Il blog non si inventa
ogni giorno, ha una sua programmazione settimanale, in linea di
massima a inizio della settimana i pezzi sono tutti scritti, occorre
solo rivederli e correggerli, una roba da 10/15 minuti al mattino.
C'e' pero' la
quotidianita' che, a volte, prende il sopravvento sulla
programmazione.
E' il caso di oggi.
C'era un altro pezzo in
programma, ma cio' che e' accaduto ieri notte ha la precedenza,
anche per cercare di fare forse una forzata comparazione che
coinvolga anche la nostra isola, anche essa colpita spesso da
disastri naturali.
Da queste colonne partono,
con una certa frequenza, critiche al nostro paese e a noi che lo
abitiamo.
Ci sono pero' situazioni
in cui l'Italia e l' italiano sanno dare il meglio, sono proprio
queste situazioni di drammatica emergenza.
Lo dico con una certa
cognizione di causa; ai tempi dell terremoto in Irpinia mio padre e
una quarantina di suoi colleghi, dipendenti dell'allora Azienda
Elettrica Municipale, partirono per i luoghi devastati del sisma.
L'azienda mise a
disposizione i mezzi, loro si presero tutti le ferie per poter
partire senza gravare sul contribuente.
Fu un esperienza dura, ma
fu fatto quello che in quel momento andava fatto dai cittadini di un
paese cosi' duramente colpito.
In momenti come questo ci
si rende conte che, se vogliamo, sappiamo essere un grande paese.
Da pochi minuti dopo il
sisma c'e' stata una mobilitazione popolare senza precedenti.
Chi ha potuto si e' recato
nei luoghi colpiti per scavare, le forze dell'ordine, l'esercito, la
protezione civile, tutti gli enti del nostro volontariato (ricordate
che ne parlammo un paio di settimane fa?) si sono fatti in 4 per dare
una mano.
Tutti mandano sms donando
2 euro, ogni regione italiana invia cibo, coperte, mezzi, uomini.
Ci sono code in tutti i
luoghi dove si dona il sangue.
Il paese, unito, si e'
stretto attorno ai suoi figli piu' colpiti, a quella parte di
popolazione che, in un attimo, si e' ritrovata senza nulla.
Il Premier ha fatto la sua
parte recandosi sul luogo, coordinando gli aiuti insieme agli organi
competenti, per una volta e' bene lasciare da parte sterili
polemiche.
Ha assicurato che nessuno
sara' lasciato solo, speriamo che le cose non vadano come all'Aquila,
ai tempi del buffone di Arcore.
Questo non e' il momento
di parlare ma di lavorare, ognuno deve fare la propria parte, come
puo' e come si sente di fare.
Sono stato presente a Cuba
ai tempi di Katrina, ero a Tunas mentre mia madre, con un'amica era
in un hotel a Playa Pesquero.
Furono tutti evacuati a
Varadero, alla fine un'uragano che piego' in 2 intere zone degli
Stati Uniti, a Cuba, fece danni ma, se non ricordo male, soltanto una
vittima.
Ricordo che la
comunicazione fu tempestiva e costante, ogni 5 minuti, in tv, qualche
militare dava indicazioni alla popolazione sul cosa fare prima,
durante e dopo il passaggio dell'uragano.
Cuba, solitamente, sa cosa
fare in casi simili, decenni di esperienza vorranno pur dire
qualcosa.
Per essere sinceri fino in
fondo occorre dire che, durante l'ultimo disastro, nessuno si
aspettava che Santiago subisse cosi' tanti danni.
Il menagramo baffuto delle
previsioni racconto' che l'uragano era stato declassato a tormenta
tropicale....come poi ando' a finire lo ricordiamo bene, sopratutto
lo ricordano gli abitanti della citta' invincibile.
Infatti il menagramo lo si
vede molto meno in tv...
Tornando a noi, purtroppo,
alla fine il conteggio delle vittime sara' ampiamente al di sopra di
300, mancano decine di persone all'appello e ogni ora che passa
aumenta la possibilita' dell'ipotesi peggiore.
L'Italia e' caduta tante
volte, si e' sempre rialzata, ci riuscira' anche questa volta.
Ovviamente il blog e'
vicino e solidale con tutte le famiglie cosi' duramente colpite da
questa immane tragedia.
Approfitto per rispondere anche a Blanco.
RispondiEliminaE' vero il paese intero andrebbe messo in sicurezza, visto che oramai e' acllarato che siamo un paese a rischio sismico elevato.
Il problema e' che, al di fuori delle citta', siamo un paese rurale, fatto di mile e mille paesi antichi, con costruzioni fatte di pietra centinaia di anni fa.
Rappresentano il bello di questo paese, modificare questo stato di cose e' impossibile.
In America una casa di 60 anni e' antichita', in Italia e' una casa nuova.
