giovedì 1 febbraio 2018

ORE 17; SI CHIUDE!


Una delle tante cose che differenzia un paese Socialista da uno capitalista e' rappresentata dall'orario di chiusura dei negozi.
Ricordo che sia nella DDR che in Ungheria la chiusura era sempre nel pomeriggio non tardi, diciamo verso le 18.
A Cuba riescono a fare ancora meglio, i supermercati e i negozi statali alle 17 chiudono i battenti e chao pescao.
Una follia da ogni punto di vista, sopratutto commerciale.
E vero che trattasi di altro mondo, forse altro sistema solare.
Da noi, con entrambi i componenti del nucleo famigliare costretti a lavorare per sbarcare il lunario, sarebbe impensabile costringere la gente a fare 2 ore di coda per la sogliola limanda, cosi' come sarebbe folle chiudere alle 17 mentre tutti o quasi sono al lavoro con la spesa ancora da fare.
Pero' parliamo, da noi, di realta' private mentre a Cuba il tutto e' statale....quindi di tutti e di nessuno.
Apro una parentesi.
In palestra ho alcuni/e ragazzi/e che lavorano nei supermercati; un lavoro di merda anche a causa della nostra maleducazione.
Infatti io che saluto sempre tutte le cassiere e stacco una comunicazione telefonica mentre pago alla cassa (abbiamo a che fare con esseri umani....non dimentichiamocelo) sono guardato come un raro animale in via di estinzione.
Con la vita che facciamo ed il pochissimo tempo libero che abbiamo trovo del tutto naturale, al di la delle inutili e sterili polemiche, che la domenica questi supermercati restino aperti, ma ai ragazzi andrebbe pagato il festivo mentre nei nuovi contratti la domenica...vale un mercoledi' , questo non e' per niente giusto.
Chiusa la parentesi.
Ho visto a La Habana una marea di negozi privati, sopratutto nelle zone dove gira di piu' il turismo, non credo proprio che questi alle 17 tirino giu' le serrande.
Come chiunque abbia un'attivita' commerciale sa il negozio deve essere aperto quando c'e' gente, non quando le strade sono deserte.
Da noi nelle localita' di mare i negozi sono aperti, d'estate, anche la sera, e' un sacrificio ma alla fine della stagione, si spera, che il ritorno sia stato importante.
A Tunas i negozi privati sono pochi, piu' che altro si tratta di piccoli buchi dove si vende bigiotteria o garage adibiti a negozi di scarpe.
Non credo abbiano un orario imposto come non lo hanno paladar e locali serali, ognuno fa quello che crede di fare, forse c'e' qualche limitazione notturna ma non ci metterei la mano sul fuoco.
Perche' i negozi devono chiudere alle 17?
Vero e' che esiste anche un problema di trasporti, non e' che la sciura Maria cubana possa fare troppi giri, una volta arrivata in centro deve fare tutto cio' che serve per poi tornare a casa.
Da noi gli orari della cena sono definiti dai lavori che facciamo, al nord intorno alle 19.30, solitamente al sud un ora dopo.
A Cuba tutto e' meno definito, la gente quando lavora torna a casa prima, magari alle 16/17 e vuole mangiare, quindi qualcosa in frigo ci deve essere.
Mentre da noi si va a fare la spesa dopo il lavoro, la massaia cubana ha tutto il tempo per farlo durante la giornata o dopo il lavoro stesso, visto che comunque parliamo di meta' pomeriggio.
Quindi i loro ritmi di vita, immensamente piu' rilassati rispetto ai nostri, fanno si che gia' verso il fine pomeriggio la giornata sia...passata mentre da noi siamo tutti ancora en plena pelea.
Di conseguenza i negozi, malgrado il bassissimo costo del lavoro che lo stato si ritrova a pagare, chiudono in un orario per noi non solo impensabile ma anche folle.
Non e' solo una questione italiana, anche in Spagna dove la gente si gode la vita immensamente piu' di noi (oramai ci vuole davvero poco) i negozi e i supermercati chiudono tardi andando incontro alle esigenze di chi deve, dopo un giorno di lavoro, fare la spesa.
Forse hanno ragione i cubani, forse dopo una certa ora della giornata occorrerebbe staccare e godersi quello che del giorno resta ma purtroppo siamo, da questa parte del bloqueo, infilati in un cul de sac da cui sara' difficilissimo uscire.
Se chiudessi la palestra alle 17...andrei poi a dormire sotto un ponte.
P.S. La coda e' davanti al negozio in Obispo, di fronte a quello di Tunas e'...il doppio.
Grande Berto!

