Vi posto il video completo
del discorso di Raul a la cumbre de las Americas.
Invece degli otto minuti
previsti per ogni discorso, ha parlato per oltre 49 riprendendosi,
come ha detto, anche il tempo degli altri 6 incontri a cui Cuba non
era stata invitata.
Per fare chiarezza occorre
dire che, dal principio, neanche a questa cumbre la presenza della
maggiore delle Antille era sicura.
C'era il veto americano,
ma i paesi dell'Alba, o buona parte di essi, avevano minacciato di
non essere presenti nel caso che l'Avana fosse stata, ancora una
volta, esclusa dall'incontro.
Raul a parlare in pubblico
e a gigioneggiare ci sta' prendendo gusto.
Ricorderete i suoi primi
interventi, subito dopo aver rilevato il potere dal fratello.
Brevi, secchi, essenziali
quasi fosse schiacciato dall'improponibile paragone col loquacissimo
Fidel.
Piano piano ha imparato a
fare discorsi, a viaggiare a braccio e a “tenere” una platea
esattamente come e' accaduto nel fine settimana.
Gran bel discorso quello
del NOSTRO presidente (proprio non ci riesco a considerare Mattarella
il mio...).
Schiena dritta, orgoglio,
memoria storica e nessun tradimento dei propri ideali.
Oddio...l'ha presa un po'
alla larga partendo dai secoli scorsi, forse ha indugiato un po'
troppo su Playa Giron, ma Cuba si e' guadagnata ampiamente il diritto
di ricordare i propri eroi.
Sono anche abbastanza
d'accordo sul giudizio, anche se interessato, dato su Obama.
Il presidente americano,
dopo una primo mandato deludente, sta' cercando di mantenere alcune
delle promesse fatte in campagna elettorale.
Poteva fare molto di piu'
ma la costituzione di quel paese permette alcune cose al proprio
presidente, ma non ne permette altre, senza il l'appoggio del
congresso.
Una cosa e' certa.
Dopo questo discorso di
Raul e quella stretta di mano nulla sara' piu' come prima.
Si e' ufficialmente
conclusa un'epoca, se ne apre un'altra di cui, a oggi, riusciamo solo
a vedere i contorni.
Salutiamo la Cuba che
abbiamo conosciuto in questi anni, ( per me sono stati ben 15) che
abbiamo amato e che restera' sempre nel nostro cuore.
Si apre un'epoca nuova,
conosceremo un paese nuovo che potra' piacerci o meno.
Ricordiamoci sempre che se
non dovesse piacerci avremo molte alternative, i cubani hanno solo la
loro isola in cui vivere o da cui scappare.
Sono un uomo che tiene
conto del proprio passato ma che e' anche proiettato verso il futuro,
non ho paura dei cambiamenti, nel mio piccolo vorrei riuscire a
cavalcarli.
Finisce sicuramente la
Cuba dei turisti pezze al culo, di quelli che considerano i 4
centavos che hanno in tasca il passaporto per credersi migliori di
cio' che in realta' sono.
Cuba verra' tolta dalla
lista dei paesi canaglia, apriranno le ambasciate, il bloqueo verra'
tolto e arriveranno americani pieni di soldi e di voglie.
Il ventello con cui si
sono risolte molte......cose diventera' una barzelletta, esattamente
come chi pensa che ancora possa avere lo stesso valore di prima.
Abituiamoci a una Cuba
nuova, a nuovi orizzonti e, per chi ne ha, a nuovi progetti.
A La Habana quello che e'
accaduto a Panama e' stato accolto come se fosse un giorno di festa,
mentre a Miami, in determinati circoli, con molto scetticismo, quando
non con rabbia.
I repubblicani, Rubio in
testa, faranno un po' di resistenza ma alla fine cederanno anche
loro.
Non c'e' nulla di
ideologico nel riavvicinamento americano, semplicemente un mercato di
11 milioni di abitanti, dove serve tutto, a 90 miglia dalle proprie
coste, non poteva essere lasciato in mano a Cinesi, russi, brasiliani
ed europei.
Pero' mai come in questo
caso vale il detto che a caval donato non si guarda in bocca.
Come ho detto altre volte
l'orologio della storia non torna indietro mai.
