La foto grande che vedete
in copertina del blog e' stata scattata nel 2006.
Pubblicata solo
recentemente, ritrae il Comandante en Jefe nell'atto di firmare la
rinuncia ai poteri e il trasferimento degli stessi nelle mani del
fratello Raul.
Ricordo bene quei periodi.
Mi pare che un paio d'anni
prima fosse caduto dopo un comizio rompendosi il femore, le foto
fecero il giro del mondo, los guasanos de Miami con i loro
giornalacci magnificarono l'evento e Candido fece una canzone che
recitava “Se cajo, pero' se levanto'”.
Fidel aveva gia' 80 anni,
dopo quel tipo di vita e centinaia di tentativi di fargli la pelle da
parte della Cia e di ogni altra organizzazione terroristica al soldo
di quel branco di assassini legalizzati.
Negli ultimi tempi aveva
manifestato evidenti segni di senilita', durante una mesa redonda
ricordo che ad un tratto smise di parlare (gia' questo era,
all'epoca, considerato un'evento) e sotto gli occhi allibiti di Randy
si mise a guardare fisso un punto imprecisato dietro la telecamera.
Immediatamente l'immagine
si sposto' dal volto del Comandante en Jefe al soffitto dello studio
televisivo.
La trasmissione fu
interrotta, riprese dopo una quindicina di minuti, probabilmente dopo
qualche intervento medico.
Ricorderete che era il
periodo in cui Fidel straparlava del prezzo del latte e del fatto che
la moringa era meglio della carne di vacca....
Ricordo che quando Fidel
cadde avevo la bailarina in casa in Italia, scoppio' a piangere, la
cosa la dice lunga sul rapporto che lega i cubani, dentro e fuori dal
paese, con Fidel.
Sono nati con il suo volto
in televisione, la sua voce ovunque e la sua effige sempre presente
in ogni luogo.
Si puo' essere pro o
contro questo sistema di governo ma el Comandante en Jefe non e' mai
in discussione.
Fidel e' Cuba e Cuba e'
Fidel senza se e senza ma.
Ricordo quando lo
ricoverarono per l'operazione, si diceva che il Caballo non sarebbe
sopravvissuto, si favoleggiava, non so con quanto fondamento, di una
equipe medica spagnola volata per tentare un'ultimo disperato
intervento.
Resta un mistero cio' che
accadde in quei giorni, cosi' come lo e' la morte di Chavez, per
molti avvenuta a La Habana.
Tutti davano Fidel per
morto, si aspettava solo la comunicazione ufficiale, la confraternita
di vecchi rincoglioniti che infestava i forum suonava dirghignava le
dentiere.
Gli Yacht ancorati a Miami
scaldavano i motori, in vista del trionfale ritorno dei loro
proprietari nella terra tanto usurpata da quei biechi Comunisti.
Probabilmente, fu proprio
quel cambio della guardia che mise la Revolucion al riparo da
terremoti e mareggiate.
Raul prese il potere, fece
piazza pulita dei ladroni che circondavano il troppo concettuale
Fidel, con un rigore tutto militare riorganizzo' il paese, dando
inizio a quella stagione di riforme che hanno portato Cuba ad essere
al centro dell'interesse del mondo.
Il vecchio Comandante en
Jefe e' ancora vivo e vegeto, magari malandato alla soglia dei 90
anni, ma ancora presente e pensante.
Ogni capo di stato che si
rispetti, ogni Papa che sbarca a Cuba, non manca mai di fare una
visita a questo vecchio rivoluzionario che ha influenzato le sorti di
un'intero continente.
E' sopravvissuto a una
doppia cifra di presidenti americani, a 5 Segretari del Pcus a
un'infinita' di nostri presidenti del consiglio.
Con la sua divisa
verdeoliva ha imperversato nel mondo per oltre mezzo secolo e ancora
oggi, quando puo', dice la sua.
Non sara' mai un ex
presidente ne' per il mondo ne' per i cubani.
