venerdì 30 settembre 2016

TASSE

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LA HABANA, Cuba.- En días pasados los medios oficiales cubanos anunciaron la aplicación de un Impuesto sobre los Ingresos Personales a los trabajadores del sector empresarial estatal, así como la extensión del pago de la llamada Contribución Especial de la Seguridad Social (CESS) –al que ya estaban aportando los trabajadores de “las entidades en perfeccionamiento”–.
La nueva medida entrará en vigor desde el 1ro de octubre próximo e involucrará a más de 1 millón 300 mil trabajadores “beneficiados” por el Sistema de Perfeccionamiento Empresarial (SPE) y a los que reciben pagos por resultados y por utilidades. Tal disposición “ratifica la función redistribuidora del ingreso tributario y permite disminuir la participación del Presupuesto del Estado en el financiamiento de los gastos públicos”, según los funcionarios citados por la prensa oficial.
El pago de los impuestos se descontará directamente de los ingresos de los trabajadores por parte de la empresa, que los aportará al Presupuesto del Estado. Es decir, que los trabajadores cobrarán un salario del que se habrá sustraído por la empresa estatal el pago que es para el Estado.
Contrario a lo que pudiera suceder en un país medianamente democrático, donde los trabajadores pueden agruparse en sindicatos libres y reclamar contra las medidas que afectan sus salarios e ingresos, en Cuba no se han producido manifestaciones, huelgas ni insubordinaciones en los colectivos laborales que se verán afectados por la disposición. Tampoco se espera que se produzcan. A contrapelo de lo que sostienen algunos imaginativos medios digitales extranjeros acerca de “más de un millón de trabajadores enfurecidos”, ningún evento en el escenario de la Isla justifica hasta ahora semejante titular.
En realidad los trabajadores estatales cubanos, despojados de un derecho tan elemental como el de libre asociación, han desarrollado en las últimas décadas otras peculiares maneras de tramitar su inconformidad ante las medidas gubernamentales que los perjudican, como por ejemplo, disminuyendo su rendimiento productivo y aumentando los robos y “desvíos” de recursos para redondear los deprimidos salarios para obtener ganancias adicionales; emigrando al sector privado o –la que se ha estado tornando más frecuente y expedita– emigrando definitivamente del país para buscar la prosperidad lejos de la costosa tutela castrista.
No obstante, la implementación de las nuevas medidas tributarias no debería causar sorpresa a nadie. Ya desde el VI Congreso del PCC, celebrado en 2011, los Lineamientos enmarcados en la Política Fiscal anunciaban que se establecerían “mayores gravámenes para los ingresos más altos” (Lineamiento 57) y que el sistema tributario avanzaría gradualmente “en amplitud para elevar su eficacia como elemento redistribuidor del ingreso”.
Tampoco se ha informado sobre la correspondencia entre el aporte tributario y las pensiones que cobran los jubilados. Es decir, cuántos trabajadores estatales deben tributar para cubrir las pensiones de todos los jubilados, y cuáles son las proyecciones en ese sentido para una población que tiende alarmantemente al envejecimiento, golpeada, además, por una emigración al exterior creciente y constante de su fuerza laboral.
Las “conquistas” logradas por los trabajadores a través de media centuria de “revolución” se están difuminando rápidamente.