Non facciamolo anche noi
restando nostalgici di una Cuba che, probabilmente, non vedremo piu'
ma di cui difficilmente ci dimenticheremo.
Hasta la Victoria Siempre!
Il futuro e' un grande punto interrogativo. Stefano
RispondiEliminaVero. ma nessuna paura......sapremo cavarcela sempre.
RispondiElimina"Non restiamo nostalgici di una Cuba che, probabilmente, non vedremo piu', ma di cui difficilmente ci dimenticheremo...Hasta la Victoria Siempre!"
RispondiEliminasono quasi commosso...
Freccia
tremendissima photogallery...
RispondiEliminahttp://tg24.sky.it/tg24/mondo/photogallery/2014/12/17/cuba_stati_uniti_dall_embargo_al_disgelo_relazioni_ambasciata_avana.html
Freccia
Tutto si sta'muovendo in fretta. . .
EliminaGuardiamo al futuro con fiducia
RispondiEliminaE' un treno che non si può perdere, su questo non c'è dubbio!
RispondiEliminaE per chi inizia a muoversi solo ora, è gia tardi.
ANDREA
È il tempo di darsi una mossa
RispondiEliminaIl Principe Fabrizio di Salina, diceva «Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi» . Certamente il passaggio che si sta vivendo ora è storico. Ricordiamo che poco più di mezzo secolo fa, le tensioni tra Cuba e Usa stavano portando ad un passo il mondo a una guerra nucleare. Ora la distensione, i tempi sono diversi, gli Usa hanno ben altri nemici da fronteggiare. Molto probabilmente cambiamenti a Cuba ve ne saranno molto pochi, i turisti USA non sono molto differenti dai Canadesi, che sono i primi turisti nel isola. Il regime avrà qualche scusa in meno davanti al popolo, per nascondere il fallimento della rivoluzione, ma qualche scusa la troveranno. Molto probabilmente la FMI concederà qualche grosso prestito a Cuba, e così Cuba rimmarà incastrata dal debito pubblico, come un qualsiaisi paese al mondo. Il prossimo anno ci sarà il congresso, il cambio della legge elettorale, con quanlche piccola libertà politica. Ma alla fine chi è al potere, non cambia e rimmarà tutto simile alla Cuba di sempre. Beppe.
RispondiEliminaRimarra' tutto cosi'? Eh... intanto i cubani dovranno cominciare a lavorare, cosa a cui non tutti sono abituati; poi aumentera' la delinquenza, terzo, molti si arricchiranno a dismisura mentre altri, meno fortunati (con un eufemismo) faranno la fame come ora. L'educazione e la sanita' non saranno piu' del tutto gratuite e la piccola corruzione di oggi assumera' proporzioni gigantesche, proprio come da noi. Mi fermo qui', se ti sembra poco.... - YUMA
EliminaAnche questo è uno dei tanti scenari possibili
EliminaSperiamo di no Yuma. Ma cosa te lo fa credere un cambiamento così negativo? Forse c'è qualche nuova legge a Cuba, che ti fa pensare ad un cambiamento? I cubani lavorano se sono pagati, ora non lo sono e quindi non lavorano. Ricchi a Cuba ve ne sono, solo chi negli anni 90 ha cambiato dollari a 140 pesos è diventato ricco. Chi possiede una auto o più di una è ricco, chi ha parenti al estero sta bene. Quindi cosa cambia? Credi che aver tolto Cuba dai paesi canaglia - fra pochi giorni- cambierà la vita dei cubani. Sei sicuro che la corruzione non sia di grandi proporzioni oggi a Cuba? Francamente penso che l' unico cambiamento che potrebbe esserci, è che se Cuba non migliora la condizione di vita dei cubani, potrebbero ribellarsi, visto che manca la scusa regina della "guerra" con gli USA. Ma ci credo poco. Beppe
EliminaVedi Beppe non so se sia il caso di Yuma che non conosco, ma per molti parlare sempre e comunque male di Cuba e' anche un modo per tirare sera e per giustificare la loro presenza, altrimenti ingiustificata, sul web cubano.
EliminaCondivido in pieno il pensiero di Beppe, anche secondo me la vita del cubano non cambierà più di tanto, cambierà in meglio per chi i soldi li ha già, ma la sostanza non cambia. Paolino.