Come ha detto Raul quando
il fratello, all'ultimo congresso del partito, ha restituito ogni
carica ufficiale, “Fidel e' Fidel e non ha bisogno di titoli o
medaglie”.
Sara' sempre el Comandante
en Jefe de todos los cubanos.
Con buona pace de los
gusanos de Miami e di quelli....italiani.
In nome del Papa Re
RispondiEliminamassimo gramellini
Si può dire, umilmente e sommessamente, che questo Papa sta un po’ esagerando? Ieri si è saputo che ha scritto all’ex consigliere capitolino di estrema sinistra Andrea Alzetta detto Tarzan, collezionista di denunce per violazione di domicilio e invasione e devastazione di edifici, esortandolo «a occuparsi di chi non ha casa». Invito che l’interessato ha interpretato come un «caldo incoraggiamento» a occupare le case altrui. I conservatori deprecano la tendenza di Francesco a intrecciare rapporti con persone che cavalcano la tigre della protesta sociale senza fermarsi dinanzi alla legge. Da laico mi infastidisce di più la sua attenzione esasperata e ormai esasperante verso tutto ciò che accade nella capitale di uno Stato estero confinante col suo. Fin dalla prima apparizione sulla balconata di San Pietro ha preso molto sul serio il ruolo di vescovo di Roma, forse sottovalutando il particolare che quando apre bocca non è il vescovo che parla ma il Papa. Dopo avere affossato il sindaco con una battuta, l’altro giorno ha chiesto scusa per gli scandali che hanno colpito la città. Non mi risulta che il capo della Chiesa universale abbia fatto lo stesso per gli scandali che scoppiano quotidianamente in altri punti del globo.
Nel vuoto di potere laico che attanaglia l’Urbe alla vigilia dell’ennesimo Giubileo, sembrano tornati i tempi del Papa Re. Con la differenza che questo pontefice può denunciare le magagne di Roma senza neanche doversi scomodare a risolverle. E pensare che, per fare felice Tarzan, basterebbe attingere alle migliaia di case romane sfitte di proprietà del Vaticano.
Erri De Luca è stato assolto dall’accusa di «istigazione al sabotaggio» nel corso del processo che si è svolto a Torino. Lo scrittore era imputato per alcune dichiarazioni rilasciate nel 2013 in cui sosteneva che il progetto del treno ad alta velocità andrebbe sabotato. «Oggi torno a essere un cittadino qualunque», il primo commento dopo la sentenza. «È stata impedita un’ingiustizia, quest’aula è un avamposto sul presente prossimo». E ancora: «Scendo dal gradino su cui mio malgrado mi hanno issato. Ma continuerò a usare il vocabolario per esprimere le mie convinzioni. Comunque è una buona notizia per questo paese».
RispondiEliminaLA DIFESA: “C’E’ UN LIMITE ALLA REPRESSIONE”
La sentenza è stata accolta dagli applausi nell’aula del tribunale e secondo i legali di De Luca «dimostra che non avremmo dovuto essere qui, che questo processo non andava fatto, e riporta le cose al giusto posto». Ora «mi auguro - ha aggiunto l’avvocato Vitale - che la procura e la Digos di Torino capiscano che c’è un limite anche all’attività di repressione. La libertà di pensiero deve essere libera in valle di Susa come nel resto del Paese» ha concluso.
L’ACCUSA: “ASPETTIAMO LE MOTIVAZIONI”
Diverso il parere di Alberto Mittone, legale di Ltf, la società italo francese che costruisce la Tav e dalla cui denuncia è partita la causa: «Aspettiamo le motivazioni, ma essere arrivati al processo superando l’udienza preliminare significa che la frase di De Luca era equivoca» commenta. «Resto dell’idea che in momenti di forte tensione sociale, come in quei giorni del 2013 in Valsusa, ci siamo limiti da rispettare, a maggior ragione per un intellettuale le cui parole possono raggiungere molte persone».
