Molte volte, a Cuba,
parlando di fulano che lavorava in quella tale empresa statale, mi
sono sentito dire che aveva chiesto ed ottenuto la “baja”.
Non ho mai capito, ne ho
approfondito, se quel termine volesse dire che effettivamente il tipo
si era licenziato oppure aveva preso una sorta di aspettativa.
La leggerezza con cui,
nella maggiore delle Antille, si rinuncia ad un posto di lavoro e'
figlia dei miserandi salari che lo stato elargisce ai suoi
dipendenti.
Nessuno vive dei 15/20 cuc
mensili governativi, aiutano certo ma non ci si vive.
La gente conserva un posto
di lavoro un po' per trarne vantaggi....secondari, molto per una
questione di immagine, non avere un lavoro oltre ad attirare
attenzioni non desiderate rischia di far definire il protagonista un
“vago” da parte di tutto il barrio.
Il salario pero' non e'
certo il motore che spinge la gente a conservarsi un posto di lavoro,
anche se 20 cuc, per il poco che il lavoro richiede, non sono da
buttare via.
Di conseguenza la maggior
parte dei cubani cambia spesso lavoro, passando da uno manuale ad uno
d'ufficio, per tornare poi ad un altro manuale come se niente fosse.
Ovviamente fuori da questo
discorso rimangono i dipendenti del servizio sanitario che, invece,
si tengono stretto il posto nella speranza di qualche missione
internazionale che, oltre a fornire una opportunita' di....non
ritorno, rappresenta la possibilita' di guadagnare finalmente dei
soldi veri.
Quasi sempre un medico,
tornato da 2 anni di missione, acquista una bella casa, un carro, un
motor a cifre impossibili per chi frequenta un normale salario
cubano.
Questa idiosincrasia a il
mantenere un lavoro si riscontra anche nei/nelle cubani/e che vivono
all'exterior.
Raramente mantengono un
lavoro, quasi sempre lo cambiano oppure vengono lasciati a casa per
scarso rendimento, mancato rispetto degli orari e cose simili.
Ovviamente senza
generalizzare, ce ne sono altri (pero' in bassa percentuale) che si
comportano in modo differente.
Questo per dire che a Cuba
la perdita di un posto di lavoro non e' vista come una tragedia senza
fine come accade da noi, la fine del salario non rappresenta la fine
di ogni entrata ed il salario stesso non risolve mai, da solo, le
incombenze del vivere quotidiano come accade in ogni altra parte del
mondo.
Sto' tristemente seguendo
la vicenda dell'Embraco di Riva presso Chieri, periferia torinese
verso l'astigiano.
Verranno lasciate a casa
497 persone, l'altro ieri c'e' stato un incontro col ministro che poi
ha definito “gentaglia” la proprieta' ed i loro consulenti del
lavoro.
La ditta e' parte di una
multinazionale, non va affatto male ma la Slovacchia (W l'Europa...)
ha assicurato una tassazione di molto inferiore a quella nostrana e
cosi'....tutti a casa.
Il governo ha proposto 9
mesi di cassa integrazione, ci sono acquirenti importanti interessati
a rilevare il pacchetto, ma la proprieta' e' stata irremovibile
indicando come motivazione dei licenziamenti...le oscillazioni del
titolo in borsa.
497 persone lasciate a
casa per un titolo in borsa....
In alcuni casi si tratta
di marito e moglie che lavorano entrambi nella ditta, quindi una
famiglia ridotta a zero reddito.
Questa e' la grande
differenza con Cuba.
In Italia, ma direi in
tutta Europa, un salario e' la vita, la perdita dello stesso e' una
vera e propria tragedia che investe un nucleo famigliare come se
fosse uno tsunami.
Un mutuo, la rata di una
macchina, la retta dell'asilo dei figli, i libri scolastici, la
spesa....tutto viene messo in discussione.
Senza contare poi le
conseguenze sulle persone coinvolte, ritrovarsi a 40/50 anni senza un
lavoro puo' far sentire le persone responsabili del fallimento di una
vita intera, non poter far fronte alle esigenze basiche della propria
famiglia puo' spingere molti alla disperazione, a volte a gesti
inconsulti.
Un datore di lavoro
dovrebbe anche avere un senso di responsabilita' nei confronti dei
propri dipendenti che sono persone, non numeri, ma questo e' il
capitalismo.
