciulle...oramai il discorso si e' uniformato col resto dell'isola, l'approccio e' diventato simile, le dinamiche comuni e la parte finale della storia, simile a cio' che puo' accadere nella capitale di tutti i cubani.
Solo che Tunas vale, come abitanti e vita, un quartiere della capitale di tutti i cubani.
Oggi mangiare fuori con la fanciulla vuol dire spendere una trentina di cuc, a stare schisci, altrimenti vai sui 40/50 come avviene nella capitale e in alcune altre provincie dell'impero.
Quindi anche questo benefit si e' ridotto in maniera esponenziale.
Oggi un buon 80% delle case de renta a Cuba registra la ragazza che e' ospitata dal turista nella casa, forse come percentuale mi sono tenuto basso.
Las Tunas, anche da questo punto di vista, in passato, e' stata parecchio di manica larga.
Oggi anche qua' siamo in linea col resto del paese, ve lo dice uno che ha una casa de renta.
Perche' rischiarla per i pruriti di un cliente e le necessita' di una fanciulla?
Quindi anche da questo versante siamo uniformati col resto del paese....quindi perche' Tunas?
Dico Tunas ma potrei dire tanti altri luoghi…diciamo minori del paese.
Perche' resta una citta' tranquilla, se vuoi una vacanza senza troppo casini e' il posto giusto.
Il tasso di delinquenza e' uno dei piu' bassi del paese, puoi girare in piena notte, come capita a me, a piedi, senza che nessuno ti venga a rompere i coglioni.
Le case de renta costano un po' di meno, chiedere 25 al giorno e' ancora un' azzardo.
A me continua a piacere, i tempi sono cambiati ma forse sono cambiato anch'io....va bene cosi'

M&S CASA PARTICULAR HA AGGIUNTO UNA CASA

CUBANI CON PLATA



La scorsa settimana parlavamo del budget che, oggi, anno di grazia 2017, occorre a una famiglia cubana per vivere decentemente.
Esiste pero' un sempre piu' grande numero di cubani che, questo problema, non devono affrontarlo.
Tempo fa vi postai quella mail che mi aveva inviato, dal Messico, dove si trovava per una breve vacanza, la duena di una casa de renta di lusso de La Habana, vi dico anche quale; Al Canal.
Andate sul sito M&S per vedere di cosa parlo.
Le avevo chiesto la casa per clienti di alto livello, le avevo segnalato che anche pagare 70/80 cuc al giorno a cuarto, rentando tutte le camere anche quelle eventualmente non utilizzate, per questi clienti non sarebbe stato un problema.
La risposta fu che era occupata per quel periodo e che, comunque, 70/80 al giorno non e' alto livello ma appena sopra il livello medio.
Questa casa renta sempre un minimo di 2 cuarti, uno non lo prende neanche in considerazione, a 110/120 cuc al giorno...a cuarto.
Come lei ce ne sono altre che incassano dai 300 ai 600 cuc AL GIORNO per la renta delle camere.
Poi mettiamoci i transfert, desajuno, comida, cena, gite ecc.....
Quindi parliamo di gente che economicamente ci caga tranquillamente in testa.
Un discorso simile lo si puo' fare per chi ha un'auto, quelle storiche decappottabili americane con cui porta in giro i turisti a oltre un centone al giorno.
Non so, percentualmente, quante siano queste persone che si sono staccate dal “uniformita' Socialista”, so solo che quando in una tienda, a Las Tunas non al Vedado, arrivano i frigoriferi che costano dai 2000 cuc in su, in un paio d'ore volano via letteralmente, quelli da 800 invece bivaccano per settimane.
Certo sto' parlando di gente che in qualche maniera opera col turismo, gli stranieri, in linea teorica sono i soli ad avere, in alcuni casi, le saccocce piene di pikiklini.
Poi pero' quando sono nella mia citta', mi capita di fare un salto al Cornito, una sorta di villaggio turistico appena fuori Tunas, dove fra le altre cose ti affittano anche un bungalow a ore...senza fare troppe domande.
Ebbene mentre percorro la strada che mi porta laggiu', vedo delle case letteralmente da paura.
Sono degli Jefes statali delle piu' importanti aziende cittadine, gente con un salario appena superiore ai 50 cuc al mese ma che ha case che ne valgono 30/40 mila.
Se le fanno costruire un po' fuori mano per non dare troppo nell'occhio e non alimentare un chisme che potrebbe diventare incontrollabile.
Quel grano da dove arriva?
Alla sera vado al Cache' a bere, una cerveza 2 dollari, e sono spesso il solo straniero, tutti cubani che cenano a 20 cuc con novia, puteria, moglie, madre o chi volete voi.
Certo le rimesse sono un fattore importante ma, se conosco un po' i cubani, non credo che si parli di cifre cosi' alte da mettere in piedi meccanismi come questi.
Passo di fronte a case coi garage aperti, dentro vedo auto moderne, moto di grossa cilindrata....magari sono medici che hanno guadagnato bene nelle missioni....oppure chissa'.
Se vogliamo, possiamo continuare a raccontarci la storia del povero cubano che vive con 15 cuc al mese di salario, ma sappiamo bene di mentire sapendo di mentina.
Sicuramente c'e' gente che non naviga in buone acque, spesso e volentieri perche' vuole vivere al di sopra delle proprie possibilita', ci sono i pensionati che, senza un aiuto da parte di qualcuno, non ho idea sul come facciano a campare.
Diciamo in linea generale che quella middle class di cui abbiamo spesso parlato e' gia' presente nei fatti e nella quotidianita'.
Questa settimana tocca a Eugenio Finardi.

