lunedì 22 aprile 2019

PUO' SUCCEDERE




I racconti sono piu' o meno tutti dello stesso tenore.
“Ho conosciuto mia moglie al mio primo/secondo viaggio a Cuba,  l'ho portata a vivere in Italia dove ci siamo sposati. Poi e' arrivato/a nostro/a figlia (situazione non riscontrabile in tutte le casistiche) che oggi ha...tot anni. A seguito della contrazione del mio lavoro abbiamo deciso di lasciare il bel paese per trasferirci in via definitiva a Cuba. Dopo pochi mesi mia moglie mi ha lasciato portandosi via la casa e tutto il resto (magari anche il/la figlio/a) ora sono disperato, senza un euro, torno in Italia per iniziare una nuova vita”.
Conosco due persone che hanno vissuto lo stesso Golgota, uno e' un amico, l'altro un conoscente.
Il primo, con RP, si e' rifatto una nuova vita a Cuba e campa decorosamente, il secondo e' potuto rientrare in Italia grazie ad una colletta fatta dai suoi amici per comprargli il biglietto.
Sono disgrazie vere e proprie, lungi da me dare giudizi di merito su situazioni cosi' delicate, sopratutto se ci sono dei figli di mezzo.
Pero' si possono fare alcune considerazione di massima, senza urtare la suscettibilita' di nessuno.
Personalmente, fino da quando ho iniziato a lavorare non ho mai voluto puntare su un solo cavallo, questo vuol dire che ho cercato sempre di avere piu' di un lavoro, non ho mai messo tutto il denaro che avevo (poco a tanto che fosse...spesso poco...) in un unica soluzione, ho destinato verso determinate scelte i denari non che non mi servivano ma di cui, eventualmente, avrei potuto fare a meno.
Puntare tutto cio' che si ha in un'attivita' a Cuba lo ritengo una follia, lo stesso discorso vale per acquistare una casa sull'isola mettendoci dentro tutto cio' che si ha.
Se si decide di trasferirsi in pianta stabile da quelle parti occorre avere le spalle sufficientemente larghe economicamente (non solo), per essere in grado di venire fuori da situazioni inaspettate sempre possibili a quelle latitudini.
Voglio dire...se un'attivita' mi va male, vaffanculo, mollo tutto e torno a casa, se una situazione affettiva va male, vaffanculo chiusa una porta si apre un portone.
Perche' queste cose succedono?
A detta del mio amico che era andato a vivere con la famiglia a Cuba “finito jamon...finito amor”.
Un conto e' vivere in Italia e fare ogni tanto un salto a Cuba...da turisti con tutti i benefit che questo comporta.
Ma se si sceglie di viverci allora i budget rimpiccioliscono, sopratutto se si deve vivere con cio' che si ha senza una rendita adeguata.
Si fa una vita leggermente privilegiata rispetto agli altri cubani ma morta li'.
Finiti i consueti pranzetti al paladar, le gite al mare, la disco nei fine settimana, la renta del carro e tutto il resto.
Si va al mercato a fare la spesa, la coda nelle tiendas in attesa del pollo, il marito non rientra piu' la sera dopo il lavoro come da noi ma e' sempre fra i piedi tutto il giorno visto che non ha un cazzo da fare, facendo le pulci a tutto, stesso discorso a parti invertite.
Finita la bella vita italica, finiti i supermercati pieni di tutto, i canali a pagamento, i bei negozi, i ristorantini tipici e tutto l'ambaradan che conosciamo bene.
Finiti i viaggetti avanti indietro fra i due lati dell'oceano, finito tutto.
La stessa fanciulla, che tanto aveva spinto per arrivare a questa scelta, e' poi la prima a mandare tutto a puttane appena si rende conto che e' finito lo status di privilegio di cui ha goduto, tornando ad essere una cubana come tutte le altre che, anche con un po' piu' di dinero nel borsillo, deve pasar trabajo come il resto della popolazione.
Questo accade piu’ facilmente quando il motore che ha unito la coppia…non e’ l’amore, che e’ difficile possa esistere se i due sono nati in secoli differenti.
Se sopra ci hai messo tutto quello che avevi sono casini, se ci sono figli di mezzo sono problemi, se ti e' toccata la cubana sbagliata o tu sei quello sbagliato sono tragedie.