A Cuba un salario
e'...qualcosa, da noi, spesso, la vita stessa.
Santa Fè - GRANDE Sofia Goggia ORO Olimpico!! la levataccia è stata premiata da questa splendida discesa, che emozione..
RispondiEliminaGrande davvero.
EliminaComunque negli sport invernali i nostri sono quasi tutti appartenenti ai gruppi militari.
Sport di stato....come a Cuba.
cuba il bello di cuba perso il lavoro altro è veramente unica al mondo sotto questo punto di vista tipo la cosa di embraco molta gente la vedo nella merda seria però come dici te il capitalismo è questo ciccio simone il romagnolo
RispondiEliminaE' questo...ed e' una bella merda aggiungo.
EliminaI veri capitalisti non si dimenticano mai che dietro ad ogni operaio c'era una famiglia.
Pagare ogni mese 667 euro di mutuo. Alzarsi al mattino quando è ancora buio. Mettersi in auto per 60 chilometri con la pioggia, con la neve, con la stanchezza del giorno prima ancora nelle ossa per arrivare in tempo - alle sei in punto - a timbrare il cartellino a Riva presso Chieri. «Era la mia vita. Era una buona vita, nonostante tutto». E adesso? Adesso che sembra tutto finito, se non ci sarà un miracolo, Daniele stringe la corda che lo lega al cancello della fabbrica e impreca. E se non piange è perché «gli uomini non lo fanno». Perché gli operai sono così, mani grosse, giubbotti del mercato, visi sfatti e lacrime in privato.
RispondiEliminaNella Torino post operaia, quella delle grandi fabbriche, delle tute blu che nei giorni di sciopero paralizzavano la città, la storia dell’Embraco è l’ultima fotografia di una classe che non c’è più. Gli operai appunto. Quattrocento 97 se andranno via da qui, dove un tempo ce n’erano fino a 2300, e avevano la mensa interna, i bus che li andavano a prendere e portare a casa. E se dicevano al capo del personale «C’è un posto per mio fratello» o per mia moglie, o per mia figlia, fino a quindici anni fa potevi star sicuro che glielo trovavano. Era la vecchia storia della fabbrica-famiglia.
«Era la nostra Fiat», ti spiega Marco Bertero, un altro che in questa fabbrica ha passato 30 anni. Una vita. Come quella di Daniele che se ne sta lì legato alla cancellata e racconta che ormai è tutto finito. Che non è come la crisi del ’94: «Quando andavamo a bloccare le strade. Oggi se lo fai ti denunciano. E vai a processo. E sono altri guai». La grossa corda arriva dalle officine, è di quelle che si usano per sollevare i carichi ultra pesanti.
E Daniele è un po’ l’emblema di dei quasi 500 uomini e donne che tra un po’ saranno senza lavoro. «Io ero un operaio semplice. Da 1500 euro al mese. E non sono pochi soldi, sai. Mia moglie fa la maestra. E con due stipendi tiravamo avanti più che bene. Certo non potevi esagerare. Ma abbiamo tirato su una famiglia e abbiamo comprato la casa, con tanti sacrifici». Già, i sacrifici. In questa spianata che è il piazzale davanti all’Embraco non ce n’è uno che non parli dei «sacrifici». Quelli fatti. E quelli che speravi di fare, «tanto un lavoro ce l’avevi». C’è chi ha cambiato auto. Chi è l’unico «che riempie il frigorifero». E anche chi, nonostante tutto, ha pensato di mettere su famiglia. Il suo nome è Vincenzo. Gli hanno detto che era finita mentre stava impazzendo di gioia.
«Saremo genitori. Sono due gemellini», gli aveva detto la moglie poco prima. Oggi Vincenzo non c’è sul piazzale, dove ci fanno le dirette tv. Dove si parla di politica, di calcio e di lavoro. Dove Daniele sgranocchia - finalmente slegato dopo quattro ore appiccicato alla cancellata - un panino di quelli delle macchinette automatiche. Prima di tornare al muro.
