lunedì 2 ottobre 2017

FASCISTI


La morale, pubblica, politica o ideologica che sia e' valida fino a quando non arriva chi sceglie di tirarla dalla propria parte a piacimento.
Cuba e' una dittatura.
Cuba non e' un paese libero.
Quante volte abbiamo letto e sentito questa frase?
Il fatto che un paese che sia sotto una presunta dittatura abbia uno dei tassi di alfabetizzazione piu' alto al mondo, mandi medici a dare una mano in posti al mondo in cui nessuno si preoccupa di andare, nessuno muoia di fame e nessuno venga lasciato indietro e'...irrilevante.
Il Venezuela e' una dittatura.
Il Venezuela non e' un paese libero.
Strana questa dittatura in un paese che ha visto il maggior numero di elezioni al mondo negli ultimi 15 anni.
L'Europa, culla della civilta' moderna, per lustri ha appoggiato le politiche statunitensi nei confronti di Cuba, avallando di fatto l'embargo avendo come unico momento in cui la lingua rientrava in bocca quando, all'Onu, c'era da votare sulla condanna del Bloqueo.
Ora, il Trumpo ha stabilito che i visti per Cuba devono tornare ad essere centellinati e che il 60% del proprio personale di ambasciata deve tornare in patria, a seguito di una epidemia di non precisata otite purulenta che avrebbe colpito i propri funzionari.
Perche', appunto Cuba e' una dittatura.
Maduro, visti i disordini di piazza messi in piedi dall'opposizione foraggiata dal grande paese del nord, si riappropria di tutti i poteri con la costituente, in una settimana rimette le cose a posto ficcando al gabbio delinquenti e terroristi.
Ma visto che lo fa Maduro parliamo di un governo dittatoriale e antidemocratico....come spesso ci ha saggiamente ricordato Rajoy.
La Spagna si che invece si tratta di una democrazia a tutto tondo!
Mica una dittatura come Cuba ed il Venezuela!
Poi pero' la Catalunya, la locomotiva industriale del paese, con un pil superiore a quello del Portogallo e che rappresenta, da solo, il 19% di quello spagnolo....vuole andarsene.
Non vuole lasciare il paese dopo una stagione di terrorismo o mettendo le bombe in giro, vuole farlo votando.
Con la crisi economica che ha colpito la Spagna la Catalunya si trova a vedere il proprio benessere messo in discussione dall'avido stato spagnolo.
Storicamente questo ha sempre fatto la Spagna....rubare in giro per il mondo.
La Catalunya voleva una consultazione elettorale come e' avvenuto in Gran Bretagna, Canada e Belgio, paesi dove una parte del territorio si voleva staccare e dove la gente ha invece scelto, per ora, di restare.
La Spagna manda la famigerata guardia civil ancora impostata secondo i dettami del franchismo e ordina ai Mossos d'Esquadra catalani, uno dei corpi di polizia piu' antico al mondo, di impedire le elezioni.
Visto che i Mossos si girano dall'altra parte la polizia spagnola, con un atto fascista, irrompe nei seggi, prende a manganellate donne e vecchi cercando di impedire non una rivolta popolare, non un colpo di stato militare, ma una semplice consultazione elettorale.
Rajoy, che dava lezioni di democrazia a Maduro manda la polizia contro gente che voleva solo votare.
Questa e' l'Europa dei popoli?
Sia chiaro che non stiamo parlando di uno sperduto paesello balcanico, qua' si parla di Barcellona.
Potrebbe succedere domani anche da noi o in altre parti della “civilissima” Europa
Se la Catalogna vuole andarsene dalla Spagna e vuole farlo democraticamente perche' deve succedere tutto questo putiferio?
La Crimea ha voluto andarsene dall'Ucraina e l'ha fatto con una elezione....certo dietro c'era la Russia mentre, come ha furbescamente detto Putin, la Catalunya e' un affare interno della Spagna.....
Uno che manda l'esercito contro quelli che, ad oggi, sono ancora dei suoi pacifici concittadini e' un leader democratico mentre Raul Castro e Maduro sono dei dittatori sanguinari.
Si parla di oltre 800 feriti, per una elezione.
Se e quando i Mossos gireranno le armi verso la guardia civil fascista....ne vedremo delle belle.
La Spagna si e' sporcata le mani...indietro non si tornera'.
Ieri nelle strade di Barcellona, la Barcellona repubblicana, antifascista e antifranchista e' risuonato ancora quel'urlo tanto caro alla immensa Dolores Ibarruri.
NO PASARAN!
Per quello che vale questa piccola isola nel sole in questi giorni e' Terra Catalana.