Prima o poi doveva accadere, era solo questione di tempo.
Se non ho capito male l'imposta colpira' quelli che a Cuba sono chiamati “estimuli”.
In pratica, a fronte di salari vergognosamente bassi, lo stato assicura un'entrata supplementare nel caso che vengano raggiunti degli obiettivi aziendali.
Cioe' io ti pago poco, ma se fai i numeri giusti ti faccio contento con quello che, spesso, si tratta di una sorta di secondo salario.
Ora questi soldi saranno tassati, una parte restera' attaccato alle unghie dello stato.
Un po', con una certa forzatura, come accade da noi con gli straordinari.
Fino a quando gli straordinari sono entro un certo numero di ore mensili, il gioco vale la candela, oltre non vale la pena perche' lo stato si pappa la maggior parte della torta.
Come avviene da noi lo stato cubano si appropria di denaro guadagnato sacrificando ore alla famiglia, intensificando i ritmi nella speranza di avere un piccolo tesoretto mensile.
Mi immagino l'incazzatura solenne del Boss che, grazie a questi incentivi portava a casa, in scala cubana, un ottimo mensile.
Come ogni stato, il nostro in cima, quello cubano deve riuscire a fare piu' cassa possibile, come abbiamo detto in settimana per i cuentapropistas ora e' il momento dei salariati trasformarsi da contribuiti a contribuenti.
Lo stralcio di articolo postato non nasconde l'indignazione dell'autrice per questo provvedimento; con ogni probabilita' puo' fare un certo scalpore la novita' della cosa che, in altre parti del mondo, rientra nell'assoluta normalita'.
Certo che se mi poni un obiettivo per cui io sacrifico le ore e poi mi tassi il guadagno a quel punto saro' io, obrero o salariato cubano, a valutare se ne vale la pena o se e' meglio fare un secondo lavoro o passare piu' tempo con la mia famiglia.
Da un lato un milione e mezzo di lavoratori lasciati a casa, alcuni di questi sono diventati cuentopropistas, altri se ne sono andati, altri ancora sono a spasso perche', oggi a Cuba, riuscire ad avere un lavoro statale e' diventato complicato, senza conoscenze o passaggi di denaro.
Dall'altro, dopo aver riconosciuto stimoli per migliorare una produttivita' che, giocoforza, non puo' non essere figlia di quei salari, quegli stessi stimoli vengono tassati e vedono diminuire la loro sostanza.
Come scrivevo sempre meno contribuiti e sempre piu' contribuenti, la nuova Cuba e' anche questo.

giovedì 29 settembre 2016

BENE O NIENTE

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Come ho avuto modo di dire, altre volte, quello che volevo e dovevo fare a Cuba in questi anni l'ho fatto.
Al massimo, forse, potremo decidere di aprire il secondo cuarto se mai affitteremo tutta la casa.
E' gia' fatto e arredato, sara' sufficiente mettere un aire e aprire una porta sul bagno e sara' pronto.
Una casa de renta, come molti hanno potuto verificare di persona, una volta finita non ha ulteriori balzelli economici, non si e' neanche obbligati a gestirla in prima persona, non c'e' da fare magazzino o pagare personale, funziona cosi'.
Ho pero' un paio di amici che potrebbero, a presto, aver terminato una parte del loro “percorso cubano”.
Fra l'altro con loro sono gia' in affari.
Uno e' il marito, finanziatore, della socia cubana della Fly Gym, l'altro e' Simone, il mio socio in M&S CASA PARTICULAR.
Il primo ha acquistato una casa a Camaguey, sta' portando avanti i lavori, ne parlavo un paio di anni fa, quando saranno terminati, nella zona patio ci sara' lo spazio per un bel paladar.
Simone e' in procinto di prendere casa a La Habana o a Guanabo, sta' vagliando proposte, a presto andra' giu' per....concludere.
Anche in questo caso si potrebbe poi fare qualcosa, non e' detto che le due situazioni siano disgiunte.
Gente da fatti e non da pugnette, come piace a me.
Siamo alla fase degli intenti, di cio' che ci piacerebbe fare una volta finiti i lavori.
Ovviamente io non ho alcun controllo su queste situazioni, sono cose loro che loro devono portare avanti.
Eventualmente potrei intervenire in seconda battuta, a bocce ferme come diciamo in Piemonte.
A quel punto occorrera' sederci attorno ad un tavolo e fare discorsi seri, molto seri.
Io denaro da buttare non ne ho, le cose andranno o andrebbero fatte in un certo modo altrimenti molto meglio lasciare perdere.....e restare amici.
Loro, tutti e due, queste cose le sanno molto bene.
Quando ci sederemo attorno a quel famoso tavolo la mia domanda sara' una e una sola, anche se articolata.
Come, quando e in che modo si mandera' avanti l'attivita?
Ci sono regole del commercio che sono universali e valgono per ogni latitudine al mondo.
Una di queste e' “l'occhio del padrone ingrassa il cavallo”.
Quindi, quando e se le cose si concretizzeranno dovremo tutti, se lo vogliamo fare, cambiare completamente le nostre vite.
Non un solo giorno el negocio dovra' essere lasciato in mano a cubani; madri, padri, fratelli, cugini o nonni che siano.
Quanti mesi all'anno potremo ciascuno di noi passare a Cuba per seguire il negocio?
Un negocio che perlomeno deve funzionare 11 mesi ogni anno, che dovra' sempre avere uno di noi presente, in cucina, in sala a coordinare e sopratutto, alla cassa.
Si tratta di un cambiamento copernichiano delle nostre vite, io 6 mesi li posso dare, magari divisi in 2 periodi di 3 mesi ciascuno, il resto del mio tempo sara' dedicato esclusivamente alle mie attivita' in Italia, che non voglio per nulla lasciare ne tantomeno trascurare, visto che il farle girare bene mi e' costata fatica.
Quindi o anche i miei amici ridurranno il loro giro d'affari italiano passando almeno sei mesi a Cuba, oppure io mi tirero' fuori ancora prima di iniziare.
Senza la nostra presenza costante, per i 3 mesi canonici che Cuba permette al turista, io non vedo alcuna possibilita' di mettere in piedi nulla.
A quel punto potrei anche prendere in considerazione il discorso della Residenza Permanente, perche' no?
Mi rendo conto che ci sono figli di mezzo, anche questo avra' il suo bel peso nei confronti della decisione che, in quel momento, si andra' a prendere.
Se lasciassimo la Fly Gym in mano agli istruttori, dopo 2 mesi andrebbe dal culo, non perche' loro non siano validi ma perche', alla fine restano degli stipendiati a cui non tocca e non deve toccare la gestione commerciale dell'attivita'.
Quindi o ci si mette in gioco a tutto campo oppure, restiamo amici, ma lasciamo perdere il voler fare qualcosa insieme.
Non siamo obbligati a farlo, mangiamo lo stesso, viviamo lo stesso, la nostra vita e' piena di belle cose comunque, di questo siamo tutti 3 assolutamente consapevoli.
O lo facciamo bene oppure lasciamo perdere.