26 commenti:

  1. INTERVISTA AD ALESSANDRA RICCIO

    Fidel Castro

    Poi la domanda che prima o poi doveva uscire: ma tu Fidel Castro lo hai conosciuto?

    Personalmente no.

    L’ho visto cento volte, qualche volta anche nel suo studio, seduti come stiamo adesso, anzi più vicino ancora perché facevo da interprete, una volta, ad esempio, per Cossutta.

    Che tipo era?

    La risposta è istantanea, secca, tranquilla:meraviglioso.

    Una persona gentilissima, cortesissima. Anche se per esempio, come nel mio caso, facevi l’interprete, non è che non ti guardava, che non ti considerasse proprio. Anzi ti chiedeva, si interessava alla tua persona, ti parlava al di là della funzione che svolgevi in quel determinato momento. Era curioso di tutto, che fosse una persona fuori dall’ordinario te ne rendevi conto subito.

    Quando ero corrispondente io andavo sempre a sentirlo quando teneva un discorso perché ti faceva capire un sacco di cose. Se per esempio parlava all’inaugurazione di una fabbrica di cemento, lui spiegava le motivazioni, perché, per come…

    Aveva una straordinaria visione globale, del mondo. E poi una conoscenza perfetta anche della vita quotidiana del popolo di Cuba.

    Una volta, mi ricordo, c’era scarsità di acqua. I cubani fanno due docce al giorno e non una cosa veloce, zac, fatto, ma una cosa con calma, cantando sotto lo scroscio. E allora per forza l’acqua non può mai bastare. Allora lui un giorno, mi ricordo, in un intervento disse: “ma non potete misurarvi un poco con quest’acqua, che se no da dove la pigliamo?”

    Un’altra volta fece un’altra richiesta al suo popolo: “io lo so che ci sono persone che magari per lavoro viaggiano, vanno all’estero, ma è proprio necessario che poi al ritorno portate ai vostri figli dei regali grandi? Quelli poi vanno a scuola, i compagni li vedono e dicono: perché io quella cosa non ce l’ho e tu ce l’hai?“.

    I dettagli che fanno il mondo.

    Quando cadde l’Unione Sovietica la preoccupazione di Fidel era: e ora quelle armi nucleari in mano a chi saranno?

    Odiò Gorbaciov. E quando venne a Cuba, in maniera elegante ma glie ne disse quattro.

    E sai quale fu il primo viaggio che fece Mandela dopo la sua scarcerazione? Venne a Cuba come prima cosa.

    Poi guarda per un attimo un punto nell’aria che io non vedo:

    Un giorno il terzo mondo farà capire al mondo chi è stato Fidel Castro, e che speranza è stato per tutta questa gente.

    Poi c’è silenzio, nessuno di noi due dice più niente.

    Certo mica poteva fare tutto. Mi ricordo sempre, e sorride un attimo, che dicevano sempre: “lascia che lo sappia Fidel Castro”.

    Nel senso che lui avrebbe subito risolto. Però questo certo non andava bene, non è che si poteva aspettare che risolvesse tutto una persona sola.

    Ora cambia argomento: lo sai che quest’anno si festeggiano, a novembre, i cinquecento anni della città dell’Avana?

    Anche se adesso è cambiata molto, illuminata, pulita, in giro circolano auto nuove, c’è gente che si arricchisce.

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  2. La psicosi dell’informatore

    Ma la proprietà privata come ha funzionato?