Hai ragione,nei paesi antichi è molto più complicata la cosa...anche se come sentivo dal Prof.Tozzi...potrebbero essere fatti alcuni interventi che eviterebbero queste stragi...o almeno limiterebbero i danni...Norcia per esempio è stata quasi completamente messa in sicurezza...Almeno gli Ospedali e le Scuole dovrebbero essere fatte tutte con materiali antisismici...! Io cmq parlavo in generale...anche per le alluvioni...quante ne sono successe..in Liguria soprattutto...e non è stato fatto niente..! Con i soldi degli F35 quante zone dell'Italia si potevano mettere in sicurezza...?!Veramente commovente e lodevole la reazione degli Italiani...dai volontari ai donatori di sangue....grandi...!blanco79
EliminaIl problema, come dicevo ieri, e' che mettere in sicurezza strutture o pulire i letti dei fiumi salva vite....ma non porta voti.
EliminaConcludo dicendo che coi terremoti c'e' poco da fare, in nessuna parte del mondo si riescono a prevedere con credibile anticipo.
RispondiEliminaQuello che si dovrebbe fare e' tornare a fare...manutenzione del territorio.
I comuni, giusto per fare un esempio, per evitare alluvioni, dovrebbero ricominciare a pulire i letti dei fiumi.
Pero' e' un lavoro che non si "vede" e che non porta voti....quindi non viene fatto.
A Santiago e' stato un vero disastro. Giuseppe
RispondiEliminaVero, infatti mi ha stupito, sapendo come sono attenti a queste cose, che si siano fatti colgiere parzialmente impreparati
Eliminamassimo gramellini
RispondiEliminaI volti delle tragedie si assomigliano tutti: polvere, sangue, paura. Questa suora con la fronte insanguinata e un telefonino attempato nella mano sinistra si chiama Mariana, è albanese, ha 32 anni. Appena i muri della stanza hanno cominciato a crollarle addosso si è nascosta sotto il letto e ha invocato aiuto, fino a quando un ragazzo l’ha tirata fuori in qualche modo dalle macerie del convento di Amatrice che ancora ricoprono tre sue consorelle e quattro ospiti anziani. Si è vestita al buio e a strati, indossando tutto quello che riusciva a recuperare nell’armadio sommerso dai detriti. L’hanno sdraiata sulla strada, accanto alla barella di un ferito più grave che la coperta sottrae all’obiettivo del fotografo, in attesa di correre in ambulanza verso un qualsiasi ospedale rimasto in piedi, dal momento che quello del paese si è sfaldato come neve al sole.
La suora insanguinata è un’immagine che evoca giudizi divini o possibili attentati a sfondo religioso, ma qui Dio c’entra poco e le belve del terrorismo per nulla. Questo è un attentato che gli italiani si sono fatti da soli. Ogni cinque anni, puntuale come una ricorrenza sacra, la terra dell’Appennino trema. E ogni cinque anni ci sono quartieri e paesi che crollano. Si piange, si deplora - qualcuno ride pure annusando il profumo degli appalti - e poi si ricomincia come prima, come sempre. Senza mai degnarsi di avviare un programma di rattoppo del territorio, magari copiando Giappone e California, dove i terremoti di magnitudo 6 da tempo non mietono più vittime né fanno squagliare ospedali.
Le cronache zampillano di casi umani, soccorritori coraggiosi, volontari commoventi. Nell’emergenza lo Stato esibisce la sua faccia migliore, ieri per la prima volta incarnata alla Protezione Civile da una donna, la sensibile e tosta Immacolata Postiglione, e persino la politica caciarona mostra eccezionalmente uno sguardo grave e responsabile. Ma sulle luci della riscossa, specialità della casa, incombono l’ombra della mancata prevenzione e il solito mantra che accompagna ogni tragedia dell’incuria in Italia: quando la smetteremo di lasciarci sorprendere dal prevedibile?
Non voglio polemizzare in questo momento drammatico, però alle parole di Renzi non crede nessuno, anche ai truffati di banca Etruria, agli esodati, ecc, disse che nessuno sarebbe rimasto solo, poi tutti sappiamo come è andata...Anche a l'Aquila, in Emilia, dissero la stessa cosa, mentre ancora dormono nei container, e l'Aquila è ancora tutta distrutta...la politica meno parla, e più rispetta i cittadini, a meno che non si vedano fatti concreti tangibili...Ieri sera a porta a porta Vespa e Del Rio erano gasati per il presunto movimento di posti di lavoro che ci sarà con la ricostruzione, e non hanno dedicato neanche un secondo per ricordare le vittime.
RispondiEliminaValter capisco che per te Renzi sia il diavolo ma...credimi...non e' il momento...
