L'altro giorno, su Rai 5, hanno trasmesso uno special dedicato ad Alicia Alonso.
Se, en el sendido comune,
Fidel e' il Rey de Cuba, senza ombra di dubbio Alicia Alonso ne e' la
Regina.
Giusto per fare un termine
di paragone, sicuramente inadeguato; quando penso a un giocatore di
tennis che rappresenta il tennis stesso penso a Federer, se penso a
una interprete della danza che E' la danza stessa non posso non
pensare ad Alicia Alonso.
La sua storia e' del tutto
particolare e fuori dall'ordinario, come spesso accade a cubani
entrati nella leggenda.
Basti pensare che, a 20
anni, era gia l'etoille del New York Ballet.
Dieci anni dopo,
semplicemente, era la ballerina piu' famosa del mondo, parlo di 10
anni prima del Triunfo de la Revolucion.
La sua formazione dal
punto di vista artistico fu italiana, infatti il suo primo vero
maestro fu' un paisa'.
Successivamente amplio' il
suo repertorio grazie ad alcuni ballerini russi fuoriusciti che
vivevano negli Stati Uniti.
Dopo la Rivoluzione, venne
in contatto con la scuola sovietica vera e propria, come ha affermato
lei, l'attuale balletto cubano e' un mix fra il gusto italico, il
rigore sovietico e la fantasia caraibica.
Quando Fidel diede inizio
all'epopea rivoluzionaria aderi' subito all'idea, facendo giungere
una missiva al Comandante en jefe mentre quest'ultimo si trovava
nella Sierra Maestra, ricordandogli che nella nuova Cuba la cultura
doveva avere uno spazio importante.
Quando i barbudos presero
il potere torno' in Patria, decidendo di mettersi al servizio totale
del suo paese.
Racconta spesso di come,
una sera, mentre stava cenando con il marito e il fratello nella sua
casa de La Habana, a un certo punto la strada sotto casa si riempi'
di camionette militari e di policia.
Era Fidel.
Le chiese, eravamo appena
dopo il Triunfo de la Revolucion, se era pronta a mettere in piedi
un'accademia di Danza, una scuola che sarebbe stata di esempio al
mondo.
Le domando quanto denaro
le serviva, lei disse la cifra e lui le rispose “ti do' il doppio
ma datti da fare”.
Da quel momento si mise
all'opera per creare prima fisicamente un'istituto dove sarebbero
potuto nascere le nuove stelle della danza cubana, poi formando e
dirigendo, fino ad oggi, il ballet de Cuba.
Anche nei momenti piu' bui
del periodo especial quando a Cuba non c'era nulla, il ballet de Cuba
poteva uscire dal paese e andare in giro per il mondo rappresentando
l'immagine dell'isola in lotta col potente vicino del nord.
E dire che a 19 anni
inizio a perdere la vista e che dall'eta' di 30 anni, nonostante
varie operazioni, sia praticamente quasi cieca.
La aiutavano, sul palco,
le luci e il sapere che i suoi compagni si trovavano esattamente dove
lei si aspettava che fossero.
Ha ballato fino ad oltre
60 anni condividendo il palco coi piu' grandi ballerini di ogni
epoca.
Ballo' anche, in un'unica
esibizione in Italia, col divino Nereyev, gia' malato di aids.
Il suo cavallo di
battaglia fu Giselle, un opera che la consacro' nel mondo.
Una delle sue
peculiarita', imparata dal maestro italiano, erano i salti.
Di solito le ballerine
evitano questo fondamentale, specifico dei ballerini maschi.
Troppi rischi di farsi
male e troppo esposte caviglie e ginocchia.
Lei invece zompava come un
grillo e questo, nel panorama della danza mondiale, la rendeva unica.
Oggi, a 94 anni, ma c'e'
chi giura che ha passato il secolo di vita, e' ancora al suo posto
anche se le gambe l'hanno abbandonata definitivamente.
Ogni 2 anni a La Habana si
organizza un festival di balletto dove arrivano compagnie da tutto il
mondo, le migliori, appositamente in onore suo, per renderle omaggio.
Certo anche il Ballet de
Cuba ha i suoi bravi problemi, ogni tanto qualche ballerino, durante
le tournee si....dimentica di rientrare in patria ma e' il problema
di sempre.
Come mi disse due anni fa,
la capitana di allora della nazionale di hockey su prato; “sarai
anche una stella, una gloria del deporte ma con quel salario...non
vivi”.
Alicia Alonso poteva fare
una vita milionaria, scegliere l'occidente luminoso, le grandi
riviste e i grandi teatri.
Invece ha scelto di
tornare a Cuba, di aiutare la Rivoluzione, ha messo la sua faccia e
il suo enorme talento a disposizione del suo popolo.
Scusate se e' poco.
Davvero è la regina di Cuba. Stefano
RispondiEliminaSperiamo tenga duro anche lei
EliminaDe André in una sua canzone diceva che "un nano é una carogna di sicuro perché ha il cuore troppo,troppo vicino al buco del culo". Chissá cosa avrebbe detto di un cieco,nel caso specifico della pseudo ballerina Alicia,un'altra rivoluzionaria comunista facendo la vita da capitalista...