    Guarda la proprietà privata c’è in un piccolo settore, nel turismo, anche nella coltivazione della terra. Ad un certo punto hanno detto: vediamo se questa terra riuscite a gestirvela da soli.

    E comunque in realtà, un poco c’è sempre stata. Per esempio ti si spezzava un’unghia e allora l’amica ti diceva: vai da quella vicina che lei fa le unghie. Oppure c’era quella che faceva le torte. In maniera non ufficiale però, senza nessuna ricevuta fiscale.

    La sensazione è che loro sapessero tutto però non intervenivano fino a quando la cosa non superava una certa proporzione.

    Loro le cose le sanno. Perché lo Stato lì è presente. Poi c’è chi lo sente come una presenza soffocante, e a chi invece piace.

    Però capisco che questo argomento sia stato sempre un punto delicato del quadro. La psicosi dell’informatore è esistita e probabilmente in certi momenti e in certi posti è stata fondata.

    In proposito mi ricordo che prima di partire per la borsa di studio andai a parlare con Rossana Rossanda che è stata il mio mito del giornalismo, di tutto, e lei mi disse:

    “Senti cara, tu non parlare mai al chiuso nelle case ma vai per esempio in un parco, in uno spazio aperto. Non parlare al chiuso perché è spiato”, cioè mi voleva dire: ci sono le cimici.

    E allora quando sono andata lì ero sicura che c’erano spie da tutte le parti.

    Per un attimo mi pare di stare davanti al corrispondente femminile di Robert Redford dentro “I tre giorni del Condor”.

    Questo lo diceva lei ma non era vero.

    Ah ok, allora davanti ho ancora la signora napoletana che conosco.

    Tieni conto che all’epoca c’era il caso Padilla in corso, un caso complicatissimo, che magari ti spiego la prossima volta, ma in sintesi questo scrittore fu accusato di essere un controrivoluzionario.

    Bene, io abitavo proprio a fianco a Padilla. Quella foto che hai pubblicato la volta scorsa di me e di quella mia amica sovietica, è scattata a pochi metri dalla sua casa.

    Allora una volta Padilla mi diede delle lettere da portare alle figlie che stavano a Madrid e se ci fosse stato tutto questo spionaggio mi avrebbero almeno fermato. Perché avrebbe potuto scrivere in una lettera in cui lanciava qualche accusa: “mi tengono prigioniero, mi hanno torturato”, che ne so, invece non mi hanno detto assolutamente niente.

    Quello fu un caso emblematico, complicatissimo. Non hai idea di cosa successe: una grande parte degli intellettuali soprattutto europei si bisticciarono con la rivoluzione cubana, tranne Cortázar e Garcia Márquez.

    Allora questo argomento vasto ricordatevelo che glielo chiediamo la prossima volta.

    Sono stato ad ascoltare per circa due ore, e non sono riuscito neppure a dirvi tutto: la moka, pure se era solo da due tazze, di caffè ne contiene molto.

    Intervista ad Alessandra Riccio, testo e foto diFrancesco Paolo Busco

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  3. Un bagno di sangue vero e proprio. Giuseppe

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    1. Dipende...per molti sicuramente, per alcuni si tratta di poche gocce.
      Comunque in entrambi i casi dei miei conoscenti il benservito e' arrivato dopo il termine della ristrutturazione della casa famigliare.
      Andreotti diceva che pensare male e' peccato...ma spesso ci si azzecca.