24 commenti:

  1. ALESSANDRO ZARLATTI - IL BELLO DELL'AVANA

    Le relazioni pericolose

    Uno degli aspetti che mi hanno più sorpreso, soprattutto nei primi tempi in cui frequentavo Cuba, riguarda il concetto di relazione che hanno sviluppato da queste parti. Più che sorpreso, direi lasciato basito, incapace di incasellare un materiale tanto eterogeneo, tanto non catalogabile, in un reticolato di categorie note, domestiche, inoffensive. Le relazioni.
    Mettevi appena il naso in qualche famiglia e ne uscivi con le ossa rotte: il padre che aveva fatto due figli con la prima moglie, poi era scappato e si era messo con la sorella del cugino, aveva fatto tre figli e poi si era fatto mormone. Dopo due anni si era fidanzato con un mormone e ora si è fidanzato con suo padre. Donne con più relazioni parallele di Rocco Siffredi che recitavano la parte delle vittime; uomini scorticati dal desiderio coatto che si inchiappettavano qualunque animale a sangue caldo gli girasse la schiena. Compresi i cani (purtroppo è tratto da una storia vera). Mi sembrava incredibile. I primi tempi vinceva il mio censore interiore. Vinceva in me quella bella cultura cattolica che imponeva di fare esattamente le stesse cose ma di nascosto, laddove l'unico imperativo era quello di salvare la faccia. Rispettabilità prima di tutto: un bel sorriso per il mondo e poi i panni sporchi si lavano in famiglia. Invece Cuba mi sembrava una specie di mattatoio a cielo aperto. Aveva qualcosa di mostruoso e splendido allo stesso tempo. Una presa diretta con l'inferno, quello di ognuno di noi, quello che, illuminato dal sole, perdeva, se non altro, la vischiosità malaticcia degli spazi chiusi. Alcuni elementi mi facevano riflettere. Non era una sorta di libertinismo evoluto. Non c'era il gentleman agreement in stile anglosassone e socialmente condiviso nel quale il tradimento e la gelosia erano considerati retaggi di un'epoca lontana, come la coda o il sesto dito. No, qui c'era la quotidiana mattanza ma poi le persone soffrivano come animali squartati per un paio di corna. Finivano il coniuge a cazzotti o a machetate, se erano donne piangevano per un mese. Rese dei conti in piazza. Anatemi allucinanti. Malocchi. Stregonerie. Bilioni spesi per far seccare le palle a questo o a quello. Gente sfigurata dalle malelingue. Vendette. Era irrazionale al massimo grado. Era mostruoso e magnifico. Entrare in relazione non aveva nessuna protezione. Nessuna garanzia. Eccetto patine leggerissime, pellicole neanche troppo autentiche, scimmiottamenti di società-altre in tutti i sensi.

