venerdì 16 ottobre 2015

GIOVANI



Premessa doverosa.
Questo pezzo non vuol essere il classico post del vecchio rimba che parla delle nuove generazioni, spaccando i maroni al prossimo con malcelati rimpianti del passato.
Coi giovani ci lavoro ed interagisco ogni giorno, sia in palestra che durante l'estate con l'altra mia attivita' legata al turismo.
Di conseguenza guardo sempre con grande interesse il passare delle generazioni, le novita' che ognuna di loro apporta al nostro vivere comune.
A Cuba e' innegabile che stiano venendo su nuove generazioni che, visti anche i cambiamenti in atto nell'isola, saranno completamente differenti rispetto alle precedenti.
Nella maggiore delle Antille le cose accadono con alcuni decenni di ritardo rispetto a noi, ma accadono.
La mia generazione e' cresciuta con precise scelte politiche e di campo; cortei, manifestazioni, bronche con la policia, scuole occupate, autogestioni, avanti popolo e via discorrendo.
Ai nostri ragazzi di oggi queste cose fottono poco o nulla, sono le generazioni dell'individualismo, della rete, di un mondo in cui i valori sono quasi scomparsi.
Allo stesso modo le generazioni precedenti di cubani sono cresciuti con la barba del Comandante en Jefe, i suoi interminabili discorsi televisivi, la storia raccontata e vista da una sola parte, la bandera, l'inno e tutto il resto.
Ai ragazzi cubani di oggi, mi pare di capire, queste cose interessano poco o nulla.
Anche loro vogliono la rete, magari viaggiare, vivere bene con l'ultimo paia di Adidas ai piedi e in mano un bel tablet.
Alla fine i ragazzi sono uguali in tutto il mondo.
Per svariate ragioni ho avuto la possibilita' di frequentare molti giovani a Cuba, diciamo universitari, quindi ragazzi in possesso di un discreto grado di cultura.
Vogliono una Cuba differente, oppure andarsene senza tante vie di mezzo.
Sanno che per vivere, a differenza delle generazioni precedenti, occorre lavorare e lavorare duro.
Vorrebbero poterlo fare a Cuba vedendo fattivamente ad ogni fine mese il frutto del loro lavoro, se questo non sara' possibile sono pronti ad andarsene.
Andarsene, non fuggire o emigrare.
Andare in un paese che consenta loro una vita dignitosa, lavorando e programmando, eventualmente, un ritorno a Cuba in migliori condizioni.
Poi pero' ci sono altre generazioni di giovani cubani che stanno crescendo in modo differente.
Ragazzi che vengono da famiglie di minore spessore e cultura; orecchini ovunque, piercing, sigaretta perennemente in bocca, magari la canna o qualcosa di peggio, una predisposizione a prendere la piu' vicina e spesso pericolosa scorciatoia per cercare di avere dei soldi in tasca.
Lavorare neanche a parlarne, men che meno andare in paesi dove per vivere e' necessario tirarsi su le maniche.
Inventarsi la giornata alla bene e meglio.
Il mito delle bande di latinos che infestano Miami e molte citta' del sud degli Stati Uniti, il sogno di poter, anche a Cuba, mettere in piedi organizzazioni simili.
Li vedo anche a Tunas, ragazzini perdigiorno perennemente buttati sulle panchine del parque, di fronte al centro cultural.
Si spacciano per Rockeri, ma in realta' sono soltanto un branco di fancazzisti senza voglia di fare nulla.
I ragazzi non hanno neanche gli occhi per piangere mentre le fanciulle, rockere pure loro, hanno l'ultimo modello di smartphone in mano, il che, in una mente maliziosa, puo' far supporre molte cose.
Quindi da un lato ragazzi che vogliono comunque giocarsi un futuro dentro o fuori da Cuba, consapevoli che i tempi in cui i diritti erano superiori ai doveri sono finiti, dall'altro chi, contestando il potere costituito, e' pero' consapevole che grazie proprio a quel tipo di potere ha potuto non lavorare un solo santo giorno in tutta la sua vita.