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  4. BLOGRAMA

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    PUO' SUCCEDERE

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  5. Tutto iniziò da Cacocum. Uno di quei posti che in Italia si chiamerebbero "paesino", in Francia "village" , in Gran Bretagna "settle"; ma in realtà fu uno dei posti più ricchi e floridi dell'oriente.
    Tra le tante famiglie che fornivano materia prima ve ne era una in particolare: la famiglia Ochoa. Iniziarono al lavoro anche il loro figliolo Arnaldo.
    Classe 1930. Testa dura, determinato l'Arnaldo! Rivoluzionario da cima a fondo tanto da iniziare ad impugnare attivamente le armi nel 1952. "Uguaglianza e libertà!" amava gridare, a Cuba come primo tra I dissidenti e a Santo Domingo Dove con Cienfuegos rischiò la vita contro l'infame trujillo.
    Amava rimanere in prima linea, rustico ma efficace; lontano dai riflettori della gloria, più interessato alla libertà che al vantaggio personale. Forse il militare cubano con il maggior numero di battaglie all'attivo. Dopo la rivoluzione rimase a Cuba fino al ridicolo tentativo di cambiare l'ordine delle cose avvenuto con lo sbarco nella Baja de Los Cochinos , poi subito Africa; 15 anni tra Congo, Etiopia Ed Angola Dove, a fasi alterne rimase fino al 1985. Intanto a Cuba il suo nome rimbombava come eroe della rivoluzione e la sua figura, nonostante lontano da Cuba, iniziò a scalare i vertici del partito comunista cubano fino ad essere nominato a Jefe combatente por la internacionalizacion de la revolucion.
    Proprio negli anni africani nacque l'amicizia con Petrov, altro generalissimo sovietico che grazie al suo curriculum bellorum riusci a portare l'amico Ochoa a Mosca per perfezionare le sue tecniche militari alla modernissima accademia Frunze. Intanto Gorbachev, sognava I grandi cambiamenti che avrebbero da li a poco sconvolto geografia, politica Ed economia mondiali. Petrov era il confidente militare di Gorbachev. Nella Sua biografia racconta di una volta tra tante in cui andò a trovare Gorbachev in una dacia fuori Mosca con lo stimato amico Ochoa. Gorbachev li ricevette seduto sull'erba e non faceva altro che parlare di aperture, privatizzazioni, trasparenza burocratica; era il tempo in cui bisognava lasciare le briglie e permettere all'economia di avviarsi dando la possibilità ai popoli di autodeterminarsi.
    Le immagini sgranate di Chernobil erano il passato, un nuovo concetto di Russia doveva uscire agli occhi del mondo.
    Nell'autunno dell'88 Ochoa tornò a Cuba. Tanto diversa ma tanto uguale a come la aveva lasciata tanti anni prima.
    Tante voci iniziarono a girare su di lui; Ochoa amava dire: " tra le voci Ed I fatti mi possono giudicare solo da questi ultimi!".
    E lo riuscì a ripetere anche a maggio del 1989 quando con la bocca impastata, incapace di rimanere fermo sulle gambe, dondolando avanti e dietro come se cercasse di mantenere l'equilibrio su di una barca in preda alla tempesta, affrontò la corte marziale popolare che lo accusava di traffico internazionale di cocaina, avorio, riciclaggio di denaro, alto tradimento. A niente servirono gli appelli internazionali. Il nostro Marco Pannella arrivò a promuovere una interrogazione parlamentare con cui il governo italiano chiese in modo ufficiale una revisione del processo in corso dopo che, grazie anche alla trasmissione televisiva di tutto il procedimento penale, si videro I primi testimoni confondersi, irrigidirsi improvvisamente tanto da richiedere l'intervento del personale medico Ed un susseguirsi tragico Di bocche impastate e posture barcollanti. A nulla servirono i movimenti popolari che di notte scrivevano sui muri de L'Avana "8A!" con vernice rosso sangue.
    Alla fine Ochoa venne dichiarato reo confesso (confessione avvenuta lontana dalle telecamere) e condannato alla fucilazione. Nel silenzio della cella espresse le sue ultime volontà: l'esecuzione sarebbe dovuta avvenire a volto scoperto, volto al plotone con egli stesso dare l'ordine di esecuzione.