M&S CASA PARTICULAR HA AGGIUNTO UNA CASA



34 commenti:

  1. Al referendum di ieri in Catalogna ha vinto il 'sì'. Il governo catalano ha annunciato che il 90% di quanti hanno partecipato alla consultazione non autorizzata da Madrid ha scelto l'indipendenza.
    Stando a quanto riferito dal portavoce dell'esecutivo regionale, Jordi Turull, 2,26 milioni di persone - su oltre 5,3 milioni di elettori - hanno partecipato alla consultazione referendaria e 2,02 milioni hanno risposto 'sì' alla domanda: "Vuoi che la catalogna diventi uno Stato indipendente sotto forma di Repubblica?". 176.000, invece, i cittadini che hanno votato 'no'.
    Il premier spagnolo Mariano Rajoy ha definito il voto una "messa in scena" della democrazia, sottolineandone il suo carattere illegale. "Non c'è stato un referendum per l'auto determinazione della catalogna", ha dichiarato.
    "In questa giornata di speranza e sofferenza i cittadini della Catalogna hanno vinto il diritto a uno Stato indipendente in forma di Repubblica", ha dichiarato invece il leader della Catalogna, Carles Puigdemont in un intervento alla televisione. "Nei prossimi giorni il mio governo invierà i risultati del voto di oggi al Parlamento catalano, dove risiede la sovranità della nostra gente, in modo che possa agire secondo quanto previsto della legge sul referendum", ha aggiunto, sottolineando che l'Unione europea "non può continuare a guardare dall'altra parte".
    Nel frattempo, per domani è stato proclamato, da oltre 40 sigle sindacali, uno sciopero "per la grave violazione del diritto e delle libertà".
    SCONTRI E VIOLENZE
    La giornata di domenica era iniziata in un clima quasi festivo, con le scuole occupate da genitori e figli, che negli istituti avevano deciso di trascorrere la notte, tenendosi impegnati in molteplici attività, per impedire che venissero chiuse.
    Già alle sei del mattino davanti a molti seggi si erano formati capannelli di elettori con lo scopo di poteggere l'arrivo semiclandestino delle urne e impedire l'ingresso dei Mossos d'esquadra. Mossos che non hanno fatto irruzione, limitandosi a fare rapporto sull'apertura dei seggi e a identificare i componenti delle sezioni, fra gli applausi della gente: concordia che è durata solo poche ore, dal momento che alle 9 del mattino (ora in cui dovevano inziare le operazioni di voto) in alcuni dei seggi in cui dovevano votare i principali esponenti indipendentisti si sono presentati la guardia civil e la polizia nazionale, in assetto antisommossa.
    Alla fine oltre 800 persone sono rimaste ferite ieri in scontri con le forze spagnole in Catalogna, ha denunciato il governo locale. Il governo spagnolo ha invece parlato di 12 agenti di polizia feriti e di tre persone arrestate. Un totale.
    di 92 seggi sono stati chiusi, ha reso noto Madrid. Mentre le autorità catalane denunciano che sono stati chiusi 319 seggi sui 2.300 aperti in tutta la regione. A Girona la polizia ha fatto irruzione nel seggio in cui avrebbe dovuto votare Puigdemont che ha poi deposto la sua scheda altrove.