RispondiElimina«Io qui dentro facevo un lavoro basso. Lavavo i motori dei frigoriferi prima che gli altri li finissero. Ho fatto anche altro, quando ero più giovane. Adesso mi bastava. Ero contento così». «Eravamo una fabbrica modello, con produzioni più alte che in ogni altro stabilimento del gruppo. Lasciavamo di stucco i cinesi, stupivamo tutti per le nostre capacità produttive», spiega Silvano Zaffalon, che oltre a essere uno che qui dentro ha lavorato più di vent’anni, è anche il delegato della Uilm. «Eravamo». Lo dice lui. Lo ripete Daniele. Lo dicono tutti gli altri: «Eravamo una fabbrica». «Eravamo uomini che lavoravano».
E questa era Riva presso Chieri, paese che si stende sulle colline tra il torinese e l’astigiano. Un posto dove non trovavi - fino a quindici anni fa - uno senza impiego. C’erano le tessiture. C’erano fabbriche in ogni angolo. E qui dove c’è l’Embraco - che prima si chiamava in un altro modo - c’era l’industria vera. Oggi ha chiuso l’ex Favretto, dove producevano macchine per rettifiche, si è arresa una cartotecnica. Ha abbassato le serrande una tessitura. Tutto in meno di un chilometro.
Daniele, perché e venuto a lavorare qui? «Perché era un buon posto. Un grande azienda ti dava sicurezza: avevamo avuto crisi in passato, ma erano arrivati gli ammortizzatori sociali. E poi c’era il marchio di una grande fabbrica di elettrodomestici alle spalle. Sembrava tutto perfetto». Da quanto tempo lavora qui? «Da 25 anni. Ne ho 54 anni. E alla mia età chi mi prende ancora a fare qualcosa?». Di chi è la colpa di tutto questo? «Dei politici. Che dovevano tutelare i lavoratori. Invece hanno lasciato fare, e quegli imprenditori si sono presi i nostri soldi e li hanno usati per fare gli affari loro. E a noi hanno dato un calcio nel culo».
Santa Fè - Riguardo al post, a Cuba si riesce a sopravivere con pochi dollari perchè lo stato non ti deprime con le tasse, se stai sereno ed accorto fai una vita decente con 150 dollari al mese (3750 pesos mn), qui da noi non basta staccare luce ed acqua per salvare perlomeno la casa..trovano sempre il cavillo per farti perdere tutto.
RispondiEliminaSe uno si accontenta di una passeggiata, di andare a pescare, di una partita a domino e di un trago il fine settimana Cuba è la sua casa, d'altronde cosa conta nella vita più della quiete e della serenità?
La casa? con 25.000 $ a Playa(Habana) si trovano appartamenti molto più che decenti.
Santa Fe dove hai letto questi annunci di vendita? Perchè mi interessa e sto facendo un pensierino a comprar casa proprio in Playa
EliminaSanta Fè - Buongiorno Valter, se non hai grandi pretese.. :
Eliminahttp://casas-en-cuba.blogspot.com/2018/02/casa-alto-24-playa29a-y-72todo.html
Casomai ti fosse possibile, un'altra idea sarebbe quella di acquistare una placa edificabile in una bella zona con bel panorama e tirar su i muri.
In ogni caso quando scendi giù trovi molte occasioni che non compaiono on-line, metti alla ricerca qualcuno che alla fine si metterà in tasca 1000cuc per il lavoro.
Molti cubani vivono con una cifra decisamente inferiore, ma la luce costa 4 bagigie, non c'e' il riscaldamento, a tavola qualcosa ci si riesce a mettere.
RispondiEliminaDa noi cosa ti inventi oramai?
hola! cuba e itaglia hanno in comune i salari da fame, nella isla però nessuno si accontenta ed è abituato a luchar mentre qui si va avanti con i genitori. Parlare di stipendi dignitosi qui fa ridere visto che al massimo puoi solo alimentarti e non avere debiti e questo si riflette in ogni ambito vedasi scarso potere d'acquisto quando si va a cuba "in vacanza" e non parliamo di lussi ma di dignità che quasi non esiste. Per non parlare dei nuovi contratti per esempio ingenieri 30 enni a 1400-1500 al mese e si accontentano.......figuriamoci quelli che non hanno lauree quasi decenalli e costo della vita altissimo. Non se ne esce. chao Enrico
RispondiEliminaCall Center a prendersi insulti al telefono.
RispondiElimina6 ore al giorno 500 euro al mese.
