mercoledì 14 febbraio 2018

QUELLA PAROLA...

Tranquilli.

Non vi rifilo il consueto pippone su questa giornata, ho gia' dato.
Anni fa scrissi un pezzo sul dia de l'amor che poi decisi di inserire anche in un mio libro.
Non credo che, relativamente a questo contesto debba dire altro.
Ci sono pero' alcuni particolari che, credo, meritino un approfondimento.
Questa giornata, 14 febbraio S.Valentino, fin dalla adolescenza mi ha provocato tutta una serie di imbarazzi, vado a spiegare il perche'.
Intanto non posso non aderire al solito luogo comune che “se vuoi bene a una persona non devi aspettare questo giorno per dimostrarlo”....ecco, l'ho detto e mi sono tolto il dente.
Il problema e' che sono sempre stato, fisicamente, allergico a rappresentare il ruolo di fidanzato, moroso, novio o quello che volete voi.
Ricordo, tempo fa, ero al Carnevale di Calixto con una bella fanciulla che sapeva di questa mia “allergia”, incontrammo un suo tio fra le bancarelle, lei dovette presentarmi con un ; “Mi...Mi...Mi...relacion”.....il tutto per non dire la parola novio che mi avrebbe imbarazzato.
Dai 14 anni, fino diciamo ad un lustro fa, c'e' sempre stata qualcuna da portare fuori che, invece, a questo giorno teneva particolarmente.
Se la memoria non mi inganna visto che non sempre le rimozioni funzionano, un paio di volte devo anche essermi presentato con dei fiori.....per un piemontese capricorno (il massimo del terra terra) e' tantissima roba.
Mi inquietava il fatto che, se si usciva in questa giornata, era perche' la cosa era diventata....istituzionale.
Ho perso il conto delle volte in cui qualcuna mi ha detto in queste giornate “Io ti amo e tu....?”.
Minchia! Cazzo le dico ora?
Mentendo, quasi sempre, le dicevo che anche io provavo le stesse cose, ma lo dicevo con una faccia che era difficile credermi.
La parola Amore e' sempre stata un macigno.
Il “ti voglio bene” lascia aperte tutta una serie di vie di fuga, ma il “Ti amo” ti inchioda inesorabilmente ad un muro.
Dove cazzo scappi?
Per questa ragione potete immaginare il mio sincero stupore quando, sbarcato a Cuba, le prime volte sono stato assalito, circondato, avvolto, infagottato da tutta la serie di “amor, mi amor, mi amorcito, mi cielito lindo”.
Non ero preparato a tutta quella melassa, sopratutto al fatto che a questa parola si desse una importanza cosi' minimale da ripeterla ad ogni pie' sospinto.
Sia chiaro, col panorama italiano dove persino un ragade anale se la tira come se fosse Belen, trovarsi avvolti da tutte quelle carinerie e' persino piacevole.
A patto di dare a quella parola il giusto significato.
A Cuba un “mi amor” non si nega a nessuno.
La duena della casa de renta ti accoglie con un mi amor, la fanciulla che frequenti dimentica prontamente il tuo nome per chiamarti semplicemente in quel modo.
Mi amor dalla cassiera della tienda, dalla cameriera del paladar, dalla funzionaria dell'inmigration, dalla vecchia che ti chiede l'elemosina, dalla cassiera della banca, da tutte.
I primi tempi mi chiedevo se era possibile che io, proprio io, cosi' refrattario a quella parola fossi diventato l'amor di cosi' tanta gente.
Poi piano piano quella parola ti entra nel vocabolario che usi quando sei da quel lato del bloqueo, utilizzarla diventa quasi una cosa naturale.
Se qua' dici “Amore” ad una fanciulla, e' cassazione, corri il rischio poi di dovertene pentire per il resto dei tuoi giorni, ma se lo usi a Cuba...e' gratis.
Di conseguenza mi capita, sempre con la giusta parsimonia, di utilizzarlo in contesti che da noi sarebbero impensabili.
Comunque, concludendo, da qualche anno non ho relazioni stabili in Italia, anche perche' se le avessi sarebbe poi complicato viaggiare verso una certa destinazione (di questo parleremo in un pezzo appena trovo un buco, abbiamo cosi' tanti argomenti di cui parlare...) vedo fanciulle con una certa continuita ma in modo estemporaneo, senza promettere o chiedere nulla.
Anzi credo che alcune di loro, questa sera, avranno l'uscita canonica col titolare in carica.
Bene cosi', io lavoro in palestra fino alle 22.
Feliz dia de la amor a todos.

