mercoledì 4 ottobre 2017

STATO SOCIALE


Noi italiani abbiamo dato tante cose per scontate per troppo tempo.

Lo stato sociale, ad esempio.
La mia generazione e' cresciuta in un paese dove molte garanzie sociali venivano garantite.
Da bambino sono stato seguito, per il poco che mi e' servito, da buoni medici, ho avuto tutte le vaccinazioni gratuite senza che nessuno me le imponesse.
La scuola non ha mai rappresentato un grosso costo per la mia famiglia; i libri costavano poco, alle elementari per un paio di anni ho fatto il doposcuola, mangiavo in refettorio e non credo che i miei abbiano pagato cifre importanti.
Alle superiori l'abbonamento del bus costava una cazzata.
Insomma, bene o male, magari all'italiana, ma lo stato sociale funzionava.
In questi giorni, in palestra, e' tutto un lamento da parte di genitori di ragazzi che la frequentano o che vengono ad iscrivere o a pagare per i figli.
500/600 euro per i libri, 300/400 per l'abbonamento dei mezzi urbani e suburbani, soldi per farli mangiare a scuola, soldi per tutto.
Per non parlare dei centri estivi a 100 euro a settimana in cui si e' costretti a piazzare i figli nei 3 mesi estivi, visto che oramai lavorare in 2 e' diventato un obbligo di sopravvivenza.
Simone raccontava l'altro giorno che per far fare il vaccino alla bimba gli hanno proposto 2 mesi di attesa, a me quando mi tamponarono un paio di anni fa, per una visita ortopedica, mi dissero che c'era da aspettare 7 mesi.
Oppure c'e' l'alternativa di fare tutto....privatamente, ovviamente pagando.
Quindi dov'e' oggi il nostro stato sociale, dove sono finiti i miei soldi delle tasse, perche' continuare a versarle se poi ci dobbiamo pagare tutto?
Come dicevo all'inizio abbiamo dato per scontato che lo stato sociale fosse un diritto divino, questo mentre pezzo dopo pezzo ce lo stavano smontando sotto gli occhi.
Pezzo dopo pezzo...e ancora non e' finita.
Una delle conquiste della Revolucion Cubana e' stata proprio quella legata all'educazione.
Educazione che parte dal prescolar e finisce all'universita'.
Tutto gratuito, tutto a carico dello stato.
Non voglio neanche toccare il tasto dell'universita' e di quanto costa, da noi, mandarci un figlio....con le prospettive di lavoro che stiamo vedendo ogni giorno.
A Cuba lo stato si fa carico di tutto.
Certo la famiglia qualcosa deve tirare fuori per uniformi, magari i 7 pesos per la pizzetta e il beverone visto che il vitto nelle scuole cubane non e' particolarmente gradevole....ma comunque c'e'.
Non tutti possono andare all'universita' ma soltanto quelli che dimostrano, nel loro percorso scolastico, di meritarselo e di essere in grado di affrontarla.
Possiamo anche dire che il livello scolastico non sia comparabile al nostro, ma parliamo pur sempre di un paese del terzo mondo.
Paese che comunque non lascia indietro nessuno.
Gia' alla primaria si cerca di non far pesare troppo le differenze sociali che esistono, come sappiamo bene.
Ho un paio di amiche che insegnano, mi raccontano che prima dell'inizio dell'anno raccomandano ai genitori che vogliono dare un refrescos en divisa (cola, naraja, limon...) di toglierlo dalle lattine e metterlo nelle borraccette in modo che sia meno evidente, nei confronti dei bambini che non possono permetterselo, la diversita' sociale.
Da noi, se i genitori non pagano la mensa scolastica i loro figli guardano gli altri mangiare...a Cuba questo non succede e non dovrebbe succedere in nessun paese civile.
Un paese degno di questo nome dovrebbe comportarsi in questo modo.
Oppure (al limite...ma proprio al limite...) scegliere di fare come gli Usa, tassazione fissa intorno al 25%, lo stato garantisce sicurezza ed un minimo di istruzione e per il resto sono cazzi di tutti.
Ognuno si arrangi come puo'.
Modelli di societa' differenti per culture differenti.

