Da oggi, al massimo
domani, si dovrebbe ufficializzare il passaggio di consegne del nuovo
gimnasyo, abbiamo gia' le chiavi si tratta solo dell'ultimo atto
formale.
Questa nuova opportunita',
o rogna a seconda dei punti di vista, me la sono cercata e voluta io
in prima persona.
Un vecchio amico dei tempi
dell'Isef che oggi vende attrezzatura, mi ha segnalato che era in
vendita.
Ne ho parlato col mio
socio, quello con cui faremo il paladar a Cuba e la sua cubanita,
quindi ho coinvolto un'altro mio vecchio amico come terzo
partecipante alla “cordata”.
Dopodiche abbiamo
contattato chi vendeva e successivamente il proprietario dei muri,
accordandoci con entrambi.
Si tratta di un negocio
impegnativo che resta aperto 12/13 ore al giorno.
Senza il quale, il 20
settembre avrei potuto salire su un'aereo per Cuba, e restarci almeno
5 mesi se non di piu'.
In questo modo mi sono
garantito comunque i miei viaggi ma, per qualche anno, difficilmente
andro' sopra i 3 mesi che non sono una roba brutta, ma non sono
neanche 5.
Perche' mi sono preso sul
groppone questa occombenza/opportunita'?
Il tutto nasce da una
considerazione che sembra l'uovo di Colombo ma che, in realta', e'
alla base di tutto.
“Non c'e' Cuba senza
Italia”.
Credo fermamente che,
vista l'attuale contingenza economica, oggi puntare su un unico
cavallo, in Italia, sia un'errore molto grave che, in determinati
casi puo' anche rivelarsi drammatico.
Sono in Veneto impegnato
in struttura, le cose vanno discretamente bene, ma c'e' stato un calo
marcato di presenze tedesche a maggio, come raccontavo sabato.
I miei contratti non hanno
a che vedere con questo ma e' chiaro che se, a fine stagione, i conti
per le strutture non tornano...si taglia per la prossima estate.
Ora ho lavoro e cerco di
farlo al meglio, ma nessuno mi assicura, anche a fronte di un esito
positivo le mio operato, che la prossima estate sia ancora proficua e
soddisfacente.
A mio avviso, oggi,
chiunque; imprenditore, artigiano o lavoratore dipendente (sopratutto
se non statale) non abbia in mente un robusto piano B e' un folle o
perlomeno e' uno che non sa vedere oltre il suo naso.
Se qua' mi si chiude il
rubinetto come posso portare avanti i discorsi cubani?
O anche piu' semplicemente
come si campa?
La palestra, essendo
associazione, gode di tutta una serie di benefit che non sto' a
spiegarvi, in piu', se gestita decorosamente, garantisce una rendita
indispensabile in momenti di vacche magre, ma anche gradevole in
momenti differenti.
A Cuba la renta puo'
tranquillamente proseguire in questo modo, l'antica suegra se ne
occupa, io non ho aspettative economiche folli e mi va benissimo la
visa familiar e l'aver ridotto in modo drastico le spese quando sono
da quel lato del bloqueo.
Discorso diverso sara' il
paladar, quando arrivera' il momento ci sederemo coi miei soci
attorno ad un tavolo e decideremo chi si occupera' di cosa, ma ancora
si tratta di momenti in divenire.
Occorrono soldi e risorse
per ogni cosa che vogliamo fare, personalmente stare mesi e mesi a
Cuba a grattarmi la panza non rientra fra le mie priorita' piu'
immediate.
Meglio passarci qualche
settimana 3-4 volte all'anno muovendomi in direzione della
realizzazione dei progetti, oltreche' tirando un'attimo il fiato.
Ragazzi occhio che i tempi
sono tosti, Cuba e' vero che sta' cambiando ma in direzione di un
innalzamento dei prezzi di ogni cosa.
Una casa prima la si
portava via con una cazzata mentre ora, anche a causa del cambio de
pinga, i soldi da tirare fuori iniziano ad essere importanti.
Un piano B in Italia e'
fondamentale, come e' importante non puntare piu' soltanto su un
unico cavallo ma cercare di avere le mani in pasta in piu'
situazioni.
Certo aumentano anche le
responsabilita' e i rompimenti di coglioni, ma se volevamo una vita
agiata e rilassata dovevamo nascere milionari.
Cosa che, nel mio caso,
non e' accaduta.