21 commenti:

  1. San Valentino

    di Alessandro Zarlatti
    San Valentino è notoriamente la festa più idiota dell'anno. Se la batte col carnevale e con il ferragosto. Però forse vince. Oddio, quando sono obbligato a spiegare il ferragosto ai miei alunni cala nell'aula un'atmosfera plumbea di silenzi e di mezze frasi.
    Che cazzo è il ferragosto? L'ascensione della madonna. Ok, nessuno si esalta per la notizia. Un'ascensione di fine estate in mezzo ai cocomeri e ai calippi? In mezzo all'orgia olfattiva di oli solari ed ai tatuaggi di guerrieri che cavalcano tricipiti? In mezzo ai giro vita frollati da sessioni terrificanti di Pilates e alle cottarelle da ombrellone per quel troione della signora Furlan che si è ripassata tutto il quadrante nord degli stabilimenti di Lignano Sabbiadoro. In ogni modo è di San Valentino che tocca parlare e allora emerge immediatamente quel fastidio automatico per gli umori, per i balli, per le trasgressioni decise dagli altri. Se non altro (e più passa il tempo più mi pare che non ci sia altro) gli italiani hanno una bella vena anarchica. Se non proprio anarchica, un certo approccio laico verso comportamenti imposti dall'alto. Perciò anch'io, da buon italiano, sento parlare di San Valentino e mi ritraggo come un celenterato. Non è neanche il discorso: "non deve esserci solo un giorno all'anno per dimostrare di amare il proprio partner. Bisogna dimostrarlo sempre". Questo va bene per le scemenze su Facebook. No. A me semplicemente non va che io debba emozionarmi e che gli occhi della mia donna debbano illuminarsi quando lo decide la Perugina o la Rexona. Non mi va. E non mi piace che succeda in coro. Tutti insieme. Boh. Non mi va. E allora, a Cuba come in Italia, mi piace essere disperatamente provocatorio. Verso chi? Boh. Magari verso la Rexona, che però non mi sembra soffrirne molto. Mi invento impegni alternativi mortificanti. Decido di rivedere, che ne so, l'episodio sette del Decalogo di Kieslowski. Se la frustrazione è molto forte metto anche l'episodio sei e lascio l'audio in polacco originale. Non vi dico la gioia di mia moglie. Un vero e proprio vertice di intesa e di complicità di coppia. La cosa più neutra che pensa credo sia il suicidio. Il divorzio non è abbastanza. Comunque sia, nell'antivigilia del giorno dell'amore, rispettando il mio dettato iconoclasta, provo a dire qualcosa sull'opposto dell'amore, sull'odio a queste latitudini. Vediamo che ne esce fuori. Dunque, l'odio. Sarò un ingenuo ma a me proprio non sembra di averlo mai visto.