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  2. La tensione della giornata è arrivata fino in piazza Sant Jaume, nel centro di Barcellona, cuore del potere locale con il Palazzo della Generalitat che guarda la sede del Comune della città. Qui non ci sono scuole da sgomberare, né urne da cercare, ma il «Palau» è letteralmente circondato dalla polizia catalana. L’aria che tira è brutta, «non escludo che la Guardia Civil arrivi fino a qui», racconta un funzionario. All’ora di pranzo da questa sede così blindata esce Joaquim Forn, il «ministro» degli Interni catalano, magari non il volto più noto dell’indipendentismo (anche se durante gli attentati di agosto è stato costantemente in prima linea) ma sicuramente il membro più esposto del governo in una giornata così. Forn è stato nominato a giugno, «per la sua fedeltà alla causa indipendentista», hanno scritto i giornali. Così, anche se con segni evidenti di stress e preoccupazione, non retrocede di un millimetro e si appella all’Italia: «Faccia ragionare la Spagna».
    Consigliere Forn, lei è uno dei responsabili dell’ordine pubblico in Catalogna, cosa sta succedendo?
    «Siamo tornati indietro di 50 anni nella storia spagnola. Immagini che non si vedevano da anni. Siamo davanti a una repressione che non si ferma davanti a niente e nessuno. Siamo molto preoccupati. Dopo 15 giorni di repressione contro i più elementari diritti oggi c’è l’apoteosi di questa strategia. La polizia spagnola sta operando in maniera completamente fuori dalla logica. Non riesco a smettere di indignarmi».
    La vicepresidente del governo spagnolo Soraya Saenz de Santamaria dice che i responsabili di tutti gli incidenti di questa giornata siete voi. Cosa risponde?
    «Siamo tra persone adulte e possiamo giudicare. Le immagini le vediamo tutti, da una parte molta gente che rivendica di poter votare pacificamente si è messa davanti alle scuole per esercitare un suo diritto. Dall’altra pestaggi contro anziani, bambini e persone inermi. Chi sono i violenti?».
    La polizia spagnola è intervenuta dopo che i Mossos catalani hanno mostrato di non eseguire gli ordini del giudice. È l’atteggiamento giusto?
    «Noi abbiamo messo in testa alle priorità la convivenza tra i cittadini. Eseguire la legge è ovviamente importante, ma per noi viene prima la convivenza».
    Cosa farete adesso?
    «Intanto chiediamo aiuto ai Paesi europei. Prendano posizione su queste scene da Stato autoritario che in Europa non si vedono da molto tempo. Lei è italiano, ne approfitto per un appello: dica qualcosa, chieda al governo spagnolo di sedersi a un tavolo per poter dialogare e trovare una soluzione accordata. Fateli ragionare».
    Perché intanto che si aspetta l’intervento dell’Ue, per mettere fine a questa situazione così tesa, il presidente della Generalitat Puigdemont non alza il telefono e chiama il capo del governo Rajoy per cercare una soluzione pacifica?
    «Noi la cerchiamo da anni. Ma loro rifiutano la via pacifica».
    Senza dialogo che succede nei prossimi giorni?
    «Abbiamo un mandato del parlamento e l’80 per cento dei nostri cittadini vuole votare. Non possiamo tacere».
    Possibile che non esista nemmeno un canale di comunicazione, anche informale, tra voi e il governo spagnolo?
    «Al momento no. Nessun canale».
    Vi aspettate nuove operazioni di polizia?
    «Non lo sappiamo».
    Lei è responsabile degli Interni, qualcosa saprà.
    «Dalle informazioni che abbiamo adesso e da quello che vediamo in queste ore, non possiamo affatto escludere nulla».

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  3. Uno schifo. Senza parole. La civilissima Spagna meta dei sogni nel cassetto di tanti giovani italiani. Ho visto scene indicibili, non distanti da quelle della Diaz. W Cuba.

    Simone Ms (sempre votato destra)

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    1. Quale contributo ha mai dato la Spagna allo sviluppo dell'umanita'?
      Chiese....

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  4. Questa sarebbe la nostra Europa? Giuseppe

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    1. No questa e' l'Europa delle banche e dei banchieri non certo quella dei popoli.