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  2. Entravi in relazione e immediatamente andavi ad abitare in quella nicchia indefinibile proprio sotto la tua pelle. Le correnti incontrollabili dei desideri. Ció che non è ragionevole, ciò che non conviene, dove la guerra è guerra e il resto chiacchiere. Istituti come il matrimonio venivano decapitati davanti ai miei occhi ed esposti in piazza come fosse la stagione del terrore. Io, sempre io, con il mio bel catechismo annidato dentro come la sifilide, mi misuravo con quelli che si sposavano per aver diritto alla cassa di aranciata che offriva lo stato. La vendevano e poi si divorziavano. Così, il matrimonio. La verginità offerta come un apericena. Ce n'era bisogno. Ne avevo bisogno. Non per imitarli. Non per far mio integralmente un modello. Ma per far soffrire un po' il mio, quello che avevo dentro senza neanche saperlo. Troppa ansia del momento giusto, troppa retorica della donna giusta, troppa merda del grande dono della verginità, troppa sacralità delle relazioni, del matrimonio, avevano bisogno di un contrappunto violento. Avevano bisogno del troione della porta accanto che la dava via per riflesso condizionato come un cane di Pavlov, avevano bisogno degli intrecci machiavellici di un barrio soltanto, quelli che sfidano la matematica, che tendono all'infinito. Quella con quello ma poi anche col fratello, il cugino, il nipote, con i charangueros di Regla, con il nonno, con il santero, con sua madre, con il corpo docente della facoltà d'ingegneria, con quello frocio che poi è mezzo frocio e ha sei figli, con il turista che gli ha rifatto le tette, con quello di Etecsa che gli paga le bollette, con il vicino del vicino ma che il cognato, vergine santisima, non lo deve sapere e nessuno ha mai capito perchè. Ecco, questo. Prima di venire a vivere a Cuba avevo una specie di avversione per le telenovelas. Mi sembravano così improbabili e stupide da farmi disprezzare un intero continente. Ma è mai possibile, mi dicevo, che la gente si beva quella roba? Intrecci inverosimili, lagne latinoamericane. Oggi so che le telenovelas non sono altro che cronaca. Cronaca allo stato puro. Senza neanche troppa fantasia. Se vuoi sapere qualcosa delle relazioni in America latina non comprare mezzo libro, piuttosto noleggiati qualche gigabyte di novelas. Mi ringrazierai.
    Insomma, a Cuba mi è sembrato di scoperchiare quel mondo sommerso su cui, dall'altra parte del mondo abbiamo costruito cattedrali. Apollineo e dionisiaco. E dietro a tutto la paura. La paura dell'ignoto e dell'ingovernabile. Una delle più grandi dorsali su cui si è costruita la storia del nostro occidente. Paura. Le foglie messe in fretta e furia sul sesso delle statue, la condanna eterna delle adultere, le pire su cui sono state bruciate le donne libere, i silenzi sotto i quali veniva nascosta la vita, in poche parole.

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  3. Milco sappiamo bene che nella maggiore delle Antille finisce la logica e inizia Cuba :-) questo è un altro dei tanti motivi che mi fa stancare di vivere a Cuba dopo 20 giorni.

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    1. Attualmente me ne bastano 14/15.

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    2. Santa Fè - Eppure è quello stesso motivo che ti riporta nell'incomprensibile isola..

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    3. Quale? Che i negozi chiudono alle 17? :-)

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    4. Santa Fè- :) io ogni volta che lascio il Josè Martì mi riprometto di non rifare biglietti per oltre 20 giorni massimo, poi però quando mi ritrovo a prenotarli penso che è meglio stare un poco di più..ovviamente chi ha famiglia ha dei ritmi differenti..quest'anno festeggio i dieci anni di matrimonio e sembra ieri che insieme alla mia consorte pianifichevamo la nostra piccola rivoluzione, purtroppo tante persone in questo decennio sono scomparse e tornando indietro gli avrei sicuramente dedicato più tempo, ecco perchè anche la noia và sfruttata per stare insieme anche solo per chismear..w Cuba e W i cubani.