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    1. E' uno dei capitoli più bui della storia revolucionaria .
      Come per Camilo Cienfuegos anche per Arnaldo si sono specate congetture sulla sua fine ad opera e per volere di quello con la barba....
      Certo che in Africa son successe molte cose come ad esempio il traffico di pietre preziose nascoste nei pesci che venivano esportati in nazioni produttrici di armi.... Arnaldo , andando al mulino , deve essersi infarinato , ma mi sembra strano che altri non sapessero di quanto succedeva

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    2. Ho parlato tempo fa con un reduce dell'Angola. Dopo la guerra il governo angolano voleva ricompensare fattivamente i cubani che avevano combattuto.
      Fidel disse di no,che avevano fatto solo il loro dovere internazionalista.
      Regalò ai reduci una radio...

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  6. Già le relazioni tra italiani e sudamericane sono difficili e complicate, Cuba col discorso della proprietà privata rende ancora più difficile e rischiosa la cosa: chi non ha le spalle coperte spesso compie veri e propri salti nel buio, ma capisco che quando ci sono figli di mezzo il raziocinio a volte un po’ si perde. Mat.

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  7. Il fatto è che le tutele per noi sono minime anche in presenza di RP.
    "PRIMA I CUBANI"....azz...dove l'ho già sentita questa...?😂

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  8. hola! esatto tra proprietà privata inesistente e rapporti che alla fine sono di comodo ( come sempre tra uomo e donna) meglio prendere solo el lado rico de la isla gozando. Vivere a cuba anche con il budget giusto è troppo complicato. chao Enrico

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    1. Chi più chi meno ci abbiamo pfovato tutti...ognuno traendo le sue conclusioni.

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  9. Nominativo: Harry
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    Time: 23 April 2019 4:17

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  10. Come ben sai sono stato anche io ad un passo dal "grande passo".

    Poi è arrivata una grande opportunità alla quale non ho potuto rinunciare e tutto è passato in cavalleria.
    Vedendo come sono andate le cose ringrazio il cielo di essere ancora qui e di vedere Cuba come meta vacanziera e niente più.

    In ogni caso in questi mesi ho ripensato a progetti "cubani" e sono convinto che con un minimo investimento e l'idea giusta sia possibile fare una vita decorosa anche al di là del bloqueo, senza rischiare il proprio fondillo.

    Simone M&S

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  11. Infatti ho specificato che la scelta di traslocare dei miei conoscenti era figlia di un contrazione di lavoro da noi.

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  12. Certo che andare a pescare nel giro di mignotte che si frequenta al secondo viaggio sull'isola, non è proprio una grande idea.
    E non è manco che ci voglia uno Zichichi per capirlo.
    Purtroppo è difficile discernere tra cosa è bene per il futuro e una che ti tromba alla grande, oppure se sei uno che la papaya l'ha vista solo in fotografia o ai tempi quando ancora c'era il cinegiornale.

    Io, più alcune persone che conosco e amici veri, possiamo raccontare un'altra storia.
    Opposta a quella raccontata nel post.
    C'è anche a chi va bene, chi sta insieme per sentimento e non per interesse.

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  13. Infatti parlavo di situazioni a seguito di un trasferimento di tutta la famiglia.
    A molti, in Italia e' andata decisamente meglio.
    Su questa cosa del "trombare alla grande" a Cuba prima o poi dovremo discutere...

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  14. Certamente. Parlo anche di amici che si sono trasferiti lì.
    E poi sono tornati qui.
    Perché dobbiamo anche dire che alla fine sono i cubani che non si riabituano a fare i cubani. Tutti quelli che ho conosciuto, famigliari compresi, sono stati tutti molto chiari: tornare a vivere Cuba? Ni de pinga.
    Forse da vecchi.
    Poi se ci mettiamo di mezzo i figli diventa peggio. Che futuro gli possiamo dare sulla Isla? Nella nostra immaginazione potranno essere più felici, ma la felicità non riempie la panza.
    E poi se sono grandicelli sarebbe come farli tornare alla preistoria. Senza internet come l'abbiamo noi sarebbe la fine del mondo.