M&S CASA PARTICULAR HA AGGIUNTO UNA CASA 

25 commenti:

  1. Cacciati dagli alberghi, assediati in prefettura e insultati per strada. Per la polizia spagnola la Catalogna è una terra ostile. Il motto si ripete in ogni manifestazione: «Fuori le forze d’occupazione». E dallo slogan si sta passando ai fatti. Gli occupanti, secondo lo schema ormai dominante, sono gli agenti della polizia nazionale e della Guardia Civil, protagonisti delle cariche violente contro gli elettori del referendum indipendentista. Gli assediati ora tentano di assediare, circondando sedi, alberghi e alloggi provvisori dei reparti dispiegati in Catalogna per impedire, con le cattive, un referendum vietato dalla legge.
    Discorso opposto va fatto per i Mossos: la polizia catalana è sempre più amata dai tanti ribelli della Catalogna, «grazie» si sussurra spesso all’orecchio degli agenti in strada. La gratitudine nasce dal mancato intervento contro il referendum che era stato chiesto dai magistrati, ma che non è scattato. Le diffidenze reciproche con gli altri corpi, già evidenti nei giorni degli attentati di agosto, sono diventate ormai manifeste. Domenica ai seggi le liti sono state molte, non ci si scambia più informazioni e le procure non vogliono più affidare le indagini ai Mossos.
    Nella sede della polizia nazionale sulla via Laietana da lunedì mattina si protesta senza sosta, notte compresa. Dove due giorni fa c’erano poche persone a protestare, ieri erano radunate decine di migliaia di indipendentisti. Il muro umano che si è creato ha impedito ai mezzi con la bandiera spagnola ben esposta sul cruscotto di uscire dal vicoletto dove sono parcheggiate. I cori vanno avanti senza pause: «Fascisti», «assassini», «andate in Spagna», pure con qualche variante: «Questo palazzo diventerà una biblioteca».
    Ma ai poliziotti va persino peggio nel resto della Catalogna. In vari posti sono stati letteralmente cacciati dagli alberghi da cittadini furiosi per la «repressione contro il popolo indifeso», spesso con la complicità dei sindaci. Gli elenchi degli alloggi dove erano ospitate «le forze d’occupazione» giravano sui social. Gli abitanti di Calella (nella zona del Maresme) ne hanno mandati via 500, rimasti senza una stanza quando tornavano dalle operazioni di domenica. Stessa sorte toccata agli agenti che dormivano nel Comune di Pineda del Mar, dove i proprietari degli hotel hanno raccontato di forti pressioni per mandare via gli ospiti indesiderati.
    Loro, gli agenti, ormai non nascondono più il disagio per l’ambiente che li circonda, e si sentono abbandonati anche dalle autorità spagnole. A Pineda, ai cori di scherno hanno risposto con un altro coro: «Lasciateci lavorare». Il premier Mariano Rajoy li invita a non cedere: «Non lasciate gli alberghi». Sostegno anche dal socialista Pedro Sanchez. La neutralità delle forze dell’ordine sta venendo meno: il leader della destra catalana, Xavier Garcia Albiol, ha fatto visita alle truppe, accolto da applausi. Poi tutti insieme si sono messi a gridare: «Viva il re, viva la Spagna, viva la Catalogna». Alberghi a parte, gli altri poliziotti dormono ormai da due settimane nelle navi da crociera ancorate al porto di Barcellona e Tarragona. Una certa indignazione tra i catalani ha creato la foto di gruppo, con bandiera spagnola, fatta al rientro dalle operazioni del primo ottobre. Con oltre 800 feriti, forse non c’era molto da celebrare, è il pensiero condiviso. Ma, anche al porto, l’ambiente non è cordiale: gli scaricatori si rifiutano ormai da giorni di portare viveri e assistenza di ogni genere a quelli che definiscono «gli occupanti». Un gruppo dei lavoratori ieri camminava sulla Rambla, per raggiungere la manifestazione: «Le navi? Ancora non abbiamo trovato il modo di affondarle». Il tono è scherzoso, ma tutto il resto no.