EliminaCerte cose sono uguali in tutto il mondo.
EliminaLa vita cambia se ti ritrovi piu' soldi nel borsillo e puoi modificare il tuo tenore di vita.
Guarda Milco che se leggi atentamente il mio intervento . non ti puoi non rendere conto che in esso non sto parlando gratuitamente male di Cuba, al contrario, sto semplicemente imaginando un futuro che, a mio modesto parere, on lascia le cose immutate, come sostiene Beppe, ma rischia in alcuni campi un peggioramento della situazione sociale. Ad maiora. - YUMA
EliminaInfatti ribadisco che il tuo è uno scenario possibile come tanti altri. Mi riferivo a quei poveracci che parlano male di Cuba a prescindere dall'argomento. Per partito preso
EliminaI soldi non si trovano nel borsillo ma ci vanno, e perche' ci vadano bisogna sbattersi. Inoltre bisogna imparare ad apprezzarne il valore e a saperli amministrare. questo non resulta sempre facile a noi, figurarsi ai cubani che, non per colpa loro, non ne hanno la dimestichezza. Impareranno, dategli tempo e l'occasione e impareranno anche loro! - YUMA
EliminaPuò essere ma molti di quelli che vedo da noi hanno sia il tempo che le occasioni e continuano a sprecare entrambi
EliminaGia'. Meditate gente....meditate...YUMA
EliminaScenario assolutamente possibile anche se spero e mi aspetto qualcosa di meglio
RispondiEliminaINTERESSANTE ARTICOLO DA AGORA VOX
RispondiEliminaÈ ammirevole il percorso che porta al ristabilimento delle relazioni diplomatiche tra Stati Uniti e Cuba e di lì alla fine dell’embargo. Barack Obama, tutti i leader latinoamericani, riuniti a Panama nel Vertice delle Americhe, ci hanno tenuto a precisarlo, non è né Bush né Reagan e viene politicamente emendato delle responsabilità dei suoi predecessori. Giova però ricordare che, se Cuba ha partecipato al Summit passando dalla porta principale, non è per una concessione di Obama ma perché gli USA hanno dovuto prendere atto di aver perso il potere di veto in materia.
In questo contesto nel quale i rapporti di forza appaiono modificati, qual è la vera faccia di Obama, l’anatra zoppa che sta ricucendo ferite come quella cubana e quella iraniana? E qual è il volto degli Stati Uniti che tra un anno e mezzo potrebbero riconsegnarsi al millenarismo neoconservatore? Sono quelli che stanno avendo il coraggio di prendere atto del passaggio storico nel quale la loro primazia sul Continente può essere esercitata con la politica e non con la brutalità e l’inganno, o quelli che decretano che il Venezuela sarebbe un pericolo per la sicurezza degli Stati Uniti? Sono quelli che, con parole dello stesso Obama, hanno il coraggio di ammettere il loro passato oscuro in materia di diritti umani, o quelli che, ad ascoltare i nostri media di regime, possono sempre fare la morale a chiunque? È l’Obama che stringe la mano a Raúl Castro, o quello che va via e non ascolta gli interventi dei suoi pari, secondo in maleducazione solo a Juan Carlos di Borbone?
La retorica sull’abbattimento dei muri è inevitabile, ma a patto di sapere che è più ciò che occulta di quanto spiega. Dal Vertice di Panama – una trentina di capi di stato non sono volati fino al paese del Canale solo per presenziare a una stretta di mano – non sortirà alcun documento consensuale. E non si proverà neanche a scriverlo, lo ha spiegato il presidente boliviano Evo Morales, perché due paesi, Stati Uniti e Canada, sono isolati su temi chiave quali salute, educazione, sicurezza emisferica e, in particolare, sul caso del “decreto Obama”. Gli USA sono isolati sull’essenza del modello neoliberale, che solo pochi anni fa era rappresentato come il magnifico destino progressivo dell’umanità. Di quella retorica, piena di “opportunità”, “liberalizzazioni” e “generazione d’impiego” restano le parole stantie di qualche attore non protagonista, come l’honduregno Juan Orlando Hernández. Perfino un uomo di destra dura come il guatemalteco Otto Pérez Molina, ha il coraggio di dire che il problema più grave della regione, il narcotraffico dal quale dipenderebbero fino al 90% delle morti violente, va affrontato nel paese dove le droghe vengono consumate e generano profitti criminali, ovvero negli USA, e con la fine del proibizionismo. Non è la mancanza di crescita a causare il narcotraffico ma è l’imperio della droga, l’industria più liberalizzata del pianeta, a impedire uno sviluppo sano. Perfino l’uomo simbolo dei paesi del Pacifico che guardano a Nord, il peruviano Ollanta Humala, è cosciente che l’ideologia della «crescita e l’export delle materie prime non bastano più. Bisogna diversificare e scommettere sull’intelligenza dei nostri popoli».