EliminaSiamo tutti Amatrice
RispondiEliminaDi indole mi commuove di più una vittoria sportiva che un lutto. Tuttavia non si può non essere vicini ai nostri compatrioti così duramente colpiti. La natura ci presenta conti salatissimi da pagare, di quelli che ci tolgono tutto senza che ci sia un reale capro espiatorio.
RispondiEliminaForse, più che inserire i vari #prayforquesto o #jesuisquellaltro sui social dovremmo essere più rispettosi e attenti a quello che ci è stato donato e che diamo sempre troppo per scontato.
Simone M&S
Il fatto è che diamo troppo per scontato che tutto sia per sempre ma....non è così....
RispondiEliminamaurizio molinari
RispondiEliminaIl sisma che ha ferito l’Italia evidenzia forza e debolezza del carattere nazionale. La forza è nello slancio dei volontari e nella professionalità dei soccorritori impegnati a sollevare ogni pietra dietro la quale può esserci una vita, nella solidarietà fra abitanti della terra ferita, nel rispetto per le vittime sconosciute e nella corsa a donare ai sopravvissuti. La debolezza è invece nella rassegnazione ad abitare in centri urbani vulnerabili ai terremoti, nella fatalità con cui si accetta la furia della Natura, nella passività con cui ci si trasferisce in alloggi precari sapendo che dureranno a lungo, nel sentimento di impotenza davanti ad un edificio che crolla in aree remote, difficili da raggiungere, spesso prive di servizi basilari. Bisogna costruire sulla forza della nostra nazione con la stessa determinazione con cui dobbiamo aggredirne le debolezze.
La strada per riuscirci è trasformare il coraggio e l’intraprendenza dei soccorritori in un modello di intervento per poter sconfiggere il tabù di edifici considerati impossibili da difendere dai sismi solo perché costruiti in epoche lontane e in aree rischiose. Come dimostrano gli studi dell’Università di Princeton e i precedenti del Cile - terra di terremoti - l’ingegneria anti-sismica ha la nuova frontiera nella tecnica del «retrofit» che consente di ristrutturare gli edifici per farli resistere a potenti scosse.
Fra le sfide del nuovo secolo c’è ridefinire la presenza sul territorio per convivere con i pericoli ambientali, a cominciare dai terremoti visto che ne abbiamo subiti in Italia ben 400 negli ultimi 2000 anni, inclusi almeno 15 grandi dal 1905. Per comprendere come ricorrere alla creatività per sanare le debolezze bisogna ascoltare Carmine Galasso, docente di Ingegneria anti-sismica all’University College di Londra, secondo il quale abbiamo «uno dei più avanzati standard di costruzioni» ma dobbiamo ancora «adattare i vecchi edifici alle nuove regole». Ovvero, sappiamo come proteggerci ma tardiamo a farlo.
fulvio cerutti
RispondiEliminaIn queste ore sono tante le foto che raccontano gli effetti devastanti del sisma. Paesi completamente distrutti. Il dramma negli occhi di chi ha perso tutto. La lotta contro il tempo per salvare chi è rimasto sotto le macerie.
Nell’album di questi giorni difficili rimarrà anche la foto di questo articolo. È stata scattata ad Amatrice. Lui si chiama Antonio Putini, un uomo sfollato dalla sua casa resa inagibile dalle scosse. Dorme su un letto di ospedale in una palestra dove molti abitanti del paese hanno trovato rifugio.
La sua mano stanca appoggiata sul bordo del letto non nasconde i suoi anni, le sue “primavere”. Ha 97 anni e a quell’età è ancora più difficile affrontare questa tragedia. Però c’è chi gli sta vicino. Che con il suo calore gli ha donato non solo aspetto, ma quel poco di vita “normale” che una situazione può ancora concedere. È un piccolo cane maltese. Resta coricato ai suoi piedi.
Tiene gli occhi aperti, quasi a voler vigilare quello che lo circonda. Ha un collare al collo, ma il guinzaglio non è legato. È penzolante. Potrebbe andarsene. Ma rimane lì. Forse impaurito, forse pronto a proteggere il suo anziano amico umano.
Fortunatamente questa volta dove vivo non si è sentito, ma è ancora vivo in il ricordo del sisma del 2009 a L'Aquila e quelli precedenti nel frosinate e in Irpinia. Purtroppo il centro Italia trema spesso e contro queste scosse non possiamo proprio fare niente. Sarebbe invece opportuno e onesto che in tutto il Paese si cominciasse a lavorare seriamente sulla prevenzione ristrutturando edifici vecchi e spesso ftiscenti e costruendo in maniera scrupolosa. Spesso invece chi ci amministra fa come il coccodrillo pingendo i figli dopo che li ha mangiati....P68
RispondiEliminaNon dimentichiamoci della tragedia in Friuli....
Eliminaclaro que no. P68 Infatti gli alpini del nord est sono stati i primi ad arrivare nel centro Italia per prestare soccorso.P68
Elimina