M&S CASA PARTICULAR HA AGGIUNTO UNA CASA.

giovedì 26 gennaio 2017

MENTRE CORRI


DAL BLOG DI ALESSANDRO ZARLATTI "IL BELLO DELL'AVANA"
La tua mezz'ora, due volte a settimana se non vince la pigrizia, pare faccia molto bene al cuore. Dicono così, al cuore soprattutto ma anche al resto, alle ossa, alla testa, al sangue. La tua mezz'ora sudata, che certe volte passa in un attimo, mentre altre volte sei costretto a spezzettarla in frammenti agonizzanti per comporla. Mezz'ora. Da quasi cinque anni all'Avana. Il tuo ritmo lentissimo a causa del quale tutti ti superano e ti umiliano, i giovani ovviamente, ma anche le donne, tutti, la tua musica nelle orecchie, il vento caldo. Oggi stavo correndo e mi sembrava che il tempo fosse passato proprio intorno alle mie corse, come un avversario dispettoso e imprendibile che ti passa a lato e ti sfotte. Correvo per Quinta ascoltando la Playlist con cui attualmente mi devasto le giornate, e ripensavo alle mie corse. 
I primi tempi andavo a correre a Santa Fe. Lì abitavo. C'era un campo molto grande ed un sentiero che ne percorreva l'intero perimetro. Era il 2012 e avevo appena iniziato quest'avventura ubriacante che si chiama Cuba. E immediatamente la mia vita disfatta e poi un'altra donna e poi i saluti a mia figlia, le promesse, e poi quel senso di colpa che m'inseguiva ad ogni passo. Cercavo di scattare in avanti ma quello mi raggiungeva. E allora speravo di morire là, in un attimo, un battito diverso del cuore e fine. E invece non morivo. E allora ricostruivo e allora andavo a correre sul Malecon, mesi dopo. Vivevo con un'altra donna e mia figlia la vedevo i fine settimana. E scendevo per calle M e arrivavo all'altezza dell'ambasciata americana. Mettevo le cuffie e pensavo alla bellezza della vita. Ascoltavo le canzoni del gruppo Camila e sognavo. Scrivevo molto e coltivavo l'illusione di fare qualche tipo di ordine nella mia esistenza. Ma l'ordine non esiste. E' un'allucinazione nevrotica e nient'altro. E allora era arrivata la pubblicazione del mio primo libro e allora sono andato a correre e ho pianto. E allora ho telefonato a quella che era stata mia moglie e abbiamo pianto insieme. In fondo i sogni non sono niente se non hai qualcuno con cui piangerne o riderne insieme, no? E allora correvo perché poteva essere la mia ultima corsa e non me ne sarebbe fregato niente. Ero felice. Ma non riuscivo a morire. E poi, continuando a correre, niente è rimasto com'era. E allora ho conosciuto un'altra donna e ci siamo inseguiti come bambini e ci siamo mandati migliaia di messaggi in bottiglia e allora non abbiamo trovato mai la sceneggiatura giusta che comprendesse due talenti come noi e allora andavo a correre nello stadio devastato tra Calle G e Malecon. Mi piaceva quella terra sporca, mi piacevano le gradinate distrutte come la dentiera di un matto, mi piaceva quell'odore di tutto. E correndo ci siamo stati lontani e