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    1. Santa Fè- Non solo essere indipendentisti e sognare una Sardegna indipendente è un'utopia ma addirittura và a farsi benedire la cosiddetta "continuità territoriale"!:
      * Salta il collegamento Porto Torres-Genova, nave affittata alla Guardia Civil
      Gli agenti verranno schierati domenica per impedire l'apertura dei seggi in cui si dovrebbe votare per il referendum per l'indipendenza della CatalognaUn collegamento tra Porto Torres e Genova cancellato perché la nave che avrebbe dovuto coprire la tratta non è disponibile. Secondo le informazioni che circolano sul web, tra cui l’sms inviato da Grandi Navi Veloci (Gnv) ai passeggeri appiedati: la nave sarebbe stata affittata al governo spagnolo per ospitare gli agenti della Guardia civil da schearare domenica a Barcellona per impedire l’apertura dei seggi in cui si dovrebbe votare il referendum per l’indipendenza della Catalogna. Gnv non ha però commentato la notizia limitandosi a confermare la cancellazione del viaggio tra Porto Torres e Genova di domani, giovedì 28 settembre.

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    2. Credo che la cosa piu' sensata l'abbia detta la sindaca, socialista e non indipendentista di Barcellona.
      Il PSOE ritiri l'astensione e faccia cadere il governo Rajoy che, dopo domenica, non puo' trattare con la Generalitat.
      Nuovo governo spagnolo e referendum concordato in Catalunya per l'indipendenza cosi' come e' accaduto in Scozia.
      Se Barcellona proclama ora l'indipendenza Madrid toglie l'autonomia e' puo' davvero accadere di tutto.

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    3. Concordo,unica cosa da fare ,visto che non si dimette devono farlo cadere e forse e dico forse un nuovo governo non macchiato di sangue può trattare con le autorità catalane ,comunque c'è da impazzire a pensare che si è arrivati a questa situazione di quasi non ritorno quando in realtà nessuna delle due parti aveva nelle intenzioni di arrivarci!!!
      P.s.: noi abbiamo la Raggi loro la Colau ...ho detto tutto
      Andrea M.

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    4. P.s. :chi ne abbia voglia vada su YouTube a vedere il discorso del Re di ieri ,da brividi in senso negativo peggio di quelli di fine anno dei nostri Presidenti Rep.,nenche un accenno di condanna alle violenze
      Andrea M.

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    5. L'ho visto in diretta.
      Un idiota di dimensioni bibliche, un parassita che gli spagnoli devono mantenere...

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    6. Colau che parla italiano perfettamente...

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  2. Maduro dopo aver espresso la sua «solidarietà al popolo della Catalogna», ha denunciato di aver osservato con sgomento «immagini commoventi», viste in Spagna solo «durante l’epoca franchista» .
    «Rajoy deve rispondere al mondo per quello che ha fatto al popolo catalano», così si è espresso il presidente venezuelano Maduro in occasione del programma televisivo ‘Los domingos con Maduro’.
    Il leader venezuelano ha attaccato il premier spagnolo Mariano Rajoy per l’ondata repressiva scatenata contro gli elettori decisi ad esprimersi per l’indipendenza della Catalogna.
    A questo punto Maduro dopo aver espresso la sua «solidarietà al popolo della Catalogna», ha denunciato di aver osservato con sgomento «immagini commoventi», viste in Spagna solo «durante l’epoca franchista».
    Durante il suo discorso il presidente si è rivolto al governante spagnolo chiedendo: «Chi è il dittatore? Mariano Rajoy ha optato per il sangue, il manganello, la repressione, contro un popolo nobile».
    Bisogna segnalare che il primo ministro spagnolo è stato, tra i governanti europei, uno dei più attivi nel condannare presunte violazioni dei diritti umani in Venezuela. Quando le forze di sicurezza di Caracas non andavano ai seggi elettorali per reprimere cittadini intenti a votare, ma si trovavano a fronteggiare gruppi d’assalto violenti, con addestramento paramilitare, intenti a mettere a ferro e fuoco il paese per provocare la caduta del governo socialista guidato da Maduro.

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    1. "ma si trovavano a fronteggiare gruppi d’assalto violenti, con addestramento paramilitare, intenti a mettere a ferro e fuoco il paese per provocare la caduta del governo socialista guidato da Maduro."

      io ho solo visto il popolo in strada....ricordo un ex miss venezuela e altra gente normale uccisa da pallottole dell'esercito.....

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    2. Opinioni.
      Io ho visto ANCHE popolo normale ma sopratutto terroristi a viso coperto che davano fuoco alla gente dopo averla legata agli alberi.
      poi ognuno la vade come vuole....