mercoledì 28 settembre 2016

PLATA DA LAVORO

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Come scrivevo qualche giorno fa, l'esperienza che stiamo maturando con M&S CASA PARTICULAR ci sta' introducendo verso categorie di cubani che possono permettersi di vivere ben al di sopra della media, ricavando il loro benessere non da mecaniche o ruberie ma dal loro lavoro.
Ci sono case de renta a La Habana, Cienfuegos, Trinidad che lavorano incessantemente 12 mesi all'anno.
Case con 3/5 cuarti di livello.
Quelli della capitale e di Trinidad non vengono quasi mai via a meno di 30 cuc al giorno, mentre a Cienfuegos si puo' ragionare anche su 25.
Ci sono poi case nella capitale da 40-50-100 cuc al giorno e anche queste lavorano alla grande.
Le case di cui parlavo prima, quella da 30 piu' la nostra commissione, sono quasi sempre piene, spesso dobbiamo inviare 4-5 mail ad altre case per trovare un buco dove poter infilare un cliente.
Una casa con 3 cuarti incassa 90 cuc al giorno soltanto di renta, poi mettiamoci colazione, almuerzo e comida quasi sempre per due e magari la propina che arriva alla casa se hanno sotto mano uno chaffeur con carro per scarrozzare i clienti in giro per la citta'.
Migliaia di cuc al mese, decine di migliaia di cuc all'anno, puliti e con tasse pagate.
Nel suo piccolo, Grande Torino, con un solo cuarto, a Las Tunas, la provincia piu' povera dell'impero, incassa, di media compresa la temporada baja, circa 300/350 cuc al mese, certo parliamo di cifre differenti ma La Habana, Trinidad, Varadero e le location prettamente turistiche sono un discorso a parte.
Altri personaggi che stanno facendo dei bei soldi, lavorando, sono quelli che hanno avuto la capacita' di inserirsi per bene nel discorso dell'edilizia.
Come ho accennato le altre volte, un tio del familion ha la sua brava inpresa per mettere su placas, in 4 anni si e' fatto una casa da paura, e non parlo di standard cubano.
Certo va via di casa alle 6 del mattino e rientra quando rientra ma i soldi, onestamente, si fanno in questo modo.
Uno dei paladar storici di Las Tunas e' il Rio Chico.
Lo frequentai per molti anni, quando era aperta solo la parte sotto, 25/30 posti a sedere.
Da qualche anno ha attrezzato la terrazza con parillada e altre cose, ovviamente triplicando i posti a sedere.
A pranzo lavoricchia ma alla sera, sopratutto in temporada alta e' pieno, a volte occorre fare i turni per mangiare.
In questo caso non parliamo piu' di varie centinaia di cuc di ingresso al giorno ma...di altro.
Fra l'altro non cucina Gracco....
Sempre a Tunas c'e' un tipo che si dedica a fare sofa', divani e mobili per la casa.
Ha lavoro, normalmente per i 6 mesi a seguire, 3 dipendenti, un'auto moderna e una casa da urlo.
Certo anche lui e' in bottega al mattino presto e torna a casa quando fa buio.
Ci sono altri tizi che hanno 3-4 camiones per il trasporto passeggeri in giro per l'isola.
Ho fatto soltanto alcuni esempi, sicuramente le case de renta della capitale sono quelle che piu' hanno beneficiato delle nuove aperture e della follia di turisti che stanno arrivando sull'isola.
A Cuba una classe media benestante c'e' sempre stata, anche nei periodi piu' cupi, magari era gente che lavorava per lo stato in luoghi chiave e che era in grado di arraffare a mani basse.
Oggi e' possibile farlo legalmente e pagandoci sopra le tasse.
Certo devi eccellere in qualcosa oppure avere la fortuna di possedere un bene dove c'e' il turismo vero, quello con la plata che esce fuori dal borsillo.
I soldi a Cuba girano, magari l'investimento iniziale e' stato possibile farlo grazie al ricco tio d'America (ma non e' detto) pero', se poi si e' saputo sviluppare il business slalomeggiando fra le magagne burocratiche, allora si e' svoltato davvero.
Certo ci vuole anche la testa giusta, senza quella non si va da nessuna parte.