vicini e intimi ed estranei e poi un giorno ci siamo dati un bacio che sembrava l'inizio e invece era una specie di addio. Ma gli addii non esistono neanche coi morti figurarsi coi vivi. E allora ho cambiato casa un'altra volta. E mia figlia cresceva e i miei amori cambiavano e correvo in Quinta. E inseguivo storielle da poco e ricevevo messaggi proprio mentre correvo e in certi momenti mi sentivo un gigante, in altri nessuno, e mi piaceva quell’alternanza. E correndo mi piacevo di più. Mi sentivo parte di questa città. Dei pischelli che mi superavano sugli skateboard, dei miei coetanei che arrancavano sputando bestemmie come me, mi sembrava il centro del mondo ed era il centro del mondo, ne sono sicuro. E sarei potuto morire ancora una volta e non sarebbe stato un dramma: cos'altro cercare, in fondo, se quello che volevi lo hai avuto? Ma correndo riscrivevo una nuova, difficile, lista dei desideri. Pare faccia bene al cuore, come la corsa, pare facciano bene alla vita, i desideri, il futuro, la metafisica di queste quattro ossa. E allora con lei facevo sul serio e allora lei faceva sul serio con me. E nella mia cuffia c'era Tiziano Ferro e Vasco Rossi e cantavo quelle canzoni mentre correvo e ballavo. La gente mi guardava ma non era importante. Quando si corre con la musica nelle orecchie e la vita va bene, o anche soltanto una donna ti ha sorriso dichiarandoti il proprio amore, allora bisogna ballare. E' bello ballare e cantare all'Avana al tramonto, col caldo. Perchè poi le canzoni finiscono e bisogna interpretarle lì, davanti a tutti, al massimo delle proprie possibilità, ognuna come fosse l'ultima. E allora cantavo e correvo. Da Calle 16 fino a calle 70, andata e ritorno. La solita mezz'ora. E pensavo alla prossima sera, alla prossima rappresentazione. E pensavo alle cose che si mettono in ordine per poi disfarsi di nuovo come i mandala e il vento. E allora la mandavo via dalla mia vita e correndo pensavo che sarebbe finita lì. E invece continuava a inseguirmi coi ricordi. E allora ricordavo quando correvamo insieme su Quinta e parlavamo. E poi la fatica ci toglieva il fiato e le parole ma non la voglia di correrci accanto. E allora ricordavo il giorno in cui aveva avuto un attacco di asma correndo e allora ci siamo resi conto di essere mortali e siamo diventati seri. Non tristi. Seri. Poi mi è venuto in mente il suo passo irregolare che me la faceva amare. Vaglielo a spiegare che era quello il centro dell'universo per me. E allora mettevo la musica più forte e allora smettevo di pensare e lei tornava lontana senza dirmi addio perché gli addii sono un'astrazione di chi non ha capito la vita. E allora arrivavano altre a corrermi accanto, a non lasciarmi solo e si appoggiavano alle canzoni, gli davano vita. Mi dicevano che la corsa è il tragitto, i volti che incroci, i sorrisi che lasci.   