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    3. Santa Fé- Il popolo per strada con le molotov come si può fronteggiare? e i gruppi armati?non è semplice..in ogni paese la risposta da parte delle forze dell'ordine é dura, ricordo che quando son stato al G8 di Genova qualcuno fece irruzioni e pestaggi e non penso fossero le milizie di Maduro o Castro,guardiamo nel nostro orticello prima di giudicare il patio altrui.

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  3. Ho un figlio alle medie. Un bagno di sangue. Giuseppe

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  4. Visto che in questi giorni parliamo di Spagna volevo far notare una notevole differenza tra noi e loro in particolare nella sanità :il pubblico funziona più o meno come da noi(con ticket leggermente meno esosi ma siamo lì)ma ogni azienda e dico ogni(non poche illuminate come da Noi)mette nel contratto di lavoro per legge una polizza sanitaria a 360gradi per il dipendente ed il nucleo familiare,pagando una minima quota mensile quasi tutta a carico azienda si è coperti,esempio :cure odontoiatriche che in Italia ormai sono lusso e nessuno può permettersi,prima cosa quando entri in una delle innumerevoli cliniche di Barcellona dopo il buongiorno ti chiedono numero di polizza ....scuola costa meno ma inutile addentrarsi nei dettagli,stipendi a parità di lavoro sono leggermente più alti e costo della vita moltoooo più basso (provate a fare spesa a catena supermercati Mercadona poi comprate stesse cose qui in Italia a Esselunga),forse non solo a Cuba ma anche a pochi km da noi si cerca di non lasciare indietro nessuno,non sono un ingenuo dove c'è potete c'è corruzione ma mi pare che in altri paesi si sia più decenti anche nel rubare ,lo si faccia diciamo meno pesantemente
    Saluti a tutti
    Andrea M.

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  5. Guarda che era cosi' anche da noi.
    Mio padre lavorava all'Azienda Elettrica Municipale di Torino.
    Da bimbo avevo una specie di mutua aziendale del tutto gratuita compreso il dentista.
    Poi e' cambiato tutto.

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  6. La compra y venta de casas entre cubanos ha disminuido considerablemente en los últimos meses, cuál es la razón? Pues muchos de los residentes en la isla alegan como causa principal la falta de recursos del cubano de a pie para cubrir el costo de esa transacción.

    En la capital se ha visto una disminución en la venta de las casas por lo general, lo que se venden son casitas que están en muy mal estado, en 30 mil, 40 mil, 50 mil, 80 mil y 100 mil pesos cubanos, que es más o menos a lo que puede aspirar un cubano medio.

    La compraventa de viviendas en la isla fue autorizada por el Sexto Congreso del Partido Comunista (PCC), en marzo de 2011, como parte de 300 medidas aprobadas para favorecer la apertura del sector privado, la reducción de empleos en el sector estatal, la autogestión de las empresas públicas y la descentralización del aparato del Estado.

    El Gobierno de Cuba aprobó en 2014 nuevas medidas para las operaciones de compraventa y traspaso de viviendas, buscando evitar declaraciones inferiores al valor de los inmuebles, y para evitar el encubrimiento de compras a través de donaciones e impedir que los cubanos evadieran los impuestos establecidos.

    Según un reportaje sobre el tema publicado ese año por el periodista cubano Yusnaby Pérez, una casa o apartamento promedio en condiciones medianamente decentes no costaba menos de $150.000 dólares. En teoría, acorde con el salario promedio en la isla un cubano tendría que reunir 694 años de salario íntegro para poder pagar una casa en La Habana, porque, además, no hay banco que financie la compra de una casa para un ciudadano común.

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    1. Caro "anonimo"
      Il mercato immobiliare e' in recessione in ogni parte del mondo.
      Aggiungiamo anche che i cubani sono andati via di testa chiedendo prezzi assurdi per autentiche grotte....