23 commenti:

  1. L’autista non voleva permetterle di prendere l’autobus perchè il suo cane guida, un labrador nero, è di taglia troppo grossa, ma i passeggeri l’hanno difesa e così lei, donna non vedente residente a Casale Monferrato, è riuscita ad andare al lavoro. È successo ad Ana Moldy Mindrila, che ogni giorno accompagnata dal suo fedele e indispensabile compagno prende il bus per recarsi al lavoro a Vercelli.
    Ieri la donna si è imbattuta in un autista dai modi burberi: «Come ogni mattina stavo aspettando l’autobus proveniente da Alessandria - racconta la donna -. Una volta arrivato in stazione, ho provato a salire sul mezzo ma l’autista mi ha fermato con modi brutali intimandomi di scendere subito perché il mio cane guida è troppo grosso». A quel punto Ana scende.
    La reazione
    Ma il comportamento dell’autista suscita un’ondata di indignazione negli altri passeggeri che assistono alla scena: «Un uomo - prosegue la non vedente - ha detto al conducente di farmi salire con il cane o avrebbe immediatamente chiamato la polizia. L’autista, forse per paura di ripercussioni sul suo lavoro, ha accettato, imponendomi però di salire dalla porta posteriore, in modo che non mi potesse vedere. Alcune persone hanno chiesto al guidatore le generalità, ma lui non ha voluto fornirle».
    Lieto fine
    Ana Moldy Mindrila ha potuto così raggiungere la stazione di Vercelli e il posto di lavoro: «Dal ’74 una legge permette ai non vedenti di salire a bordo dei mezzi pubblici accompagnati dai loro cani - sottolinea la donna -. Ho diritto a questo servizio. Spero che in futuro non capitino più episodi simili». Del caso s’è occupata anche la Blindsight project, un’associazione che si occupa del sostegno ai disabili sensoriali, che ha scritto una mail alla società Autoticino (responsabile della tratta Vercelli-Casale), al vice sindaco di Casale e agli assessori ai Servizi sociali e ai Trasporti chiedendo provvedimenti disciplinari per l’autista.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Per gli imbecilli stile quello alla guida delľ autobus propongo ľ instituzione di centri addestramento per gli esseri umani...chiaramente con ľ obbligo di frequenza!

      Che mondo avariato gente...

      Freccia

      Elimina
    2. Un idiota di dimensioni bibliche

      Elimina
  2. DAL BLOG DI LINUS
    Ieri mi è arrivato questo bel portachiavi ciclistico, accompagnato dal biglietto che vedete: se nessuno ti odia stai sbagliando qualcosa.
    È un po’ la sintesi di quello che mi succede da qualche tempo a questa parte, mio malgrado.
    Da quando ho ripreso il blog, saranno sei, sette settimane, non ne é passata una senza che mi trovassi in mezzo a una polemica. I cambi di orari in radio, i rompicoglioni su Twitter, il concerto di De Gregori, le solite scaramucce radiofoniche alle Cuffie d’Oro, l’intervista a Sollecito…
    E dire che di carattere sono uno che vorrebbe andare d’accordo con tutti.
    Però, come si dice, avere un carattere vuol dire automaticamente averne uno brutto, nel senso che, inevitabilmente, se si esprime un’opinione, con qualcuno ci si troverà sempre in disaccordo.
    E allora aspettiamo la prossima.
    Intanto so dove appendere le chiavi.
    Buona giornata.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Nun t' incazza Milco...sai che ti stimo zio...maaa Linus un pochetto ha rotto i coglioni con questo vittimismo...

      Azzzzo come dicevamo ieri...basta fottersene...e avanti tutta...sempre che si creda nella propria linea guida di idee supportate da valori...

      Freccia

      Elimina
    2. Guai la pensassimo tutti allo stesso modo..
      È vero che se ti esponi sul web devi accettarne le regole anche quando fanno schifo

      Elimina
    3. DAL BLOG DI LINUS OGGI
      Questa cosa che sia già venerdì mi angoscia un po’.
      Il venerdì è la mia mezzanotte, il mio capodanno, il mio ultimo giorno di scuola, il giro di boa.
      Aldo è quello che suona la campanella, quello che fischia la fine della partita.
      Ci arrivo sempre un po’ sgarrupato, quasi svuotato.
      Ma soprattutto impressionato da come le settimane mi scivolino tra le mani.
      Un’altra è andata, altre cinque puntate vanno in archivio, la Deejay Ten è già un ricordo lontano.
      Per fortuna ieri sera sono riuscito a correre ben sei chilometri consecutivi e questa è una buona notizia.
      Oggi zoppico solo un po’.
      Si impara ad accontentarsi delle piccole cose.