Ne ho un paio che vengono in palestra
esatto stipendi da fame in ogni ambito, ma pensiamo anche un quadro direttivo di alto livello sotto dirigenza di azienda, banca, stato che prende 3000,00 E circa se ci pensiamo diviso 30 ( visto che si spende anche il sabato e domenica ) fanno 100 e al g diviso 8 ore fa 12,5 e per 1 h........ ed il futuro sarà peggio , però ridono tutti ormai rassegnati alla non dignità Enrico
RispondiEliminaIn pochi anni si sono perse decenni di conquiste sociali.
RispondiEliminaSanta Fè - Le parole di Enrico "al massimo puoi solo alimentarti e non avere debiti" sono una fotografia insindacabile, non aggiungo la voce spese sanitarie perchè stiamo rasentando il terzo mondo, chi non può pagare muore.
RispondiEliminaOra come se non bastasse sta riesplodendo la violenza di matrice politica, gli anni di piombo non hanno insegnato nulla.
Giovani dei centri sociali e delle fazioni di destra che per un ideale perderanno la vita e se gli andrà bene passeranno i loro migliori anni in carcere (Curcio, Fioravanti etc etc),
la mia sensazione è che siamo già troppo avanti per tornare indietro, gli stessi errori del post 68.
Alla prima vittima di una delle parti inizierà la discesa.
Si mette male davvero.
Infatti non ero d'accordo con Carlito che definiva anacronistico il fascismo e il Comunismo che MAI vanno messi sullo stesso piano.
RispondiEliminada Livio
RispondiEliminaciao come va? ogni tanto ci sono anche io. Argomento molto spinoso, sono d'accordo con i commenti e la cosa mi tocca molto da vicino. Io ormai sono alla fine e rispetto alla media mi diverto ancora facendo la spola con Maceiò poi ho vissuto gli anni 80 e 90 quindi non è andata male. Però ho un figlio 45 enne + nipote che contribuisco attivamente a mantenere, il bello è che ha pure una laurea e un ruolo di responsabilità dove lavora - divorziato da un paio d'anni - . Tra generazioni c'è un abisso e mi chiedo ma quando non ci saremo più come faranno? certo dovranno abbassare ulteriormente il livello di vira ma ce la faranno? i prezzi sono tarati per un paese ad alto reddito ma qui non è così. Poi certo come dite uno si può accontentare di 5 euro all'ora, non fa debiti ma vivere così nel mondo globale non è facile quindi o si hanno 500 mila euro da parte a cui attingere o non è vita degna.
Il mondo si e' capovolto.
RispondiEliminaUna volta si facevano un mare di figli perche' poi aiutassero i genitori una volta anziani.
Ora sono i genitori che devono,con la loro pensione, aiutare i figli 30/40 enni su cui si sono abbattute le sventure della vita.
Dipendenti in sciopero e disagi per i viaggiatori di Air France, che prevede di cancellare metà dei suoi voli a lungo raggio da Parigi di oggi, a causa dello sciopero dei dipendenti che interessa piloti, equipaggi l’equipaggio e personale di terra. Lo ha annunciato la direzione della compagnia.
RispondiEliminaAir France prevede di fornire un totale di “75% del suo programma di volo, dato un tasso di sciopero stimato al 28% per questo giorno”, ha detto in una nota. Ma la compagnia fornirà “solo il 50% dei suoi voli a lungo raggio da Parigi”. Si specifica che “il 75% dei suoi voli a medio raggio da e per Parigi-Charles de Gaulle” sarà assicurato, insieme all’85% dei suoi voli a corto raggio.
Inoltre, aggiunge l’azienda, “interruzioni e ritardi non sono esclusi”, indicando che il programma di volo verrà aggiornato con 24 ore di anticipo.
“Air France si rammarica di questa situazione e farà ogni sforzo per ridurre al minimo i disagi che questo sciopero può causare ai propri clienti”, si legge ancora nella nota che invita a controllare su www.airfrance.com “se il loro volo è operato prima di arrivare in aeroporto” .
L’azienda consiglia ai clienti “che hanno prenotato un volo per il 22 febbraio di rimandare il viaggio o modificare la prenotazione senza spese” e ha specificato di aver inviato “circa 60.000 SMS e messaggi” per informare individualmente i clienti prima dello sciopero. I viaggiatori potranno “posticipare il completamento del viaggio fino al 27 febbraio incluso senza alcun costo per i posti limitati disponibili,” o “ricevere un credito valido per un anno su Air France o KLM per un rinvio oltre il 27 febbraio un cambiamento di destinazione o di punto di partenza o per la cancellazione del biglietto “, ha aggiunto la nota.