L’avvicinamento a Cuba, al quale fa da contraltare il continuo tentativo di portare ad un “regime change” a Caracas, testimonia le persistenti difficoltà nell’orientare la politica regionale degli USA alla luce degli avvenimenti degli ultimi tre lustri.
Più attuale di tutto, nonostante gli USA abbiano cercato di fare macchina indietro nelle ore precedenti il vertice, coscienti del loro isolamento, è dunque la questione dell’intemerato decreto di Obama, che considera il Venezuela un pericolo per la sicurezza degli Stati Uniti, come lo era il Nicaragua per Reagan, Panama per Bush padre e Cuba per una decina di predecessori di Obama. Trentatré leader su trentacinque, alcuni con parole contundenti come Cristina Fernández nel discorso più alto della giornata, chiedono a Obama di fare un passo indietro e denunciano la continua manipolazione mediatica contro tutti i governi integrazionisti. Lo stesso Maduro ha chiesto a Obama l’incontro che poi materialmente c’è stato nella notte dopo due anni di rifiuti. Simbolicamente, altrove ma sempre a Panama, erano riuniti ventisei ex-capi di governo e di Stato, capeggiati dallo spagnolo Aznar fiancheggiato dal lobbista Felipe González, a rappresentare il bipartitismo alla frutta in quel paese. Aznar era stato con George Bush tra i promotori del fallito golpe contro Chávez dell’11 aprile 2002. Con lui noti violatori di diritti umani come il salvadoregno Alfredo Cristiani, il boliviano Tuto Quiroga, il colombiano Álvaro Uribe, il messicano Felipe Calderón e altri revanchisti neoliberali, i Fox, Lucio Gutiérrez, Piñera, Lacalle e l’amico panamense di Berlusconi, Martinelli. Tutti loro hanno firmato un documento che dipinge il Venezuela come il nuovo gulag tropicale e bramano per un intervento USA.
RispondiEliminaCuriosi, screditati personaggi, gli jihadisti del neoliberismo che continuano a invocare una guerra santa contro il Venezuela come ieri consideravano Evo Morales e gli indigeni andini «l’Osama Bin Laden e i talebani dell’America latina». La realtà è che la loro rotta è definitiva da quando l’ALCA, l’Area di Libero Commercio delle Americhe, che avrebbe trasformato l’intero continente in una maquiladora, e che George W Bush voleva imporre senza discutere a Mar del Plata nel 2005, fu sconfitta dall’alleanza tra movimenti sociali e apparato produttivo brasiliano sulle ali dell’autorevolezza di dirigenti come Kirchner, Chávez e Lula. Succeda quello che succeda, alternanze democratiche sono e saranno alle porte, quello strumento di dominazione, oggi non è neanche più in agenda.
Fu quello il momento di svolta della storia di un Continente che ha memoria e che nel riferimento a un doloroso e per alcuni fastidioso passato, radica il coraggio di guardare agli USA non più come il padrone al quale presentarsi subalterni, ma neanche come il nemico sul quale costruire retoriche spesso stantie. Cristina Fernández ha ricordato che la principale differenza tra USA e America latina vada cercata nel differente valore dei padri fondatori che nel Sud costruirono piccole patrie diseguali e dipendenti. Anche nel nostro secolo, in America latina gli USA hanno sempre appoggiato i peggiori, da Batista a Pinochet, da Menem a quei ventisei. Ma la Storia va avanti e non è più tempo per gli USA di speculare sul “nostro figlio di puttana”, ieri Carmona, oggi Capriles o chi per lui per sostituire governi eletti e che con mille difficoltà portano avanti processi democratici e d’inclusione sociale che in questo scorcio di secolo hanno ottenuto risultati straordinari. Tra mille contraddizioni Obama sembra averlo intuito, ma Panama testimonia che sarà chi verrà dopo di lui a doverne essere all’altezza.