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  5. PS.fidati che se erano i paesi baschi a fare il referendum, col cazzo che gli sbirri andavano a fare i furbi...
    Simone M S

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    1. L'Eta ha da poco consegnato le armi, ma non prima di aver ottenuto il massimo.
      Oggi i paesi baschi hanno una legislazione in materia fiscale che la Catalogna si sogna.
      Quasi tutti i soldi della regione restano in regione.
      Detto questo se Madrid accetta la seccessione catalana i baschi...saranno i prossimi ad andarsene.

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  6. hola! la democrazia come tutte le ideologie è solo una parola tirata fuori nei momenti di necessità per giustificare qualcosa. Quello che viene raccontato dai media itaglioti sulle questioni di geopolitica è veramente scandaloso, vedasi situazione venezuelana. Riguardo i sentimenti indipendentisti, ricordiamoci che l'europa intera è tenuta unita con la forza dalla ue, che è il vero mando del continente che ha ordinato l'azione al governo centrale di madrid. Insomma come al solito comando le lobbies, dei popoli non importa nulla e le rivoluzioni sono storie passate. chao Enrico

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    1. Come sempre impera la pecunia.
      Nel 2006 Zapatero concedette un regime fiscale molto buono alla Catalunya, nel 2010 a causa della crisi questo regime fiscale decadde e la regione venne vessata dalla tasse di MADRID.
      Anche per questo se ne vuole andare.
      Aggiungo che se prima di ieri molti catalani non volevano la seccessione grazie alla decisione di Rajoy di mandare la polizia in quel modo, oggi quasi tutti non si sentono piu' spagnoli.
      Per non parlare di quell'altro inetto del Re.

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  7. Milco cuba è una dittatura atipica i castro hanno dei meriti e demeriti....forse ometti che cuba manda i medici per negocio perchè viene pagata profumatamente per i suoi medici che a loro da poco....

    il numero di elezioni non sono indicative per essere non essere dittatura anche perchè in dittatura spesso le elezioni si pilotano....non penso che i venezuelani si riversino in massa in piazza perchè sono contenti....forse perche gli manca da mangiare....

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  8. Vero ma per quei paesi e' molto piu' economico farsi mandare dei medici o inviare i propri giovani a studiare a Cuba piuttosto che mettere in piedi facolta' decenti per formarseli in casa.
    Mai detto che Chavez prima e Maduro dopo non abbiano fatto fior di cazzate ma il terrorismo di piazza non e' mai giustificato.
    Per quanto riguarda Cuba, solitamente una dittatura si preoccupa solo del benessere di chi la esercita.
    Quando, durante un evento naturale catastrofico, evaqui quasi 2 milioni di abitanti per proteggerli e tutelarli allora vuol dire che stiamo raccontando un'altra storia

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  9. te l'ho detto che per me cuba è una dittatura atipica....penso che Fidel sia partito con le piu buone intenzioni tipo padre di famiglia salvo poi verificare (in assenza di rimesse dall'URSS) che l'economia socialista come nel blocco europa est ha fallito...e Raul ha cercato di mettere una pezza....con i cuentapropistas pero sempre di governo totalitario trattasi perchè non ci sono libere elezioni ma solo elezioni di uomini dentro il partito comunista

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    1. Intanto per indire libere elezioni ci vorrebbero degli individui all'opposizione perlomeno "seri" e non persone che non pensano ad altro di riempirsi le tasche come hanno fatto finora i sedicenti oppositori.Secondo in uno stato di assedio permanente (se pensi che con obama abbiano cambiato obiettivo sei veramente fuori strada) le elezioni con il vicino disposto a tutto pur di manipolarle sarebbe un disatro.

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    2. Sul fatto che il Socialismo abbia fallito avrei i miei dubbi, ha fallito QUEL tipo di sistema molto legato agli oligarchi.
      Oggi la nazione che ha in mano il debito estero Usa e' una naziona Socialista cosi' come il Vietnam e' uno dei paesi al mondo con la crescita del pil piu' alta.
      Poi possiamo fare mille discorsi ma i fatti sono inconfutabili.
      Se vogliamo elezioni libere a Cuba facciamo che Cuba diventi un paese normale.
      Via il bloqueo e gli yankee da Guantanamo poi ne riparliamo.

