mercoledì 21 giugno 2017

ONLY THE GOOD DIE YOUNG

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Qualche giorno fa il Che avrebbe compiuto 89 anni.
Quando il destino dei grandi personaggi, inseriti nel loro contesto storico, e' quello di morire giovani, si consegnano mani e piedi al mito.
Gli eroi son tutti giovani e belli” cantava Guccini, “only the good die young” rispondeva Billy Joel.
Ho conosciuto l'immagine del Che da ragazzo; occupavamo la scuola, facevamo i cortei, a volte finivamo a botte con i fasci o con le forze dell'ordine.
Eravamo ragazzi....si credeva in uno straccio di mondo migliore, avevamo dei sogni, volevamo per noi e i nostri figli qualcosa di meglio....come sia andata a finire lo vediamo ogni giorno.
Alcuni di noi, i Rossi, indossavano la maglietta del Guerrigliero Indomito.
Cuba era un posto lontano al di la del mare.
Forse nacque in me proprio in quegli anni, grazie a quel volto sorridente immortalato da Korda, la voglia, un giorno, di andare a vedere quel paese lontano.
Ci sono andato piu' di 50 volte.
Guevara era un medico argentino figlio di una famiglia benestante, che decise di dedicare la propria vita ala liberazione dei popoli oppressi.
Fu accanto a Fidel fin dai primi momenti, non so in realta' che tipo di rapporto ci fosse fra di loro, sicuramente al Comandante en Jefe serviva come il pane quell'idealista col fucile facile mentre, il Che aveva trovato in Castro la risposta a tutte le sue aspirazioni.
Il grosso delle non molte battaglie che la Rivoluzione combatte' contro l'esercito da operetta di Batista, furono combattute proprio dalla colonna militare del Che e da quella di Camilo.
La liberazione di S.Clara, la vera chiave di volta di tutta la guerra, fu una specie di capolavoro tattico, favorito dalla assoluta assenza di motivazioni da parte dell'esercito del tiranno.
Ovunque il Che venne accolto come un liberatore ed un eroe.
I problemi, credo, iniziarono a Revolucion avvenuta.
Il ruolo dei rivoluzionari e quello di fare le rivoluzioni, dopo sono piu' un problema che una risorsa.
I paesi si mandano avanti coi politici, i compromessi, le promesse disattese, la diplomazia.
Quando le armi tacciono i Rivoluzionari si devono togliere dai cabasisi.
Peppino Garibaldi fu fatto prima senatore, poi, visto che rompeva le palle pure li, gli venne data una ricca pensione regia e venne invitato a tornarsene alla sua Caprera.
Non serviva piu'.
Il Che fu ministro, poi presidente del banco de Cuba, poi altre cose, ma l'impressione, almeno a decenni di distanza e' che il suo tempo a Cuba fosse passato.
Non amava i sovietici che critico' in un paio di incauti discorsi ad Algeri e all'Onu, Fidel non poteva permettersi una pistola fumante in giro per il mondo.
Ci fu prima la missione in Africa e poi quella, tragica, in Bolivia, nel mezzo magari ci furono altre cose non ci e' dato di conoscere.
Si e' favoleggiato di contrasti con Fidel, cosi' come ancora si favoleggia sulla morte di Camilo.
Sicuramente in ogni pollaio ci vuole sempre e solo un gallo.
Gli storici affermano che il Che fu abbandonato da Fidel in Bolivia, in realta' ci fu un errore di calcolo storico molto grave.
Le Rivoluzioni non si esportano, devono nascere dalla coscienza popolare di ogni nazione, se non esiste un substrato culturale adeguato sono destinate a fallire.
A capo di ogni sovvertimento sociale, storicamente, ci sono sempre stati intellettuali e persone di cultura, come Fidel.
Poi certo, il fucile, sopratutto lo imbraccia il popolo, si ribella solo chi non ha nulla da difendere oltre le proprie catene.
In una sua canzone Pierangelo Bertoli diceva che “i poeti scatenano le guerre dove pero' muoiono operai e contadini”.
E' andata cosi'.
Il Che non aveva speranze in Bolivia, probabilmente il primo a saperlo e a non farsi illusioni era proprio lui.
Morte inutile?
Non credo.
Forse Guevara cercava proprio una morte in battaglia come ogni rivoluzionario che si rispetti, per essere consegnato al mito.
In ogni luogo del pianeta dove si perpetua un'ingiustizia, dove un tiranno arrogante tenta di schiacciare un popolo, appare l'immagine del Che a scaldare cuori e coscienze.
Il Che non e' morto, i miti non muoiono mai, restano sempre al nostro fianco.
Hasta la Victoria Siempre, Comandante Che Guevara!