Perdona Milco, ma vorrei ricordare qui' anche il nome di un altro grande tra i grandi che tanto hanno fatto e stanno facendo per i loro paesi dell'America latina, il presidente dell'Equador, Correa. - YUMA
RispondiEliminaSopratuttto per la sua lotta contro le multinazionali
RispondiEliminapurtroppo oggi giornata di lavoro intensa che proseguirà fino a tarda ora...mi sarebbe piaciuto commentare maggiormente vista importanza argomento...nella mia ignoranza mi limito ad alcune rapide considerazioni che tuttavia reputo basilari per cambiamento:
RispondiElimina1. indispensabile riforma dei salari in modo tale che il cubano abbia maggior potere d' acquisto
2. il PIL di Cuba è ancora legato per il 74% circa al turismo...urge incrementare altri settori
3. seria e concreta apertura, in maniera moderata, all' iniziativa privata, con accesso al credito...un possibile modello potrebbe essere quello della microfinanza (vedi es. microfinanza campesina Ecuador)...Aston ci potresti far un post...
dopodiché Cuba potrebbe svoltare, mi auguro rispettando quando di buono della Revolucion...non sarà facile...
Freccia
Per fare un post sulla microfinanza mi devi mandare, via mail, delle informazioni di base, altrimenti arranco come Moser in salita....
RispondiEliminaPerò non dimentichiamo mai che Cuba pur con tutti i cambiamenti che può fare non possiamo pretendere che diventi come Europa o Stati Uniti,è pur sempre un paese molto povero e bisogna paragonarlo ad altri suoi simili poi penso che il potere rimarrà sempre al partito unico.paolino.
RispondiEliminaA me ad esempio fa sorridere questa fantomatica fetta di mercato che gli USA si vogliono accaparrare prima che lo facciano altri,cioè gli oltre 11 milioni di cubani quando il loro potere di acquisto per il 99 per cento di essi è pari a ZERO. Pablo
RispondiEliminaSe diventasse come da noi in tutto tanto varrebbe tornare a fare le ferie a Borghetto Santo Spirito
RispondiEliminaMilco non so come finirà, ma non sono così sicuro come lo sei tu....I repubblicani se vincono il bloqueo non lo tolgono, io sono straconvinto di questo, anche perkè lo hanno dichiarato a più riprese, e col bloqueo Cuba non farà questi enormi cambiamenti come la dipingi tu...Io la vedo nera, molto nera, per ora...Alla fine hanno cambiato 4 cazzate a Cuba, sono sempre con le pezze al culo, tutto dipenderà da chi vince in america.
RispondiEliminaObama non si sarebbe sbilanciato tanto senza prima essersi. . . Coperto le spalle
RispondiEliminaPremetto che voglio il bene max per il popolo cubano.....Ma che gli importa a lui tanto non si ricandida! I repubblicani sono in vantaggio nei sondaggi, almeno ad oggi, e hanno la maggioranza nel congresso (che dovrebbe eliminare il bloqueo, cui sono contrari), per questo la vedo dura, ma ci spero ovviamente...Un altra considerazione, ammesso che tolgano il bloqueo io penso che i primi effetti positivi si vedranno tra anni e anni, non puoi cambiare radicalmente dopo 60 anni, di botto, è impossibile materialmente, i nostri figli ne vedrebbero i vantaggi, ma non credo noi....spero di sbagliarmi.