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    3. Buongiorno, la dittatura è una forma autoritaria di governo in
      Cui il potere è accentrato in un solo organo o addirittura nelle mani di un solo uomo..
      Poi che la ns democrazia faccia acqua da tutte le parti è un altro discorso...
      Buona giornata a tutti

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  10. Santa Fè- Le immagini di ieri fanno male, l'assenza della politica ha dato questi esiti, constato solo che se realmente la Spagna voleva a tutti i costi mantenere i cittadini catalani all'interno del proprio stato non doveva usare la forza ma la logica, l'irruenza e la mancanza di tatto nello "spostare di peso" donne ed anziani dai seggi è stato un'autogol clamoroso.
    GRANDI i Mossos d'Esquadra catalani che rischiano il posto di lavoro ma hanno agito da uomini e non da semplici soldati, mi dispiace davvero per la democrazia.

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    1. Autogol clamoroso si del governo centrale,bastava fare le cose con più intelligenza perché ti garantisco che un referendum serio e legale in cui votino tutti i quasi 6milioni di abitanti in Catalogna mai si arriva al 51% dei Si,Mossos grandi certo ma non solo in questa grave situazione ,anche in passato in situazioni più banali di assistenza a turisti per esempio mi hanno dato idea di uomini e donne di valore
      Andrea M.

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    2. P.s:fino a Sabato in un referendum 'vero' avrebbero vinto i no,dopo quello che si è visto domenica Raoj e' riuscito nell'impresa di convincere al si al l'indipendenza tutti ,chapeau ....poi il carico lo mette pure Unione Europea che dà ragione a Madrid...e notoriamente quello che dice la suddetta istituzione assolutamente e giustamente odiata viene preso al contrario
      Andrea M.

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    3. La Spagna avrebbe dovuto promettere un referendum legale...fra un paio di anni, intanto avrebbe fatto una campagna di informazione nei confronti dei catalani sui problemi che avrebbero avuto uscendo dalla Spagna e...dall'Europa.
      Fino a ieri la maggior parte dei catalani non era favorevole all'indipendenza ora, grazie a quel pirla di Rajoy le cose son cambiate.
      Restano solo i tank da mandare in giro per la citta'...

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    4. Comunque ragazzi sempre viva la volonta del popolo pero bisogna preoccuparsi di chi da ora monta sul carro dei vincitori per altri tornaconti.Ho letto degli articoli di Gennaro Carotenuto e Diego Fusaro che mi hanno lasciato perplesso.

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    5. Io non sono (piu') convinto che la democrazia sia poi questa gran cosa....

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  11. Mi ha molto colpito quanto avvenuto in questi giorni ed ieri in particolare amando io Barcellona forse financo più che Cuba,innanzitutto mi sento di dire che si è arrivati a questo punto dal quale temo non si torni più indietro per l'ottusità di entrambi gli attori Puigdemont e Raoy incapaci di parlarsi ed inadeguati ad affrontare la storica situazione,sarebbe bastato (hai detto niente mi dirai!)indire un referendum tipo Scozia ,legale,e per me avrebbero vinto i no,ora indietro non si torna dopo i fatti di ieri che comunque sono imputabili ad entrambe le parti ,da un lato faranno dichiarazione unilaterale di indipendenza dall'altro forse impugneranno art 155 e chao pescato anche al l'autonomia catalana,Mossos grandi si come anche i bomberos ma ieri con grande tristezza dico che hanno perso tutti si il governo centrale violento sia i catalani che hanno attuato le loro rivendicazioni in maniera illegale
    Buona settimana a tutti
    Andrea M.

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    1. Conosco bene Barcellona, un'estate di molti anni fa ho farro il cruise director per la Grimaldi fra Genova e Barcellona, mi piace quella citta' e quella gente.
      Se non ti fanno fare un referendum legale...lo fai comunque ed e' ovviamente illegale.

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  12. La democrazia.
    Ci hanno sempre detto che è la forma di governo più giusta. Che dovevamo aver paura dei totalitarismi, delle oligarchie, delle dittature.
    Non sono favorevole alle secessioni ma mandare le forze di sicurezza a menare la gente che manifesta pacifica è davvero da pezzi di merda.