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    5. Auguroni!
      Chiaro che col familion cubano il discorso sia differente.
      Oggi mi blocca il fatto di avere davvero tante cose da fare qua' e la consapevolezza, un po' presuntuosa, che se non ci sono le cose....funzionino meno bene

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    6. Col famillon cubano a meno che non si è benestanti è difficile fare 3-4 viaggi a Cuba all'anno, rispetto a quando si è solo fidanzati o single...ma a parte questo, sarà anche per il fatto che oramai frequentiamo l'isola da tanti anni, dopo 20 giorni non vedo l'ora di tornare in Italia, ed è un paradosso perchè torno a farmi il mazzo a lavorare, non a stare seduto sul divano.

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    7. Se hai il familion lo lasci a Cuba 3 mesi...

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  4. Come tu dici il problema e' che dove arriva lo stato finisce il profitto. Giuseppe

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    1. Senza andare troppo lontano.
      Guardavo ieri un video di Crozza;
      In Sicilia 24 mila agenti forestali.
      In Canada, 400 volte piu' grande della nostra isola....4000.

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  5. Fidelito, morto suicida ieri all'Avana, era il primo figlio di Fidel Castro e anche l'unico con una grande somiglianza con il padre. Nacque nel settembre del 1949, quando Fidel aveva 23 anni, dal matrimonio con Mirta Diaz-Balart, celebrato l'anno prima. Infanzia complicata perché i genitori si separano presto e Fidelito, dopo che nel 1959 la famiglia di Mirta lasciò l'isola, e sua madre si risposò in Spagna, trascorse tutta l'adolescenza con lo zio Raúl, che si occupò di lui e della seconda figlia di Fidel, Alina, nata nel '56 da una relazione extraconiugale con Naty Revuelta, e poi fuggita a Miami negli anni Novanta, mentre Castro s'occupava della rivoluzione.

    Secondo la tv cubana, Fidel Castro Diaz-Balart (68 anni) soffriva "da mesi di una grave depressione" ed era stato a lungo ricoverato in ospedale. L'ultima apparizione pubblica di Fidelito fu ai funerali del padre, nel novembre del 2016 a Santiago di Cuba. Prima, nel febbraio del 2015, era stato fotografato ad un party con Naomi Campbell e Paris Hilton, festeggiando la recente ripresa delle relazioni diplomatiche tra Cuba e gli Stati Uniti.

    Scienziato, era fisico nucleare, aveva studiato nell'Urss (con il nome falso di José Raúl Fernandez) prima di farsi carico, negli anni Ottanta, del programma di energia nucleare dell'isola. Programma fallito perché il progetto di una centrale nucleare a Juragúa, nella regione di Ciuenfugos, non fu mai terminato per mancanza di fondi e costò il posto a Fidelito che venne destituito da suo padre, con un articolo pubblicato in prima pagina sul Granma, e da lui accusato pubblicamente di "inefficienza nell'esercizio delle sue funzioni". A quell'episodio seguirono anni di ostracismo finché il padre non lo perdonò e Fidelito torno in auge prima come consigliere del Ministero dell'Industria, e poi come consigliere scientifico del Consiglio di Stato - massimo organo del potere a Cuba - e vicepresidente dell'Accademia delle scienze.

    Autore di numerosi libri e saggi di argomenti scientifici, Fidelito aveva tre figli nati dal suo primo matrimonio con una scienziata russa, Olga Smirnova. Il primo si chiama Fidel Antonio e ha 37 anni, un altro maschio si chiamo Jose Raúl mentre la figlia, Mirta Maria, 34 anni, ha seguito le orme della nonna e vive e lavora nel sud della Spagna. Dopo il divorzio con Olga, Fidelito sposò una cubana, Maria Victoria Barreiro. E gli ultimi anni li ha trascorsi soprattutto all'estero, spesso come inviato del governo per seguire progetti di collaborazione scientifica.

    In famiglia la sua relazione più stretta fu sempre con lo zio Raúl Castro che quando prese il potere, nel
    2008, lo chiamò vicino a sé nel Consiglio di Stato. Mentre molto rari o quasi assenti erano i suoi rapporti con la seconda famiglia di suo padre, quella formata con Dalia Soto del Valle, e dai suoi cinque figli: Alexis, Alexander, Antonio, Alejandro e Angel.