DE LUCA: “LA LINEA TAV VA IMPEDITA”
In apertura di udienza De Luca aveva letto una dichiarazione spontanea: «Confermo la mia convinzione che la linea sedicente ad Alta Velocità va intralciata, impedita e sabotata per legittima difesa del suolo, dell’aria e dell’acqua». «Anche se non fossi io lo scrittore incriminato - ha aggiunto De Luca - sarei comunque qui dove si sta compiendo un esperimento, un tentativo di mettere a tacere parole contrarie». Lo scrittore aveva quindi detto di sentirsi «parte lesa» nei confronti «di ogni volontà di censura e sono in quest’aula per sapere se il capo d’accusa invaliderà l’articolo 21 della Costituzione». E ancora: «Ritengo inapplicabili al mio caso le attenuanti generiche. Se quello che ho detto è reato, l’ho ripetuto e continuerò a ripeterlo. La mia parola contraria sussiste - aveva aggiunto - e aspetto di sapere se costituisce reato».
L’AUSPICIO DI TELT
Telt, dopo la notizia della sentenza, auspica in una nota «che la stagione delle violenze da parte degli oppositori venga definitivamente archiviata a favore di un confronto democratico entro i confini della legalità».
Santa Fè- Non comprendo perchè molti hanno a cuore la foresta amazzonica, giustificando gli indios che attaccano i camion, mentre da noi chi lotta per salvare la valle viene tacciato di terrorismo, le regole vengono infrante nel momento in cui i politici si vendono alle multinazionali senza ascoltare i residenti.
EliminaSe domani scaricassero le scorie nucleari in Sardegna come giustificherei a mia figlia il fatto che non ho lottato per allontanarle?? Ognuno deve fare la sua parte, è vero che alcuni tirano razzi e pietre senza sapere manco il motivo per cui lo fanno ma i residenti della valle hanno diritto di scegliere la loro sorte.
La tav intanto non serve e poi sventra l'habitat di decine di migliaia di persone.
EliminaErri ha fatto la cosa giusta
“Il Direttore Generale dei Temi Bilaterali del Ministero delle Relazioni Estere di Cuba, Gerardo Peñalver Portal, smentisce e respinge categoricamente le informazioni irresponsabili e infondate sulla presunta presenza di truppe cubane nella Repubblica Arabe Siria, delle quali alcuni media della stampa hanno fatto eco”.
RispondiEliminaIl Ministero delle Relazioni Estere di Cuba (MINREX) ha diffuso un comunicato nel quale denuncia un’informazione definita “irresponsabile e infondata“, che afferma che il governo dell’Isola ha inviato truppe in Siria per appoggiare il presidente Bashar al-Assad.
Gerardo Peñalver Portal, direttore generale dei Temi Bilaterali del MINREX, ha affermato che la cancelleria cubana, a nome del Governo, “smentisce e condanna categoricamente le informazioni irresponsabili e Infondate sulla “presunta presenza di truppe cubane nella Repubblica Araba Siria“.
I problemi arriveranno nel 2018. Ste
RispondiEliminaVivremo e vedremo...
RispondiEliminaIl Canada svolta a sinistra
RispondiEliminaprevedo più visti per i cubani
non voglio essere monotematico ma gli acerini ci hanno tolto parecchio mercato non voglio immaginare gli yanquis , per quello dobbiamo godere finchè è possibile. se il visto darà più facile le cubane li preferiranno ulteriormente. max guanabo
EliminaMaaaahhhh
EliminaGli acerini almeno a Tunas rabastano rumenta.
Sopratutto i francofoni.
Anche se alcune cose non le condivido affatto, Fidel è Fidel, ma anche il Che è il Che....credo siano i due emblemi di Cuba, insieme ai vari Martì, ecc.
RispondiEliminaOgni epoca ha i suoi miti
RispondiEliminaOT. Se volete mangiare bene all'havana: http://www.operahabana.com/
RispondiEliminaVotatelo su tripadvisor se vi trovate bene. Manca poco e si entra nella top ten.
Simone
Ti nomino ufficialmente Canavacciuolo del blog!
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