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  2. Non mi sembra di averlo visto in purezza intendo: odio viscerale di un essere umano verso un altro essere umano. Sempre mi sembra di vederlo sporcato da sentimenti meno gelidi, più mutevoli. L'invidia, il rancore, l'orgoglio. Nelle storie di coppia, per esempio, mi sembra di assistere spesso ai passi finali di una danza sciatta. Certe rappresaglie, certe cattiverie non hanno dietro di sé nessun guerriero, nessun predatore intrepido ma cuccioli offesi. A Cuba è macroscopica questa alternanza. Storie d'amore travolgenti che si incartano e sfociano in saghe familiari di cattiverie e di affronti. Una guerra di posizione che si regge col tempo soltanto sull'orgoglio e su un'inerzia un po' vigliacca. E poi vedo molta mutevolezza. L'odio, così come una lega chimica instabile, come un esplosivo, può cambiare in un attimo. Un mezzo passo del meno orgoglioso verso la riconciliazione e si sciolgono lastroni di ghiaccio secolari e nell'arco di due giorni si finisce a cazzeggiare tutti insieme. I latini. I cubani, noi. Percorriamo questa strana visita guidata senza senso che è la vita e sembriamo nascondere una carta segreta nella manica. La poca serietà. La voglia irresistibile di riderne. La voglia di non programmare l'indomani. La voglia di non cavalcarla per intero, per sempre, una brutta emozione. Un odio non possiamo tenerlo dentro per sempre. Non possiamo vestirlo di tanta serietà. Non come l'amore. Già, finisco a parlarne. L'amore per noi latini è una cosa terribilmente seria. L'odio forse no. Se penso agli anglosassoni mi sembra di poter dire il contrario. Loro sì che sanno odiare. La loro storia di odi persistenti li ha portati ad essere diversi, oserei dire lontani. Se vedessi il mondo come loro, direi inferiori. Quando parlo con i cubani mi piace molto indagare il loro bagaglio di sentimenti verso gli Stati Uniti. Se da una parte c'è un poveraccio che sbraita contro Cuba con odio, che minaccia la guerra, che ha sull'anima morti ed ammalati, che, in poche parole, vive congelato in sentimenti così poco umani e così disumanizzanti; dall'altra parte c'è un popolo che non ha mai odiato sul serio nessuno. Si è difeso, certo, anche con durezza, ma non ha mai odiato. Il cubano sa amare e non odiare. Naturalmente sa amare. Poi è orgoglioso. In certi casi anche permaloso e allora s'incazza, ma l'odio, quello, è un copione che non sa reggere per più di cinque minuti. I latini, dicevo. Anche noi italiani siamo così, o, mi correggo, sicuramente eravamo così. Oggi non lo so più. Per il nostro provincialismo patetico abbiamo svenduto la nostra anima e ci ritroviamo a scimmiottare la bruttezza dei nostri antichi invasori. Odiamo i negri. Odiamo gli ebrei. Odiamo quelli che non sono italiani. Odiamo i romani. I napoletani. I cinesi. Chi altri? Chi siamo pronti ad odiare? Però dopodomani festeggiamo San Valentino, perchè l'amore è una cosa meravigliosa. E per un giorno accettiamo pure che il negro ci pulisca i fanali della macchina e gli diamo un euro. Tanto poi riprende la guerra, non ti credere: do un bel voto alla Meloni e in serata, col buio, passo sulla Salaria che ci sono le slave che la danno via a poco. Io, qui, dall'altra parte dell'oceano, metto il mio Decalogo sei, mia moglie resta tramortita dalla scelta ma faccio finta di non vederla, le do un bacio e aspetto giorni migliori in mezzo alla gente che non sa odiare.

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  3. Bello il film su De André che la RAI trasmette in questi giorni. Mi è piaciuta la maniera in cui il grande artista viveva e interpretava l'amore nella vita è nelle canzoni.P68

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  4. Rientrando tardi sempre non sono riuscito a vederlo cosi' come non ho visto Montalbano.
    Spero che la Rai, visto che mi ladrocinia un canone, lo replichi su una delle sue reti in orari decenti.

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  5. Penso si possano vedere in straming ...per il " mi amor " usato spropositamente a Cuba è anche per evitare gli imbarazzanti sbagli di novio . A questo proposito dovresti postare per l' ennesima volta La,Telefonata (...soy Milco yo...) :-)

