"LUCKY" E LA MAFIA

Il fatto che, prima del Triunfo de la Revolucion, Cuba fosse la patria adottiva di parte della mafia italo-americana e' il segreto di Pulcinella. Il personaggio di spicco delle famiglie mafiose di origine italiana che fece affari nell'isola e' stato Lucky Luciano. In realta' si chiamava Salvatore Lucania durante la seconda guerra mondiale era ospite delle patrie galere statunitensi a causa dei suoi numerosi traffici illegali, a seguito del riconoscimento del governo Usa per l'aiuto ricevuto dalla mafia nostrana durante l'invasione della Sicilia fu liberato e rispedito nella sua terra natia. Il capo di Cosa Nostra pero' venne attratto dal fascino dell'Avana e dall'odore dei soldi, quindi si trasferisce a Cuba in pianta stabile. Sembrava il luogo ideale per rimettersi in pista in attesa del momento buono per tornare negli Stati Uniti. Arriva a Cuba il 29 settembre del 1946, atterra a Camaguey insieme a Martin Lansky ospite a cena dell'allora ministro dell'agricoltura German Alvarez Fuentes. Dagli anni 30' Luciano genstiva il traffico della prostituzione, la droga ed i casino' sull'isola, parliamo di un giro di affari da centinaia di milioni di dollari. Lansky era il suo rappresentante a Cuba, dal 1933 Batista autorizzo' Luciano ad organizzare il gioco d'azzardo nella capitale, da quell'accordo nacque il casino' dell'hotel Nacional ed altre case da gioco, Batista ogni anno per quella concessione ricavava dalla mafia 3 milioni di dollari. Luciano alloggia all'hotel Nacional, stanza 724, vista Malecon, da quella stanza gestisce tutti i suoi traffici. Nel 1946 presiede un vertice fra i boss mafiosi dove si esibira' Frank Sinatra come spesso avverra' negli anni a venire, per l'occasione l'hotel venne chiuso al pubblico, vi soggiornavano soltanto 500 invitati in rappresentanza delle famiglie mafiose piu' potenti negli Usa. Erano presenti, fra gli altri; Vito Genovese, Giuseppe Bonanno, Tom Lucchese, Willy Moretti, Tony Accardi e Santo Trafficante, in pratica tutto il gotha della mafia. In segno di rispetto Luciano riceveva da ogni famiglia una busta con dentro da 100000 a 20000 dollari Usa in contanti. Il governo americano, preoccupato di quei traffici, inizio' a fare pressioni perche' Lucky venisse deportato nuovamente in Italia, il governo cubano fece spallucce dichiarando che si trattava di ingerenze negli affari interni dell'isola. Ovviamente il governo cubano era pieno di ministri a libro paga da parte della mafia nostrana, malgrado questo le pressioni statunitensi si fanno sempre piu' pressanti fino ad impedire l'invio a Cuba di aiuti e medicinali, diciamo una prima prova di bloqueo. Il governo cubano capitanato da Grau alla fine, messo alle strette, fini' per capitolare cedendo alle richieste, nel 1947 Luciano venne “arrestato” nel ristorante “El Carmelo” al Vedado e condotto alla base di Tiscornia come straniero non desiderato senza peraltro contestargli alcuna accusa. Il decreto di espulsione venne firmato immediatamente ma un ricorso dell'avvocato di Luciano fa slittare l'esecuzione del provvedimento di un mese. Il 19 marzo 1947 Lucky Luciano si imbarca a bordo di un vapore turco diretto in Italia salutato al porto da mezzo governo cubano oltre che dai suoi fedelissimi. Questo conferma come Cuba, all'epoca, sia sempre stata una sorta di colonia sia del governo statunitense che della mafia italo americana che rimase sull'isola fino al Triunfo dei Barbudos quando dovette fare armi e bagagli per trasferirsi in dominicana o in qualunque paese potesse stedere i suoi tentacoli. Interessante il coinvolgimento di Sinatra ma anche dei suoi RAT ; D.Martin (di cognome faceva Crocetti), Sammy Davis Jr e Lanfrord che fra le altre cose era pure parente dei Kennedy. Come si evince dal film “Avana” con Robert Redford la chiusura dei casino' non fu immediata dopo l'entrata di Fidel all'Avana ma conseguente alle prime mosse ostili del governo statunitense, che in un primo momento vedeva persino di buon occhio los barbudos visto l'abnorme tasso di corruzione che il governo Batista aveva raggiunto prima della fuga di Batista stesso negli Usa.

« Colui che mente a se stesso e dà ascolto alla propria menzogna arriva al punto di non saper distinguere la verità né dentro se stesso, né intorno a sé e, quindi, perde il rispetto per se stesso e per gli altri. »

F.M. Dostoevskij, “I fratelli Karamazov”

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