    Noi abbiamo scelto il "forse da vecchi"

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    1. sono d'accordo: capisco che a volte in Italia possano esserci difficoltà, ma a Cuba cosa si spera di trovare? Sappiamo benissimo di come sia difficilissimo trovare in loco delle entrate economiche che permettano di tenere uno stile di vita occidentale almeno decoroso. Ed anche il discorso "almeno una casa", l'esperienza del ns connazionale fa capire come anche questo punto sia molto fragile. Non parliamo poi se ci sono figli di mezzo, tolte le scuole primare, dall'adolescenza fino all'università Cuba è praticamente nulla. Insomma, concordo anche il con il "forse da vecchi" aggiungendo anche "con una rendita o pensione italiana" :). Mat.

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    2. Avete ragione tutti, lungi da me optare per quel tipo di scelta, sono da sempre per i piedi in due scarpe, situazione ovvia ma che...economicamente bisogna potersi permettere.
      Mi limito a dire una cosa a difesa di chi ha scelto di vivere a Cuba.
      Se le entrate sono basse allora forse e dico forse meglio Cuba.
      Parliamoci chiaro con 200 euro al mese se c'e' la casa a Cuba...a lo cubano si vive o si sopravvive.
      Da noi ti riduci a rabastare i cassonetti alle ore di chiusura dei mercati sperando in qualche rimasuglio non venduto.
      Parlo di scenari estremi ma pezze al culo per pezze al culo meglio il culo al caldo.
      Opinione personale che, come sempre, non fa giurisprudenza.

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    3. Bravo Milco, perchè poi sarei arrivato anche a questo che hai appena detto.
      Senza scomodare la pensione, che stando all'inps mi dovrà arrivare dal 2046 (AHAHAHAHAH!), se un domani molto lontano dovesse andarmi male col lavoro o finanziariamente, ho sempre pensato la stessa cosa che hai scritto tu.
      Uguale uguale.
      Pezze al culo per pezze al culo, meglio il culo al caldo.

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    4. Ok, se la situazione è talmente negativa che in Italia si dormirebbe per strada, vada per Cuba, con 200€ sicuramente a-lo-cubano rende di più. E poi magari in mezzo a tanta gente in simili situazione, si patisce meglio il tutto... ma restano situazioni limite che non auguro a nessuno, soprattutto in caso di presenza di figli. Mat.

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  15. Permettetemi di obiettare sull'argomento internet: che i figli vivano meglio qui in Italia e' tutto da dimostrare. Io in casa non ho né Sky, né Netflix, né ADSL e i miei figli vivono bene ugualmente, il difficile é per noi genitori che dobbiamo giocare con loro. Preferisco giocare con loro piuttosto che imbambolarli davanti a un tablet. Sicuramente crescendo avranno accesso agli strumenti informatici e tutta questa situazione cambierá. Certamente vivere a Cuba farebbe perdere loro le opportunitá che l'istruzione italiana può offrire. Ma vi ricordate che noi giocavamo a pallone in strada o nei campi? Adesso bisogna portarli alla scuola calcio!! Che tristezza, siamo andati tanto avanti che, almeno dal punto di vista dei rapporti umani, siamo andati molto indietro!!

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  16. Non solo.
    Da ragazzino giocavo a calcio in una società storica di Torino, il Barcanova.
    Col pulmino ci portavano agli allenamenti e poi a casa.
    Ci passavano borsa e scarpe.
    Il sabato si giocava,venivano alle 13.30 a prendermi a scuola. Un panino e via.
    Tutto gratis.
    Oggi chi ha figli in situazioni simili sborsa svariate centinaia di euro ogni mese.

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    1. Anche a me piacerebbe che fosse così ma il mondo non è più quello in cui siamo cresciuti.

      Mio figlio poi è cubano al 100%, col culo di piombo. LOL

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