martedì 27 settembre 2016

VIETNAM/ANGOLA

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Torno col pensiero ad una calda serata di gennaio, la location e' il parque Garcia di Las Tunas.
Il vostro umile scriba insieme a 3 amici cubani di vecchissima data, un panettiere particular, un albanil, un bandito.
Una boccia di ron, tanti storici discorsi da dopocena sui massimi sistemi.
Si parlava, fra un traco e l'altro, di guerre, e' venuto fuori un arditissimo parallelismo fra il Vietnam e l'Angola.
Proviamo a farlo anche noi, sicuramente senza la boccia di ron verra' meno bene.
Partiamo dal presupposto che nessun paese dovrebbe fare una guerra, men che meno farla in casa d'altri.
Gli Usa andarono in Vietnam a difendere i propri interessi, i cubani in Angola a difendere quelli Sovietici.
Nel primo caso si tratto' di una guerra imperialista contro un popolo sovrano, nel secondo caso di una sorta di regolarmente di conti interno.
Il contribuente americano pago' tutti i costi del conflitto asiatico, quello sovietico i costi della campagna d'Africa.
In entrambi i casi si ebbe a che fare con la leva obbligatoria, normale per Cuba, occasionale per gli Usa, non a caso moltissimi giovani americani fuggirono in Canada proprio per non rispondere alla chiamata alle armi.
Sia i giovani americani che i giovani cubani si recarono in quelle terre lontane malvolentieri, senza capire fino in fondo perche' dovevano andare ad ammazzare o a farsi ammazzare da gente che a loro non aveva fatto nulla.
Certo c'erano delle differenze; il Vietnam lottava per affrancarsi dal colonialismo prima europeo e poi Usa, combatteva per poter tornare ad essere un'unico stato sovrano.
In Angola era in corso una guerra civile fra 3 fazioni, UNITA E FNLA appoggiate dall'occidente, MPLA dai sovietici.
Gli americani si ritrovarono a combattere contro un intero popolo in armi, i cubani sostanzialmente contro i sudafricani.
Sul piano interno fra Usa e Cuba immense furono le differenze.
Mentre tutta Cuba, almeno sulla carta, appoggiava quello che veniva, a torto o a ragione, definito un intervento internazionalista, negli Stati Uniti si creo' un forte fronte di opposizione alla guerra, fronte che si rafforzava man mano che i giovani americani tornavano in patria dentro casse di legno, alla fine saranno ben 52 mila, almeno ufficialmente.
Quelli che tornavano con le proprie gambe venivano accolti da lanci di pomodori e manifestanti incazzati.....che non e' proprio il massimo quando torni da una guerra dove, per miracolo, non ci hai lasciato le piume.
Alla fine gli Usa subirono la sconfitta piu' cocente della loro storia, rimane mitica l'immagine dell'ultimo elicottero statunitense che lascia il tetto dell'ambasciata, mentre i vietcong si riversano a Saigon.
I cubani sconfissero i sudafricani dando una pesante spallata al regime razzista di Pretoria, ponendo le basi per la liberazione di Madiba e per tutto quello che seguira'
L'Angola divenne un paese a guida Socialista, guida che mantiene attualmente.
I reduci del Vietnam, come cosi' bene ci ha illustrato Stallone in Rambo, fecero una enorme fatica a reinserirsi nel sistema, i suicidi furono a migliaia.
I cubani tornarono alla vita di sempre...cos'altro potevano fare?
Non conosco reduci dal Vietnam, ma conosco alcuni reduci dalla guerra in Angola, uno di questo e' un tio del familion che oggi ha una ditta che costruisce placas.
Ho cercato piu' volte di tirarlo dentro nel discorso, lui evita sempre come se avesse rimosso quegli anni.
Solo una volta mi disse “ci hanno preso per il culo”.
Pare che la sola ricompensa che ricevettero al loro rientro in patria fu una grande radio russa.
Anni dopo, il governo angolano si offri' di ricompensare fattivamente i cubani che avevano prestato servizio in quella guerra e le famiglie di chi perse la vita, ma Fidel disse che....avevano fatto soltanto il loro dovere.
Pinga con cojones.....
Si dice che ci fu, invece, un cospicuo passaggio di diamanti dall'Africa al Caribe.....ma forse sono solo congetture.