Oggi sono passati quasi cinque anni dalla prima volta e stavo correndo in Quinta ancora una volta. Dopo venti minuti mi sono fermato. Ho bloccato il cronometro ed ho iniziato a camminare. Non ero particolarmente stanco ma avevo voglia di cantare a squarciagola una canzone stupida che era appena passata nelle mie orecchie. L'ho rimessa da capo. Mi piacciono le canzoni stupide. Quelle che la gente considera poco. Spesso aprono crepe inaspettate. Senza volerlo, ma le aprono. "Niente di grave" di Max Pezzali. Ho iniziato a cantare mentre la gente che mi scorreva accanto mi guardava perplessa. "Niente di grave, tutto si aggiusterà...", a pieni polmoni. In un tardo pomeriggio unico di L'Avana. Perché la vita è sempre un ininterrotto tramonto. E quella canzone stupida mi faceva piegare i suoi significati ad un'idea soltanto: che non c'era niente di grave in questo assurdo tramonto che ci attraversa, ma solo sorrisi, canzoni da cantare forte, sguardi da incrociare, baci da dare, distanze indeterminate da percorrere al proprio ritmo fino alla fine. Correre ancora, perché pare faccia bene, benissimo al cuore. E il cuore è una cosa seria: è l’unica luce che non si spegne anche nei tramonti che sembrano infiniti. 
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Corro da una vita.
Corro fin da ragazzo quando ci si allenava per il judo, poi per tutto il resto.
Oggi corro anche perche' lo sport e' il mio mestiere.
Non sono mai stato un patito di questa disciplina, pur riconoscendone i grandi benefici che mi ha regalato, non l'ho mai particolarmente amata.
Correre per correre intendo.
Pero' ho amato farlo in determinate location.
Le vie di Budapest e di Berlino Est ai tempi del muro, gli atolli maldiviani, le spiagge delle Caicos, sotto gli alberi del coco de mer alle Seychelles, i tramonti greci, le ramblas di Barcellona, Sharm, le strade incasinatissime di Pucket, vicino al Dominicus a S.Domingo, la strada con ai 2 lati il mare a Favignana, il selciato di Pantelleria, le salite di Arbatax, il nulla di Ugento, il freddo di S.Martino di Castrozza e di Aosta, Il lungomare di S.Benedetto del Tronto, la vita ovunque di Jesolo, la spiaggia di Senigallia e tanto altri posti che ho dimenticato.
Cuba.
Quando trascorro qualche giorno a La Habana, il Malecon e' la sola location in cui voglio correre.
A Tunas, per anni ho corso in giro per la citta' al mattino ,unico in quegli anni a farlo.
Ora al mattino vado in palestra e corro alla sera, spesso in pista a volte por la calle.
Correre per le vie della mia citta', magari col Boss o gli Stones in cuffia e' una di quelle cose che ,davvero, ti fa sentire cittadino del mondo.
Mentre quando corro qua' ho sempre mille cazzi per la testa, quando sgambetto a Cuba ho la mente libera, mi godo i suoni, gli odori, la gente, i culi, le tette che ballano, le vecchiette sedute sull'uscio che mi guardano sudare come se fossi un pazzo.
Piu' semplicemente qua' e' lavoro...laggiu' divertimento puro.