Il problems è che molti non hanno neanche un piano A. Stefano
RispondiEliminaVero ma non e sempre colpa del....destino
EliminaProprio vero che bisogna avere un piano b al giorno d oggi col lavoro sempre a rischio,bisogna pensarci prima perché dopo è troppo tardi.
RispondiEliminaÈ tutto piu incasinato
RispondiEliminaNoto, caro Milco, che hai piu' che mai addosso un entusiasmo giovanile encomiabie. Credo che tutti gli amici del blog, oltre ad augurarti un esito felice delle ormai numerose iniziative che hai messo in cantiere, saranno spronati dal tuo esempio a darsi da fare, cercando a loro volta, con forza e determinazione, di trovare o crearsi le condizioni per partire. E' importante per tutti avere in qualcuno un punto di riferimento, e vederne la tenacia e la gran voglia di fare che sono spesso contagiosi. Diamoci una scrollatina, e' ora di muoversi, grazie Mico e buona fortuna a tutti. - YUMA
RispondiEliminaIl problema e' che si andra' tutti in pensione col catetere inserito e prendendo una miseria.
EliminaDarsi da fare e' oramai un obbligo inderogabile
DA REPUBBLICA
RispondiEliminaE' da molti mesi che in Venezuela non c'è merce negli scaffali, mentre i beni di prima necessità, calmierati, sono anche razionati. Il passo successivo era forse prevedibile, ma adesso è conclamato e si chiama "dollarizzazione", ben lontana dal sogno della rivoluzione. Le case si affittano preferibilmente in dollari, così come si acquistano automobili con il biglietto verde, ma lo stesso vale per prodotti sanitari e altri beni di uso quotidiano. Dollaro mangia bolivar e l'intero Paese sembra sull'orlo della voragine, con una trasformazione quotidiana della propria moneta in quella dell'odiato nemico, quegli Stati Uniti che la stessa Cuba sta accogliendo: un'apertura che per il Venezuela, finora principale fornitore dell'isola insieme alla Cina, significa la prossima perdita di un mercato importante.
Nel quartiere benestante di Altamira, a Caracas, una casa di sette camere da letto e rifiniture tutte in marmo vale tre milioni di bolivar d'affitto. Ma il proprietario, spiega al Wall Street Journal l'agente immobiliare, preferisce 10mila dollari. Nel frattempo l'Anauco, agenzia indipendente di protezione del consumatore, denuncia che i commercianti fanno i prezzi in dollari, in particolare in settori come gli elettrodomestici. Ogni genere di negozio, in realtà, spesso chiede l'equivalente in bolivar del cambio in nero della moneta Usa, attualmente a 350 con un cambio ufficiale fermo a 6,3 bolivar per dollaro. Lo stesso dollaro che il padre della rivoluzione bolivariana Hugo Chávez nel 2009 definiva "carta straccia". Ma oggi è proprio il suo successore Nicolás Maduro a mostrarsi "dollarizzato" e indeciso.
Gli esempi degli ultimi tempi sono chiari. Offrendo in pubblica cerimonia le chiavi di una casa statale da poco costruita a una famiglia povera, il presidente ha precisato: "Dandovi un appartamento, vi sto anche dando un assegno di 50mila dollari per i vostri figli". Un modo per dare valore alla moneta "nemica". All'inizio del mese, poi, i dirigenti sindacali del settore automobilistico hanno annunciato che il governo avrebbe presto permesso ai produttori come Ford Motor Co. di fissare i prezzi delle auto sempre in divisa Usa. All'inizio di questa settimana, però, Maduro ha ribadito che la situazione economica del Venezuela (al collasso, con inflazione a tre cifre) è sempre colpa di un innominato e innominabile "nemico straniero".
Apparendo alla tv di Stato, il presidente ha precisato: "In Venezuela non c'è mai stata né mai ci sarà alcuna dollarizzazione. La nostra moneta è, e orgogliosamente resterà, il bolivar".
RispondiEliminaMercato e negozianti però non sono d'accordo. È così chi ha solo bolivar si ritrova a fare la fame o quasi, come testimonia l'avvocato in pensione Juan Verde: riceve 20mila bolivar al mese, sono 50 dollari. E lui ci compra a stento il cibo. La realtà di un dollaro controllato dallo Stato, creata 12 anni fa e che per anni ha prodotto un mercato nero della divisa Usa, a suo modo contenuto, non regge più. Ma il governo sembra non volerne prendere atto. È di due settimane fa l'attacco contro il sito venezuelano Dolar Today, considerato complice della cospirazione straniera. La colpa del sito, punto di riferimento per le analisi sull'economia e sul "dollaro parallelo", è quella di aver segnalato lo sforamento oltre i 300 bolivar del cambio al mercato nero. Contro Caracas c'è ben altro, dal rafforzamento globale della moneta statunitense al ribasso del prezzo del petrolio, tramite cui entra in Venezuela il 96% dei dollari.