    Oggi comincio ad avere un po' paura della democrazia, se si tratta di questa qui.
    UE sempre più ridicola, col solito Ponzio Pilato di turno e le frasi di circostanza.

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    1. Fra questa democrazia e Fidel o Putin.....Fidel e Putin per tutta la vita!

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    2. Putin non lo avallo.
      E' il peggio di tutti. Non sarebbe stato amico intimo del Banana, altrimenti.

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  13. L’università è occupata da due settimane. Una bandiera della Catalogna scende giù dalla navata centrale. Lo striscione più grande dice: «Cosa ci fate qui, avvoltoi, se questa carne è così viva?». La carne viva degli studenti, adesso, è illuminata dalle luci delle telecamere. Gli avvoltoi sono arrivati tutti a vedere cosa sta succedendo a Barcellona.



    Ecco Marta Rosique, 21 anni, iscritta a Scienze Politiche, maglietta larga, capelli corti, ciuffo lungo sugli occhi verdi: «Noi chiediamo pace e democrazia, loro rispondono con la repressione. Domenica mattina, il mio amico Pep era al seggio, quelli della polizia nazionale gli hanno spaccato un tavolino sulla testa, lo hanno picchiato, sbattendogli la faccia contro il muro, lo hanno mandato all’ospedale. Ci sarà uno sciopero generale. Faremo vedere a tutti come la pensiamo. Poi verrà dichiarata l’indipendenza della Catalogna».



    Quando ha finito l’ennesima intervista piena di frasi senza appello, le chiediamo di raccontarci qualcosa della sua storia: «Mio padre è un chirurgo, mia madre lavora come ispettrice in un’azienda di alimentari. Mio fratello Mark era completamente contrario al referendum, ma dopo quello che è successo domenica ai seggi mi ha detto testuali parole: “Non passo crederci, sono pazzi. Avevi ragione tu”. Abbiamo sempre discusso di questo argomento, da molti anni».

    Ecco, se questa città fino a pochi giorni fa poteva essere divisa in due, quasi plasticamente, ora lo è meno. Gli arresti del 20 settembre e la domenica degli 844 feriti hanno sortito l’effetto di riunire molte famiglie e spingere gli indecisi al voto. «Anche mio padre ha cambiato idea», racconta Marta Rosique. È di sinistra, ma non si sente a disagio in una protesta nazionalista che racchiude molte altre anime: «Il nostro è un movimento trasversale. Non ci interessa creare nuovi confini, noi non alziamo barriere. Io credo che qui sia in gioco la nostra libertà».



    «Domenica di sangue» è stata definita dal leader degli indipendentisti Carles Puigdemont. Ha citato una canzone degli U2 sui fatti di Derry, Irlanda del Nord, 1972, quando l’esercito britannico sparò sui manifestanti uccidendone 13. Tutto è molto esasperato nei toni. Si cerca l’epica. Con il risultato che adesso, al terzo piano dell’università, si possono riscontrare gli effetti. Nell’aula professori, davanti a un computer, Meritxell Joan Rodriguez sta lavorando alla sua tesi dal titolo «Immigrazione e identità». Ha 29 anni, ha sempre votato Cup, il partito dell’ultra sinistra, assai più radicale di Podemos, in teoria quindi sarebbe per il «No», non avrebbe nulla a che spartire con gli indipendentisti. Ma adesso… «Non è possibile usare la violenza.

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  14. Sono sconcertata per quello che è successo. Fino ad agosto avevo molti dubbi e credo che sia ancora giusto rimanere critici. Ma il governo ha avuto un atteggiamento totalitario inaccettabile. A questo punto, non è più in gioco il referendum per l’indipendenza della Catalogna, ma la democrazia di questo Paese. Ecco perché sono andata a votare Sì». Ma come, anche lei? «Bisogna mettere il concetto di nazione nel giusto contesto. Questa è la Catalogna. Non siamo nei Balcani, non ci sono questioni etniche e religiose. Non siamo l’Austria che alza nuovi muri per paura dei migranti. Qui è in gioco una forte identità sociale, linguistica e culturale».