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  7. È morto questa mattina all’ospedale Santissima Trinità di Cagliari, dove era stato ricoverato dopo due mesi di sciopero della fame in carcere, Salvatore “Doddore” Meloni, l’indipendentista sardo di 74 anni che stava scontando alcune condanne per reati fiscali dal 28 aprile scorso, prima a Massama (Oristano), poi nel carcere di Uta (Cagliari).
    Doddore Meloni ha passato i suoi 74 anni a immaginare la terra dei nuraghi ancora più lontana da Roma. Dopo 50 giorni di carcere e 50 giorni di sciopero della fame aveva ricominciato a bere, ma quel corpo da gigante era gravemente fiaccato. «Le sfide della vita non si possono lasciare a metà - aveva confidato al suo avvocato a metà giugno - Solo così si possono ottenere grandi risultati, so benissimo qual è il rischio che sto correndo in queste ore».
    Doddore Meloni, in realtà, era uno che era già morto e risorto. Il sogno di liberare la Sardegna dalla «colonizzazione italiana» si era infranto per la prima volta all’inizio degli anni Ottanta. Il colpo di stato sardo era quasi pronto e la nazione che gli indipendentisti avevano progettato avrebbe avuto anche l’appoggio di un certo Mu’ammar Gheddafi, che allora era il primo ministro della Libia. Doddore Meloni finì in carcere e ci restò per nove anni: unico italiano condannato per cospirazione contro lo Stato. «Mi hanno tenuto 33 giorni in un reparto dell’ospedale di Nuoro con gli aghi sulle braccia, per costringermi a confessare chissà cosa. Se non mi avessero messo le manette, la nostra nazione esisterebbe dal 1982. Io, comunque, ci credo ancora».
    E lo ha dimostrato. A 65 anni, l’instancabile patriota ha occupato l’isola di Maldiventre e al largo della costa occidentale della Sardegna ha provato a costruire un pezzetto del tanto sognato stato dei quattro mori. Ma la sua repubblica è stata affondata dai blitz della polizia e per lui sono iniziati i guai. «Da quel momento - denuncia l’avvocato Cristina Puddu - ha affrontato 24 procedimenti penali. Ma non è tutto, perché anche la figlia, la moglie, il fratello, il nipote, il cognato e molti dei militanti del suo movimento sono stati coinvolti dalle inchieste. Non è una persecuzione giudiziaria questa?».
    Nel nome dell’irremovibile ideale secessionista, Doddore Meloni ha organizzato proteste, occupazioni e persino una lista per conquistare la Regione. Ad aprile era finito in carcere per scontare due condanne definitive: 3 anni per evasione fiscale, un anno e otto mesi per falso nella richiesta (respinta) di gratuito patrocinio legale.

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  8. Santa Fè_ Una scomparsa silenziosa quella di Meloni avvenuta il 5 Luglio, mentre altri come ad esempio gli attivisti di A Manca pro s'Indipendèntzia (a sinistra per l'indipendenza) son stati coinvolti in processi infiniti e uno di loro è stato tenuto in carcere per 29 mesi..:http://www.lanuovasardegna.it/regione/2011/11/22/news/bruno-bellomonte-non-e-un-terrorista-assolto-dopo-29-mesi-in-cella-1.3596172

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  9. Questo per dire che anche noi nei confronti di questa gente che, sia chiaro, non ha mai fatto male ad una mosca, non e' che ci si sia comportati alla grande.

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  10. «Non mi interessano le parole del re, non mi piace la corrida e non mi sento spagnola». La ragazza si chiama Irene Linares, ha 21 anni, felpa dell’Adidas, tabacco Golden Virginia, studia Lingue Moderne e tutto potrebbe sembrare, a guardarla con occhi disincantati, tranne che una ragazza pronta alla guerra. Quello che dice, però, non ammette molte repliche, come la piega che ha preso questa storia dell’indipendenza della Catalogna. «Siamo preoccupati, eppure siamo pronti», dice Irene Linares. «Se manderanno l’esercito, non faranno altro che rafforzarci. Il sentimento indipendentista crescerà. La colpa di noi catalani è quella di essere più avanti, più aperti. Io non ho apprezzato tutto quello che ha fatto il presidente della Generalitat Carles Puigdemont. Avrei preferito che il referendum fosse approvato da tutto il Parlamento, avrei voluto arrivare a questo punto attraverso una strada perfettamente legale. Ma ora non si può tornare indietro. Quello che chiediamo è di poter scegliere per noi. Chiediamo democrazia. Ci separeremo dalla Spagna. E la Catalogna sarà un Paese libero, più moderno e finalmente nel futuro».