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lunedì 26 settembre 2016

LA FAME

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Come molti di voi, quelli che amano leggere, sono stato affascinato, anni fa, dai racconti di Gutierrez.
Lo scrittore cubano raccontava la Cuba e l'Avana del pieno periodo especial, anche se con qualche eccesso di manierismo, si trattava di buoni libri che scorrevano via leggeri.
Il buon Pedro lo ha anche conosciuto, in qualche playa vicino alla capitale.
I personaggi, veri o inventati, che racconta Gutierrez, combattevano ogni giorno col problema di mettere insieme il pranzo con la cena.
Non frequentavo ancora l'isola in quegli anni, ero in giro per il mondo lavorando nei villaggi turistici, pero' i racconti che ho raccolto in questi anni sia dai cubani che dagli stranieri presenti, narrano di un periodo davvero complicato.
In pratica dall' avere tutto, o meglio tutto quello che serviva, in pochi mesi, dopo la caduta del blocco Socialista, si era passati a non avere praticamente piu' nulla.
I personaggi di Gutierrez dimagriscono per la fame, non mangiano per giorni, passano la giornata nel disperato tentativo di trovare qualcosa anche solo di vagamente commestibile da mettere sotto i denti.
C'e' chi muore letteralmente di fame e chi si lascia morire d'inedia, che non e' poi una cosa tanto differente.
Si racconta di una Cuba in cui non c'era nulla, dove nelle pizze de la calle al posto del formaggio si mettevano i condom, tanto visivamente davano lo stesso effetto.
A Las Tunas arrestarono venditori per questa ragione, questa non e' un'invenzione letteraria.
I libri di Gutierrez parlano di animali in avanzato stato di putrefazione, bolliti comunque perche'; “non c'e' parassita che resista ad una buona cottura”.
Vi confesso candidamente che e' una Cuba che non conosco.
La domanda che faccio a tutti voi e'; ma vi siete mai imbattuti in situazioni simili?
Avete mai avuto VERAMENTE a che fare con la fame a Cuba?
Quando parlo di fame non uso, volutamente, il termine hambre, esageratamente utilizzato, ogni giorno, da chiunque abbia in realta' solo l'intenzione di svuotarvi il frigo.
Vivo in una delle provincie meno nobili dell'impero, probabilmente insieme a Gunatanamo la piu' povera.
Ho frequentato il povero campo di questa non ricca provincia, non mi sono mai fatto mancare nulla....
In tutto questo mio girovagare mai ho incontrate famiglie, gente, abuelos che veramente stavano soffrendo la fame.
Situazioni di disagio sicuramente, quelle non mancano di certo ma la fame, quella vera e' un'altra cosa.
A Cuba nessuno muore di fame.
La tanto bistrattata libreta ha comunque garantito un minimo sindacale a tutti, sicuramente non sufficiente per risolvere definitivamente il problema ma perlomeno ha assicurato un'aiuto a tutti.
Sono dell'idea che ci siano categorie di popolazione a cui non dovrebbe piu' essere riconosciuta, mentre altre a cui andrebbe potenziata.
E' assurdo che la duena di una casa de renta che guadagna decine di migliaia di cuc ogni anno, possa usufruire di aiuti alimentari statali..
Noi, con due case, ne abbiamo 2 e questo non e' giusto.
Aiuta la famiglia, ma non hanno la neccessita' di averle, sopratutto due.
Anche nelle case di madera perse nell'ultimo campo, non manca il cibo per risolvere quotidianamente il problema, magari non c'e' un cazzo in casa, il piso e' di terra battuta, i muri sono una grotta ma, nel refrigerador, che oramai non manca in nessuna casa cubana, c'e' sempre qualcosa da mangiare rimediato chissa' dove con chissa' quali soldi.
La popolazione cubana, nella maggior parte dei casi e' gordita, certo l'alimentazione e' sbagliata e squilibrata ma comunque la comida non manca, ogni giorno di ogni mese di ogni anno.
A scuola il mangiare non lo cucina Canavacciuolo, ma tutti i bambini e i ragazzi il loro panino con Jamonada se lo ritrovano sempre.....poi magari lo lasciano li'...
Fuori dall'aeroporto Jose' Marti' c'e' un cartello che recita piu' o meno ;”Ogni giorno, nel mondo, tot bambini muoiono di fame. Nessuno di loro e' cubano.”
Per quello che ho potuto vedere la fame a Cuba non c'e', poi magari voi avete esperienze diverse dalle mie.