RispondiEliminaFabrizio de Roma
Poi non si dica che non sono democratico . . . . Sopratutto nel caso del tuo post. . .
EliminaPiù che una stella sulle punte, Alicia Alonso è un monumento vivente all'idea di diva del balletto, e il "Premio alla Carriera" che riceverà sabato (2012) a Positano (nell'ambito della manifestazione "Positano premia la danza", intitolata a Léonide Massine e giunta alla quarantesima edizione), è solo l'ultimo tassello di una valanga di riconoscimenti attribuiti a questa protagonista di un percorso spettacolare, probabilmente il più straordinario che ci sia stato nella storia del balletto. Non solo per la longevità artistica di Alicia, ma per certe sue caratteristiche miracolose, essendo stata afflitta da gravi problemi visivi. E' fenomenico che abbia danzato "al buio", per vari anni, balletti come "Giselle" e "Il lago dei cigni", con tecnica perfetta e stile meraviglioso. Rigore, impegno e volontà, unite alla forza di una geniale personalità artistica, hanno plasmato il miracolo Alonso.
RispondiEliminaUfficialmente novantaduenne (ma c'è chi dice che veleggi verso i cento), la formidabile
signora splende come "ballerina assoluta" della propria generazione, sovrana sulla scena internazionale nella metà secolo scorso e per almeno un paio di decenni. Inoltre sono tante le implicazioni politiche e sociali della sorte di questa dama di ferro, fondatrice di una scuola nazionale, quella cubana, che ha prodotto l'ottimo Ballet Nacional de Cuba e una serie di interpreti eccelsi sparsi in giro per il mondo. "Ancella" culturale di Fidel Castro, che ne ha fatto la bandiera dell'arte cubana investendo sul suo ensemble e su una diffusione capillare della danza nell'isola, Alicia è tuttora un'apparizione impressionante per carisma, come un'icona di se stessa.
Signora Alonso, pare che i suoi problemi agli occhi non le abbiano mai tolto il sorriso e l'entusiasmo.
RispondiElimina"La mia malattia alla retina venne scoperta nel 1941, quand'ero all'inizio della carriera", riferisce durante la sua sosta a Roma, dove il sindaco Alemanno l'ha ricevuta in Campidoglio. "Mi fecero un'operazione agli occhi e restai a letto per un anno, e in quell'immobilità danzavo nella mia mente, fissando nel ricordo ogni dettaglio dei balletti già eseguiti. Quand'ero giovane i medici mi dissero che avrei dovuto smettere di ballare, se non volevo far precipitare gli occhi. Ma io non ho pensato mai di ritirarmi, anzi: credo che la mancanza della vista mi abbia reso più sensibile e musicale".
Quale incontro, nella sua lunga vita artistica, l'ha influenzata di più?
"L'italiano Enrico Zanfretta fu il mio maestro. Fondamentale, negli anni Quaranta, fu il mio lavoro come ballerina nell'American Ballet Theatre. E decisive furono le collaborazioni con coreografi immensi come Fokine, Massine, Balanchine, Tudor, Bronislava Nijinska... Ma francamente la personalità che più mi ha condizionata sono io stessa. Ho sempre dato ascolto soprattutto al mio sentire. A dieci anni feci la mia prima lezione di balletto e compresi che era la mia strada. Non ho mai cambiato idea. Sono nata per ballare e la danza è la mia unica fede".
Crede nel balletto tradizionale?
"Certo. Io sono una ballerina profondamente e radicalmente classica. Ho proiettato la tecnica russa e italiana nell'energia cubana e oggi esiste uno stile che fa capo a Cuba e trionfa nel mondo. Quando andavo in tournée in Europa come star dell'American Ballet Theatre, i giornalisti mi chiedevano: ma come? Una ballerina sulle punte? A Cuba non esistono solo le rumberas? Oggi non è più così. Grandi stelle cubane popolano le massime compagnie di balletto".
Ci parli della sua amicizia e collaborazione con Fidel Castro. Com'è riuscita a farsi sostenere tanto nel suo lavoro a Cuba?
"Il Comandante viene spesso ai nostri spettacoli, e quando vi assiste fa domande, s'informa, vuol sapere tutto... Ricordo che quando era ancora nella Sierra, a lottare in clandestinità, gli mandai un messaggio, pregandolo di tener conto, in un suo futuro governo, della diffusione della cultura. Dopo la rivoluzione si presentò alla mia porta chiedendo: Molesto? Disturbo? Voleva organizzare con me una nuova grande scuola di danza a Cuba. Il suo motto era: la cultura al popolo. A Cuba l'idea pedagogica è potente e l'insegnamento è gratuito, che si tratti di balletto, pittura, poesia, musica, teatro... Qualsiasi contadino può diventare un artista, se prende sul serio questo lavoro".