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  6. Grazie Milco.
    Anche se non commento seguo giornalmente il tuo blog e devo dirti che vengo a conoscenza di usi e costumi di Cuba che non conoscevo nonostante sono 28 anni che frequento l'isola.
    Berto Savina

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    1. Ciao Berto.
      Qualche commento tuo, vista l'esperienza che ti ritrovi sarebbe davvero gradito.
      Comunque a Tunas....se vi piazzavate in un locale piu' grande ...era meglio.

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    2. Purtroppo chi seleziona i locali dove aprire i negozi non sono io e dopo è importante anche l'ubicazione
      berto

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    3. Certo e il parque Maceo e' ottimo.
      Location perfetta, fra l'altro, per dare un gancio a qualche tipa senza policia, in divisa, fra i maroni :-)
      Avrei voluto entrare per curiosare ma c'era sempre il mondo in coda fuori.

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  7. hola! in effetti è una bella limitazione, e fa parte di quelle cose che uno yuma dovrebbe faticare ad accettare per lunghi periodi. Per non parlare dei prodotti che non si trovano anche qui dovremmo aprire un capitolo a parte. chao Enrico

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  8. Anche i dipendenti Amazon meriterebbero un trattamento migliore. P68

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    1. Forse il Socialismo non ha funzionato come doveva ma come chiamare questa merda?

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  9. Un italiano è stato ucciso nel corso di una rapina nella sua casa di Santo Domingo. Vittorio Giuzzi, originario di Montichiari (Brescia), si era trasferito da tempo nella capitale della Repubblica Dominicana dove aveva avviato un’attività di produzione di caffè, fagioli e mango. Secondo quanto riportato dai media locali, l’uomo sarebbe morto in seguito a una violenta aggressione da parte di una banda entrata nella notte tra mercoledì 31 gennaio e giovedì 1 febbraio nella sua abitazione.
    A dare la notizia della tragedia, su Facebook, è stata la nipote Miriam: «Non è possibile che la vita non abbia più valore - ha scritto in un post sul suo profilo - Non si può morire di botte per un furto, per invidia, per cattiveria ...per niente!!! Non riesco proprio a capacitarmi del fatto che tu ora per questo non ci sei più... per me eri come un secondo padre..mi mancherai tantissimo. Buon viaggio zio Vittorio».

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  10. Confische e sequestri

    un revisore della Procura Provinciale di Matanzas ha fatto la valutazione, che ha fissato in 8102 342,51 pesos in moneta nazionale il patrimonio personale e familiare expedientado (Orelvis Olivera Amador) nel periodo arricchimento illecito.

    I beni illegittimi confiscati ammontano a 6.436.942,76 pesos in valuta locale; attività oggetto di procedimenti penali sono valutati al 1 599 949,75 e sceso al terzo vantaggio per la sussistenza 65 450 pesos.

    Il Procuratore Generale della Repubblica ha assegnato a favore dello Stato cubano, tra gli altri beni, quattro case, una macchina, un conto in banca in aumento di 4 516,02 CUC, due in moneta nazionale - totalizzano 151 228,26 pesos, 4 090 CUC in contanti e 550 euro.

    Finanze e Prezzi mettere il bene confiscato al Ministero delle Industrie (auto) ei Consigli Amministrazione Provinciale di Sancti Spiritus e l'Avana; la proprietà passò al fondo statale e il trasferimento dei loro residenti in case di altri, compresi i casi di espirituano territorio è in attesa. Allo stesso tempo, l'MFP ha deciso di immettere la liquidità e il saldo dei conti bancari nel bilancio dello Stato.

    Sottrae il procedimento penale e quindi il processo, in cui l'accusa presenterà la prova di presunto riciclaggio di denaro

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