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    1. LA TELEFONATA
      Telefonata di chiunque di noi verso
      novia/amica/diversa/quelchevipareavoi.
      2 minuti di squilli.....
      "Dime"
      BUENAS TARDES SENORA,SOY MILCO DA ITALIA,ES
      POSSIBLE HABLAR CON YAIDIRA?
      "Eeeeeeehhhhhhh......chi habla....?"
      SENORA SOY MILCO UN AMIGO DE YAIDIRA.....ES
      POSIBLE HABLAR CON EYA......?
      "Aaaaaaahhhhhhh......my amor......como estas?
      Estay en Cuba....?"
      NNNNOOOOOOO!
      SOY IN ITALIA.......MAMITA.......YADIRA ESTA O NO ESTA?
      "Esperame que voy a veer ........"
      Rumore di ciabatte trascinate sul pavimento, sullo sfondo si
      sente la televisione accesa e il Comandante che per la
      sedicesima volta nell'ultima mezzora ripete, sbagliandolo,il
      prezzo del latte......
      1 minuto di silenzio........poi un urlo
      "Yyyyyyyyaaaaaaaiiiiiiddddddiiiiirrrrrraaaaaaa!!!!!!!"
      Dopo 4 minuti passati a sacramentare per il denaro
      che,inutilmente e per l'ennesima volta, stiamo spendendo in
      telefonate si sente un rumore di ciabatte che si avvicinano.......
      Altro minuto di attesa........
      "No esta'"
      DONDE ESTA'?
      "Salio'"
      DONDE SALIO'?
      "No se......por el pueblo...."
      CUANDO REGRESA?
      "Chi?"
      YYYYYAAAAAIIIIIDDDDDIIIIIRRRRAAAAA!!!!!!
      "Aaaahhhhh no se.....por la tarde......tu no tieni suerte......"
      PORQUE' NO TENGO SUERTE?
      "Porque' Yaidira nunca sale por el pueblo......siempre esta en
      la casa.....limpiando ell cuarto......siempre se para conmigo y
      tambien con la abuelita enferma........nunca sale por el pueblo."
      BUENO....NUNCA SALE MA IN ESTO MOMENTO NO
      ESTA'......
      "Seguro,tu no tieni suerte.
      La chica siempre mira la televisione
      no es puta no es jinetera,siempre esta en la casa...."
      MAH.......CUANDO REGRESA DILE QUE NECESITO
      HABLARLE....
      "Bueno chao Giuseppe..."
      SOY MILCO NON GIUSEPPE.......
      "Aaaaahhhhh.....desculpa...Milco.....ma como esta'
      Giuseppe...?
      Clic

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    2. La telefonata è un evergreen che non stanca mai.

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    3. Chi non ha chiamato una telefonica...?

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    4. Le famose ragazze squillo, in salsa cubana.

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  6. È reperibile il tuo racconto sul S. Valentino a Cuba? Giuseppe

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    1. El dia de l'amor a Cuba e' una festa sentitissima, una specie di nostro capodanno.
      Le prenotazioni per i vari locali iniziano nei giorni precedenti
      con autentiche resse.
      Capita, a volte, che intervenga la polizia per calmare la gente.
      Qualche anno fa frequentavo con una certa serieta’ una
      ballerina del Taino, il cabaret ufficiale di Las Tunas
      Nel locale, in occasione del dia de l'amor ,veniva presentato un nuovo show.
      Con un amico italiano, la sua novia, e una coppia di cubani
      avevamo prenotato un tavolo.
      Avevo chiesto alla ballerina di prenotare il tavolo, dicendole
      che se bisognava allungare qualche cuc a chi di dovere, non c'erano problemi.
      L'importante era avere un tavolo in prima fila.
      La poverina, non lo sapevo, ando' alle 6 del mattino a
      prenotare il tavolo all'hotel Santiago, uno dei punti dove si
      poteva riservare un tavolo per la serata.
      Alla fine,3 giorni prima della data, la ragazza riesce a
      prenotare.
      Di solito, in qualunque posto al mondo, se prenoti un tavolo e ti presenti all'entrata con la prenotazione, il tavolo e' tuo.
      Nella Cuba di quegli anni le cose funzionavano in modo
      differente.
      Se non ti presentavi alle 21 il tavolo, gia' venduto una
      volta...veniva venduto una seconda....
      Alle 20.30,davanti al locale, c'erano decine di persone in attesa di entrare per prendere possesso del tavolo prenotato.
      La resa era inimmaginabile.
      L'organizzazione lacunosa, la cosa piu' bizzarra e' stata vedere le ballerine, che avrebbero dovuto essere in camerino a prepararsi, in coda con la gente.
      Il biglietto era a loro nome, non a quello dei famigliari, che
      volevano fare entrare.
      Solo loro, esibendo il carne',potevano prendere possesso dei tavoli prenotati.
      Quando tocca a noi entrare, siamo in 5 e il biglietto e' per 2
      coppie.
      Spiego all'uomo all'ingresso che e' sufficiente aggiungere una sedia e il problema si risolve.
      Niente da fare.
      Momentaneamente l'amico cubano resta fuori.
      Entriamo in quattro; io, la moglie dell'amico cubano e la coppia con l'italiano.
      Arriva a salutarmi il produttore dello show, lo conoscevo da
      tempo, a cui faccio presente il problema.
      Intanto entriamo nel locale.