A sentire questi fatti, anche in Abruzzo la Honeywell sta spostando la produzione in Cecoslovacchia e circa 500 persone perdono il lavoro, sono sempre più convinto che la parola ripresa economica sia solo nella testa di Gentiloni e C. mi chiedo come si fa ad essere così ingenuo, per non dire bugiardi.P68
RispondiEliminaBella mossa far entrare nella comunità europea certi paesi....
RispondiEliminaFatico a trovare punti positivi all’unione Europea come é oggi.
EliminaTornando su Cuba, il cuentapropismo e i bassissimi salari hanno ormai creato l’effetto che chi può fa qualche lavoretto in proprio o apre un attività, e le imprese statali faticano a trovare personale un minimo adeguato, perché o lavorandoci hanno modo di arrotondare con qualche escamotage... altrimenti chi glielo fa fare per 30cuc mensuali ....;fuori, arrangiandosi, si guadagna sicuramente di più con molto meno tempo...
No anonimo grazie
RispondiEliminail problema che il cuantroportista anche a cuba deve avere i dindi per iniziare o le da da esterior se no lo prende nel culo punto ciccio simone il romagnolo no e fazil se no tutti a cuba andavamo
RispondiEliminaNon solo per iniziare.
EliminaQualunque attivita' in ogni parte del mondo ha necessita' di un periodo di avviamento, capita che ci si debba mettere altri soldi, se non ci sono....chao pescao.
Milco hai saputo niente tu di questo?
RispondiEliminaGobierno cubano planea severas sanciones para controlar a cuentapropistas
Quienes incurran en un delito tipificado como "Actos en Perjuicio de la Actividad Económica de la Contratación" podrían recibir sanciones de entre 8 y 20 años de cárcel.
El gobierno cubano está enfrascado en la adaptación de una vieja figura legal punitiva que le permita controlar el auge del cuentapropismo y la actividad comercial independiente,y poner freno al crecimiento de la iniciativa privada en las circunstancias actuales del país.
Mientras las autoridades se reúnen con grupos de trabajadores autónomos para explicar lo que se espera de ellos, al más alto nivel gubernamental se han dado órdenes a la Fiscalía General de la República para adaptar las leyes de manera que permitan un control más estricto sobre los cuentapropistas, según conoció Martí Noticias.
“El delito se tipificaba como Actos en Perjuicio de los Planes Económicos de la Contratación Estatal, pero ahora se les aplica a ciertos cuentapropistas como Actos en Perjuicio de la Actividad Económica de la Contratación”, explicó una fuente relacionada con la Fiscalía General.
No se trata de simples sanciones, pues oscilarían entre 8 y 20 años de cárcel.
En el 2016, el 7mo. Congreso del Partido Comunista de Cuba definió la necesidad de “avanzar en el perfeccionamiento del sistema empresarial, otorgando gradualmente a la dirección de las distintas entidades nuevas facultades”, para lo cual fue necesario derogar un Decreto y un Acuerdo del Comité Ejecutivo del Consejo de Ministros, donde se establecía el Reglamento General de la Empresa Estatal y las normas sobre la Unión y la Empresa Estatal, que datan de los años 1979 y 1988, respectivamente.
El pasado 12 de diciembre, la Gaceta Oficial Extraordinaria No.58 publicó y puso en vigencia un conjunto de normativas jurídicas supuestamente para avanzar en el perfeccionamiento del sistema empresarial estatal, asignando a todas las empresas mayor autonomía.
Aunque se eliminó la dispersión legislativa existente de entonces y se generalizaron conceptos, funciones y facultades para empresas estatales, la escasa rentabilidad y la falta de incentivo no consiguieron alcanzar el resultado esperado y, en breve período de tiempo, las entidades privadas alcanzaron mayor importancia en el sistema empresarial cubano, superando, con creces, a entidades del estado.
De acuerdo con la información obtenida por Martí Noticias, desde principios del 2018, una comisión estatal integrada por representantes del Ministerio del Trabajo, la Policía, Migración, el PCC, Salud Pública, y la CTC, convoca por grupos a diferentes trabajadores por cuenta propia ligados básicamente al turismo.