sabato 24 settembre 2016

GLI AMICI


Oggi e' l'ultimo sabato in cui non lavoro, mi tocca domani mattina.
I sabati di ottobre li faro' tutti, in quanto poi, a novembre, toccheranno ai miei soci.
Quindi butto giu' 2 righe, prima di andare per mercati con Birillo.
Ieri avevo postato il pezzo sul "calcio camminato", una roba brutta, mi ammazzo prima di ridurmi a camminare su un campo di calcio.
Ieri sera dopo la partita coi miei Villans, persa 3-1 ma che si poteva perlomeno pareggiare, siamo andati a cena al solito circolo di tennis.
Uno di noi, mio coetaneo, aveva idea di annunciare, dopo essere stato con noi per 30 dei 35 anni del nostro cammino, l'addio al calcio giocato.
Caviglia e ginocchio malandati, e' il tassista che mi porta al terminal de la guagua a Torino quando parto da Malpensa, le gambe, per il suo lavoro...servono.
Siamo riusciti a farlo desistere dal triste epilogo, che si curi, lasci passare un po' di tempo...poi si vedra'.
Un'altro 52 enne, dopo 4 mesi di stop dovrebbe rientrare alla prossima, il 7 ottobre.
La realta' e' che gli anni passano per tutti, Higlander c'e' solo nei film mentre noi, alla fine siamo solo macchine ad ossigeno che tendono a deteriorarsi.
Alla fine, se dalle nostre vite togliamo le cazzate, il lavoro, la/e famiglia/e quello che resta sono gli amici.
Per rimanere amici per cosi' tanto tempo serve una matrice comune, per i Pooh e' stata la musica, per noi il calcio.
Senza una ragione vera per vedersi probabilmente ci saremo persi da decenni, un pretesto ci vuole sempre.
Gli amici, quelli veri, te li conservi con la lealta' e con l'esserci nei momenti importanti, belli o brutti che siano.
Sembra facile detto cosi' ma la vita spesso ti indirizza verso strade differenti, obiettivi finti.
In quel percorso si rischia di non rendersi conto di cio' che abbiamo intorno.
A noi non e' successo e non succedera'.
Quando alla fine tutto di dissolve mostrando la sua facciata di precarieta', restano solo loro.
Gli amici.
P.S. La felpina USA e' di Hockey.....un regalo di una mia amica che ha un negozio di articoli sportivi....troppo bella per non metterla....malgrado la scritta....