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  7. Una specie di cameriera, simpatica come la scabbia, mi indica un tavolo con sedie di legno a fondo sala.
    La prendo da parte, le spiego che proprio non ci siamo.
    Le faccio vedere la prenotazione col numero del tavolo a bordo palco.
    Mi risponde che c'e' stato un errore e che il tavolo e' stato
    assegnato ad altri.
    Sicuramente la cameriera e il ladrone all'ingresso si sono
    venduti il nostro tavolo.
    Decidiamo di restare in piedi al centro sala senza sederci nel posto assegnato dalla cameriera.
    Alzando di un ottava il tono di voce spiego alla cameriera, che mi invita di nuovo a sedermi nel tavolo da lei indicato, che non avevamo alcuna intenzione di spostarci da dove eravamo.
    In piedi, nel centro della sala.
    Loro avevano creato il problema, toccava a loro risolverlo.
    Dopo 10 minuti la cameriera ladrona torna tutta untuosa e
    sorridente dicendomi che tutto e' risolto.
    Ci indica un tavolo vicino al palco, completamente di lato, con le spalle al muro e accanto al mobile dove le cameriere
    prendono le posate.
    Le dico che non se ne parla.
    Discutiamo un po'.
    Lei sbotta dicendo che non mi va mai bene nulla.
    Le rispondo che mi va bene il tavolo corrispondente al numero della mia prenotazione.
    Con imbarazzo mi confessa che e' stato venduto a gente che lavora alla televisione.
    A quel punto ci si incazza davvero.
    Prendiamo di peso la tavola vicino alla credenza, quella
    indicataci dalla cameriera, la portiamo davanti a tutte le altre, in uno spazio libero non occupato da nessun tavolo.
    Comunichiamo con un tono che non ammette repliche che da li' non ce ne saremo andati.
    Poteva chiamare chi voleva, noi non ci saremo schiodati da li'.
    Passano 5 minuti.
    Arriva un altra cameriera a prendere le ordinazioni.
    A quel punto, insieme al produttore dello show, vado
    all'ìngresso.
    Erano entrati tutti.
    Consegno qualche cuc al tipo all'ingresso facendo cosi' entrare il mio amico cubano rimasto fuori.
    Lo spettacolo era molto bello, le ballerine bellissime e
    l'incazzatura e' presto passata.
    Questo e' stato il mio dia de l'amor a Cuba.
    Qualche anno fa'.

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  8. Ciao scriba ho letto che parti il 4 aprile...io il 27 marzo....se fai sosta alla capital fatti sentire per una cerveza, il mio telefono è quello italiano che hai tu, non ho sim cubana...te espero!

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    1. Sarò a La Habana intorno al 14/15

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    2. Purtroppo io parto l 11 aprile dall havana...però visto che ultimamente ti stai riaffacciando anche alla capitale non mancherà il momento per vederci

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    3. Prima o poi ci becchheremo sicuro.

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  9. Pio e Amedeo i due comici di Emigratis hanno girato una puntata a Cuba che andrà in onda a marzo su Italia1 come sempre, sono proprio curioso di vederla

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  10. hola! è un pò come la parola novia, termini abusati che fanno ridere se si pensa al contesto. Però anche questo fa parte della cubania. chao Enrico

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    1. Puoi cercare in tutto il blog e non troverai mai una volta quella parola riferita a chi mi stava accanto.

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