14 commenti:

  1. Individuato uno degli assassini di Orlando Figuera, il giovane lavoratore pugnalato e poi arso vivo per il solo fatto di essere chavista. Un crimine brutale frutto di odio e razzismo. Il giovane venditore ambulante sarebbe poi deceduto dopo un lunga agonia.
    Il criminale risponde nome di Enzo Franchini Oliveros, 32 enne di origini italiane, attualmente latitante. Le forze speciali del Sebin hanno fatto irruzione nella sua abitazione procedendo al sequestro di computer e smartphone, oltre che della moto tramite la cui targa sono riusciti a scovarne l'identità.
    "#Venezuela 32 anni, origini italiane, è caccia all'uomo per il ricercato numero uno dell'omicidio del chavista bruciato vivo. Tradito dalla targa della moto che usava il giorno del misfatto. I corpi speciali hanno fatto irruzione nella sua casa e trovato il veicolo. Nel link il video dell'irruzione in piena notte. https://youtu.be/lKpJidd-ZOE"
    Ancora una volta sangue ad Altamira, cuore pulsante della protesta violenta contro il governo Maduro. A cadere è il giovane Fabian Urbina, colpito a morte da un agente della Guardia Nazionale Bolivariana durante un assalto violento con uomini armati. Il Ministro degli Interni, Nestor Reverol, ha annunciato l’avvio immediato di un’indagine per «uso indebito e sproporzionato della forza».
    L’accaduto ha trovato la ferma condanna anche del Ministro della Difesa, Vladimir Padrino, come riporta la giornalista di teleSUR Madeleine Garcia, che ricostruisce l’accaduto efficacemente con una serie di tweet.
    In tal senso è interessante anche la testimonianza di un altro giornalista, Luigino Bracci Roa di Alba Ciudad, che alla condanna dell’operato dell'agente appartenente alla Guardia Nazionale Bolivariana che non doveva essere armato, fa seguire una riflessione sulla violenza senza limiti dell’opposizione, scatenata da dirigenti irresponsabili che andrebbero incarcerati.

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  2. Las Tunas es una provincia a la que se conoce como “El balcón del oriente cubano”. Un pedazo de suelo sin muchos lujos que le abre las puertas a esta región del país.
    Madre de gente sencilla y humilde, esta ciudad recibe a todos los que la visitan y los hace sentir en casa. Con el paso de los años se ha ido transformando en un lugar con encantos mayores. Su centro histórico se embellece cada vez más para que sus habitantes se sientan orgullosos de lo que les rodea.
    Por ello Cubanos Gurú les comparte 10 cosas que no sabían de esta provincia para que la conozcan mejor.

    Puerto Padre no es solo conocido por lo bello que resulta a la vista de todos sino además porque allí puedes encontrar un pozo con agua dulce justo a la orilla del mar.
    Hay cuatro bahías en esta provincia. Ellas son las siguientes: Malagueta, Manatí, Puerto Padre y Nuevas Grandes, esta limita con la hermana y vecina ciudad de Camagüey.
    Allí está el central mayor productor de azúcar de Cuba a lo largo de muchos años, es el caso del ingenio Antonio Guiteras que se encuentra en la localidad Delicias, perteneciente al municipio Puerto Padre.
    Se dice que el primer pedraplén que se construyó en Cuba une al Cayo Juan Claro con la citada ciudad de Delicias.
    Es afortunada pues en sus costas cuenta con playas vírgenes de excelente calidad bañadas por aguas cristalinas, barreras coralinas y arenas muy blancas.
    En Las Tunas se erigen importantes obras de arte, es el caso del monumento edificado como parte del tributo que rinde la región al poeta Juan Cristóbal Nápoles Fajardo, “El Cucalambé”, en honor a quien se celebra cada año la Jornada Cucalambeana.
    En el municipio de Jobabo se ubica un criadero natural de cocodrilos americanos.
    El primer puerto libre de Cuba en las guerras del 95 y en la lucha contra Batista fue Puerto Padre.
    Se dice que podría señalarse como la ciudad de Cuba con más curiosidades una de ellas muy conocida es el caso de un gallo que nació con 4 patas.
    Sobre esta ciudad, el 28 de noviembre de 1988, Fidel Castro estuvo allá y dijo que de tocaba a todo su pueblo continuar trabajando por la joven provincia para convertirla en una verdadera “tacita de oro”.