En las reuniones con los cuentapropistas, las autoridades les explican la necesidad de declarar a todos los empleados en una nómina, y recomiendan hacer contratos privados que definan los derechos y obligaciones de las partes. Pero, en paralelo, ya han legislado adaptando una añosa figura legal, recogida en la Sección Séptima del Código Penal cubano, anteriormente diseñada exclusivamente para empresas estatales.
“No se trata de una medida insignificante, porque cuando al considerado culpable se le aplica la menor cuantía, las sanciones pueden ir desde 3 a 8 años de privación de libertad; pero cuando se le aplica la mayor cuantía, entonces la sanciones van desde 8 a 20 años”, indicó el testimoniante.
Todo eso sin contar que las sanciones accesorias incluyen la confiscación de todos aquellos bienes que el juez considere relacionados con delito.
Los casos a los que se les aplica esta modificación de la ley están siendo atendidos por abogados del bufete colectivo ubicado en 41 y 60, en el municipio Playa, bautizado por la población como el bufete de los cooperativistas.
Guarda che a Tunas gia' lo stanno applicando, un ex paladar di 2 piani e' oggi sede di uffici del ministero della salute.
EliminaIl dueno al gabbio.
Massimo Gramellini
RispondiEliminaAndrea e Senes lavorano all’Embraco da quando erano ragazzi, si sono conosciuti e innamorati lì, in mezzo ai frigoriferi. Ma tra un mese la fabbrica li manderà via, con altri cinquecento disperati, per trasmigrare in Slovacchia. Per quella coppia di operai la perdita del posto non significa soltanto rimettersi in gioco a un’età in cui di solito si tracciano i primi bilanci esistenziali. Significa non sapere più come onorare il mutuo della casa, la rata dell’auto, la mensa scolastica della bambina.
Nel respingere la mediazione del governo, i dirigenti della multinazionale (definiti «gentaglia» dal ministro Calenda) hanno giustificato i licenziamenti con le pressioni della Borsa. E qui vorrei che qualche economista mi illuminasse. Se ciò che rende felice un operatore finanziario getta altri esseri umani nella disperazione, non sarà che il sistema è impazzito? In un mondo sano di cuore e di mente, la Borsa dovrebbe eccitarsi per l’assunzione di cinquecento operai e deprimersi per la loro cacciata, non il contrario. Calenda ha ricordato la responsabilità sociale d’impresa, sancita dalla Costituzione, ma oramai certi concetti sembrano relitti di un’epoca perduta, come i pantaloni a zampa d’elefante. Restando più terra terra, viene da chiedersi: Andrea e Senes sono lavoratori e consumatori al tempo stesso. Se loro, e quelli come loro, non percepiranno più uno stipendio, a chi li venderà in futuro, la multinazionale, i suoi meravigliosi frigoriferi?
Ancora bronzo della Fontana!
RispondiEliminaHola Milco, tu hai mai preso un treno a Cuba? Alessio
RispondiEliminaLa Unión de Ferrocarriles de Cuba (UFC) recibió el miércoles en el puerto de La Habana ocho locomotoras de fabricación rusa, las cuales constituyen el segundo lote de unas 75 previstas hasta 2021.
Cada una de las máquinas, entregadas por el fabricante Sinara, tiene un costo de un millón de euros y asumirán operaciones de transporte en sectores estratégicos de la economía, precisó un reporte televisivo.
De acuerdo con Rolando Navarro, vicedirector de la UFC, las nuevas locomotoras se destinarán al sistema azucarero, el transporte de combustibles y a las cargas generales.
“Llevamos 20 años explotando este tipo de locomotoras; en esta ocasión se trata de coches mejorados y modernizados”, dijo.
Según el funcionario, la UFC tiene previsto un grupo de inversiones importantes que incluyen vagones de pasajeros e implican a las vías férreas y los sistemas de comunicaciones para las operaciones ferroviarias.
En el caso del presente lote, cuatro de las máquinas tendrán su base en la provincia Villaclara (centro) y otras cuatro en Holguín (oriente).
Tras la descarga, las locomotoras serán llevadas al centro de atención técnica ferroviaria en la Zona Especial de Desarrollo Mariel, donde pasarán por las fases de desconservación y puesta en marcha.
El primer lote de la contratación llegó a Cuba en noviembre del pasado año. En esa oportunidad fueron recibidas en la isla siete máquinas.
NON PRENDO UN TRENO IN ITALIA DA LUSTRI....FIGURATI A CUBA CARO ALESSIO...
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