    La città del «Sì», allora. Sono Marta Rosique e Meritxell Joan Rodriguez. Sono queste bandiere ai balconi. Le urla ad ogni passaggio di una camionetta della polizia nazionale. È il Barcellona schierato, i suoi calciatori, l’ex allenatore Guardiola. I quartieri centrali più che quelli periferici, le classi medie più che quelle povere o ricche.

    Trovare la città del «No», invece, quella che non vuole l’indipendenza e ritiene sbagliato questo referendum, è molto più complicato. Ma, finalmente, incontriamo la signora Miriam Tey, 57 anni, responsabile di una casa editrice e vicepresidente dell’associazione «Società Civile Catalana». «Non è facile fare sentire la nostra voce a Barcellona», spiega. «Alle volte siamo discriminati, puntati a dito come fascisti o persone che stanno facendo qualcosa di ingiusto. C’è ostracismo nei nostri confronti. E c’è questo nazionalismo strano, unico in Europa. Un nazionalismo che ha fatto questa alleanza con la sinistra. Noi non urliamo. Non siamo bravi a farlo. Siamo scesi in piazza portando a manifestare 40 mila persone, ma non è facile e specialmente in questi giorni. Noi siamo aperti al mondo. Ci interessa più il futuro del passato. Pensiamo che il nazionalismo sia come una religione, quindi vogliamo difendere la laicità del nostro Paese. Pensiamo che questo referendum sia stato una farsa. E anche se abbiamo minore visibilità, siamo in tantissimi in Catalogna a pensarla in questa maniera». Si potrebbe dire: la collina ricca di Barcellona. Molti scrittori: Javier Cercas, Javier MarÍas, Eduardo Mendoza, Fernando Savater, Arturo Pérez Reverte. I grandi centri periferici come Hospitalet de Llobregat, dove cinquant’anni fa arrivarono moltissimi lavoratori da altre regioni della Spagna, dall’Andalusia, dall’Estremadura e dalla Galizia, in cerca di un lavoro. Sono i «chernegos», migranti interni. Che adesso vorrebbero tenere unita, come in un abbraccio, tutta quanta la loro storia.

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  15. QUANDO PARLO DI DOPPIA MORALE....

    Il presidente serbo Aleksandar Vucic ha criticato l'Unione Europea accusandola di «doppio standard e ipocrisia» per aver bocciato il referendum catalano riconoscendo nel contempo la dichiarazione di indipendenza del Kosovo dalla Serbia nel 2008.
    «La domanda che ogni cittadino della Serbia ha per l'Unione europea oggi è: come mai nel caso della Catalogna il referendum sull'indipendenza non è valido, mentre nel caso del Kosovo il processo di secessione è stato autorizzato anche senza un referendum», ha chiesto Vucic durante una conferenza stampa a Belgrado.
    «Quindi, la Catalogna non può e il Kosovo può - non sarà mai data una risposta su questo dato ai serbi ... questo è il miglior esempio dei doppio standard e dell'ipocrisia della politica mondiale».

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  16. spaccare la testa a persone che volevano semplicemente votare, anche se in un referendum illegale secondo la costituzione spagnola,è una cosa vergognosa.
    Dimostra soltanto che lo stato spagnolo, impersonato da rajoy, ha paura del voto.
    E' un dato di fatto, però, che è andato alle urne il 42% del corpo elettorale della catalogna.
    Un po' poco per poter pretendere l'indipendenza.
    Sarebbe meglio, per evitare morti e lutti, che lo stato spagnolo permettesse un referendum legale, per capire se la catalogna è favorevole o meno all'indipendenza, allo stesso modo della gran bretagna nel 2014.

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  17. avrebbero dovuto lasciar votare e poi in caso contestare/non accettare il voto. Poi si può essere da una parte o dall'altra, ma mai mi sarei aspettato una cosa similie qui nell'unione europea. La Spagna ne esce con le ossa rotte e fratture credo ormai insanabili con la zona di Barcellona e dintorni. Mat.

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  18. Capisco poco Piquet.
    Si proclama indipendentista convinto ma non salta una convocazione con la Roja...

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