    Las Tunas es una ciudad hermosa, de las que te podrías enamorar. Aunque no es de las más desarrolladas del país, su gente la convierte en un lugar especial para visitar.

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  3. las tunas divenne famosa e ci andavamo tutti per le ragazze molto bisognose che volevano un novio yuma e si accontentavano di veramente poco, quando a la habana volevano vedere soldi. Passai piacevoli momenti, ti facevano sentire bene ma siamo onesti l'attrattiva di questo pueblo de campo patria dei lavoratori della zafra è sempre stato solo questo. E'da anni che non ci vado ma credo che la musica non sia cambiata come leggo anche qui, sarà cambiato il metodo del regalo. Comunque bei ricordi di una cuba passata e più genuina. Milco, ti leggo spesso scrivi bene. Luigi pavia

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    1. Ciao Luigi
      Quei tempi sono finiti da pareccchio.
      Oggi la situazione, se non si e'ben inseriti, e' simile a quella che puoi trovare nella capitale o in altre provincie.
      Vero...un'altra Cuba...

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  4. hola! figura veramente importante "esportata e sfruttata" in ogni ambito di lotta. Quando giravo l'isola en carro sono stato al mausoleo en santa clara per non dimenticare l'immensa immagine en plaza de la revolucion en capital. Per alcuni può essere stato il motivo per visitare la isla. chao Enrico

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    1. Ci sono stato anche io, tappa imperdibile in ogni tour che si rispetti.

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  5. Se fosse invecchiato non sarebbe stato elevato a mito. Giuseppe

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    1. Questo vale per tutti, da Dean a Morrison, Dal Grande Torino a....Guevara

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  6. La cosa più triste di tutte è che, alla fine, Guevara è diventato una faccia su una maglietta.

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  7. Vero ma forse non e' poi cosi' triste.
    In fondo chi si mette quella maglietta, magari senza saperlo, fa una precisa scelta di campo, cosa che i giovani oggi evitano accuratament di fare.

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  8. Non lo fanno perché non ci sono più le ideologie. La tua generazione ancora era coinvolta, la mia era ai margini... i millennials se ne fottono dei comunisti o i fascisti.
    E forse è pure giusto che non stiano più dietro a delle ideologie nate lo scorso millennio. Crescono in un mondo dove i concetti politici del 1900 sono nettamente superati.

    Che sia un bene o un male ancora non l'ho capito, se i modelli di oggi siano meglio o peggio, davvero, non so dirlo.

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    1. In fondo nelle ideologie c'era del buono.
      Ho molti ragazzi giovani in palestra, ragazzi che stanno dando la maturita' o che la daranno il prossimo anno.
      Raccontavo l'altro giorno a una bella diciassettenne che noi iniziavamo a studiare a gennaio e poi era tutto un inseguire i voti per salvare la ghirba.
      Da settembre a fine anno erano piu' i giorni di sciopero, assemblee, cortei, scuola occupata, mattinate a bigiare e a farci paninazzi in via Gramsci e via discorrendo piuttosto che frequentare le lezioni.
      Mi ha guardato come se sbarcassi da Saturno...

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  9. Ciao voglio ringraziarti per ĉio' che scrivi senza preconcetti della vita reale cubana.Roberto

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    1. Roberto scrivo quello che vedo viaggiando quando possibile, frequentando chi viaggia e facendo viaggiare gente.

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