      Elimina
    4. ...a questo punto il quadro psicofisico è abbastanza chiaro...jajajaja...

      Freccia

      Elimina
    5. Stasera gioco coi villans....domani prevedo il solito risveglio.....a zone....

      Elimina
  3. Le nuove generazioni non promettono nulla di buono. Giuseppe

    RispondiElimina
  4. Non e' detto...vamos a veer lo que pasa....

    RispondiElimina
  5. Ho letto proprio di recente un saggio sul nichilismo giovanile...molto interessante ma altrettanto preoccupante...

    Freccia

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Alla fine vivono nel mondo che gli abbiamo consegnato noi.

      Elimina
  6. Santa Fè- Se vogliamo che i giovani cambino il loro modo di vedere le cose dobbiamo cominciare a cambiare noi, parlo anche della classe politica dove a mio parere l'unica luce in fondo al tunnel pare il mov 5*, e lo dico solo ragionando su ciò che stanno facendo.
    Dobbiamo rivedere molto del nostro stile di vita, dello stare in famiglia, del confronto verbale, bisogna seguirli a scuola e scegliere se stare con i Prof o con i nostri "poveri" bimbi..a mè personalmente mi comunicano fragilità e vuoto interiore, però so che solo il tempo potrà formarli e che comunque la certezza che dobbiamo comunque garantirgli è il lavoro, dico lavoro e non soldi facili, senza lavoro non esistono ne certezze ne sogni, a me personalmente il mondo del lavoro mi ha formato a prescindere dalla sicurezza economica.
    Le canne, l'alcool e le donne fanno parte della gioventù, e nessuno è passato indenne da queste "avventure" nella meglio gioventù.

    RispondiElimina
  7. Santa Fe' il problema e' che la parabola ascendente generazionale e' finita, oggi i figli vivranno peggio e con meno possibilita' dei genitori, mentre noi abbiamo avuto rispetto ai nostri vecchi, mille possibilita' in piu'.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Confermo e quoto , i ns. figli avranno molto meno di quanto i ns. genitori c'hanno dato . E' brutto dirlo ma noi , spesso e volentieri , abbiamo fatto i ricchioni con culo di altri

      Elimina
    2. Quando mi diplomai in una mattinata trovai lavoro coi libretti.
      Oggi girerei come una trottola...

      Elimina
  8. https://www.youtube.com/watch?v=Htlbr4lzoZg

    da uno che avrebbe ancora avuto tanto da insegnare.. P68

    RispondiElimina
  9. Un ragazzo cresce in base all'educazione che riceve in famiglia, questa è una regola universale....a Cuba questo è quasi impossibile nella maggior parte dei casi, soprattutto dove si hanno i genitori alcolizzati, che non lavorano, oppure genitori che hanno sparsi per la città altri 2-3 amanti più o meno ufficiali, e si rabattano a fare qualcosa solo per rimediare il dollaro giornaliero....da queste famiglie, e soprattutto da questo tipo di cultura, e da questo tipo di "esempi" come possono venire su i giovani? Per fortuna ci sono anche famiglie in gamba a Cuba, che sanno educare i figli, peccato siano minoritarie.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non generalizziamo pero
      esistono anche tante famiglie normali

      Elimina
  10. ho sempre avuto giudizio negativo e pessimista sulla gioventù cubana, forse però potrebbe anche essere che semplicemente ho frequentato realtà sociali magari più difficili, in barrios periferici e poveri, certo anche parecchie universitarie mi hanno lasciato parecchio perplesso ma ripeto ..ho il serio dubbio o la quasi certezza di non aver frequentato il meglio ed un adolescente che nasce e cresce abituato a vedere il papà borraccho, a vivere con 50fratelli di madri diverse etc etc difficilmente avrà comportamenti diversi..ciao Milco..grazie du tutto

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ricordiamoci che ogni nostro rapporto rischia di essere falsato dalle disparità economiche

      Elimina