RispondiEliminaEliminare el Blokeo è un atto umano dovuto di speranza nel futuro al popolo cubano. Da sempre l'embargo economico affama il popolo e alimenta e rinforza le nomenklature dei regimi vedi Iran, Vietnam, Libia, Iraq ecc. Embargo e Regime sono due facce della stessa medaglia. La revoca del blokeo porterà ad un automatica eliminazione della ley d'djuste cubano che favorisce i cubani all'arrivo negli Stati Uniti.Immaginate nel 94 con la protesta del mariel se non c'era la ley d'adjuste a dar sfogo alle proteste di massa! Tutte le insoddisfazioni e i dissapori interni da sempre evaporano nella valvola di sfogo dell'accoglienza amercana.Obama ha dichiarato che il problema cubano ha una radice interna che solo il popolo cubano può risolvere. Con la revoca dell'embargo se non si avvierrano riforme sonstanziali facile che i cubani finalmente s'incazzano! Franz
EliminaIl bloqueo e' stato un'immenso pretesto regalato dagli americani a Fidel per consentirgli di fare cio' che vuole, un errore enorme.
EliminaInfatti è proprio perché non deve più candidarsi che si muove in questo modo
RispondiEliminaDici? Non so fino a che punto possono ascoltarlo se alla fine non è più nessuno....mah, speriamo bene, e speriamo che vincano i democratici, per una Cuba "nuova" e migliore!
RispondiEliminaI dieci presidenti precedenti a Obama erano dei due partiti e nessuno hamai mmosso un dito, anzi. Fra i due partiti le differenze sono poche se è un business per il paese l'embargo lo tolgono. Comunque basta aspettare. . . Poco
RispondiEliminaIo mi auguro solo il meglio per il popolo cubano, poi come arriva arriva..
RispondiEliminaricordiamoci che anche con il disgelo e con l'eventuale annullamento del bloqueo poi è Cuba che deve fare le riforme mica le faranno gli americani, se non alzano un pò i salari ammesso che riescano ad alzarsi, dare un minimo accesso al credito ecc sarà ancora tutto uguale magari con prodotti in più sugli scaffali ma che i cubani saranno sempre in difficoltà ad acquistare. la nostra opinione di tutto ciò è che Cuba sia interessata solamente ai turisti americani e ai loro dollari.. ma ci sono due problemi: l'isola non è pronta a riceverli se non aumenta la disponibilità ricettiva ( e con la legge attuale di inversion extranera mai lo farà ) se non aumenta gli stipendi e quindi lo standard attuale il turista americano non tornerà.. terzo problema se questi dollari extra continuano a mangiarli nel governo siamo punto accapo.. speriamo che abbiamo pianificato qualcosa in questo senso.. altrimenti sarà ancora dura per tutti. cubacenter
RispondiEliminaInfatto se gli scaffali di un negozio erano vuoti per colpa del bloqueo, una volta tolto quegli scaffali devono riempirsi....scuse non ce ne saranno piu'.
EliminaQuello che e' sicuro è che i benefici del turismo andranno a beneficio del governo e relativa casta militare (come già oggi i migliori villaggi sono associati alla gaviota che è un impresa legata all'esercito)
RispondiEliminaPer il cubano medio oggi tutto e' ancora un miraggio, miraggio che con quello che sentono nei media diviene anche un po' tragicomico...
Faccio l'esempio di una mia amica medico ed il suo fidanzato (altrettanto medico): vedono in tv castro che si siede con obama....
... E tra 3 settimane partono per 36 mesi in Venezuela (paese amico di cui forse sono gli unici a difenderne il presidente Maduro... ma allo stesso tempo sanzionato dagli Usa .. Bel paradosso)per poter racimolare (in 3 anni) una piccola somma per comprarsi una casa: unica alternativa possibile ai 50 cuc mensuales facendosi il mazzo in strutture sanitarie fatiscenti in cui manca tutto o quasi (ovvero come la media della tanto decantata sanità cubana), 50 cuc con i quali già sopravvivere è' un traguardo.
Quando vedrò che per queste persone inizieranno a migliorare le cose, finalmente mi inizierò a convincere che Cuba sta cambiando sul serio
Lo vedo difficile ma lo spero per loro (ovvero il 95% della popolazione)
Mat
Vero pero' le case particular e i pladar sono gia' strutture non statali che si occupano di turismo, anche se, ovviamente, hanno un'imposta da pagare.
Eliminaok case particular e paladar: ma quanti cubani senza aiuti da fuori o in particolari situazioni possono permettersi di avere un'attività del genere? Mat.
EliminaQuelli che rubano allo stato
RispondiElimina