È di venerdì 29 maggio la risposta di Dolar Today a Maduro: da sette mesi, spiega la testata, l'industria manifatturiera non riceve i fondi in dollari necessari per le operazioni ordinarie. E fa parlare il presidente della Confindustria venezuelana Eduardo Garmendia secondo cui il governo deve al settore privato fra i nove e i dieci miliardi di dollari, aggiungendo che i ritardi nei pagamenti hanno favorito la chiusura dei crediti da parte dei fornitori esteri, i quali hanno sospeso l'invio di materie prime in un Venezuela che notoriamente importa quasi tutto. Garmendia ricorda infine che in un ampio gruppo di imprese consultato di recente, il 41 per cento ha annunciato di non investire nel prossimo trimestre, mentre solo la metà affronterà le spese di ordinaria manutenzione.
Segnalo che anche sul Lago di Como la situazione turismo è abbastanza triste. Maggio è andato e tutti gli americani che si aspettavano dato il cambio favorevole non sono pervenuti,o meglio,come quantità e qualità di spesa gli stessi dell'anno scorso quando il cambio era a 1,35. Si spera per tutti,esercenti albergatori e sopratutto dipendenti che qualcosa cambi nei prossimi mesi,intanto la stagione,che una vo.tasul lago partiva già in Primavera si accorcia sempre più riducendosi a tre,massimo quattro mesi di 'piena'. I tempi cambiano. Pablo
RispondiEliminaNon tira una bella aria e parlo di zone in cui il turismo ha sempre funzionato.
EliminaSe perdiamo anche il turismo che è l'unica cosa che non si può delocalizzare come abbiamo fatto con produzione e manifattura siamo fregati. Qui non ci sono scuse,non abbiamo mai investito in promozione e non sappiamo valutare il patrimonio artistico storico culturale e gastronomico UNICO al mondo,che abbiamo solo noi.
RispondiEliminaViaggio spesso e quando in sud America o Asia vedo musei monumenti chiese e altre attrazioni piene di turisti paganti mi viene male pensando che i turisti li ce li hanno saputi portare e dove ci sono turisti lavorano tutti.
Inoltre i nostri politici che stappano bottiglie di spumante perché hanno vinto delle elezioni con affluenza al 50% (???) dimostrano un'altra volta di essere completamente scollegati dal mondo reale. Pablo
Discorso antico a cui nessuno ha saputo o voluto porre rimedio.
RispondiEliminaIn Germania per un quadro ci fanno un museo, con quello che, impolverato, si trova nei sotterranei del museo Egizio di Torino ce ne fai altri 10.
Tornando al turismo....siamo cari....oggi di gente con l'anello al naso ne gira poca, in Croazia, giusto per dirne una, ci sono posti fantastici a dei costi molto inferiori ai nostri.
Siamo cari .. .preferiamo truffare un turista con un caffè a 7euro a Capri piuttosto che attirarne e fidelizzarne 100..ma tanto...riguardo interessante scritto sul Venezuela forse Chavez va rivalutato anche se alcuni diranno che è il padre della situazione attuale..ciao Milco
Eliminastefano
Chavez è in parte responsabile della situazione. Regala oggi e regala domani. ....
EliminaProprio oggi in pattuglia parlavo col mio collega (che mi chiedeva curiosamente info su Cuba) del discorso "costo della vita a Cuba", e gli spiegavo che se un pensionato a mille euro si ritira a Cuba e deve pagarsi un tetto dove dormire, con 1000 euro fa la fame....a Cubaaaaa, non parliamo di Dubai!!!! Credo la cosa migliore sia sempre un piano B, oppure acquistare casa per il buen retiro, altrimenti saranno cazzi amari dover pagare 600 cuc di renta, e dover sopravvivere con 400 euro che ti restano, anche se io personalmente un anno intero non ce la farei a vivere a Cuba, dopo qualche mese mi annoierei per mancanza di comodità, cibo, e altre cose che abbiamo in Italia a cui siamo abituati.
RispondiEliminaFar ls fame dipende Valter. A Tunas trovi case da 250 al mese con il resto vivi largo. Poi dipende sempre da cosa vuoi fare
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