    Nuvole basse su Barcellona. Pioviggina, fa caldo. I negozi sulla Rambla de Catalunya sono tornati alla normalità. Tapas, grandi magazzini, prosciutti appesi. I pullman rossi dei turisti fanno i loro giri nel traffico. L’Università non è più occupata. Restano molte bandiere indipendentiste ai balconi. Ma nulla, davvero nulla, adesso, farebbe presagire la drammatica resa dei conti che sembra avvicinarsi. La città vive normalmente, sono i toni ad essere sempre più esasperati. Così scrive, ad esempio, un vigile del fuoco molto attivo per l’indipendenza: «In due mesi la Catalogna ha subito due attacchi terroristici. Il 17 agosto i jihadisti. il 1° ottobre la polizia spagnola».



    Eccolo, l’autore del paragone. Si chiama Marc Ferrer, 42 anni, nato a Terrassa, residente a Barcellona. «Le parole del re hanno provocato grande rabbia in tutti noi. Non ha fatto alcun riferimento all’aggressione della polizia nazionale. Non ha parlato della nostra volontà democratica, ma solo della sua legge, della sua legalità. È evidente che non voglia cercare una soluzione. Quindi, sì, siamo preoccupati…».



    Sono tutti preoccupati a parole. Ma nessuno sembra più nelle condizioni di potersi permettere un passo di lato, una frenata.

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  11. Qualcosa che non suoni come una smentita di se stesso. C’è, quindi, questa consapevolezza di un momento storico, come di qualcosa di ineluttabile. Il pompiere Ferrer si aspetta giornate molto difficili. «Siamo preoccupati perché conosciamo la storia dello Stato spagnolo, uno Stato coloniale e repressore, che ha sempre utilizzato la forza contro il suo stesso popolo. Ecco perché noi vogliamo che l’Unione europea faccia un appello e tenti una mediazione per trovare una soluzione pacifica. Altrimenti, quello che succederà sarà un’incognita. Non so come la gente della Catalogna risponderà a una nuova aggressione. Noi non vogliamo la violenza, vogliamo la democrazia. Ma ormai non si torna indietro».



    Ecco, la parola più ricorrente a Barcellona: ormai. La migliore amica di Irene Linares è biondissima, con una faccia da bambina. Si chiama Ariadna Torres, 21 anni anche lei: «Troppe cose sono successe, ormai. Io rispetto le opinioni di chi non vuole l’indipendenza. Ma sono poco argomentate. Sono poco informate». E le vostre? «Per ogni 10 euro che noi diamo alla Spagna, la Spagna ce ne restituisce 1. Abbiamo un’altra cultura, altri sentimenti, un’altra lingua. Noi non uccidiamo i tori, noi preferiamo la torri umane dei castellars. Non dico che le nostre tradizioni siano superiori, ma a noi piacciono di più. Quello che dice il re non mi interessa. Lui non parla a noi. Io non mi sento spagnola». Le facciamo notare che la Costituzione vieta la dichiarazione di indipendenza che la Catalogna si appresta a votare. «La Costituzione della Spagna è vecchia», risponde Ariadna Torres. «È venuto il momento di cambiarla. Vogliamo andare avanti. Lo chiediamo pacificamente. Ma loro hanno dimostrato di non essere altrettanto pacifici».



    Oggi è impossibile immaginarsi Barcellona in guerra, con forze di polizia contrapposte, l’esercito per strada e queste ragazze su qualche barricata. Eppure, siamo arrivati qui. Quanto sia contata, in tutti questi anni, la propaganda indipendentista, le posizioni della chiesa catalana, le scuole pubbliche chiuse obbligatoriamente durante lo sciopero e certe lezioni sui «patrioti» sarebbe interessante saperlo. Ma sembrano domande, ormai, fuori tempo massimo.