P.S. Domani giornata in Liguria, parte il progetto estate con la trattativa per l'animazione in un camping village.
Di M&S ho parlato ieri, oggi entra a Grande Torino un cliente da un mese e mezzo e, come si vede dalle foto dei 3 corsi di oggi Fly Gym continua a crescere.
Fatti, non pugnette!

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mercoledì 25 gennaio 2017

DISABILI




L'altro giorno leggevo un interessante ed inquietante articolo su La  Stampa, riguardante le disabilita' e tutto cio' che comporta nel nostro paese.
In Italia, secondo l'Istat, abbiamo 3 milioni e 200 mila disabili.
Mi sembrano troppi, cosi' come trovo abnorme che in ogni via di ogni citta', fosse anche lunga 20 metri, ci siano almeno 3 parcheggi per i disabili.
Il rischio concreto e' di sprecare risorse per dei truffatori ciarlatani, lasciandone senza chi, davvero, ne avrebbe bisogno.
Di questi 3 milioni e passa la maggior parte sono anziani, le donne sono il doppio degli uomini.
Quasi 2 milioni sono le persone con limitazioni nelle attività quotidiane, difficoltà nel vestirsi o spogliarsi, lavarsi mani, viso, o corpo, tagliare il cibo e mangiare. 1 milione 500 mila ha limitazioni di tipo motorio, 900 mila difficoltà nella sfera della comunicazione, nel vedere, sentire o parlare. La situazione peggiore riguarda però, 1 milione 400 mila persone costrette a stare a letto, su una sedia o a rimanere confinate nella propria abitazione, specie tra gli ultraottantenni e le donne.
Nella metà dei casi i disabili hanno risorse scarse o insufficienti. Inoltre un terzo dei laureati disabili è confinato nella propria abitazione, contro la metà delle persone disabili con al massimo la licenza media. Non c’è da meravigliarsi, i disabili sono particolarmente svantaggiati da un punto di vista economico, per due motivi fondamentali: da un lato perché le loro condizioni di salute rendono difficile disporre di un reddito, o di un reddito adeguato, dall’altro perchè necessitano di più reddito dei non disabili, per soddisfare i loro bisogni basilari o comunque per raggiungere una analoga situazione di benessere. Il welfare, i servizi di assistenza pubblica, dovrebbero contribuire a colmare questo gap tra disabili e non disabili, ma generalmente è la famiglia la principale, se non l’unica, risorsa sulla quale i disabili possono contare. Non sono poche le famiglie in cui vive almeno un disabile, l’11,4% in maggioranza con persone che possono farsi carico almeno in parte della cura. Ma nel 40% il disabile vive solo e nel 6% con altre persone con limitazioni funzionali. In questi casi, purtroppo, i servizi non riescono a sopperire.
Quindi o c'e' la famiglia che si fa carico della cosa o e' un bel casino.
Frequento la pista di atletica di Las Tunas, quasi ogni giorno vedo gruppi di disabili impegnati in attivita' sportive, seguite da istruttori e allenatori qualificati.
In particolare ricordo, a novembre, un'allenamento particolarmente intenso sul lancio del giavellotto, eseguito da un gruppo di disabili con differenti problematiche.
Spesso incontro gruppi in carrozzella che si allenano in qualche altra specialita' dei lanci.
Lo stato cubano si fa carico, en toto, di queste persone, sotto ogni punto di vista.
Qualcuno affermava che, se proprio devi nascere povero....beh e' meglio che questo accada a Cuba rispetto a quasi ogni altro paese del mondo.
Aggiungerei anche che se nasci o diventi disabile, tutto sommato e' meglio che accada nella maggiore del Caribe piuttosto che altrove.
Certo se da noi hai una famiglia danarosa, puoi avvalerti dei consulti dei migliori professoroni o puoi salire su un aereo e andare, nel mondo ,dove ce ne sono di ancora piu' bravi.
Ma se nasci con risorse economiche limitate oramai non c'e' piu' uno stato che si occupi di te.
A Cuba non accade, il Socialismo, pur con tutti i suoi difetti e le sue deviazioni, continua a garantire i servizi basici a tutta la popolazione, sopratutto quella parte di popolazione che non e' stata particolarmente baciata dalla dea bendata come, appunto, i disabili.
Uno stato degno di questo nome, non abbandona i suoi figli piu' sfortunati, da noi sta' accadendo, a Cuba no.
Gia' solo per questo e' valsa la pena fare una Rivoluzione.

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