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  12. Santa Fè- Figuriamoci se noi in italia possiamo dare esempi antifascisti..il problema invece è un'altro, bisognerebbe essere obbiettivi e non parteggiare per uno o per l'altro ma soffermarsi su ogni caso ed analizzarlo a fondo ma ognuno, anche in questo blog, tira l'acqua al suo mulino(io per primo).
    La realtà è questa: 1)la polizia è intervenuta troppo duramente perchè la posta in palio è troppo importante, il rispetto della costituzione e il timore che baschi e galiziani seguano rapidamente l'esempio,2) i catalani dopo decenni di vani tentativi dovevano per forza di cose forzare la mano ed attirare l'attenzione mondiale ed hanno centrato l'obbiettivo grazie alla *maldestra operazione della guardia civil.
    *Maldestra operazione per quanto riguarda il nostro punto di vista ma..c'è un ma, se si indaga nell'animo degli spagnoli l'operazione andava fatta e anche prima d'ora.
    Son convinto che un referendum serio fatto senza fretta e con tutti i requisiti legali non avrebbe dato la maggioranza ai separatisti, e d'altra parte simpatico o no, il re spagnolo deve salvaguardare in ogni caso quella fetta di popolo che vuol restare nel regno spagnolo, anche se essa rappresentasse la minoranza.
    Per ultimo, ma purtroppo non per importanza, lascio l'aspetto economico..vedrete come le borse e i grandi investitori esteri reagiranno a tutto questo, già si avvertono piccoli segnali ma inequivocabili di smorfie dei poteri forti, quelli si aimè veramente "indipendenti" e distanti dalla gente comune.
    Mi chiedo se è il caso di rivivere gli anni dell'ETA basca per poi cercare di chiudere inutilmente le falle..i bambini e giovani che ora assistono alle aggressioni della guardia civil ai danni dei genitori e dei nonni avranno come fine quello di perseguire la strada del dialogo pacifico?
    Ai nostri giovani basta poco per passare dalle parole ai fatti, basta seguire questi ragazzi che in poco tempo seguono l'isis e ne rimangono affascinati fino a morire per quella causa, e non mi si venga a dire che son disagiati o con problemi mentali, son giovani che vogliono una giusta(?!) causa da perseguire in un mondo privo di punti di riferimento e modelli sani, stiamo attenti a non fornirgli alibi seri come quelli in catalonia.

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  13. L'articolo di Olivo da La Stampa che ho postato oggi e' illuminante.
    Noi che amiamo Cuba lo sappiamo bene.
    Per liberarsi delle sanguisughe togate spagnole l'isola ci ha messo 3 guerre piu' una combattua e vinta dagli Usa in terra cubana.
    Figuriamoci se mollano facilmente la Catalunya.
    Per questo i continui richiami alla comunita' europea.
    I Catalani sanno bene che l'indipendenza se la dovranno guadagnare duramente.
    Rajoy, dopo 2 elezioni in 6 mesi ha colto la palla al balzo per diventare l'uomo forte che, in fondo, la Spagna ha sempre voluto.
    Vedrete che, al piu' presto si tornera' alle urne...

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  14. Io ho ripetuto più volte quanto amo la Catalunya ed in particolare Barcellona e quanto sia rimasto schifato da ciò che ha fatto la Guardia Civil e soprattuto dal discorso se così vogliamo chiamarlo del Re ma le colpe di questo disastro sono anche dei catalani ,che siano stati in questi decenni così oppressi e vessati da Madrid e' falso,ma mi dite quale stato permetterebbe a una sua provincia di avere targhe proprie ,un suo corpo di polizia,doppio nome su insegna strade ,obbligare i bambini non catalani ad impararlo ,non permettere di poter lavorare nel pubblico a spagnoli che non parlino catalano,senza contare che comunque i catalani hanno vantaggi fiscali e dimenticando che non un secolo fa ma tre anni fa la Catalunya era sull'orlo del default e la hanno salvata i danari del tiranno di Madrid,suvvia....che poi loro non si sentano spagnoli ed abbiano diritto di decidere nella legalità del loro destino non ci piove ma la smettano di raccontare balle e ripeto lo dice uno che ama Barcellona e la sua gente fiananco più di Cuba,gente che abbia un po' di sale in zucca e non è il caso né di Puigdemont ne' di Rajoy innanzitutto si siede davanti ad un tavolo e concorda un'autonomia fiscale ancora maggiore di quella attuale tipo quella attualmente in atto nei paesi baschi e poi programma un referendum vero e legale stile Scozia da farsi da qui a uno/due anni ,poi e dopo mi taccio i Catalani e lo ripeto per la terza volta popolo che amo si stanno dimostrando di un 'ottusità unica ragionando solo con orgoglio e non con la testa :voglio vedere la fine che fanno senza euro (perché si levino dalla testa che UE li riconosce)senza che uno spagnolo vada lì in vacanza o compri un prodotto da lì proveniente ed è triste vedere che i più decisi all'indipendenza sono giovani universitari,non hanno per me capito niente della vita,
    Buona giornata a tutti
    Andrea M.

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